L
L’occupazione femminile in Italia
Linda Laura Sabbadini
Direttore centrale Istat
Sta cambiando il modello di partecipazione delle donne al
lavoro
Si entra nel lavoro in età più avanzata, proprio nel
momento in cui le generazioni precedenti iniziavano
l’uscita, con un livello di aspirazioni e con un istruzione
più elevata e con l’intenzione di non abbandonarlo in
futuro
Ciò determina:
• Un aumento della partecipazione esplicita al mercato del lavoro
delle donne.
• L’emergere delle indecise, specie al Sud, cioè delle donne che
non vogliono stare completamente fuori dal mondo del lavoro e
che si collocano in una situazione di attesa, nella “zona grigia” tra
la partecipazione attiva e la totale estraneità al mercato del
lavoro
Al Sud emerge una cospicua offerta di lavoro potenziale specie
femminile che oggi troppo poco si presenta esplicitamente sul
mercato anche perché scoraggiato
L’occupazione dal 1993 al 2008
Prima fase: particolari difficoltà socio-economiche: – 525 mila
occupati nei primi 2 anni
Successiva ripresa: già dal 1999 si superano i valori iniziali e
nel 2008: 23milioni 405mila occupati, 2 milioni 640mila in più
rispetto al 1993
UOMINI
In soli due anni tra il 1993 e il 1995 – 443mila occupati.
Dopo 2 anni di stagnazione nel 1998 inizia la ripresa, nel 2008:
14milioni 64mila occupati, 665 mila in più rispetto al 1993
DONNE
La caduta dell’occupazione è stata minore ed è durata meno. Già
nel 1996 inizia una sostenuta ripresa, nel 2008: 9milioni 341mila,
1milione 975mila occupate in più rispetto al 1993
Occupati per sesso. Indice 1993=100
130
125
120
115
110
Maschi
105
Femmine
100
95
90
85
80
1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008
Ma il Sud ha preso le briciole
dell’incremento di occupazione femminile
1milione 975mila occupate in più rispetto al 1993
1milione 731mila al Centro Nord
244mila al Sud
Le differenze tra donne del Nord e del Sud si sono ampliate.
E’ emerso lo spettro dell’inattività femminile più volte in questi
anni.
La disoccupazione femminile comincia a calare dal 1998 fino a
raggiungere il minimo nel 2006.
Ma a partire dal 2004 fino al 2007 il calo della disoccupazione si
è accompagnato al Sud all’aumento dell’inattività.
Nel 2008 le donne cominciano a ricercare lavoro.
Disoccupati per sesso. Indice base 1993=100
130
120
110
100
Maschi
Femmine
90
80
70
60
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
L’incremento di occupazione femminile è stato dovuto in
gran parte alla crescita del part time
1milione 975mila occupate in più rispetto al 1993
Di cui 1 milione 64 mila in part time
L’occupazione femminile è cresciuta fondamentalmente nel
settore dei servizi
Le donne continuano in tutto il periodo a presentare una
percentuale di tempi determinati più alta degli uomini:
Donne:
Uomini:
dall’12,7% del 1993 al 15,6% del 2008
dall’8,2% del 1993 all’11,5% del 2008
più precarie e con una precarietà che dura più a lungo nel tempo
Part-time per sesso. Indice base 1993=100
180
160
140
Maschi
120
Femmine
100
80
60
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
Gli andamenti dell’occupazione femminile in sei
paesi europei
•
1994
2004
2007
•Spagna
•Italia
•Francia
•Germania
•UK
•Svezia
30,7
37,4
51,6
55,1
61,2
68,5
48,3
45,2
58,2
59,2
65,6
70,5
54,7
46,6
60,0
60,4
65,5
71,8
•La Spagna sta più indietro dell’Italia nel 1994
•Supera l’Italia nel 2004 con un incremento del 60% in dieci anni
•Arriva al 54,7% nel 2007 con un incremento totale dell’80% contro il
25% dell’Italia
Da che è dipesa la crescita dell’occupazione?
La crescita degli ultimi anni prima della crisi è stata
spiegata da tre fattori fondamentali:
1. Aumento della permanenza degli ultracinquantenni
2. Aumento della componente straniera
3.Aumento dei tempi determinati
Gli stranieri in Italia presentano un tasso di occupazione più
elevato degli italiani ma ciò è dovuto alla struttura per età più
giovane, all’inserimento in professioni a più bassa
specializzazione.
Anche per le donne è così, ma ci sono forti differenze tra
comunità.
Tassi alti per filippine rumene e ucraine e bassi per marocchine e
albanesi.
Gravi problemi di conciliazione dei tempi di vita
Il mercato del lavoro femminile nel 2008
• L’occupazione sale dell’1,9% (+176 mila unità),
oltre l’80% nelle regioni del Centro-nord.
• Dal +2,6% del primo semestre al +1,3% del
secondo.
• Il tasso di occupazione femminile è al 47,2% con
elevati divari territoriali: dal 62,1% dell’Emilia
Romagna al 27,3% della Campania.
• La disoccupazione femminile torna a crescere:
+11,2% (88 mila unità). L’incremento soprattutto
tra ex inattive.
• Tuttavia nel IV trimestre l’inattività femminile nelle
regioni meridionali torna a crescere (+1,7% pari a
73 mila unità).
