UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI TOR VERGATA
A.A. 2003/2004
CORSO DI LAUREA PER INFERMIERI
2° anno – I semestre
DISCIPLINA:
“INFERMIERISTICA IN CHIRURGIA GENERALE”
(25 ore teoria + 15 studio individuale/esercitazioni)
DOCENTE:
D.a.i. ROMIGI Gaetano
(U.O.C. Formazione, Aggiornamento e Qualità ASL Roma “C”)
TESTI:
1. Brunner- Suddarth “Nursing medico-chirurgico”
Vol. 1 e 2 Ed. Ambrosiana;
2. M.H. Meeker – J.C.Rothrock “Assistenza e
trattamento del paziente chirurgico”
Vol. 1 e 2 Ed. UTET;
3. Mario Lise “Chirugia per Infermieri” Edito da
PICCIN (ultima edizione);
4. AA.VV. “Assistenza infermieristica al paziente
chirurgico” Ed. Mc Graw Hill
L’AMBIENTE CHIRURGICO
1. REPARTO CHIRURGICO DI DEGENZA
2. CAMERE OPERATORIE
3. TERAPIA INTENSIVA POST-OPERATORIA
Quali caratteristiche ?
(STRUTTURALI –AMBIENTALI – ORGANIZZATIVE)
Quali
Quali
IMPIANTI
ATTREZZATURE
PERSONALE
INTERVENTI CHIRURGICI
ELEZIONE
URGENZA
EMERGENZA
INTERVENTI CHIRURGICI
Puliti
Puliti-contaminati
Sporchi
Contaminati
INTERVENTI CHIRURGICI “PULITI”:
• interv. elettivi, chiusi in prima istanza, non drenati;
• interv. non traumatici;
• assenza di processi infiammatori;
• non interruzione delle procedure in asepsi;
• interv. non a carico dell’app. respiratorio,
gastroenterico, genitourinario.
INTERVENTI CHIRURGICI
PULITO-CONTAMINATI:
• interv. a carico dell’app.respiratorio,
gastroenterico e genito-urinario;
• interruzioni di lieve entità delle procedure
asettiche;
• presenza di drenaggio meccanico.
INTERVENTI CHIRURGICI CONTAMINATI:
• interv. secondari a ferite aperte o traumi recenti;
• importante contaminazione per spandimento del
contenuto gastrointestinale;
• interv. sul tratto genito-urinario o biliare in presenza di
urine o bile infetta;
• importante interruzione di procedure di asepsi;
• presenza di processo infiammatorio acuto non purulento.
INTERVENTI CHIRURGICI “SPORCHI”:
• interventi secondari a traumi in presenza di tessuto
devitalizzato, corpi estranei, contaminazione fecale,
ferite sporche o di vecchia data;
• perforazioni di visceri;
• presenza di un processo infiammatorio acuto purulento;
PREPARAZIONE DELL’OPERANDO
 Psicologica;
 Ambientale;
 Alimentare;
 Meccanica;
 Cutaneo/igienica;
 Farmacologica- anestesiologica;
 della documentazione clinica
FASI DELL’ASSISTENZA INFERMIERISTICA
IN CHIRURGIA:
PRE-OPERATORIA
INTRA-OPERATORIA
POST-OPERATORIA
OBIETTIVI GENERALI DEL PIANO
DI ASSISTENZA INFERMIERISTICA
PRE-OPERATORIO
 Far giungere l’operando in sala op.
