• Possiamo ancora accettare che nel XXI
secolo che una persona colta conosca
meglio il funzionamento della propria
automobile e del proprio computer
piuttosto che del proprio cervello?
• Il nostro sistema scolastico troppo a lungo
sottoposto all’arbitrio dell’intuizione di
questo o quel decisore, non può più
accettare si subire una riforma dietro l’altra
senza che le scoperte delle neuroscienze
cognitive siano prese in considerazione?
• I nostri studenti che “vanno male” (studenti
ritenuti senza avvenire) non vengono mai da soli
a scuola. In classe entra una cipolla: svariati
strati di magone, paura, preoccupazione,
rancore, rabbia, desideri insoddisfatti, rinunce
furibonde accumulati su un substrato di passato
disonorevole, di presente minaccioso, di futuro
precluso. Guardateli, ecco che arrivano, il corpo
in divenire e la famiglia nello zaino. La lezione
può cominciare solo dopo che hanno posato il
fardello e pelato la cipolla.
• (D. Pennac).
• Una lingua non si impara,
una lingua si “abita” e da
essa veniamo “abitati”
“
Un approccio cognitivoemozionale?
• Non si tratta di escludere, ma di integrare
• Per una visione cognitiva delle emozioni
• Una didattica per task è ideale, ma oltre
ad avere degli obiettivi da raggiungere
bisogna avere dei buoni motivi per farlo
• Piramide dei bisogni Maslow
• Principio di auto efficacia di Bandura
Value-category memory
• SELF
• Homeostatic
• Sociostatic
• Somatic Value-Syste
NONSELF
Word signals
L’uomo è una sintesi dell’infinito e del finito, del temporale
e dell’eterno, di possibilità e necessità
(Kirkegaard)
• Viviamo in due mondi: uno limitato di
espressione corporea nel tempo, nello
spazio e nella natura biologica e un
mondo infinito di immaginazione,
linguaggio e cultura.
Natura/cultura finito/infinito
• Per quanto riguarda la natura, le emozioni
concernono l’aspetto corporeo, fattuale, i
nostri limiti
• Per quanto riguarda la cultura le emozioni
riguardano la nostra immaginazione, i
piani e le aspirazioni, i quali cambiano
continuamente e non hanno limiti. Le
emozioni nascono dall’incontro di questi
due mondi di natura e cultura
Ricucire il visconte dimezzato
• La cultura occidentale ha creato una visione
dicotomica tra emozioni e ragione e
conseguentemente li ha assunti come concetti
che vanno indagati e descritti separatamente. È
evidente, tuttavia, che tale approccio è il frutto di
una lunga tradizione culturale e filosofica (e
quindi anche pedagogica) che non
necessariamente corrisponde alla reale natura e
organizzazione della mente umana. Come infatti
sottolinea Lazarus:
• “We need to recognize that to speck of a
relationship implies the independent
identities of three concepts of mindnamely, cognition, emotion and motivation,
which are more or less fictions of scientific
analysis, whose independence doesen’t
truly exist in nature.” (Lazarus1999).
• Eppure, pensiero razionale ed emozioni
sono stati separati fin dall’età classica,
dalla culla della nostra civiltà.
• Eppure, pensiero
razionale ed emozioni
sono stati separati fin
dall’età classica, dalla
culla della nostra
civiltà.
Un lungo cammino separato
• Stoici ed epicurei sostenevano la necessità di
eliminare le emozioni per vivere in modo sereno
e razionale.
• Per Platone la perfezione morale ed etica si
fonda sul prevalere della ragione sulle passioni
e i desideri che sono aspetti potenzialmente
pericolosi della psicologia umana. Le emozioni
impediscono all’anima (ossia la mente,
l’intelletto) di pensare correttamente.
• Nei dialoghi del Fedro, infatti, Socrate descrive
l’anima attraverso la metafora della biga alata.
