1. Sintesi del percorso educativo
La ricerca storica come “viaggio nel passato” e “vita nel presente” è stata la base di
partenza. L’obiettivo principale è la costruzione di una “memoria” che è passato e ricordo
ma anche presente e costituzione dell’io.
Seguendo un itinerario che va dalla formazione della Terra ai … Romani, i bambini sono
stati messi nella condizione di “vivere” in tempi e spazi diversi e a loro cronologicamente
lontani. La scoperta del territorio, le prove di scavo, lezioni di ceramica preistorica e di
pittura rupestre,… hanno contribuito a diminuire il divario esistente tra “storia antica” e
“realtà presente”. L’idea poi di mascherare i bambini da antichi romani in occasione del
Carnevale, ha contribuito, invece, a collegare passato e presente: il passato come studio di
usi, costumi e modi di vita del popolo romano; il presente come analisi del quotidiano: noi i
piccoli romani del 2004 alla ricerca di una identità.
È per questo che il percorso didattico che inizialmente aveva visto la scelta tematica de
LA CITTA’, si è intrecciato con il tema IL VIAGGIO, inteso proprio come un viaggio nel
passato (in terre lontane, in ambienti preistorici e con personificazioni immaginate) alla
ricerca di una realtà antica ri…raccontata con un po’ di fantasia e con linguaggi moderni.
2. L’opera realizzata: “Ri…racconto la Storia”
Si tratta di una raccolta di testi rielaborati dagli alunni delle classi terze sui temi storici che di volta in
volta si andavano ad esaminare.
La raccolta vuole essere un modo per “ri…raccontare” la storia attraverso l’immaginazione e la fantasia
creativa.
I bambini sono stati invitati a:
- elaborare immagini della “Favola antica” letta e raccontata dall’insegnante;
- a raccontare una storia dal titolo: “C’era una volta un mammut”;
- a identificarsi con … Mahor, un bambino della preistoria e descrivere il suo ambiente, il suo modo di vivere,
i suoi passatempi;
- a reinterpretare …Otzi, l’uomo venuto dal ghiaccio;
- a vivere come Amoa, un giorno nella preistoria;
- a identificarsi con …Radam, lo scriba del re, per vivere un giorno in Egitto;
- a travestirsi da “antico romano” per partecipare alla sfilata di Carnevale per le vie del quartiere.
Tutto questo è raccontato e documentato, con il linguaggio semplice dei bambini, nel volume realizzato, e
rielaborato con il linguaggio evoluto delle tecnologie, nel cd-rom allegato.
Anche questo è un misto tra le tecniche del passato (scrittura con carta e penna) e le tecnologie del
presente (videoscrittura, scansione, costruzione di una presentazione ipertestuale).
Premessa
… “La memoria è la facoltà più singolare della mente umana. (…)
L’uomo dipende dalla memoria, … se si riuscisse a “vederla” …, la
memoria apparirebbe come un gomitolo compatto, il cui filo che lo
compone, dipanandosi, porta all’indietro, fino a quell’ultimo, misterioso
capo, celato nel suo cuore più profondo, raggiunto il quale il percorso
da dove è cominciato finisce (nella memoria inizio e fine spesso sono
la stessa cosa …) … Ma quel filo, nella memoria è pieno di nodi,
intrecci, … “
da A. Rosa, L’Alba di un mondo nuovo, Ed. Mondolibri, 2002
La proposta didattica, come appare anche nella
sintesi che accompagna la scheda B, aveva lo scopo di
sollecitare la memoria in molti dei suoi aspetti: la memoria
integratrice, la memoria regolatrice, la memoria dei ricordi,
la memoria mnemonica (quella dei verbi, delle tabelline, …),
la memoria immaginativa e quella fantastico-creativa.
Il risultato è questo piccolo volume realizzato da
insegnanti ed alunni di terza elementare che, usando la
memoria altrui, hanno rielaborato fatti e hanno iniziato a
costituire la loro “memoria
1
C’era una volta, tanti tanti
anni fa, una grande palla di
fuoco che
girava nello
spazio finché un giorno ci
fu un grande boato e la
palla scoppiò. Divenne in
tanti pezzetti fatti di
fuoco e, il più grande di
questi pezzi, formò la
Terra.