Il lavoro propone un’altra criticità forte: donne
schiacciate dalle rigidità sociali
Asimmetria dei ruoli elevata – il 73% delle ore di lavoro familiare della
coppia, in cui la donna lavora e ha fino a 44 anni, è assorbito dalle donne
Rete servizi per la prima infanzia scarsa (sotto il 20% i bambini che vanno
al nido) e costosa (crescita più sostenuta dei nidi privati).
Flessibilità nei posti di lavoro scarsa (32,0%) (tranne Pubblica
Amministrazione 53,4%)
Accesso al lavoro delle donne basso al crescere del numero dei figli
Tasso di occupazione single 62,5% 1 figlio 52,8% 2 figli 50,8% 3 figli o
più 38,5%
La nascita di un figlio rappresenta ancora una criticità: 1 donna su 5 lascia
o perde il lavoro;
CONSEGUENZA:
FORTE SOVRACCARICO DI LAVORO SULLE DONNE
FIGLI ANCORA BARRIERA ALL’ACCESSO E AL MANTENIMENTO DEL
LAVORO
I tassi di occupazione femminile diminuiscono
all’aumentare del numero di figli
•In tutti i paesi ma in ITALIA DI PIU’ (2007)
•
•Italia
•Francia
•Germania
•UK
•Spagna
•Finlandia
0
1
2
68,5
82,0
83,1
84,8
76,7
83,7
59,8
79,6
76,1
75,4
66,3
80,7
53,9
76,2
68,7
71,3
60,6
81,0
3 e più
41,5
57,3
51,7
48,0
52,1
66,7
L’asimmetria dei ruoli è diminuita ,
ma per le nuove strategie adottate dalle donne
nell’arco di 14 anni
si passa dall’84,6% al 77,7% di ore di lavoro familiare
delle coppie assorbite dalle donne
PIU’ PERCHE’
le donne scelgono di diminuire il tempo dedicato al
lavoro familiare (- 33 minuti)
CHE PERCHE’
gli uomini sono più coinvolti hanno aumentato
di 16 minuti in 14 anni, 1 minuto all’anno
Le criticità per le donne
non sono le stesse ovunque
Nel Nord Est
+
+
+
+
+
+
-
occupazione
part time
nidi e servizi sociali
baby sitter
reti informali
condivisione nella coppia
meno figli
In sintesi
Le donne lavoratrici del Centro
Nord molto sovraccaricate ma
relativamente più supportate.
Nel Sud
- occupazione
- part-time
+ lavoro a tempo
determinato
- servizi sociali
- reti informali
- baby sitter
- condivisione nella coppia
+ figli
Le donne lavoratrici del Sud
fortemente svantaggiate su tutti i
piani.
Questi elementi creano anche un’altra
criticità
Emerge un clima sfavorevole alla maternità e alla
paternità
Le rigidità sociali si cumulano, si scaricano sulle
donne rendendo il carico assolutamente insostenibile
Conseguentemente i desideri delle coppie italiane non possono
tradursi in realtà
n° ideale di figli
2
n° di figli per donna
1,3
Le reti informali: un pilastro per le lavoratrici madri
SONO IN GRAVE CRISI STRUTTURALE
Dal 1983 a oggi aumentano i care giver.
Diminuiscono le famiglie aiutate, specie di anziani.
I care giver hanno meno tempo, condividono di più
l’aiuto con altri, selezionano di più i casi da aiutare, i
più bisognosi.
Per questo cresce solo l’aiuto a famiglie di disabili e a
famiglie con donna con figli che lavora.
Le reti informali: forte crisi strutturale, perché?
Consideriamo due generazioni di donne,
una nata nel 1940 e una nel 1960
la donna nata
nel 1940 a 40 anni
può dividere il carico delle cure agli
anziani e ai bambini con altre 9
persone – ha almeno un anziano per
12 anni nella rete di parentela
la donna nata
nel 1960 a 40 anni
può dividere il lavoro di cura con altri 5
adulti – ha almeno un anziano per 18
anni nella rete di parentela
La seconda ha, dunque, più carichi
ma meno tempo perché lavora
Le reti informali: forte crisi strutturale, perché?
Mettiamoci dal punto di vista delle madri delle donne nate
nel 1913 e nel 1934
Diventano nonne a 53 anni ma a questa età:
la donna
del 1913
vive col coniuge, i 3 figli avuti sono usciti dalla famiglia e le
daranno 6 nipoti, non ha più genitori anziani, e non ha grandi
carichi per i nipoti perché 2 figlie/nuore su 3 sono casalinghe
ha ancora un genitore anziano di cui occuparsi, ma le figlie e le
la donna
nuore impegnate una su due col lavoro hanno maggior
del 1934
bisogno di aiuto
più carico anche se meno figli e nipoti
In prospettiva con il calo della fecondità, l’aumento
dell’occupazione femminile e l’aumento della durata media della
vita questa situazione si aggraverà
Il carico delle reti sulle donne diventerà sempre più insostenibile
Ecco perché la rete informale è entrata in un processo di crisi
strutturale da cui difficilmente potrà uscire
La necessità della redistribuzione del lavoro di cura
Rapporto spesa sociale pil più basso di altri Paesi e ancora più bassa parte
relativa alla famiglia
Redistribuzione nella coppia
Redistribuzione nella società tramite i servizi
Altrimenti alti rischi sociali
Sovraccarico femminile con le conseguenze appena viste
Rischio che le persone aiutate dalla rete informale e dalle donne
non siano prese in carico da nessuno
Scarica

Linda Laura Sabbadini