Essa è guidata dalla ragione, ma i cavalli che la
muovono sono di natura diversa: uno è buono e
ubbidiente, l’altro, sensibile alle passioni, tende
a opporsi ai comandi dell’auriga, a destabilizzare
la biga, ad impedirne il corretto cammino.
Platone dunque, in certo modo
sorprendentemente, colloca l’incontro-scontro
tra passione ed emozione nell’anima umana e
nella sua natura (che oggi chiameremo psiche)
e non nel corpo, ma pone, tuttavia, le basi per
una concezione dualistica che separa ragione
ed emozione destinata a sopravvivere a lungo.
• La mente per operare bene deve dunque
liberarsi delle passioni (tesi che Platone
sostiene anche nel Fedone).
• La concezione dicotomica tra ragione ed
emozione descritta da Platone è la base
su cui si è sviluppata la secolare diatriba
tra sostenitori delle tesi platoniche e
coloro che rivendicano per le emozioni un
ruolo diverso quando non preminente.
• Aristotele nell’Etica Nicomachea, propone una
tesi diversa da Platone. Egli infatti stabilisce una
relazione tra ragione e passioni in quanto
sostiene che alcune sensazioni e reazioni fisiche
sono causate dalle nostre convinzioni e dal
nostro modo di vedere ed interpretare il mondo
e le persone che ci circondano.
• Le tesi aristoteliche sulle emozioni (sebbene
ampiamente riviste) hanno avuto nuovo impulso
in ambito filosofico e psicologico nel secolo
scorso, ma sono state a lungo trascurate nelle
epoche precedenti.
La concezione dicotomica
• Di volta in volta dunque si sono avanzate tesi
che sostenevano il primato della ragione sulle
emozioni e la necessità che essa controlli o si
affranchi da esse, oppure tesi che attribuivano
alle emozioni un ruolo complementare,
importante e necessario per il corretto agire
umano. Hume addirittura, nel Trattato sulla
natura umana sostenne che la ragione deve
essere al servizio delle emozioni e delle passioni
e non il contrario.
• Un lungo percorso dunque che ci porta
attraverso il medioevo, in cui dominavano
le tesi platonìche fino al Discours de la
Méthode di Cartesio e alle teorie di
Spinoza che sanciscono l’inizio degli studi
scientifici sulle emozioni.
• Per Cartesio esistono una res cogitans (la cosa
pensante, la mente) e una res extensa (il corpo). Le
emozioni, secondo il filosofo francese, risiedono
nell’anima, ossia nella mente). È l’autoconsapevolezza
soggettiva del proprio io pensante (je pense donc je
suis) che consente all’essere umano, differentemente
dagli altri animali, non solo di provare emozioni, ma
anche di farne esperienza. Res cogitans e res extensa
comunicano attraverso la ghiandola pineale; attraverso
di essa i fluidi provenienti dal corpo giungono alla mente
e alla coscienza che compara tali percezioni con il
ricordo di altre percezioni simili ed istruisce a sua volta,
sempre attraverso la medesima ghiandola, il corpo sulle
reazioni conseguenti da produrre. La mente produce una
rappresentazione di queste percezioni e tale
rappresentazione è per Cartesio l’emozione vera e
propria
• Mente e corpo dunque sono due entità
profondamente separate in cui la seconda
svolge un’attività sostanzialmente di tipo
meccanico, ha solo la funzione di estensione,
implica solo una dimensione spaziale. Queste
due dimensioni non hanno una natura comune.
