Progetto DIPO FORMEZ
L’apprendimento significativo di genere
ISTITUTO ALBERGHIERO IPSSAR BRINDISI
Lavino Clarissa 5f
Tutor:
Prof. Flavia Merico
La vita di una stella nasce quando una grande quantità di gas disperso nello spazio,
prevalentemente idrogeno, si concentra e si aggrega a causa dell'attrazione
gravitazionale tra le particelle. Gli atomi di gas così collassano generando un
progressivo innalzamento della temperatura sino a quando gli atomi, invece di
rimbalzare, si fondono tra loro formando elio.
La stella comincia perciò a risplendere.
… mano a mano che l'idrogeno si consuma e si forma l'elio, la stella si espande sempre
più e diventa di colore giallo o rosso: è diventata una gigante rossa.
Le stelle probabilmente si sono formate e continuano a formarsi a partire da nubi
di materiale interstellare, ricche di polveri e gas, che vagano per lo spazio
galattico, al loro interno la materia inizierà a raggrupparsi fra le particelle e
accumulerà sempre più materia in modo tale da far crescere anche le forze
gravitazionali che conseguentemente contrarranno sempre più gli strati interni
della protostella facendone aumentare la temperatura e la densità… Allora le
reazioni termonucleari, che provocando una pressione interna capace di
controbilanciare la contrazione, creeranno uno stato di equilibrio con l'avvio del
processo di nucleo sintesi, nel quale gli atomi di idrogeno si fondono in atomi di
elio con conseguente produzione di enormi quantità di energia .
Successivamente quando inizierà ad esaurirsi il combustibile nucleare, ossia
quando tutto l'idrogeno si sarà tramutato in elio, il nucleo centrale della stella
non riuscirà più a produrre quella quantità di energia necessaria a contrastare
le forze gravitazionali che torneranno così a contrarre l'astro.
Il destino di una stella dipende dalla sua massa. Se è limitata si consuma fino a
collassare trasformandosi in una nana bianca che continua a risplendere a causa del
calore residuo di quando costituiva il nucleo della stella… Col passare del tempo si
raffredda sino a diventare una nana nera che, progressivamente, si spegne. Oppure,
se la massa è sufficientemente grande, la stella può spegnersi in una rapida
esplosione - che può durare da poche ore a pochi giorni - generando una nova,
apparente stella.
Se una stella è molto massiccia, più di 6-7 volte il Sole, quando esplode come
supernova dà luogo all'oggetto più strano e affascinante del cosmo: un buco nero. Il
nucleo della stella crolla sotto il proprio peso e non riesce a controbilanciarlo
nemmeno comprimendosi al massimo. Niente può fermare la caduta della materia
verso il centro della stella, finché l'intera massa del nucleo non si concentra in un
unico punto! L'oggetto che si forma, il buco nero, è qualcosa di così strano e così
estremo che non può essere descritto con le leggi della fisica che valgono sulla Terra.
La gravità di un buco nero, infatti, è così grande da comprimere la materia che lo
compone fino ad una densità praticamente infinita. Essa si trova quindi in uno stato
fisico a noi sconosciuto.
La forza di attrazione gravitazionale di un buco nero è immensa: qualunque cosa che
gli passi troppo vicino viene catturata e vi cade dentro, senza poterne più uscire.
Nemmeno un raggio di luce, che è la cosa più veloce che esista in natura, può sfuggire
a questo mostro: non potendo emettere radiazione, esso è completamente oscuro e
non può essere "visto".
La storia delle donne nella cultura e nella vita civile è stata una storia di
emarginazione fino alla fine dell'Ottocento e in gran parte ancora fino alla metà del
Novecento. Per secoli le donne che potevano avere accesso all'istruzione erano
quelle rinchiuse nei conventi. Forse per questo le donne che sono emerse nel passato
erano soprattutto umaniste, pittrici, scrittrici, poetesse, ma molto più raramente
scienziate; Malgrado le difficoltà incontrate, non sono poche le scienziate che
hanno portato importanti contributi allo sviluppo della scienza. La storia ci
tramanda i nomi di diverse famose scienziate. Oggi solo nel campo dell'astronomia
sono più di 2000 ne citiamo alcune.
Sophie Brahe (1559-1643)
Fu considerata una delle donne più erudite della sua epoca. Autodidatta e sorella del
celebre astronomo Tycho, gli fece da assistente nell’isola di Hven presso il suo
personale Osservatorio Astronomico.
