Classe 5° A
a.s. 2007 – 2008
Scuola primaria
“Parini”
Gorla Minore
“A scuola nella savana” è una favola … e
possiamo fermarci qui … ma tra le righe
possiamo leggere la nostra quotidianità, vedere
noi stessi in uno dei personaggi che la
popolano, con i nostri pregi e difetti, con la
nostra diversità ed unicità, in relazione
continua con chi ci vive accanto.
Come adulti e soprattutto come educatori
che operano nella famiglia, nella scuola,
nella società, potremmo farci affascinare
dall’accattivante figura del pipistrello
Radar, educatore socratico, che dà la
verità, ma la induce, la provoca, la porta
alla luce e poi … si tira in disparte, senza
aspettare consensi … pronto a
“provocare” altre occasioni.
Questa favola, creata per l’occasione e
trasformata in semplice rappresentazione
teatrale, ha permesso alle alunne e agli
alunni della 5° A di vivere un percorso di
conoscenza di sé e dell’altro, di
accettazione, di rispetto e apprezzamento
reciproco, lavorando insieme e soprattutto …
divertendosi …
Rita Cattaneo
Scendeva la sera: il sole, come una palla
incandescente, sembrava rotolare oltre la collina. Il
cielo pareva dipinto da sbuffi di fuoco, ora rossi,
ora gialli, impalpabili, vaporosi …
Il grande baobab stiracchiava i suoi rami verso quel
meraviglioso spazio. Tra poco si sarebbe
addormentato e, con lui, tutti gli animali della
sterminata savana. Nella calura della sera i cuccioli
delle varie specie si stavano preparando per la
notte, dovevano riposare per bene. Il giorno
successivo sarebbe ricominciata la scuola, dopo un
lungo periodo di vacanza.
Cristallo, il cucciolo d’elefante, si era
accovacciato ai piedi del baobab, ma
non riusciva a prendere sonno, si
muoveva in continuazione, girandosi e
rigirandosi sul suo letto di foglie.
Pensava al giorno seguente che, per
lui, sarebbe stato in assoluto il primo
giorno di scuola.
.
Non sapeva chi e cosa avrebbe trovato:
aveva paura, ma non vedeva l’ora di iniziare
quella nuova esperienza. Tante erano le
emozioni che si agitavano nel suo cuore, ma la
stanchezza prevalse e il cucciolo si
addormentò.
Saetta, la piccola scimmia, era arrabbiata: non voleva andare
a dormire, ma continuare a dondolarsi, appesa con la coda, al
ramo più alto del baobab.
L’indomani non voleva andare a scuola: era così
bello fare ciò che le pareva per tutto il giorno,
in piena libertà.
Amava scorrazzare per la savana,
arrampicarsi agilmente sui rami, importunare
e prendere in giro gli altri animali, soprattutto
quelli che s’irritavano più facilmente. Da
domani, invece, tutto sarebbe cambiato:
avrebbe dovuto rispettare delle regole,
ascoltare gli altri, controllare la sua vivacità …
Mamma scimmia, da lontano, la chiamò ancora
una volta, con un tono che non ammetteva altri
ritardi.
Saetta scese lentamente dal baobab e,
sbuffando, andò a dormire.
Il cucciolo di camaleonte, Arcobaleno,
continuava a cambiare il colore della sua
pelle: quale sarebbe stato il migliore per
andare a scuola? Come avrebbe dovuto
comportarsi? Di che colore e come
sarebbero stati i compagni? Queste ed altre
domande continuavano ad agitarsi nella sua
mente, mentre si preparava per la notte.
La mamma lo aveva rassicurato dicendogli
che anche lei era andata a scuola e tutto ciò
che le avevano insegnato le era servito per
diventare grande ed imparare a vivere nella
savana; anche le difficoltà e gli errori le
erano stati utili per diventare più forte e
preparata.
Il ricordo di queste parole tranquillizzò Arcobaleno
che, piano piano, si addormentò.
Vaniglia, la piccola giraffa, aveva già
preparato tutto per l’indomani: lo zaino
con i libri, i quaderni e ... naturalmente …
la merenda, delle ottime e tenere foglie
che la mamma aveva raccolto al calar
della sera. Vaniglia non stava più nella
pelle! Domani avrebbe rivisto i compagni,
avrebbe potuto raccontare e ascoltare le
avventure vissute durante l’estate,
avrebbe ricominciato a giocare con loro a
nascondino tra i cespugli della savana.
Avrebbe seguito le storie di animali e
luoghi lontani raccontate dalla maestra,
avrebbe imparato tante cose che ancora
non conosceva.
