A.S. 2014/15 - Ins. Patrizia D’Errico referente Area musicale scuola primaria plesso Spinelli
I.C. 28 Giovanni XXIII Aliotta Napoli
Il calascione, strumento con manico lunghissimo e cassa a forma di pera, risale al secolo
XVII. A Napoli veniva usato un modello più piccolo, realizzato con legni e intarsi preziosi e
veniva utilizzato nella musica popolare. Persino Pulcinella veniva rappresentato con un
calascione in mano. Nel XVIII secolo è caduto in disuso.
menu
La chitarra battente
ebbe
una vasta
diffusione tra il 1600 e il 1700, ma era già
presente nel centro e nel sud d'Italia fin dal XIV
secolo. Si dice che nasce come strumento ricco
perché suonato nelle Corti ed arriva a noi grazie
alla tradizione popolare che se poi la utilizza.
Un elemento caratterizzante di questa antica
chitarra è la forma simile ad un otto allungato;
essa produce un enorme quantità di armonici
che si fondono bene con la voce umana e
quindi si accompagna bene al canto.
menu
Il mandolino è uno strumento musicale che tuttora
trova largo utilizzo in Italia come nel resto del mondo.
Il mandolino "classico" (o napoletano) è caratterizzato
da quattro corde doppie accordate all'unisono. L'origine
del mandolino risale alla prima metà del XVII secolo: A
metà del Settecento la celebre "Casa Vinaccia"
di Napoli iniziò la produzione di pregiati mandolini
napoletani.
Lo Scetavajasse (fig.1), (in dialetto napoletano "sceta" sta per "sveglia" e "vajassa" che anticamente
indicava la serva e oggi più comunemente indica una donna sguaiata) , che spesso accompagna Putipù e
Triccheballacche, è uno strumento tradizionale partenopeo conosciuto in tutta l‘Italia Meridionale. E'
costituito da due bastoncini di legno, di cui uno liscio e l'altro dentellato, eventualmente con una serie di
piattini metallici sul lato opposto alla dentellatura. Lo sfregamento del secondo bastone sul primo
(abitualmente tenuto con la mano sinistra da un capo e l'altro capo che poggia sulla spalla), provoca il
caratteristico suono.
Triccheballacche Strumento musicale caratteristico della tradizione popolare napoletana (fig.2), consistente
in un telaio di legno nel quale scorrono due martelli anch’essi di legno, che il suonatore fa battere contro un
terzo martello centrale e fissato al telaio: sulle facce esterne dei martelli sono inoltre fissati alcuni dischetti di
latta che tintinnano a ogni colpo
Il Putipù, (fig.3), utilizzato a Napoli ma anche in gran parte del Sud Italia, può essere definito un tamburo “a
frizione”. E’ uno strumento molto conosciuto anche con il nome di "Caccavella" o “Pignato. E’ composto da
una membrana in pelle animale o in tela grossa, una canna (generalmente di bambù) e da una camera di
risonanza (generalmente in legno o in latta). La canna, che viene frizionata con un movimento verso il
basso, produce il caratteristico suono dalla tonalità bassa.
2
1
menu
3
L’organetto può essere definito il padre
della fisarmonica, essendo nato prima di
quest'ultima. È fornita di bottoni e suona
contemporaneamente
la
melodia
e
l'accompagnamento. Nasce a Vienna ma nel
'900 occuperà un ruolo di assoluto rilievo
internazionale.
Nel Sud d’Italia questa fisarmonica viene usata
per l'esecuzione di danze, pizziche e tarantelle
menu
Le castagnette sono uno strumento musicale utilizzato
soprattutto nella musica popolare "mediterranea",
spesso confuse con le nacchere spagnole. Si usano in
coppia e ciascuno strumento emette un suono
leggermente diverso dall'altro. Lo strumento con il
suono più grave viene chiamato maschio e si tiene con
la destra, quello con il suono più acuto viene
chiamato femmina e si tiene con la sinistra. Senza di
esse è impossibile praticare il ballo della tammurriata
perché è proprio la castagnetta che dà il ritmo per
eseguire il brano.
La tammorra è uno strumento
musicale a percussione. È un tamburo a
cornice costituito da una membrana di
pelle d'animale (quasi sempre capra o
pecora) tesa su telaio circolare di legno, in
genere quello dei setacci per la farina, al
quale sono fissati, a coppie, dischetti di
latta detti cicere oppure cimbale ricavati
dai barattoli usati per le conserve. Il suo
diametro è in genere compreso tra i 35 e i
65 centimetri.
Dallo strumento deriva il nome
di tammurriata o anche di canzone ncopp
'o tamburo
menu
Secondo alcuni studiosi il nome "tarantella"
deriva da "taranta", termine dialettale delle
regioni meridionali italiane per designare la
tarantola, un ragno velenoso che si poteva
ritrovare nei campi. Chi veniva morso o
credeva di essere stato morso da una
tarantola tendeva ad un esagerato
movimento e si credeva che una danza
veloce e prolungata provocassero
l'espulsione del veleno attraverso il sudore.
La tarantella è un'ampia e diversificata
famiglia di balli tradizionali distribuiti nelle
regioni dell'Italia meridionale.
La maggior delle tarantelle consiste in balli di
coppia (non necessariamente uomo-donna),
ma esistono forme a quattro persone, in
cerchio e processionali. In alcune zone i
«ballatori» fanno uso di castagnole (dette
anche castagnette o castagnelle) nelle
mani.
Anche i repertori musicali sono vari e
differenti sia sul piano melodico che su
quello degli strumenti usati per suonarli
(canto, tamburo, zampogna, ciaramella,
organetto, chitarra battente, violino,
mandolino, flauto ecc.).
menu
La tammurriata è una danza a coppia,
il ballo dei contadini, un rito di
ringraziamento per i prodotti della
terra.
I suoi gesti possono essere spontanei,
derivati da quelli che si effettuano
durante il lavoro quotidiano nei campi
o in casa, come setacciare la farina o
spezzare i maccheroni, oppure
imitazioni degli atteggiamenti degli
animali come il volo degli uccelli e le
gestualità tipiche dei gallinacei.
Sul tempo scandito dalla tammorra si
aggiunge la ritmica dello schioccare
delle castagnette. La fase del ballo
più coinvolgente e frenetica
è
chiamata rotella o vutata, in cui
cambia il ritmo e la posizione dei
ballatori.
menu
menu
menu
menu
Scarica

gli strumenti tipici / le danze / strumenti popolari nell`immagine artistica