2
Per raffreddarsi impiegò
moto tempo ed il calore
che
emetteva
era,
all’inizio, molto forte. Col
passare del tempo, il
fuoco si spense e sulla
Terra
si
formarono
montagne, pianure, valli.
3
Il vapore del fuoco e delle
eruzioni
vulcaniche
formarono l’aria e le
nuvole:
queste
ultime
fecero cadere tanta acqua
che si raccolse sulla Terra.
L’acqua caduta dal cielo
riempì le valli e si
formarono laghi, fiumi,
mari e lagune.
4
In un punto piccolissimo
della Terra, che poi
prese
il
nome
di
Pietraroja, si formò una
grande laguna dove iniziò
una cosa stupenda: la
vita.
5
Il sole era caldo e le prime forme di
vita nacquero nell’acqua ed erano
organismi minuscoli. Poi, pian piano,
questi organismi divennero più grandi e
nacquero i pesci. Sulla terra ferma,
intanto, gli scorpioni cacciavano i
millepiedi e si nascondevano in terreni
paludosi. Spuntarono le prime piante
che, all’inizio erano senza foglie e senza
fiori e i pesci, modificando le loro pinne,
si
trascinarono
fuori
dall’acqua,
stabilendosi sulla terraferma.
6
Cominciarono a comparire i
rettili: degli strani animali simili
alle nostre lucertole e ai nostri
coccodrilli; le piante iniziarono
a germogliare le foglie e
nacquero
i
primi
fiori.
Nell’intrico
delle
enormi
foreste volavano insetti come
libellule mentre nell’acqua e
sulla terraferma vivevano anfibi
e rettili.
7
Passarono ancora tantissimi anni e
sulla Terra comparvero i dinosauri,
detti i giganti del nostro passato.
Questi vissero incontrastati per
molto tempo; alcuni di loro erano
inoffensivi e vegetariani, altri
erano predatori spietati dotati di
una terrificante dentatura,
tagliente come la lama di un rasoio,
con la quale squarciavano il corpo
delle loro vittime per nutrirsi della
loro carne
8
Sulla terra intorno a
quella laguna, un giorno
si schiuse un nuovo dal
quale venne fuori un
piccolo dinosauro veloce
e scattante che noi,
oggi, abbiamo chiamato
CIRO.
9
Questo animaletto era
carnivoro, cioè mangiava
solo carne ed era piccolo,
agile e molto astuto.
Trascorreva il suo tempo
sulle rive della laguna: per
cercare di trovare il cibo
necessario a vivere,
cacciava altri animaletti
correndo velocemente sulle
zampe posteriori.
10
Tutto era tranquillo finché
un giorno successe qualcosa
di strano: il mare coprì tutte
le terre, le montagne si
incendiarono
cacciando
fuoco, tutto bruciava e la
terrà tremò.
11
Il Piccolo CIRO non sapeva dove
andare, cercò di scappare ma la
catastrofe fu così grande che tutta
la laguna si trasformò. CIRO il
piccolo dinosauro, restò sepolto
sotto uno strato di fango insieme ad
altri dinosauri e ai pesci che
vivevano nella laguna.
Il mondo dei dinosauri era finito.
Iniziava un’altra era: nasceva l’uomo
in un ambiente completamente
diverso.
Oscar, il mammut, un giorno andò a cercare da
mangiare e incontrò un uomo. Dietro all’uomo ci stavano gli
elefanti e poi vide altri uomini che avevano lance. Oscar
scappò via, correndo tanti pericoli.
Fece buio e non riusciva ad arrivare alla sua
caverna. Si impaurì perché si sentivano tanti rumori nella
foresta. Alla fine riuscì ad arrivare. Non si vedeva niente.
Lui cercò di accendere il fuoco, ce la fece e cominciò a
vedere qualcosa. Aveva tanta fame, ma nella caverna non
c’era nulla e, così quella notte, andò a dormire senza cena!
Matteo Tanni
Tanto tempo fa viveva un mammut che si chiamava Tiziano. Viveva sotto
un albero di mele, lui a pranzo con la proboscide prendeva qualche mela
e se la mangiava. I suoi occhi erano gialli e molto belli.
