GLI STUDENTI DEI LICEI
“VITTORIA COLONNA” DI ROMA
Krvavi Bozic 1920 - ovvero 1920 Natale di Sangue
D’ANNUNZIO BOZIC – RIJEKA 2011
La mostra fotografica e documentaria offre al visitatore una selezione
di testimonianze sull’impresa di Fiume a 91 anni dal suo avvenimento
ed è allestita all’interno del Palazzo del Governatore della Città.
Si tratta di un’iniziativa di carattere storico di tipo propagandistico e
nazionalistico le cui didascalie e il testo del catalogo sono scritte solo
in croato e l’interpretazione è quindi affidata alle guide turistiche locali.
La documentazione, che va dagli antefatti dell'impresa fiumana alla
conquistata indipendenza slava, vuole ricordare ai nostri giorni le
vicissitudini della città "olocausta" per i croati , anche se tale
appellativo
era stato coniato da Gabriele D'Annunzio per designare la città ancora
irredenta, rispetto a Trento e Trieste, alla fine della Grande Guerra.
GLI ANTEFATTI STORICI
I trattati di Pace non avevano soddisfatto le aspettative dei popoli
che avevano dato il proprio contributo per la sconfitta dell'immenso
impero austro-ungarico nella grande guerra e tra di essi l'Italia
era il Paese che si riteneva maggiormente danneggiato.
Gravi contestazioni si verificarono tra Italia e Jugoslavia, per la
questione di Fiume. La città voleva unirsi all'Italia, anche se gli Slavi,
appoggiati dalla Francia e da Wilson volevano impedire
l'espansione e il predominio italiano sull'adriatico.
Tra l'11 e il 12 settembre 1919, il poeta Gabriele d'Annunzio
con un manipolo di soldati occupò la città.
La questione fu regolata in un primo momento dal Trattato di
Rapallo (1920), che dichiarava Fiume indipendente,
poi dal Trattato di Roma (1924) che l'annetteva all'Italia.
Le altre città della Dalmazia furono però cedute alla Jugoslavia.
SCRITTO DEL POETA SOLDATO
Per motivi illustrativi proponiamo lo scritto del Poeta soldato
a Mussolini all'alba dell'impresa che avrebbe riportato la città Istriana
alla nazione italiana:
Mio caro compagno, il dado è tratto!
Parto ora. Domattina prenderò Fiume
con le armi.
Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal
letto, febbricitante.
Ma non è possibile differire. Anche
una volta lo spirito domerà la carne
miserabile.
Sostenete la causa vigorosamente,
durante il conflitto.
Vi abbraccio Gabriele D'Annunzio
11 settembre 1919
L’IMPRESA DI FIUME...
Iniziava con queste parole la storica "impresa di Fiume".
D'Annunzio aveva sempre desiderato liberare Fiume dai nemici e far
valere su di essa i diritti dell'Italia; riuscì quindi ad organizzare un
gruppo di spedizione composto da circa 1000 uomini, i cosiddetti
legionari, raggruppando anche degli ufficiali sotto il motto
" O Fiume o la morte!".
Partiti da Ronchi, nel Friuli, che successivamente prese il nome di
Ronchi dei Legionari, il 12 settembre 1919 D'Annunzio con i suoi
uomini, entrò senza contrasti nella città istriana, per merito del
generale Pittaluga, che ne aveva favorito l'avanzata facendo strada
all'esercito.
Il successo fu immediato poiché le truppe alleate non posero
resistenza sgombrando il territorio di Fiume.
… L’IMPRESA DI FIUME
Il presidente del Consiglio italiano Saverio Nitti, per evitare le
possibili conseguenze sul piano militare e sui rapporti internazionali,
così si esprimeva al riguardo dell'impresa fiumana:
"L'Italia del mezzo milione di morti non deve perdersi per follie o per
sport romantici e letterati dei vanesii".
Mussolini rispose a sua volta: “Il suo discorso è spaventosamente vile.
La collera acre e bestiale di Nitti è provocata dalla paura che egli ha
degli alleati. Quest'uomo presenta continuamente un'Italia vile e
tremebonda dinanzi al sinedrio dei lupi, delle volpi, degli sciacalli
di Parigi. E crede con questo di ottenere pietà. E crede che facendosi
piccini, che diminuendosi, prosternandosi, si ottenga qualche cosa.
E' più facile il contrario”.
D'Annunzio e Mussolini decisero di non rispondere agli aperti attacchi
di Nitti ma il poeta affidò al presidente del Consiglio un soprannome
che racchiudeva tutto il disprezzo che provava per quest'uomo:
"Cagoja".
IL NUOVO PARLAMENTO
Il nuovo parlamento di Fiume. Al centro D'Annunzio.
Nel 20 settembre dello stesso anno D'Annunzio si dichiarava
" comandante della città di Fiume" ed il 16 ottobre, dichiarava
Fiume: " piazzaforte in tempo di guerra" conquistandosi i pieni
poteri sulla questione, persino quelli di mandare a morte
qualunque oppositore di questa causa.
LA SITUAZIONE POLITICA...
Il 26 ottobre D'Annunzio risultò vincitore dal plebiscito fiumano,
in cui su 7155 votanti, 6999 votarono a suo favore.
Spronato dal successo, il poeta propose a Mussolini l'idea della marcia
su Roma. Quest'ultimo lo dissuase dall'idea perché il suo progetto
segreto era quello di essere il solo protagonista della marcia e non di
venire subordinato al poeta che, dopo l'impresa fiumana, aveva
riscosso molto più successo di lui.
