Caro lavoratore, cara lavoratrice del pubblico impiego,
chi ti scrive è una dipendente del settore privato, di una banca
per la precisione.
Dalle mie parti siamo spesso inclini a pensare a te come a un
grigio burocrate che non brilla per produttività, se non
addirittura un fannullone.
Va da sé che, dalle mie parti, non tutti si scandalizzino se la
manovra graverà per metà proprio sui dipendenti pubblici,
“tagliando” del 20% i livelli più bassi, quelli da 1.200-1.300
euro netti al mese.
Anche i lavoratori precari del settore pubblico sono le vittime
predestinate di questa manovra: il 50% perderà il posto di
lavoro. Di 2 ne rimarrà solo 1 (mi viene in mente un film di
qualche anno fa ma non c’è nulla di avventuroso). Qualcuno
dalle mie parti penserà che intanto siete in troppi e un giro di
vite dopo anni di assunzioni clientelari vi sta proprio bene.
Dalle mie parti siamo irritati dai luoghi comuni che ci
riguardano (quelli che dicono che i bancari sono dei
privilegiati che prendono 16 o 17 mensilità)…
salvo poi apprezzare quelli che
denigrano gli altri, i
“fannulloni” del settore
pubblico come dicevo.
Dalle mie parti dimentichiamo molto spesso che il termine
pubblico impiego indica l’infermiera dell’ospedale della
nostra città, l’insegnante di nostro figlio, la maestra del nido
di nostra nipote, il ricercatore precario, il poliziotto, il vigile
del fuoco…
Questa volta io ho deciso di ricordarmene.
Il 2 luglio aderirò allo sciopero che la CGIL ha proclamato
anche in tua difesa.
Parafrasando Iannacci, non sarò tra…
quelli che… ho tanto da fare
quelli che… intanto non serve a niente
quelli che… non voglio rimetterci un giorno di stipendio
quelli che… aderisco solo agli scioperi per il mio contratto
quelli che… non c’è nulla che mi riguardi direttamente
quelli che… non faccio sciopero per principio
Non so in quanti faremo questa scelta, dalle mie parti.
Spero in tanti, ma chissà… la solidarietà è merce rara in
questa guerra di tutti contro tutti a cui ci hanno ridotti.
Personalmente ho deciso che la prossima volta che ti
incontrerò, sia tu l’infermiera che si è presa cura di mio
padre, o l’insegnante che non si arrende all’idea che di
matematica mio figlio non capisce proprio niente, o la maestra
del nido che ha consolato il pianto di mia nipote, o il vigile del
fuoco che corre a spegnere l’incendio…
potrò pensare che non ho perso l’occasione per fare quello che
era in mio potere per testimoniarti solidarietà e indignazione
per il modo offensivo con il quale si colpisce non solo il tuo
salario, ma la tua dignità professionale.
E spero che questa mia solidarietà e questa mia indignazione
ti aiutino a “tenere duro” e a continuare a svolgere,
nonostante tutto, il tuo prezioso e insostituibile lavoro.
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