Un giorno lui è andato a fare una lunga passeggiata per tutta la foresta
e poi è tornato sotto il suo albero perché è iniziato a piovere. Il giorno
dopo, che era una bellissima giornata, è andato, di nuovo, nella foresta e
ha conosciuto molti uomini e, un altro mammut. Era una femmina. Si sono
innamorati e dopo un po’ di giorni si sono sposati. La donna mammut gli
propose di cambiare casa. Lui allora chiamò i suoi amici mammut
muratori e si fece costruire una nuova grotta.
Dopo nove mesi alla donna mammut nacque un piccolo mammut con gli
occhi gialli come quelli del padre, lo chiamarono Cemir e, tutti e tre,
vissero felici e contenti.
Francesco
C’erano una volta quattro mammut, il più piccolo si chiamava
Birillo.
Gli ominidi avevano visto i mammut, li attaccarono ed erano
pronti per sferrare l’attacco finale, ma i mammut si difendevano,
anche se non ce la facevano più. Solo Birillo riuscì a salvarsi.
Dopo 30 anni Birillo è diventato grande, incontra un ominide che
si era perso nella foresta durante una caccia: era un piccolo
uomo e si chiamava Peter. A poco a poco diventarono amici e ogni
giorno cacciavano insieme. Venne una glaciazione che li fece
morire, e i loro resti sono stati ritrovati dai paleontologi e così,
Birillo e Peter, si ritrovano ancora insieme in un ... museo.
Davide Verde
Dopo l’era glaciale nacque un mammut. Andava in giro sempre con la mamma, ma
incontrava spesso delle difficoltà.
Quando divenne un po’ più grandicello gli uomini lo cacciavano perché era bello
grasso e grosso. Lui doveva cercarsi il cibo da solo e spesso veniva lasciato solo a
correre molti rischi, pericoli e altre disavventure. Quando divenne un mammut
adulto i suoi genitori erano già morti e, lui doveva sempre fare tutto da solo. Ma
c’erano gli uomini che gli davano sempre la caccia.
Un giorno però si trovò degli amici e, insieme a loro era tutto più facile. Il nostro
amico mammut e i suoi amici, si ritrovarono fuori della foresta. Alcuni di loro si
ritrovarono in una zona desertica al caldo e morirono in poco tempo. Altri
continuarono a girare nella foresta senza mai fermarsi, alla ricerca degli amici. Il
nostro mammut, girando, girando, divenne vecchio, morì, si pietrificò e un
paleontologo scavando nel deserto lo ritrovò e poi lo porto al museo di Roma.
Ludovico
C’era una volta un mammut di nome Oscar che non voleva andare a
caccia di uomini perché i suoi fratelli volevano vedere se aveva
coraggio. Il giorno che è andato a caccia ha visto un uomo che aveva
paura come lui e, allora, il mammut cercò di parlargli, ma lui scappò.
Oscar provò a parlare con l’ominide tutte le volte che andava a caccia.
L’ominide pensò allora che il mammut era buono, e che aveva anche lui
paura di andare a caccia e così un giorno si avvicinò a lui e provò ad
accarezzarlo.
Il mammut capì la sua lingua e anche l’uomo capì quella dell’animale.
Il mammut e l’uomo avevano fatto amicizia. Loro si incontravano tutti i
giorni e si raccontavano la loro storia e tutto quello che avevano fatto.
Poi un giorno decisero di vivere insieme e di aiutarsi.
Da quel giorno furono felici e contenti e, non avevano più paura.
Arianna
Tanto tempo fa viveva un mammut di nome Tic e Tac che
aveva la pelliccia marrone. Aveva le gambe grandi e si
doveva cercare da mangiare. Vagando per la foresta
incontrava altri mammut, uomini primitivi che andavano a
caccia e mammut femmina. Si innamorò di una
“mammuttina”, si fidanzarono e iniziarono a vivere
insieme. Tic e Tac imparò così a prendere l’acqua per
annaffiare i fiori che mammuttina aveva piantato fuori
della caverna.
Davide Lanzeri
C’era una volta un mammut che si chiamava Valerio. Quando
divenne grande conobbe degli ominidi che diventarono suoi
amici.
Una mattina il mammut andò dal papà e dalla mamma e glieli
presentò: “Questi sono Luca, Marco e Ludovico”, disse Valerio.
