2 GIUGNO
FESTA DELLA REPUBBLICA
IL REFERENDUM
• In Italia il 2 giugno 1946, dopo
venti anni di fascismo e cinque
anni di guerra, si svolse il
Referendum istituzionale (cioè
una votazione) per decidere se
il Paese dovesse restare una
Monarchia oppure diventare
una Repubblica. Venne eletta
anche l’Assemblea Costituente,
con il compito di scrivere la
nuova Carta Costituzionale,
frutto dei valori della
Resistenza e dell'antifascismo.
IL SUFFRAGIO UNIVERSALE
• Fu la prima elezione a vero
suffragio universale: tutti i
cittadini maggiorenni, uomini e
donne, senza vincoli economici
o culturali parteciparono al
voto. Per la prima volta nella
storia dell’Italia votarono anche
le donne.
• Il risultato del voto fu di
12.717.923 voti a favore della
Repubblica, contro i 10.719.284
a favore della Monarchia.
L’ABDICAZIONE DEL RE
VITTORIO EMANUELE III
• Il re Vittorio Emanuele III,
accusato di avere
appoggiato il fascismo
abdicò (rinunciò alla carica
di re) in favore del figlio
Umberto II, nel tentativo di
salvare la monarchia, ma
non bastò, perché gli
Italiani scelsero la
Repubblica.
L’ESILIO DI UMBERTO II
• Il 13 Giugno 1946 Umberto II,
"il re di maggio", partì per
l’esilio (allontanamento forzato
o volontario dalla propria
patria) in Portogallo. In
conseguenza del cambiamento
istituzionale, la Costituzione
vietò l'esercizio dei diritti
politici ai membri e agli eredi di
Casa Savoia (la famiglia reale
italiana) e l'ingresso in Italia ai
discendenti maschi della
famiglia. I Savoia sono tornati
in Italia il 15 marzo 2003.
FESTIVITA’ NAZIONALE
• Nel giugno 1948 ai Fori
Imperiali di Roma si
svolse la parata militare
in onore della
Repubblica.
• La festività nazionale del
2 giugno, data di
fondazione della
Repubblica Italiana,
venne istituita nel 1949.
Nel 1977 venne soppressa a causa dell'elevato
numero delle festività infrasettimanali
e le celebrazioni furono spostate
alla prima domenica di giugno.
2 GIUGNO 2001
•
La festività venne ripristinata nel
2001 con la Legge 20 novembre
2000 n.336, “in quanto parte
fondamentale della nostra
memoria storica, ricorrenza che
ricorda il coraggio di tutti coloro
che, in armi, difesero, sino ad
immolarsi, la Patria e diedero un
determinante contributo per far
nascere un'Italia libera,
democratica, basata su
fondamentali valori di dignità, di
giustizia e di solidarietà”, come
ricordò più volte il Presidente
Carlo Azeglio Ciampi durante i 7
anni del suo mandato
presidenziale.
Carlo Azeglio Ciampi
I SIMBOLI DELLA REPUBBLICA
LO STEMMA DELLA
REPUBBLICA
LO STEMMA DELLA
REPUBBLICA
• Lo stemma della
Repubblica, è
formato da tre
elementi: la stella, la
ruota dentata, un
ramo di ulivo a
sinistra e uno di
quercia a destra.
LO STEMMA DELLA REPUBBLICA
• La stella è da sempre uno degli emblemi d’Italia, già
nell’iconografia del Rinascimento. Il simbolo della stella
indica tra l’altro l’appartenenza alle Forze Armate del nostro
Paese.
• La ruota dentata d’acciaio è il simbolo dell’attività lavorativa
e traduce il primo articolo della Carta Costituzionale: “L’Italia
è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”.
• I ramoscelli :
Il ramo di ulivo simboleggia la volontà di pace della nazione,
sia interna che internazionale, mentre il ramo di quercia
incarna la forza e la dignità del popolo italiano
I SIMBOLI DELLA REPUBBLICA
IL TRICOLORE
IL TRICOLORE
• Del Tricolore (la bandiera
italiana) bisogna ricordare
che, come bandiera
nazionale, nasce a Reggio
Emilia il 7 gennaio 1797,
nell’ambito della Repubblica
Cispadana.
• Da allora fino ad oggi, molte
variazioni sul tema sono state
apportate alla nostra
bandiera.
IL TRICOLORE
• Oggi, come recita l’articolo 12 della nostra Carta
Costituzionale: “La bandiera della Repubblica è
il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a
bande verticali e di eguali dimensioni”.
• Il significato dei tre colori è:
• Verde = Il colore delle nostre pianure.
Bianco = La neve delle nostre cime.
Rosso = Il sangue dei caduti.
