La comunione
La comunione
Dopo i primi secoli cristiani,
per oltre mille anni, soltanto il
celebrante poteva davvero
mangiare il pane e bere il vino
eucaristici.
Ai fedeli era
severamente vietato
comunicarsi
con pane e vino:
in alcune nazioni però
era permesso fare la
comunione solo con il
pane.
In passato, a parte i primi
secoli, si impediva anche
ai fedeli di toccare con le
mani il pane e il calice
consacrati.
Soltanto dopo il Concilio
Ecumenico Vaticano
secondo (1965) ridiventò
pratica normale nelle
chiese occidentali che
tutti i fedeli potessero,
almeno in alcune
circostanze, fare la
comunione con il pane e
con il vino.
Nelle Chiese orientali
la tradizione di comunicarsi
con il pane e il vino non fu
invece mai abbandonata.
Il pane viene tagliato a dadini.
Viene poi immerso nel calice
per mezzo di un cucchiaino,
che serve anche per introdurre
direttamente in bocca il pane
inzuppato.
In Occidente si è
anche diffusa
talora l’usanza
di sorbire il vino
dai calici mediante
una cannuccia.
In tutti i casi,
evidentemente può
fare la comunione
solo chi è in grazia
di Dio.
Le Chiese Orientali usano pane lievitato,
mentre in Occidente fin dall’ottavo secolo
è in uso il pane azzimo, cioè non lievitato:
questa differenza, del tutto legittima,
fu per secoli sfruttata dal potere politico
per dividere la cristianità.
I cristiani ben presto cominciarono a celebrare
al mattino del giorno dopo il sabato, alle prime luci
dell’alba, proprio nell’ora in cui gli evangelisti
collocano la risurrezione di Gesù.
Per questo il giorno dell’eucaristia
prende il nome di «Giorno del Signore»,
in latino «dies dominica»
che in italiano significa «Domenica».
Tuttavia, ora l’eucaristia viene celebrata ogni giorno,
per cui chi lo desidera è invitato a fare la comunione
anche quotidianamente.
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