La mamma rispose: “Che begli amici ti sei fatto, però stai
attento lo stesso. Giocare nella foresta è sempre pericoloso e
potresti farti male!”. Valerio disse: ”Va bene mamma!”. La salutò
e uscì di casa insieme ai suoi amici.
Matteo Bilancioni
C’era una volta un mammut di nome Gianni che aveva compiuto
nove anni. Gianni si mette in cammino e, incontrò, un uomo che
voleva diventare suo amico. I due si misero a parlare. Il tempo
passava e arrivò la notte.
Il papà a le mamma dovevano andare fuori e Gianni non era
ancora rientrato. Infatti si era messo nei guai perché gli
ominidi lo avevano visto e lo volevano uccidere.
Fu proprio l'ominide, suo amico che lo aiutò. Gianni ritornò a
casa e raccontò ai genitori della sua avventura: “Oggi mi sono
messo nei guai, ma poi mi sono salvato”. La mamma gli chiese:
“Come hai fatto?”. Gianni rispose: “E’ stato un bambino che mi
ha aiutato”.
Valentina
C’era una volta un mammut tutto solo che stava girando per
l’isola. Incontrò una mammut e questa mammut gli piaceva,
aveva gli occhi azzurri e la pelliccia molto liscia, ma lui non la
voleva liscia.
Un giorno i due decidono di andare in cerca di molto cibo. E
fu così che i due si fidanzarono e stando insieme erano
molto felici. Dopo alcuni mesi la mammut partorì ed ebbero
due figli, una femmina e un maschio e loro divennero papà e
mamma. Si cercarono una grotta più grande in cui andare a
vivere, ne trovarono una con due piani e vissero lì felici e
contenti per molti anni.
Valeria
Il mammut è un animale vissuto prima di noi. Un mammut di
nome Oscar andava in giro, un uomo incontrò il mammut di
nome Oscar, prese una pietra e gliela tirò, ma il mammut se ne
accorse, si spostò e se ne andò verso la sua tana. Mentre
camminava inciampò e si impigliò tra i rami. L’uomo chiamò il
suo gruppo, videro il mammut per terra e, ... lo aiutarono a
liberarsi. Così il mammut divenne amico di quel gruppo di
ominidi.
Un giorno però arrivarono degli uomini diversi che rapirono
Oscar, stavano per ucciderlo e mangiarlo quando gli ominidi
suoi amici se ne accorsero e combatterono con gli altri.
Mentre loro combattevano il mammut si rialzò e se ne andò.
Sara
C’era una volta un mammut di nome Dumbo che alcuni uomini del
circo lo volevano far lavorare. Lui non voleva perché non sapeva
fare niente e non pensava che loro glielo potevano insegnare.
Un giorno gli uomini del circo lo presero e gli stavano
insegnando a ballare ma lui cascò per terra, poi scappò via. Il
giorno dopo gli uomini lo ripresero, era il giorno del balletto,
entrarono nel palco e il mammut gli saltò addosso. La gente
pensava che quello era il balletto e applaudì molto. Il mammut
fu contento anche perché pensava di aver imparato a ballare.
Francesca
C’era una volta un mammut di nome Oscar che tutti gli altri
odiavano perché si vantava di essere enorme. Tutti gli uomini
primitivi cercavano di catturare Oscar, ma non ci riuscivano
mai. Quando lo trovavano, visto che la foresta era grandissima,
lanciavano un bastoncino in aria, così tutti potevano capire
dove si trovava Oscar.
Un giorno, però, un uomo primitivo, per sbaglio, lanciò il
bastone in testa ad Oscar. Oscar si infuriò e corse incontro
all’uomo che aveva una grotta dietro di lui. L’uomo si spostò e
Oscar andò a sbattere contro la roccia della grotta e le zanne
gli si intrappolarono nella caverna e rimase lì intrappolato per
qualche ora.
Claudio
Il mammut Oscar viveva nei periodi glaciali. Un giorno
Oscar si allontanò dalla sua famiglia e si perse. Un uomo, lo
voleva uccidere, per mangiarlo.
Il mammut Oscar non sapeva cosa fare, era circondato.
Fece un grande salto che riuscì a scavalcare il cerchio dei
cacciatori. Oscar cominciò a scappare e gli uomini non
riuscivano a prenderlo. Oscar si era fermato perché c’era
un burrone e ad un tratto si fece coraggio e con le sue
zanne fece volare, uno alla volta, tutti gli uomini.