I SIMBOLI DELLA REPUBBLICA
LO STENDARDO
PRESIDENZIALE
LO STENDARDO
PRESIDENZIALE
• Lo stendardo presidenziale
costituisce, nel nostro
ordinamento militare e
cerimoniale, il segno
distintivo della presenza
del Capo dello Stato e
segue perciò il Presidente
della Repubblica in tutti i
suoi spostamenti.
LO STENDARDO PRESIDENZIALE
• Viene innalzato sulle automobili, sulle navi e
sugli aeroplani che hanno a bordo il
Presidente; all'esterno delle Prefetture,
quando il Capo dello Stato visita una città;
all'interno delle sale dove egli interviene
ufficialmente
L’INNO NAZIONALE
“FRATELLI D'ITALIA”
• L’Inno Nazionale:
• Il Canto degli Italiani, meglio conosciuto come Inno di
Mameli fu scritto nell'autunno del 1847 dall'allora
ventenne studente e patriota Goffredo Mameli e
musicato poco dopo a Torino da un altro genovese,
Michele Novaro.
• Il Canto degli Italiani nacque quando l’Italia era divisa e
molti territori erano sottomessi all'Austria.
• Divenne Inno d'Italia nel 1946 anche se come inno
provvisorio.
L’INNO NAZIONALE
“FRATELLI D'ITALIA”
GOFFREDO MAMELI
MICHELE NOVARO
FRATELLI D'ITALIA
Inno di Mameli o
Il Canto degli Italiani
Scritto nell'autunno
del 1847
(versione originale)
Fratelli d'Italia
L'Italia s'è desta,
Dell'elmo di Scipio
S'è cinta la testa.
Dov'è la Vittoria?
Le porga la chioma,
Ché schiava di Roma
Iddio la creò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò.
La cultura di Mameli è classica e
forte è il richiamo alla romanità.
È di Scipione l'Africano, il
vincitore di Zama, l'elmo che
indossa l'Italia pronta alla guerra
La Vittoria si offre alla nuova
Italia e a Roma, di cui la dea fu
schiava per volere divino. La
Patria chiama alle armi: la
coorte, infatti, era la decima
parte della legione romana
Noi siamo da secoli
Calpesti, derisi,
Perché non siam popolo,
Perché siam divisi.
Raccolgaci un'unica
Bandiera, una speme:
Di fonderci insieme
Già l'ora suonò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò.
Una bandiera e una speranza
(speme) comuni per l'Italia, nel
1848 ancora divisa in sette Stati
Uniamoci, amiamoci,
l'Unione, e l'amore
Rivelano ai Popoli
Le vie del Signore;
Giuriamo far libero
Il suolo natìo:
Uniti per Dio
Chi vincer ci può?
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò.
Mazziniano e repubblicano,
Mameli traduce qui il disegno
politico del creatore della Giovine
Italia e della Giovine Europa. "Per
Dio" è un francesismo, che vale
come "attraverso Dio", "da Dio"
Dall'Alpi a Sicilia
Dovunque è Legnano,
Ogn'uom di Ferruccio
Ha il core, ha la mano,
I bimbi d'Italia
Si chiaman Balilla,
Il suon d'ogni squilla
I Vespri suonò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò.
In questa strofa, Mameli ripercorre
sette secoli di lotta contro il dominio
straniero. Anzitutto,la battaglia di
Legnano del 1176, in cui la Lega
Lombarda sconfisse Barbarossa. Poi,
l'estrema difesa della Repubblica di
Firenze, assediata dall'esercito
imperiale di Carlo V nel 1530, di cui fu
simbolo il capitano Francesco
Ferrucci.
Sebbene non accertata storicamente,
la figura di Balilla rappresenta il
simbolo della rivolta popolare di
Genova contro la coalizione austropiemontese. Dopo cinque giorni di
lotta, il 10 dicembre 1746 la città è
finalmente libera dalle truppe
austriache che l'avevano occupata e
vessata per diversi mesi
Son giunchi che piegano
Le spade vendute:
Già l'Aquila d'Austria
Le penne ha perdute.
Il sangue d'Italia,
Il sangue Polacco,
Bevé, col cosacco,
Ma il cor le bruciò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò
Ogni squilla significa "ogni campana".
E la sera del 30 marzo 1282, tutte le
campane chiamarono il popolo di
Palermo all'insurrezione contro i
Francesi di Carlo d'Angiò, i Vespri
Siciliani.
L'Austria era in declino (le spade vendute
sono le truppe mercenarie, deboli come
giunchi) e Mameli lo sottolinea
fortemente: questa strofa, infatti, fu in
origine censurata dal governo
piemontese. Insieme con la Russia (il
cosacco), l'Austria aveva crudelmente
smembrato la Polonia. Ma il sangue dei
due popoli oppressi si fa veleno, che
dilania il cuore della nera aquila
d'Asburgo
2 GIUGNO 2008
• Il Presidente della
Repubblica Giorgio
Napolitano si è recato
stamani all’Altare della
Patria, dove ha deposto
una corona d’alloro sulla
tomba del Milite Ignoto,
dando così il via alle
celebrazioni per la Festa
della Repubblica.