nelle migliori condizioni generali
possibili e adeguatamente
informato dall’equipe sull’atto
chirurgico, sull’anestesia e
sull’assistenza infermieristica
OBIETTIVI GENERALI DEL PIANO
DI ASSISTENZA INFERMIERISTICA
PRE-OPERATORIO
 Ridurre al minimo i rischi di INCIDENTI,
INFEZIONI e COMPLICANZE sia intra
che post-operatorie
OBIETTIVI GENERALI DEL PIANO
DI ASSISTENZA INFERMIERISTICA
PRE-OPERATORIO
 Favorire il massimo recupero
dell’integrità psico-fisica dell’operato nel
più breve tempo possibile, col minimo
dispendio di risorse umane e tecniche e
utilizzando la collaborazione del malato e
dei suoi familiari al piano di cure e
assistenza
PIANO DI ASSISTENZA PREOPERATORIO
STANDARD
ACCERTAMENTO
DIAGNOSI INFERMIERISTICHE
PIANIFICAZIONE ED ATTUAZIONE INTERVENTI
Obiettivi
INTERVENTI
VALUTAZIONE
Risultati attesi
FATTORI DI RISCHIO DI OGNI PROCEDURA
CHIRURGICA
F. SISTEMICI:
 Ipovolemia;
 Disidratazione o sqilibrio idroelettrolitico;
 Deficit nutrizionali;
 Età (bambini, anziani);
 Peso corporeo (paz. fortemente sovrappeso o sottopeso);
 Infezioni e sepsi;
 Condizioni tossiche;
 Anomalie immunologiche;
PATOLOGIE POLMONARI
PATOLOGIE RENALI
PATOLOGIE EPATICHE
GRAVIDANZA
 Riduzione delle riserve fisiologiche materne
PATOLOGIE CARDIOVASCOLARI
 Coronaropatia
 Insufficienza cardiaca
 Aritmie
 Ipertensione
 Valvola cardiaca prostetica
 Tromboembolia
 Diatesi emorragica
 Patologia cerebrovascolare
DISFUNZIONI ENDOCRINE
 Diabete mellito
 Patologie surrenaliche
 Disfunzioni tiroidee
IL CONSENSO INFORMATO
E’ responsabilità dell’Infermiere assicurarsi che il
“consenso informato” all’intervento, all’anestesia, così come a
tutte le procedure diagnostico-terapeutiche cruente, invasive e
rischiose per l’organismo, sia stato fornito per iscritto,
spontaneamente dall’operando maggiorenne, cosciente e in
grado di comprendere.
Prima di firmarlo l’equipe deve comunicare in termini chiari e
comprensibili informazioni circa il contenuto e le implicazioni
dell’intervento, complicanze possibili ed eventuali rischi
specifici, tutte le possibili alternative. Sempre l’equipe deve
altresì informare su deturpazioni, invalidità, e asportazioni di
parti del corpo e anche sulle caratteristiche del decorso postoperatorio.
Il CONSENSO INFORMATO è necessario quando:
 la procedura è invasiva, come nel caso di biopsie, endoscopie,
punture evacuativo-esplorative ecc…;
 viene utilizzata l’anestesia;
 viene eseguita una procedura non chirurgica ma pur sempre
rischiosa per il malato, come ad esempio nel caso di
coronarografia;
 viene eseguita una procedura che comporta radioterapia o
cobaltoterapia.
EDUCAZIONE SANITARIA IN
UNA DEGENZA CHIRURGICA
 AL MOMENTO DELL’ACCETTAZIONE DEL MALATO
IN REPARTO;
 DURANTE LA PREPARAZIONE DEL MALATO
ALL’INTERVENTO;
 ALL’ATTO DI INVIARE L’OPERANDO IN SALA
OPERATORIA;
EDUCAZIONE PREOPERATORIA
DELL’OPERANDO
Esercizi di respirazione profonda – tosse efficace e rilassamento
Esercizi per le gambe, cambiamenti posturali, discesa dal letto.