La separazione tra mente, cervello e corpo è
senza dubbio uno dei tratti distintivi del pensiero
razionalista cartesiano. Cartesio non solo
afferma con forza il principio dualistico tra mente
e corpo, ma sostiene in Le passioni dell’anima
che la mente attraverso la ragione deve liberarsi
delle emozioni per poter essere libera. Vi è
dunque un filone di pensiero che ha dominato
incontrastato per molti secoli che attraverso
l’opera di Platone, di Cartesio e Kant
Si afferma dunque la convinzione
che
• la logica formale sia di per sé in grado di
condurci alla soluzione migliore tra quelle
possibili, per qualsiasi problema. Un
aspetto importante di questa concezione
razionalistica è che bisogna escludere le
emozioni, per ottenere i migliori risultati:
l'elaborazione razionale non deve essere
impacciata da passioni (Damasio 1995:
242).
Non tutti però concordano…
• Hume addirittura, nel Trattato sulla natura umana sostenne che la
ragione deve essere al servizio delle emozioni e delle passioni e
non il contrario.
• Le emozioni per Spinoza sono delle modificazioni del corpo (che
l’istinto di sopravvivenza, il conatus, aumenta o diminuisce,
favorisce o trattiene) associate all’idea che la mente produce di tali
modificazioni. I pensieri associati alle emozioni accompagnano le
modificazioni del corpo e tali modificazioni hanno un ruolo nella
realtà cognitiva dell’individuo.
• Sembra dunque evidente che la speculazione filosofica e la ricerca
psicologica, almeno fino al secolo scorso, hanno sviluppato tesi che
pongono passioni e ragione, pensiero razionale, cognizione ed
emozioni ora in chiara antitesi, ora in forme di rapporto in cui
predomina una o l’altra componente. Come osserva Damasio:
• … di solito concepiamo l’emozione come una facoltà mentale
eccedente, una non richiesta compagna – che la natura ci ha
imposto – del nostro pensiero razionale. […] emozione e
sentimento vanno presi solo a piccole dosi: dobbiamo essere
ragionevoli. (1995: 95)
Per i cognitivisti funzionalisti
• La decisione deliberata di mettere fra parentesi
certi fattori che possono essere importanti per il
funzionamento cognitivo, ma la cui discussione
complicherebbe oggi senza necessità l’impresa
delle scienze cognitive. Questi fattori
comprendono l’influenza di fattori affettivi ed
emozionali, il contributo di fattori storici e
culturali e il ruolo del contesto generale in cui
particolari azioni o pensieri si verificano
(Gardner 1988, 18).
• Allo stesso modo osservano Yun Dai e
Sternberg:
• Motivation and emotion are often seen as
peripherical or epiphenomenal in that
regard, or whorse, as potentially
detrimental to reason and sound
judgment. We call this view a cognitivereductionistic perspective (2004, XI).
• Le emozioni contribuiscono a risolvere il
problema di organizzare conoscenze e
azioni in un mondo imperfettamente
conosciuto e nel quale agiamo con risorse
limitate. Se questo è vero le emozioni non
si collocano alla periferia, quanto piuttosto
al centro della cognizione umana
• (Oatley)
• Esiste dunque una componente di
ragionevolezza nelle emozioni così come
la ragione non sarebbe tale se non
tenesse in conto le componenti emotive
implicate nei propri processi.
Funzione biologica delle emozioni
• corpo mente cervello
• La mente ha continuato ad esser legata al cervello da
una relazione piuttosto equivoca e il cervello è
rimasto regolarmente separato dal corpo , invece di
essere considerato come una parte di un complesso
organismo vivente.
• Mente e corpo vanno considerati come componenti
integrate e interdipendenti di un unico organismo
capace di interagire in modo intelligente ed efficace
con l’ambiente.
• La negligenza scientifica nei confronti dell’emozione
ha dunque caratterizzato il secolo scorso.
– Damasio ne individua le cause ne:
– - la mancanza di una prospettiva evoluzionistica
nello studio del cervello e della mente
– - il disinteresse per il concetto di omeostasi
– - la palese mancanza, nelle scienze cognitive e
nelle neuroscienze, di un concetto di organismo.
L’omeostasi
• Il termine omeostasi indica le reazioni
fisiologiche, coordinate e in gran parte
automatiche, indispensabili per mantenere
stabili gli stati interni di un organismo vivente.