LE PAROLE DEL PRESIDENTE
DELLA REPUBBLICA
• Il Presidente Napolitano ha inviato un messaggio al Capo
di Stato Maggiore della Difesa, Generale Vincenzo
Camporini: «Il 2 giugno 1946, con il referendum
istituzionale, prima espressione di voto a suffragio
universale nella storia nazionale - gli Italiani scelsero la
Repubblica ed elessero l’Assemblea costituente, che,
l’anno successivo, avrebbe approvato la Carta
Costituzionale, ispirazione e guida della ricostruzione
materiale ed istituzionale dell’Italia e, da allora, simbolo e
fondamento della democrazia del nostro Paese».
LE PAROLE DEL PRESIDENTE
DELLA REPUBBLICA
• «Quei valori di libertà, giustizia, uguaglianza fra gli
uomini, rispetto dei diritti, delle capacità e del merito di
ognuno sono ancora oggi il fondamento della coesione
della nostra società ed i pilastri su cui poggia la
costruzione dell’Europa - sottolinea il Capo dello StatoEssi costituiscono l’essenza del forte e convinto contributo
che il nostro Paese fornisce alla convivenza pacifica tra i
popoli ed allo sviluppo della comunità internazionale».
IL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE
DELLA REPUBBLICA
• Queste le parole che il Presidente della Repubblica Giorgio
Napolitano ha scritto nel suo messaggio in occasione della
Festa Nazionale della Repubblica :
• “Per voi che ascoltate auguro innanzitutto che la festa del
2 giugno possa rappresentare un momento di serenità.
Ma questa giornata è l’occasione per ricordare anche
come nacque, oltre sessant’anni fa, la Repubblica : tra
grandi speranze e potendo contare sulla volontà allora
diffusa tra gli Italiani di ricostruire e far rinascere il Paese,
in un clima di libertà, attraverso uno sforzo straordinario
di solidarietà e unità…
IL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE
DELLA REPUBBLICA
• Riuscimmo in quegli anni lontani a risalire dall’abisso
della guerra voluta dal fascismo, e a guadagnare il
nostro posto tra le democrazie occidentali. E abbiamo
poi superato tante tensioni e prove. Non possiamo
ora permetterci di fare un passo indietro ; sapremo –
ne sono certo – uscire dalle difficoltà e farci valere
ancora una volta, grazie a un forte impegno e slancio
comune.
IL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE
DELLA REPUBBLICA
• Su quali basi un rinnovato sforzo della nostra comunità
nazionale debba poggiare, lo dicono i principi e gli indirizzi
della Costituzione che la Repubblica si diede sessant’anni
fa, in meno di due anni dal referendum e dalle elezioni del
giugno 1946. Ma non posso tacere la mia preoccupazione,
in questo momento, per il crescere di fenomeni che
costituiscono invece la negazione dei principi e valori
costituzionali : fenomeni di intolleranza e di violenza di
qualsiasi specie, violenza contro la sicurezza dei cittadini,
le loro vite e i loro beni, intolleranza e violenza contro lo
straniero, intolleranza e violenza politica, insofferenza e
ribellismo verso legittime decisioni dello Stato
democratico.
IL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE
DELLA REPUBBLICA
• Chiedo a quanti, cittadini e istituzioni, condividano questa
preoccupazione, di fare la loro parte nell’interesse
generale, per fermare ogni rischio di regressione civile in
questa nostra Italia, che sente sempre vive le sue più
profonde tradizioni storiche e radici umanistiche.
Costruiamo insieme un costume di rispetto reciproco, nella
libertà e nella legalità, mettiamo a frutto le grandi risorse
di generosità e dinamismo che l’Italia mostra di
possedere.
Buona festa della Repubblica a tutte le Italiane e gli
Italiani."
IL PRESIDENTE GIORGIO NAPOLITANO MENTRE PASSA
IN RASSEGNA LE FORMAZIONI SCHIERATE
LA PARATA MILITARE
AI FORI IMPERIALI
LE FRECCE TRICOLORI
CARABINIERI PARACADUTISTI
IL PRESIDENTE GIORGIO NAPOLITANO AL TERMINE DELLA
RIVISTA MILITARE PER LA FESTA NAZIONALE DELLA REPUBBLICA
IL PRESIDENTE GIORGIO NAPOLITANO TRA LA GENTE IN
OCCASIONE DELL'APERTURA DEI GIARDINI DEL QUIRINALE PER
LA FESTA NAZIONALE DELLA REPUBBLICA
FESTA DELLA REPUBBLICA
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16 - festa della repubblica