Movimenti attivi del corpo per migliorare la circolazione
Sollievo dal dolore e farmaci analgesici (pre-anestesia)
Informazioni sul post-operatorio (senso di sete – freddo – come
eliminare urine e feci)
Controllo cognitivo per ridurre la tensione con tecniche di
“immaginazione”, distrazione”, “recitazione ottimistica”
Informazioni ai familiari e visite di amici e parenti nel
postoperatorio
ALIMENTAZIONE E LIQUIDI
In generale l’alimentazione è sospesa almeno 12 ore prima
(24 ore se l’intervento interessa l’apparato gastointestinale)
SCOPI DEL DIGIUNO:
1. “ IMPEDIRE, SOPRATTUTTO NEI MOMENTI DELL’INDUZIONE
DELL’ANESTESIA E DELLA CONCLUSIONE DELLA NARCOSI,
VOMITO O RIGURGITO CON INALAZIONE DI MATERIALE
GASTRICO NEL SISTEMA RESPIRATORIO – TALE MATERIALE
AGISCE DA SOSTANZA ESTRANEA ED IRRITANTE CAUSANDO
UNA SERIA REAZIONE INFIAMMATORIA ED IMPEDISCE
INOLTRE UN ADEGUATO SCAMBIO GASSOSO DETERMINANDO
COSI’ COMPLICANZE RESPIRATORIE SEVERE CHE POSSONO
CONDURRE PERSINO A MORTE IL PAZIENTE IN UNA ELEVATA
PERCENTUALE DI CASI”
2. “FACILITARE TECNICAMENTE LE OPERAZIONI DEL
CHIRURGO”
La funzione educativa esplicata dall’Infermiere in
ambiente chirurgico permette di raggiungere i
seguenti obiettivi
1. Illustrare al paziente la struttura del reparto, della camera
e dell’unità di degenza;
2. Informare il malato e i familiari circa i regolamenti interni,
l’organizzazione del reparto, le attività generali e quelle
degli infermieri, gli orari e i comportamenti da tenere ;
3. Spiegare all’operando il significato di terapie, prescrizioni,
restrizioni, esami ecc…
4. Informare sulla possibilità di tecniche particolari o alternative
(es. autotrasfusione);
5. Favorire la comprensione delle pratiche assistenziali
preoperatorie (digiuno, toilette intestinale, tricotomia, igiene).
DOCUMENTAZIONE CLINICA IN
CHIRURGIA
 Elettrocardiogramma (ECG);
 Rx torace (in 2 proiezioni anteroposteriore e laterale);
 Es emocromocitometrico con formula leucocitaria;
 Es. chimico su sangue (glicemia, azotemia, creatinemia,
principali elettroliti, transaminasi);
 Es. chimico delle urine;
 Colinesterasi;
 Gruppo sanguigno (per interventi che richiedono
trasfusioni);
 Prove di coagulabilità (TAP – APTT e Fibrinogeno);
 Test microbiologici (Epatite B/C)
 Anamnesi ed esame obiettivo
 Consensi informati all’anestesia e all’intervento
VALUTAZIONE CLINICA DELL’OPERANDO:
1.
2.
3.
4.
5.
FUNZIONE CARDIOCIRCOLATORIA
FUNZIONE RESPIRATORIA
FUNZIONALITA’ EPATICA
FUNZIONALITA’ RENALE
PRINCIPALI PARAMETRI EMATOCHIMICI
QUALI OBIETTIVI ?
A. SVELARE PATOLOGIE CONCOMITANTI PRIMA
SCONOSCIUTE;
B. CORREGGERE EVENTUALI STATI MORBOSI
PRIMA DELL’INTERVENTO;
C. EFFETTUARE REINTEGRAZIONI ALIMENTARE
ED IDROELETTROLITICHE
PREPARAZIONE FARMACOLOGICA
ANTIBIOTICI
Obiettivo: prevenzione delle infezioni
(specie per la chirurgia “sporca” o “contaminata”)
ANTICOAGULANTI
Obiettivo: prevenzione delle tromboembolie
(specie per paz. a rischio e per tipologia di i.c.)
SEDATIVI E VAGOLITI
Obiettivo: ridurre lo stress pre-operatorio e prevenire
le complicanze da crisi vagali (secondo prescrizione
o protocollo)
SOMMINISTRAZIONE DELLA TERAPIA SECONDO LA
REGOLA DELLE 5 G
 GIUSTO MALATO
 GIUSTO FARMACO
 GIUSTO ORARIO
 GIUSTA DOSE
 GIUSTA VIA DI SOMMINISTRAZION E
Seguire protocolli operativi e procedure
Segnalare eventuali controindicazioni all’uso di certi farmaci (allergie,
insufficienza epatica e/o renale, problemi cardiaci, assunzione di altri farmaci,
che interferiscono, complicanze iatrogene)
PREPARAZIONE CUTANEO-IGIENICA
TRICOTOMIA
Obiettivi:
• ridurre il rischio di infezioni;
• ridurre le difficoltà tecnico-pratiche del chirurgo.