Era proprio contenta di ritornare a scuola … con questi
pensieri, si addormentò profondamente.
La piccola zebra Pallina si era
accovacciata tra l’erba secca, in un
angolo: continuava a pensare
all’indomani. Era rattristata dal
fatto che sarebbe dovuta restare,
per alcune ore della giornata, lontana
dalla sua mamma, che le dava tanta
sicurezza, e dal suo rifugio dove si
sentiva protetta.
Avrebbe dovuto impegnarsi e
faticare, ascoltare tante cose che
non le interessavano poi molto,
sopportare alcuni compagni invadenti
e dispettosi.
Rimpiangeva già la tranquillità delle vacanze
appena trascorse … quando si addormentò.
Giunse l’alba: il cielo era tinto di rosa,
sfumature viola e arancione illuminavano l’aria,
poi … all’improvviso il sole fece capolino dalla
linea dell’orizzonte. I suoi raggi baciarono il
grande baobab che, sbadigliando, si svegliò.
Ad uno ad uno tutti gli animali della savana
aprirono gli occhi sulla nuova giornata che li
attendeva.
Anche i cuccioli tornarono dal mondo dei
sogni, chiamati dalle dolci voci delle loro
mamme.
Poco dopo, davanti alla scuola, ai piedi del
grande baobab, c’erano cuccioli di ogni specie.
Ad uno ad uno tutti presero posto. C’era
silenzio … ognuno spiava il vicino con un po’ di
timore.
Dopo un periodo di tranquilla convivenza in
cui ogni piccolo cercava di adattarsi alla
nuova situazione, cominciò ad avvertirsi
“qualcosa” che rendeva l’ambiente carico
di nervosismo. Erano tanti, vicini, anzi …
MOLTO VICINI, … TROPPO VICINI ….
Saetta non riusciva a stare ferma,
continuava a saltellare, girandosi e
rigirandosi a destra e a sinistra, finché …
un tonfo fece voltare tutti: la piccola
scimmia era a terra, con le zampe in aria
e la coda impigliata tra le zampe della
giraffa!
Tutti gli animali si misero a ridere,
ciascuno facendo il proprio verso: ululati,
ruggiti, fischi, latrati, grida … TUTTI
CONTEMPORANEAMENTE! La confusione
era terribile e cominciarono a litigare:
ELEFANTE: ”Non sei capace di stare ferma
un momento, sei peggio di un terremoto!”.
ZEBRA: “Taci tu, con quel naso così lungo e
quel corpo extralarge, quando ti muovi fai
solo danni!”
GIRAFFA: “Ha parlato il quaderno a righe
bianche e nere … chissà, forse quando
faremo matematica diventerai a quadretti!”
CAMALEONTE: “Smettila di giudicare tutti
dall’alto in basso! Solo perché hai il collo
lungo, pensi di essere superiore a noi!”.
GIRAFFA: “Ehi, TV-color! Taci e vai a fare
il semaforo al fiume: dirigi il traffico degli
ippopotami al bagno!”.
ELEFANTE: “Cosa hai da dire dei miei cugini
ippopotami?”:
ZEBRA: “Lasciamo perdere .. regala loro
qualche doccia-schiuma profumato, forse è
meglio!”:
SCIMMIA: “Profumano come te, cara zebra,
violetta africana!”
Tra urla e spintoni, cominciarono a
litigare. Uno dopo l’altro ogni
cucciolo cominciò a trovare da
ridire qualcosa sull’altro: al
coccodrillo fu detto che la sua
pelle sembrava una borsetta per
signora, alla iena, che rideva
sempre, di andare dal dentista a
farsi fare qualche otturazione,
alla gazzella di smetterla di
saltellare stupidamente da mattina
a sera, al serpente di non
arrampicarsi sulle zampe dello
struzzo, agli uccelli di tacere un
po’…
Ad un tratto, in mezzo a quella
confusione e alle tante arrabbiature si
sentì una voce stridula, ma chiara, dire:
“Amici, smettetela!”
Tutti ammutolirono: da dove veniva quel
messaggio?
Si guardarono intorno e videro …
Radar, il pipistrello!
Non lontano da loro, aveva osservato
in silenzio ciò che era successo.
Passando molto tempo appeso ai rami
del baobab, a testa in giù, il
pipistrello aveva sviluppato una
capacità che gli altri animali non
avevano: vedere le cose da punti di
vista diversi e ciò lo aveva reso
saggio.
PIPISTRELLO: “E’ possibile che
sappiate solo litigare, spingervi e
prendervi in giro? Cercate di vivere
meglio e con più calma!”