Gli alleati presero posizioni piuttosto moderate cercando di convincere
il governo circa le conseguenze della presa della città, mentre Nitti
si limitò a contrattare con D'Annunzio proponendo dei negoziati
pacifici.
Alla vigilia delle elezioni D’Annunzio sbarcò a Zara, senza essere
eccessivamente intralciato dagli alleati, e una volta occupata la città
dalmata lasciò un piccolo contingente di soldati a presidiarla.
… LA SITUAZIONE POLITICA
D’Annunzio volendo testimoniare la legittima adesione alla madre
patria italiana fece stampare i francobolli del nuovo governo
fiumano da lui presieduto.
Quando gli italiani andarono alle urne ignorarono le ultime imprese di
D'Annunzio, perché il governo bloccò la notizia attraverso la censura,
temendo che l'ultima impresa militare potesse cambiare il corso
della consultazione.
Nelle elezioni del 1919 i fascisti furono sconfitti e nel 1920 Giovanni
Giolitti sostituì il governo Nitti.
Nello stesso anno D'Annunzio fu costretto a concludere definitivamente
l'impresa fiumana.
LA FINE DELL’IMPRESA FIUMANA
Il 12 novembre, dopo la riunione degli alleati, Fiume venne dichiarata
Stato Indipendente e la città di Zara passò all'Italia.
Questo atto testimonierà la fine della gratitudine dell'esercito e della
marina italiana nei riguardi del " poeta soldato".
Nel periodo natalizio, Enrico Caviglia liberò Fiume per conto del
governo italiano, rispondendo alle minacce di D'Annunzio con il
bombardamento via mare del palazzo del governo.
Il governatore fu costretto con i suoi legionari a lasciare il campo
alle forze armate per tornare in Italia.
Indossando una divisa che in seguito diverrà un simbolo: camicia nera
sotto la divisa grigioverde e il fez nero.
CENNI SULLA STORIA DI FIUME...
Fiume, affacciata sul golfo omonimo nell'Adriatico settentrionale,
era una delle più floride città dell'impero austro - ungarico.
Centro principale del sistema ferroviario che serviva Praga, Budapest,
Belgrado e Zagabria, costituiva lo sbocco naturale del commercio che
si svolgeva tra queste città e l'Occidente.
Attualmente Fiume fa parte del territorio della Croazia, ma dal XVIII
Sec. la città era sotto controllo ungherese, e prese così a sviluppare
una certa indipendenza, data la lontananza dei governatori
ungheresi.
Peraltro il conflitto tra croati e magiari per il predominio fu la costante
di Fiume; i suoi abitanti, forti anche della costituzione in porto franco
della città, decisa nel 1717 dall'imperatore Carlo VI, si adoperarono
per ottenere un proprio stato giuridico speciale.
CENNI SULLA STORIA DI FIUME...
Alla fine del secolo XVIII l'imperatrice Maria Teresa concedeva a
Fiume lo status speciale di corpus separatum.
La particolare posizione geografica e lo speciale stato giuridico
favorirono lo sviluppo di Fiume non solo come centro commerciale,
ma pure come città cosmopolita, grazie anche al blando controllo
esercitato dalle autorità ungheresi, che non volevano imporsi
ai fiumani, preferendo sfruttarne la crescente prosperità finanziaria.
Da parte croata invece era costante il tentativo di integrare Fiume
nelle tradizioni slave, con l'intenzione palese di annettere la città
alla nazione croata.
L'accesa rivalità tra i due gruppi indusse gli ungheresi, nella seconda
metà del XIX sec., ad iniziare un'intensa propaganda per attirare nella
città gli uomini d'affari italiani, con lo scopo di procurarsi alleati
occidentali e di costituire una forte borghesia che si sarebbe
Impegnata nella difesa di Fiume contro gli slavi.
…CENNI SULLA STORIA DI FIUME
La comunità italiana di Fiume crebbe rapidamente, divenendo ben
presto il gruppo più importante e vivace, costituito fondamentalmente
da ricca borghesia, opposta ad una classe lavoratrice composta per lo
più da croati, aggiungendo così un antagonismo di classe alle
tradizionali tensioni politiche ed etniche tra i due gruppi originari.
L'alleanza italo-ungherese (che aveva il controllo del municipio),
in funzione anti-croata, andò però via via deteriorandosi col
manifestarsi delle tendenze scioviniste in seno alla comunità
italiana.
Quando l'impero austro-ungarico si decompose alla fine della Grande
Guerra e la città venne occupata dalle truppe iugoslave,
gli irredentisti insorsero, accampando il fatto che Fiume era un
centro etnicamente italiano.
CORREDO FOTOGRAFICO...
L'unione di Fiume all'Italia è proclamato attraverso un plebiscito
promosso dal Consiglio Nazionale della città il 30 ottobre 1918
CORREDO FOTOGRAFICO...
Il poeta soldato con i commilitoni e la gente di Fiume
CORREDO FOTOGRAFICO...
Foto di gruppo dei legionari e degli ufficiali fedeli a D'Annunzio
CORREDO FOTOGRAFICO...
Un'adunata dei legionari che avevano seguito
D'Annunzio per la "liberazione" di Fiume
...CORREDO FOTOGRAFICO
BIBLIOGRAFIA
· D'Annunzio a Fiume, di Michael A. Ledeen, Laterza, Bari 1975
· L'impresa di Fiume, di Ferdinando Gerra, Longanesi, Milano, 1974
· L'Italia in camicia nera, di Indro Montanelli, Rizzoli, Milano, 1976
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