• Le emozioni sono parte integrante della
regolazione che chiamiamo omeostasi.
• L’omeostasi è un aspetto fondamentale degli
organismi viventi, trascurando il quale, non
avrebbe senso discutere delle emozioni.
• Nella prima parte del Novecento, W.B.
Cannon descrive una funzione biologica
che chiamò omeostasi: “... le reazioni
fisiologiche coordinate che mantengono la
maggior parte degli stati stazionari del
corpo ... e che sono così caratteristiche
dell’organismo vivente.”
• Per la maggior parte del Novecento, nei
laboratori, non si diede credito all’emozione
• Solo negli ultimi anni si è registrato, da parte
della nuova generazione di scienziati, un
interesse privilegiato per l’emozione.
• Lo storico contrasto tra emozione e ragione
appare definitivamente superato
• Ma come ricucire il visconte dimezzato?
• Le emozioni fanno parte dei dispositivi
bioregolatori di cui siamo equipaggiati in
modo da sopravvivere
• vale a dire
• Le emozioni dotano automaticamente gli
organismi di comportamenti orientati alla
sopravvivenza.
La duplice funzione biologica
• La prima è la produzione di una reazione
specifica alla situazione induttrice
• La seconda è la regolazione dello stato interno
dell’organismo in modo da prepararlo alla
reazione specifica
L’induzione delle emozioni
• Nel corso dell’evoluzione, gli organismi hanno
acquisito i mezzi per reagire a certi stimoli –
specie a quelli potenzialmente utili o pericolosi
per la sopravvivenza – attraverso la collezione
di risposte che oggi chiamiamo emozioni.
Influenza dello sviluppo e della cultura
sul prodotto finale
• Bisogna tener conto di una notevole varietà di
stimoli che possono indurre una emozione
• non solo
• ma bisogna tener conto anche del fatto che –
quale che sia il grado di predisposizione
biologica dell’apparato emotivo – lo sviluppo
e la cultura hanno una grande influenza sul
prodotto finale.
Gli induttori esterni all’apparato
biologico
• Se è vero che l’apparato biologico, che
produce le emozioni, è in larga misura
predisposto, gli induttori non ne fanno parte,
sono esterni all’apparato
Esperienza e associazione
• Via via che si sviluppano e interagiscono con
l’ambiente, gli organismi acquisiscono
esperienza fattuale ed emotiva e quindi hanno
l’opportunità di associare una gran quantità di
oggetti e situazioni, che sarebbero stati
emotivamente neutrali, ad oggetti e situazioni
diverse che in tal modo fungono da induttori
emotivi.
Due tipi di circostanze
• Le emozioni si presentano
• quando l’organismo elabora certi oggetti o
situazioni con uno dei suoi dispositivi
sensoriali,
• quando la mente di un organismo evoca dalla
memoria certi oggetti o situazioni e li
rappresenta come immagini nel processo
mentale.
Sistemi cerebrali legati alla produzione e
al riconoscimento delle emozioni
• Non esiste un unico centro cerebrale per
l’elaborazione delle emozioni, ma piuttosto un
certo numero di sistemi distinti e connessi che
separano le configurazioni emotive.
Elaborazione delle emozioni
• Il cervello induce emozioni da un numero
estremamente piccolo di siti cerebrali, per la
maggior parte situati al disotto della corteccia
cerebrale
• questi siti
• partecipano in misura diversa
all’elaborazione delle emozioni.
La meccanica dell’emozione
• Nell’elaborazione dell’emozione succede che certe regioni del
cervello inviano comandi ad altre regioni cerebrali e quasi ad
ogni parte del corpo.
• I comandi viaggiano lungo due vie:
- una è il flusso sanguigno
- l’altra è una via neuronale
• Il risultato di tali comandi chimici e neuronali coordinati è un
cambiamento globale dell’organismo: non solo gli organi che
ricevono i comandi cambiano per effetto del comando, ma lo
stesso cervello viene modificato e in modo altrettanto
notevole.