Raccomandazioni:
• effettuarla poco prima dell’intervento;
• limitarla all’indispensabile;
• utilizzare sulla zona grarze imbevute di antisettico non alcolico;
•evitare questa procedura in sala operatoria
PROCEDURA TRICOTOMIA
 Predisporre l’occorrente;
 informare il malato;
 condurre il paziente in un ambiente tranquillo, rispettare la
privacy;
 non lasciarlo scoperto troppo a lungo;
 utilizzare materiali MONOUSO;
al termine dell’operazione usare garze imbevute di “betadine”
(=iodopovidone) oppure “Hibitane” (= clorexidina);
 smaltire adeguatamente i rasoi usati;
 invitare l’operando ad una accurata e corretta igiene
(bagno o doccia se possibile);
 verificare il risultato;
 riordino completo e pulizia ambientale.
PROTOCOLLO DI ESECUZIONE DELL’IGIENE
CORPOREA DELL’OPERANDO AUTOSUFFICIENTE
SCOPO/OBIETTIVO:
ridurre la carica microbica cutanea al fine di limitare il rischio di
contrarre infezione del sito chirurgico;
CAMPO D’APPLICAZIONE:
la doccia pre-operatoria dell’operando va effettuata il mattino
dell’intervento;
CONTENUTO-MODALITA’ OPERATIVE
RISORSE MATERIALI:
spugne, confezione monodose di antisettico a base di clorexidina
gluconato in soluzione saponosa, teli puliti, indumenti puliti,
biancheria pulita, asciugacapelli
AZIONE: chiedere all’utente se ha mai manifestato reazioni allergiche
legate all’uso di prodotti antisettici e/o detergenti;
MOTIVAZIONE: evitare il rischio di manifestazioni allergiche
Associate al prodotto da utilizzare;
AZIONE: Informare il paziente sulla necessità e sull’importanza della
doccia preoperatoria;
MOTIVAZIONE: è un suo diritto e ne favorisce la collaborazione;
AZIONE: verificare l’idoneità e la sicurezza dell’ambiente: microclima,
livello igienico, assenza di oggetti e arredi che impediscono il normale
uso della doccia;
MOTIVAZIONE: permette di prevenire rischi di altra natura;
AZIONE: Indicare all’operando i locali, fornire il materiale necessario e
descrivere le modalità d’utilizzo;
MOTIVAZIONE: favorisce la collaborazione, permette di evitare rischi e
assicura l’utilizzo idoneo dei materiali
AZIONE: sostituire la biancheria del letto;
MOTIVAZIONE: evitare una ricontaminazione cutanea successiva
all’esecuzione della doccia preoperatoria
AZIONE:controllare che il malato si sia asciugato cute e capelli e che
abbia indossato la biancheria pulita;
MOTIVAZIONE: verificare corretta applicazione delle indicazioni;
AZIONE: smaltire il materiale usato;
MOTIVAZIONE: evitare contaminazione ambientale;
AZIONE: ripristinare l’ambiente utilizzato dall’operando;
MOTIVAZIONE: rende l’ambiente idoneo per il successivo utilizzo.
RACCOMANDAZIONI
• essere di supporto al paziente qualora il suo livello socioculturale e il suo apprendimento sulle sequenze di
esecuzione risulti difficile;
• informare l’operando sul rischio ototossico della clorexidina;
COMPLICANZE
• insorgenza di manifestazioni cutanee o altre reazioni di tipo
allergico dopo l’uso della clorexidina, in tal caso
informare il medico;
ECCEZIONI
• intervento chirugico in urgenza/emergenza
• paziente non autosufficiente
MODALITA’ DI VERIFICA
1. Rilevazione sul corretto uso del materiale e dell’ambiente da
parte del personale di supporto (OTA, OSS, OSA);
2. Controllo dell’igiene corporea dell’operando da parte del
personale di sala operatoria e segnalazioni di situazioni
igienicamente insufficienti tramite scheda di rilevazione;
3. Mensilmente il coordinatore dell’U.O. valuta le schede di
rilevazione e apporta gli interventi correttivi;
