Enrico Borghi
LE 12 AZIONI DI GOVERNO PER UNA
NUOVA
MONTAGNA ITALIANA
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1) Infrastrutture,
viabilità e banda
larga in tutte le aree
montane
L’accessibilità è l’elemento fondamentale per chi
risiede in territori disagiati come le aree montane.
Sia quella tradizionale, legata alla mobilità delle
persone, sia quella innovativa, legata al flusso delle
informazioni. Per questo occorre un rilancio delle
infrastrutture e della viabilità montana, insieme al
completamento dell’innervamento telematico della
montagna italiana già avviato dal governo Prodi con
la liberalizzazione delle frequenze WI-MAX
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2) Copertura dei
sovracosti strutturali
Fornire servizi e fare impresa in montagna costa di
più rispetto ad altre aree del Paese. Dobbiamo
impiegare al meglio i fondi europei 2007/2013, che
ora grazie al governo Prodi possono essere spesi
anche nelle aree montane, utilizzandoli per colmare
il gap di competitività delle imprese montane e
abbattere i maggiori costi dovuti alle distanze e alla
complessità del terreno e del clima. In tale contesto
occorre prevedere idonee misure per il commercio e
l’artigianato delle zone più disagiate e impervie,
dove svolgere tali attività significa corrispondere
anche a azioni di coesione sociale.
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3) Salvaguardia e
potenziamento delle
scuole
La scuola in montagna è il presidio fondamentale
senza il quale una comunità viene meno, e il ragazzo
di montagna deve avere la stessa erogazione di
istruzione di qualità di altri territori. Per questo il
sistema scolastico in montagna deve essere
adeguatamente seguito e sostenuto, con modalità di
organizzazione del servizio adeguate al contesto e
alle caratteristiche dei territori montani e con idonei
incentivi per la stabilizzazione del personale docente
che presta e intende continuare a prestare servizio
nelle scuole situate nei comuni di montagna, al fine
di garantire la continuità didattica e la qualità
dell’istruzione. Gli istituti scolastici comprensivi di
montagna devono diventare, in quest’ottica,
autentici learning point del territorio, e sostenuti nel
processo di loro trasformazione in agenzie culturali e
formative delle aree montane.
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4) Sgravi fiscali per il
riscaldamento
Occorre rendere permanente una misura già
realizzata annualmente dal centrosinistra: la
riduzione del 40% delle imposte sul gasolio e GPL
nelle frazioni parzialmente non metanizzate di
comuni ricadenti nelle fasce climatiche montane, al
fine di eliminare una situazione di ingiustizia nei
confronti di cittadini che non possono usufruire del
servizio di metanizzazione e per questo costretti a
maggiori esborsi anche a causa della maggiori
rigidità climatica
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5) Sanità nelle aree
montane
Erogare prestazioni sanitarie in montagna costa di
più ed è più difficile. Per questo occorre sviluppare
al massimo la telemedicina per avvicinare al
cittadino servizi e prestazioni oggi garantire solo
nelle città, destinando a ciò uno specifico
stanziamento nel Fondo sanitario nazionale. E
occorre anche sostenere finanziariamente i giovani
laureati che si iscrivano a scuole di specializzazione a
condizione che essi si impegnino ad esercitare la
professione stabilmente per un dato periodo di
tempo in seno a strutture sanitarie ubicate nelle aree
montane
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6) Sostegno
all’associazionismo
sociale
La montagna italiana è uno scrigno di associazioni di
volontariato, di terzo settore, di promozione e
valorizzazione del territorio, di quella che viene
chiamata la “sussidiarietà orizzontale”. Essa
consente l’erogazione di servizi di valenza pubblica e
generale in spirito di totale altruismo e gratuità. E’
un’attività altamente meritoria che va promossa e
sostenuta, attraverso specifiche iniziative finanziarie
e incentivanti sostenute dal Fondo per le politiche
sociali.
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7) Sostegno
all’agricoltura di
montagna e alle
pluriattività rurali
L’agricoltore montano svolge una funzione di
carattere generale, perché la sua attività preserva
l’ambiente e tutela la tenuta idrogeologica dei
versanti. Esso deve perciò essere sostenuto sia con
norme che ne agevolino la pluriattività aziendale sia
con la sburocratizzazione di molte procedure
connesse alla loro attività. In tale contesto idonee
misure devono essere previste per le cooperative di
produzione agricola e di lavoro agricolo-forestale che
abbiano sede e che esercitino prevalentemente le loro
attività nei comuni montani.
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8) Eliminazione dei
vincoli burocratici
per l’impiego delle
risorse naturali
montane
Fa parte del capitolo del nostro “ambientalismo del
fare”: troppo spesso imprese che intendono lavorare
in montagna e sfruttarne in maniera sostenibile le
sue risorse incappano in assurde trafile burocratiche
che aumentano a dismisura costi e tempi per avviare
imprese e investimenti. Occorre un disboscamento
normativo e legislativo e la definizione di procedure
e tempi certi e fissati per il rilascio delle
autorizzazioni connesse con le attività produttive ed
edilizie.
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9) Incentivazione del
turismo montano
Occorre semplificare i livelli amministrativi di
promozione del turismo montano, sancendo che le
Comunità Montane costituiscono l’unico sistema
turistico locale per evitare la moltiplicazione di enti e
la dispersione di risorse in tal senso, e riservando in
tal senso una quota non inferiore al 20% del Fondo
Nazionale per il Turismo. Entro questo contesto,
particolare attenzione dovrà essere posta in accordo
con le Regioni ai rifugi alpini e alle strutture ricettive
ubicate in zone disagiate o isolate
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10) Valorizzazione del
patrimonio forestale e
dei terreni incolti a
fini produttivi
L’Italia è un paese “ricco di boschi poveri” e per
questo è costretto ad importare dall’estero il
legname per la propria industria del legno. Occorre
ribaltare il concetto, anzitutto impiegando al meglio i
fondi già stanziati dal governo Prodi per il Piano
Nazionale della Forestazione, e da qui avviare una
fortissima valorizzazione del nostro patrimonio
forestale anche ai fini dell’applicazione del
protocollo di Kyoto, valorizzando al contempo i
terreni montani incolti sottraendoli alla loro
parcellizzazione per farli diventare produttivi sotto il
profilo economico.
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11) Protezione civile e
dissesto idrogeologico
Occorre sostenere e potenziare le attività di
protezione civile nel territorio montano, anche
attraverso la formazione e la messa in rete del
mondo del volontariato, e realizzare un “piano
straordinario di manutenzione ordinaria dei versanti
montani” per prevenire le cause di dissesto
idrogeologico che comportano danni e costi all’intera
collettività nazionale.
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12) Riforma del
Fondo Nazionale per
la Montagna
Le risorse finanziarie che lo Stato destina alla
montagna seguono un percorso centralista ormai
inadeguato. Occorre riformare questo meccanismo,
legando l’alimentazione del Fondo alle disponibilità
fiscali derivanti dallo sfruttamento delle risorse
montane e applicando criteri federalisti di
ripartizione degli stanziamenti, introducendo criteri
di premialità per le amministrazioni in grado di
realizzare progetti innovativi, efficienti e di qualità.
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Vogogna (VB), 10 Marzo 2008