All’età di quattordici anni Sophie è già assistente di Tycho a Kunstorp durante
l’osservazione dell’eclisse lunare avvenuta l’8 dicembre del 1573, che avevano calcolato
assieme in precedenza; ma cruciale fu l’anno precedente e precisamente la sera dell’11
novembre del 1572, quando comparve in cielo, nella costellazione di Cassiopea, una
nuova stella. La studiarono tramite un sestante, con bracci molto lunghi, utilizzato per
effettuare misure di posizione dello strano fenomeno celeste che rimase visibile per 18
mesi, in seguito venne descritto nella prima opera con il solo nome di Tycho De nova
stella (La stella nuova). L’evento astronomico che aveva attratto l’attenzione dei
Brahe, non era altro che una “nova” ovvero una stella che aumenta la propria
luminosità in modo violento.
Il contributo da lei apportato all’astronomia non venne mai riconosciuto
autonomamente ed oggi non è più possibile ricostruire la sua partecipazione al lavoro
del fratello poiché non esistono documenti specifici sulla sua vita e sulla sua opera. Il
filosofo e fisico Pierre Gassendi scrive nella biografia di Tycho Brahe che la sorella era
dotata di eccezionali conoscenze in matematica ed astronomia
Elisabetha Koopman-Hevelius (1647-1693)
Astronoma polacca che fin da piccola si dilettava di astronomia e a soli sedici
anni divenne la seconda moglie di un ricco commerciante di Danzica di 36 anni più
vecchio che fortunatamente condivideva la sua stessa passione, ovvero il famoso
Johannes Hevelius (1611–1687). Il loro osservatorio privato venne fatto costruire
sui tre tetti di case confinanti ed essa ne divenne responsabile facendo anche da
assistente ai numerosi astronomi che lo visitavano. Anche loro cercarono di
migliorare le tabelle delle orbite planetarie di Keplero e di compilare un catalogo
stellare, ma un incendio distrusse l’osservatorio e i loro dati astronomici.
Elisabetha dopo la morte del marito proseguì da sola l’avventura pubblicando i
risultati delle sue osservazioni. Solo due opere ci sono giunte con la sua firma: il
Firmamentum sobieskanum e Prodromus astronomiae il più vasto catalogo astrale a
tutt'oggi esistente ottenuto senza l’ausilio del telescopio, che conteneva la
posizione esatta di quasi 2000 stelle
Henrietta Swan Leavitt (1868 – 1921)
Studiò le stelle variabili presenti nelle Nubi di Magellano, scoprì la
presenza di stelle cefeidi, un tipo particolare di stelle variabili, e nel
1912 scoprì l’importante relazione tra magnitudine apparente media
osservata e periodo delle stelle cefeidi. Diversi scienziati proposero il
suo nome per il premio Nobel del 1925, ma lei, già ammalata da tempo,
morì nel 1921.
Margaret Burbidge (1919-)
I meccanismi dietro la produzione degli elementi più pesanti (il processo s e il processo r)
furono messi in evidenza in un lungo articolo teorico, pubblicato nel 1957: “Sintesi degli
elementi in una stella” (Burbidge et al., 1957). Questo articolo rivoluzionario e ancora attuale è
firmato B2HF, che non è uno strano composto chimico ma le iniziali dei cognomi degli
scienziati che lo scrissero: Margaret Burbidge, Geoffrey Burbidge, William Fowler e Fred
Hoyle.
Margaret Burbidge è ancora attiva nella ricerca, come professore emerito di fisica all’Università
di California, San Diego, USA. Quando era una ragazza, suo nonno le diede libri divulgativi
sull’astronomia: “Vidi nascere la mia passione per le stelle all’età di 4 anni”, scrive nella sua
autobiografia (Burbidge, 1994), “unita all’altro mio diletto, i grandi numeri”. La sua vita è stata
piena di scoperte scientifiche e battaglie politiche, non è sempre stato facile essere una
scienziata donna, ma lei non ha mai ceduto. “Se incontri un ostacolo, trova un modo per
aggirarlo”, suggerisce Il resto del gruppo non è da meno: Fred Hoyle e il marito di Margaret,
Geoffrey Burbidge, sono famosi per le loro teorie iconoclastiche che si oppongono alla teoria
del Big Bang, mentre William Fowler condivise il Premio Nobel per la fisica nel 1983 per i suoi
studi teorici e sperimentali sulla nucleo sintesi
Margherita Hack (1922-)
Ha effettuato ricerche nell'astrofisica e in particolare nello studio delle stelle con
caratteristiche particolari, nonché del loro stadio evolutivo; si è occupata anche di
stelle binarie interagenti. Ha diretto l'Osservatorio Astronomico di Trieste dal 1964
al 1987, portandolo a rinomanza internazionale. Membro delle più prestigiose Società
fisiche e astronomiche, Margherita Hack è stata anche direttore del Dipartimento
di Astronomia dell'Università di Trieste dal 1985 al 1991 e dal 1994 al 1997. Ha
pubblicato oltre 250 lavori originali su riviste internazionali e molti libri sia divulgativi
sia di livello universitario.
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