ALCUNE RACCOMANDAZIONI PRIMA DI
INVIARE L’OPERANDO IN SALA OPERATORIA
1. verificare la presenza in cartella clinica di tutti gli
accertamenti obbligatori e di quelli eventualmente
prescritti (consulenze specialistiche o altro);
2. avvisare sempre il chirurgo in caso di risultati dubbi,
anomali, o che svelano condizioni di controindicazione
all’esecuzione dell’intervento
IL DIGIUNO PRE-OPERATORIO
In generale l’alimentazione è sospesa almeno 12 ore prima
(24 ore se l’intervento interessa l’apparato gastrointestinale)
SCOPI DEL DIGIUNO:
1. “ IMPEDIRE, SOPRATTUTTO NEI MOMENTI DELL’INDUZIONE
DELL’ANESTESIA E DELLA CONCLUSIONE DELLA NARCOSI, VOMITO
O RIGURGITO CON INALAZIONE DI MATERIALE GASTRICO NEL
SISTEMA RESPIRATORIO – TALE MATERIALE AGISCE DA SOSTANZA
ESTRANEA ED IRRITANTE CAUSANDO UNA SERIA REAZIONE
INFIAMMATORIA ED IMPEDISCE INOLTRE UN ADEGUATO SCAMBIO
GASSOSO DETERMINANDO COSI’ COMPLICANZE RESPIRATORIE
SEVERE CHE POSSONO CONDURRE PERSINO A MORTE IL PAZIENTE
IN UNA ELEVATA PERCENTUALE DI CASI”
2. “FACILITARE TECNICAMENTE LE OPERAZIONI DEL CHIRURGO”
IL DIGIUNO PRE-OPERATORIO
In caso di interventi sull’apparato gastrointestinale oltre al
DIGIUNO PRE-OPERATORIO saranno previsti:
1. Lassativi per os;
2. Enteroclismi la sera prima.
L’infermiere deve porre attenzione a:
a) Somministrazione della dieta prevista nei gg. che precedono l’interv.
b) Digiuno nei tempi e nei modi stabiliti da specifici protocolli
c) Somministraz. dei lassativi ed esecuzione degli enteroclismi secondo
le procedure in uso
d) Segnalazione di eventuali problemi connessi ai punti a) b) e c)
e) VALUTAZIONE rispetto agli obiettivi prima di inviare il paz. in s.o.
DRENAGGIO
Scopi:
1. Terapeutico;
2. Diagnostico;
3. Preventivo.
Materiali:
1. Lattice;
2. P.V.C.;
3. Silicone
Meccanismi d’azione:
E’ monopaziente
1. Capillarità;
2. Gravità (a caduta o a sifone);
3. Aspirazione (meccanica, elettrica,
impianti centralizzati).
DRENAGGIO:
GESTIONE INFERMIERISTICA
 Controllo e trascrizione QUANTITA’/QUALITA’ e TEMPO
del materiale drenato;
 Medicazione;
 Gestione della funzionalità del sistema;
 Misure di prevenzione delle infezioni;
 Cambio dei contenitori di raccolta;
 Rimozione.
Il DRENAGGIO è un mezzo fondamentale nella chirurgia ed è in
grado di salvare la vita al malato;
Il DRENAGGIO non può essere considerato uno strumento
innocuo perché crea una comunicazione tra cavità anatomiche e
ambiente esterno con rischio di infezioni da germi esogeni;
E’ NECESSARIO PERCIO’ MANTENERE
“L’UNIDIREZIONALITA’ DEL MATERIALE DRENATO
DALL’INT. VERSO L’EST
Il DRENAGGIO può, in alcuni casi, causare sui tessuti circostanti
fenomeni irritativi con conseguenze che possono essere:
ADERENZE, DECUBITI, PERFORAZIONI
La validità degli scopi di un DRENAGGIO dipende per lo più da
da una perfetta gestione della funzionalità del sistema e da
un’ottima cura e quindi da una scrupolosa assistenza infermieristica;
NELLA GESTIONE DEL DRENAGGIO È OPPORTUNO ED
IMPORTANTE CONTROLLARE LA “PERVIETA’” DEL SISTEMA
CONTROLLI DEL DRENAGGIO
È necessario saper valutare:
1.
2.
3.
4.
5.
Cosa drena
Da dove drena
La quantità (assoluta) del materiale drenato
La quantità (relativa al tempo) del materiale drenato
La qualità del materiale drenato
(colore/odore/consistenza)
Occorre TRASCRIVERE SEMPRE scrupolosamente tutti i
dati rilevati ed avvertire il chirurgo in caso di necessità, specie
nelle prime ore successive ad un intervento chirurgico e per i
primi gg. post-operatori.