Piombò un silenzio assoluto, tutti
rimasero a bocca aperta,
disorientati: nessuno voleva
ammetterlo, ma ognuno sapeva
benissimo che il pipistrello aveva
ragione.
Radar osservava gli sguardi
pensierosi dei cuccioli ammassati ai
suoi piedi. Conosceva la soluzione del
problema, abituato com’era a
pensare e vedere le cose da vari
punti di vista, ma non l’avrebbe
suggerita: la soluzione sarebbe
dovuta nascere da qualcuno dei
piccoli animali ed essere coltivata
dagli altri.
Dopo qualche momento, Saetta osservò:
SCIMMIA: “Siamo troppo diversi per vivere insieme:
o qualcuno se ne va’, o stabiliamo delle regole che
tutti devono rispettare!”
Gli altri cuccioli ci pensarono un po’ e giunsero alla
conclusione che quella era l’unica soluzione possibile.
Non senza difficoltà gli animali pensarono ai motivi
per cui avevano litigato, si resero conto che ognuno
aveva le “sue ragioni” che dovevano essere capite
per trovare soluzioni adatte a tutti.
Stabilirono alcune regole:
CAMALEONTE: “Nessuno deve fare il prepotente e
prendere in giro gli altri perché sono diversi!”
GIRAFFA: “Nessuno deve pensare che
l’altro sia inferiore, se si comporta in
un certo modo c’è un motivo che bisogna
capire!”
ELEFANTE: “Bisogna comprendere le
necessità di tutti e trovare un
accordo!”
ZEBRA: “Bisogna accettare l’altro così
com’è!”
Nei giorni seguenti la pace sembrava ritrovata: le
lezioni e le attività si svolgevano regolarmente
nella scuola ai piedi del baobab.
Ogni tanto qualcuno si arrabbiava e infrangeva le
regole, ma veniva invitato dagli altri a rispettare
le norme stabilite insieme.
Radar però la sapeva lunga e osservava …
aspettando il momento giusto per intervenire.
L’occasione giunse un pomeriggio, dopo la gara di
corsa veloce, mentre tutti i cuccioli si stavano
pigramente riposando all’ombra. Il pipistrello,
quindi, disse:
PIPISTRELLO: “Amici, abbiamo imparato a
non litigare, ma ora dobbiamo fare un passo
avanti. Non litigare vuol dire, infatti,
“sopportarsi”, è già molto, certo, ma non
abbiamo ancora imparato quanto sia bello
essere tutti così diversi, avere
caratteristiche e doti differenti, essere
utili, provare e pensare quello che pensa un
altro amico, in poche parole … ”apprezzarci
vicendevolmente”!”.
I cuccioli si guardarono l’un l’altro: era una buona
idea e si poteva provare. Ognuno cominciò ad
osservare il proprio vicino cercando di scoprire ciò
che “aveva di bello”.
ZEBRA: “Amico elefante, non è vero che la tua
grandezza e la lunghezza del tuo naso fanno solo
danni, sono invece necessarie per sollevare tronchi e
per rinfrescarsi spruzzando l’acqua sulla schiena”.
GIRAFFA: “Scusa zebra Pallina, non volevo offenderti
ridendo per le strisce del tuo mantello: ora mi rendo
conto che le tue righe bianche e nere, ma anche i
colori cangianti del camaleonte, servono per
mimetizzarsi meglio e proteggersi dai nemici!”
ELEFANTE: “Saetta tu rallegri tutti noi nei momenti di
scoraggiamento: non penserò più a te come a un
terremoto, sei una scimmietta vivace e proprio
simpatica!”
CAMALEONTE: “Cara giraffa, non ti prenderò più in
giro per la tua altezza, anzi, se me lo permetterai, mi
arrampicherò sul tuo lunghissimo collo, arriverò alle tue
orecchie e ti racconterò un mucchio di belle notizie!”
I cuccioli erano felici, avevano
scoperto che era bello stare
insieme, che ognuno era
prezioso,che essere così diversi
era una ricchezza … ora non si
guardavano più con timore, ma
con la speranza e la promessa
di nuovi legami e durature
amicizie …
… e … RADAR?
Era sparito … forse era volato
alla ricerca di altri cuccioli che
avevano voglia di imparare che il
mondo, con l’impegno di tutti, può
diventare migliore …
Giorgia, Mohammed, Alessandro, Jozef, Christian,
Paola, Giada, Francesca, Yuri, Marco, Luca, Patrick,
Ibtissam, Francesco, Anmolpreet, Vittorio.
Testo: Rita Cattaneo
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A scuola nella savana