L’influenza dell’insieme dei comandi
• In altre parole, sia il cervello sia il corpo sono
ampiamente e profondamente influenzati
dall’insieme dei comandi, sebbene l’origine di
tali comandi sia circoscritta a un’area cerebrale
relativamente piccola che reagisce a un
particolare contenuto del processo mentale.
Differenza tra le emozioni e i sentimenti
delle emozioni
• E’ attraverso i sentimenti – i quali sono diretti verso
l’interno e privati – che le emozioni – le quali sono
dirette verso l’esterno e pubbliche – iniziano ad avere
effetto sulla mente (Damasio).
• La trama della nostra mente e del nostro
comportamento è tessuta attorno a cicli continui di
emozioni seguite da sentimenti di cui veniamo a
conoscenza e che a loro volta generano nuove
emozioni (Damasio).
Quante sono le emozioni?
•
Russell ha definito un gran numero di aggettivi
riguardanti emozioni, individuando due assi:
piacevolezza/spiacevolezza e eccitazione/inibizione.
• Izard elenca 10 emozioni primarie: tristezza, gioia,
sorpresa, sconforto, rabbia, disgusto, disprezzo, paura,
vergogna, colpa (Tomkins elimina quest’ultima).
• Argyle (7) e Ekman (6: felicità, sorpresa, paura, tristezza,
collera, disgusto) propongono classificazioni più
restrittive.
Espressione delle emozioni
• Ekman propone che le emozioni si esprimano
attraverso dei programmi espressivi innati,
innescati da antecedenti ambientali, e con
caratteristiche di similarità interspecifiche.
• Distingue tra emozioni fondamentali (rabbia,
paura, disgusto, felicità, tristezza, sorpresa),
attivate rapidamente e poco controllabili, e
secondarie (p.e. vergogna, gelosia, orgoglio),
passibili di controllo sociale e filtraggio cognitivo.
Il primo che si è accorto che espressioni facciali specifiche (paura,
disgusto, gioia, sorpresa, rabbia), sono riconosciute in ogni
cultura del mondo è stato Darwin.
• Alcuni teorici propongono famiglie emozionali
fondamentali, anche se non tutti concordano
nell’identificarle.
• • Paura: ansia, timore, nervosismo, preoccupazione,
apprensione,
• cautela, esitazione, tensione, spavento, terrore, e come
stato psicopatologico, fobia e panico.
• Collera: furia, sdegno, risentimento, ira,
esasperazione,
• indignazione, irritazione, acrimonia, animosità, fastidio,
irritabilità,
• ostilità, e forse al grado estremo, odio e violenza
patologici.
• Tristezza: pena, dolore, mancanza d’allegria,
•
•
•
•
cupezza,
malinconia, autocommiserazione, solitudine,
abbattimento, disperazione, e in casi patologici,
grave depressione.
• Gioia: felicità, godimento, sollievo,
contentezza, beatitudine,
diletto, divertimento, fierezza, piacere sensuale,
esaltazione, estasi, gratificazione, soddisfazione,
euforia, capriccio, e al limite estremo,
entusiasmo maniacale.
La teoria di Plutchik delle
emozioni di base e derivate
Modello circolare di Plutchick
• Diadi primarie (miscela di emozioni
•
•
•
•
•
•
•
•
adiacenti)
- gioia + accettazione = amore
- paura + sorpresa = spavento
• Diadi secondarie (miscela di emozioni
separate da una terza)
- gioia + paura = senso di colpa
- tristezza + paura = risentimento
• Diadi terziarie (miscela di emozioni separate
da una terza)
- gioia + sorpresa = delizia
- anticipazione + paura = ansia
L’amigdala
Scarica

Emotions - Università degli Studi di Bari