Decidere la “FREQUENZA DELLE ANNOTAZIONI” sulla base :
• delle indicazioni del chirurgo;
oppure in assenza di precise indicazioni, valutando:
1.Il tipo di drenaggio, lo scopo e la sede anatomica in cui è
inserito;
2.Le condizioni generali del paziente;
3.Il tipo e la tecnica dell’intervento chirurgico;
4.La presenza contemporanea di altri drenaggi.
E’ comunque indispensabile controllare qualsiasi drenaggio
almeno ogni ora per le prime 12/24 ore post-operatorie
CAMBIO DEI RECIPIENTI DI RACCOLTA
DI FLUIDI O GAS DRENATI
 Di norma da effettuare ogni 24 ore;
 Deve avvenire evitando contaminazioni dall’esterno.
ALCUNE RACCOMANDAZIONI:
 Mai sollevare il contenitore dei fluidi o gas drenati oltre
il piano d’appoggio per evitare il REFLUSSO IN CAVITA’;
 Prima di collegare un nuovo sistema di raccolta verificare
con una siringa la PERVIETA’ DEL SISTEMA, senza però
mai insufflare all’interno aria o altro.
CAMBIO DEI RECIPIENTI DI RACCOLTA
DI FLUIDI O GAS DRENATI
Se il sistema utilizzato è “CHIUSO”,
è maggiormente garantita l’asepsi
poiché non è richiesto disinnestare
raccordi col contenitore ed alcune
scomode e rischiose manovre possono
essere evitate
DRENAGGI CON LAVAGGIO
IN FLUSSO CONTINUO
 Sistemi di “IRRIGAZIONE-ASPIRAZIONE” assai utilizzati
in sala operatoria;
 Drenaggio-antisepsi del cavo peritoneale in caso di
abbondante versamento settico con VIE DI ENTRATA e
USCITA e uso di soluzioni antisettiche ;
 SISTEMA DI LAVAGGIO CONTINUO tecnicamente
indispensabile per eseguire interventi endoscopici quali
laparoscopie, uroscopie, artroscopie.
Tradizionali drenaggi addominali in uscita
 Scavo pelvico
(fossa del Douglas)
FOSSA ILIACA DX
 Loggia splenica
IPOCONDRIO DX
 Sottoepatico
IPOCONDRIO SIN
 Latero-colico sin.
FOSSA ILIACA SIN
ANASTOMOSI:
Congiunzione chirurgica, manuale o meccanica,
di due tratti di uno stesso apparato che ricrea la
continuità di un lume interno, o di tratti di
apparati diversi al fine di creare una nuova
comunicazione.
STOMIA
Abboccamento chirurgico all’esterno del lume
di un organo cavo allo scopo di derivare il transito
di liquidi, feci o altro materiale biologico in maniera
definitiva o temporanea.
DEISCENZA
Separazione, parziale o totale, degli strati di una ferita
esterna o interna
FATTORI CHE INFLUENZANO LA GUARIGIONE
DELLE FERITE CHIRURGICHE
1.
2.
3.
4.
5.
Estensione della ferita sia sulla cute che in profondità;
Zona;
Interruzione o meno di tecniche asettiche;
Modalità (traumi, fratture, perforazioni);
Presenza di liquidi o altri materiali (ascessi,
versamenti ecc..);
6. Condizioni del paziente;
7. Tipo di suture chirurgiche usate.
COMPLICANZE DELLA FERITA
CHIRURGICA:
Infezione;
Ematoma;
Eviscerazione
Deiscenza;
Cheloide
EMATOMA
 Legato alla presenza di emorragia della ferita;
 A volte il sanguinamento è occulto;
 La ferita può assumere un aspetto “gonfio”;
 Ritarda il processo di guarigione finchè non sono
rimossi coaguli
INFEZIONE
 Insorge solitamente dopo 36/48 ore dall’intervento;
 Può essere causata da una seri di microrganismi (es.
“Stafilococchi, Escherichia coli, Pseudomonas,Proteus,
Aerobacter aerogenes);
 Sintomatologia: frequenza aumentata, innalzamento della
temperatura, aumento dei globuli bianchi, segni tipici di
infiammazione come gonfiore-calore-dolore-rossore ecc..;
INFEZIONE
 CELLULITE;
 ASCESSO;
 LINFAGITE.
DEISCENZA-EVISCERAZIONE
 Causate dal cedimento dei margini della ferita;
 L’eviscerazione di organi interni, esposti a diretto
contatto con l’esterno, è conseguenza della
deiscenza;
 fattori che le influenzano sono: età, stato
nutrizionale, pres. di patologie respiratorie o
cardiovascolari nei pz. sottoposti ad interventi
addominali.
CHELOIDE
 E’ tessuto cicatriziale in eccesso che si forma in una
ferita chirurgica;
 Può interessare una zona della ferita o tutta quanta
di cicatrizzazione;
 Le cause sono inspiegabili e inevitabili.
COMPLICANZE POST-OPERATORIE
 SHOCK;
 EMORRAGIA;
 TROMBOSI VENOSA PROFONDA;
 EMBOLIA POLMONARE.
COMPLICANZE RESPIRATORIE
Atelettasia;
Bronchite;
Broncopolmonite;
Polmonite lobare;
Congestione polmonare ipostatica;
Pleurite.
RITENZIONE URINARIA
Si verifica più frequentemente in paz. che hanno subito
interventi al colon, retto, ano o al basso addome in genere,
alla vagina o per rimozione erniaria.
La causa sembra essere uno spasmo dello sfintere vescicale
spesso dovuto a problematiche loco-regionali opp. ad un
prolungamento dell’effetto dei farmaci usati per l’anestesia.
E’ caratterizzata dalla distensione della parete addominale
infero-anteriore, a causa della distensione vescicale (iscuria
paradossa o vescica iperdistesa), data a sua volta da elevata
quantità di urina al suo interno (ristagno). Può esservi anche
pollachiuria (30-60 ml. di urina ogni volta, cioè ogni 15-30
min. circa), oppure vi può essere anche un continuo
sgocciolamento di urina.
COMPLICANZE GASTROINTESTINALI
Sono presenti principalmente in paz. che hanno subito
interventi all’apparato digerente e che quindi ne hanno
interrotto i normali processi fisiologici di digestione ed
assorbimento.
Si possono presentare dopo interventi di gastrectomia,
emicolectomia o proctocolectomia completa, o altri
interventi che prevedono il “confezionamento” di ileo o
colostomie ecc…
OCCLUSIONE INTESTINALE
 Interviene spesso dopo interventi nella regione
addomino-pelvica;
 Si manifesta generalmente intorno alla 3°/5° giornata
post-operatoria, ma può manifestarsi anche molto
tempo dopo;
 La causa principale è l’ostruzione del flusso enterico,
dovuta ad attorcigliamento di un’ansa per via di
aderenze infiammatorie o dovuta ad un processo di
peritonite o irritazione generalizzata della superficie
peritoneale;
SEGNI e SINTOMI DI
OCCLUSIONE INTESTINALE
 L’operato non presenta alterazioni del polso né piressia
ma solo una condizione di malessere generale;
 Si possono avere talvolta dolori localizzati;
 La presenza di rumori può indicare la presenza di
movimenti intestinali attivi, specie durante gli attacchi
di dolore;
 Il contenuto intestinale può tornare indietro e fatto
fuoriuscire dalla cavità orale come vomito, spesso
preceduto da singhiozzo;
 Non si ha defecazione;
 Dopo ripetuti episodi di EMESI, l’operato presenta una
aumentata distensione che progredisce fino alla morte.
ILEO PARALITICO
 Una delle cause più comuni è l’infiammazione
del peritoneo (peritonite);
 È dato dalla persistenza dello stato di paresi
intestinale causato dal blocco della peristalsi
indotta in ogni intervento ad anestesia generale;
 Se la paresi va oltre la 4° giornata post
operatoria diventa complicanza grave.
ILEO MECCANICO
 Caratteristico degli interventi addominali
 E’ frequentemente dovuto alla chiusura di una
ansa intestinale (ileo), in una breccia anatomica
interna, che si origina dopo l’intervento;
 Può essere determinato da un processo di
aderenziale;
 Non vi è passaggio di feci e gas e si ha vomito
fecaloide.
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INTERVENTI CHIRURGICI