Marco Ventrelli
C’era una volta un mammut che non aveva da mangiare. Ad
un certo punto vide un bosco, ma anche lì non c’era
neanche una foglia.
Aspettò ore ed ore che crescesse qualche foglia e,
finalmente ne vede spuntare una. La mangia, poi ne spunta
un’altra e la mangia.
Così via.
Il mammut era così sazio che non mangiò più per cinque
giorni.
Maurizio
C’era una volta un mammut che si chiamava Luca.
Era molto sbadato! Quando camminava in gruppo non si
poteva contare su di lui e, un giorno, si perse sulle montagne.
Allora disse. “Sono proprio uno sbadato!”. Continuava a
camminare e non si accorgeva che girava in tondo.
Pensava: “Mia madre e mio padre, saranno in pensiero per me
e poi ... ho fame!”.
Ad un tratto fece un urlo, poi guardò in terra e trovò le
tracce degli altri. Le seguì e ritornò a casa. Quando arrivò
disse: “Mamma, papà avevo molta paura e tanta fame!”.
Federico
C’era una volta un uomo che si chiamava Grump.
Un giorno Grump vide un grande animale con la pelliccia
marrone. Grump si avvicinò e all’improvviso il mammut si
svegliò. Grump gli chiese come si chiamava e, il mammut
rispose: “Mi chiamo Erman”.
Il mammut gli fece un sacco di scherzi. Grump non era tanto
contento che Erman gli facesse gli scherzi e così Grump, una
notte, andò a casa di Erman e gli fece anche lui gli scherzi. La
mattina seguente Erman andò da Grump e gli disse: “Facciamo
così, nessuno di noi si fa più scherzi” e, da quel giorno, vissero
felici, sereni e contenti.
Marco Pungitore
C’era una volta un mammut che viveva da solo e aveva
gli occhi normali e la pelle marrone. Era solo e
gironzolava nell’isola.
Incontrò una femmina e da quel giorno stavano
sempre insieme. Lui era innamorato di lei.
Ma il mammut si invecchiò e morì, e la femmina restò
sola.
Cristian
Mahor un
bambino
della
preistoria!
Ciao, sono Mahor, un bambino della preistoria.
Mia madre si chiama Ur e mio padre Ramen. Ho altri
quattro fratellini e tutti insieme viviamo in una grande caverna.
Mio padre va a caccia di mammut, è così che riesce a procurarsi
la carne per tutta la famiglia. Con la pelliccia mamma prepara i
nostri vestiti.
Durante il giorno noi bambini aiutiamo la mamma nella
raccolta delle bacche e dei semi per la cena. Ho molto tempo
libero e con i miei fratellini giochiamo al lancio dei sassi, oppure
proviamo ad arrampicarci sulla roccia. Ma la nostra attività
preferita è imparare ad accendere il fuoco e preparare le
amigdale e gli altri oggetti utili per la caccia.
Daniela
Ciao, sono Mahor, un bambino della preistoria. La mia mamma si chiama
Ursola e il mio papà si chiama Rambo. Sono alto, ho gli occhi marrone scuro,
ho tanti muscoli e quando qualcuno vuole una sfida a lotta, io lo batto
sempre. Vivo nelle foreste, e questo è molto divertente perché gioco tutto
il giorno e poi la sera rientro a casa. Durante il giorno faccio tante attività:
gioco nell’erba, accendo il fuoco, ma la mia preferita è andare a caccia con
papà. Mi diverto molto perché vivo avventure e certe volte vado al lago.
I miei amici sono la scimmia e il mammut, con loro durante il giorno non mi
annoio mai. Io gioco con la scimmietta, che si chiama Cicita: è piccolina, ha
un pelo molto bello che quando lo tocco mi fa venire la pelle d’oca.
Vivere in questo periodo è bello perché puoi fare quello che vuoi e poi
ammirare la natura.
Marco Pungitore
Ciao,
sono Mahor, un bambino della preistoria.
Mi presento: sono vestito di pelliccia di mammut e vivo con mamma
e papà. Papà si chiama Mamuto, mamma si chiama Chiarona.
Durante il giorno gioco con il mio amico Roaman. Quando i miei amici
non mi vogliono far giocare, io gioco con la scimmietta e un
mammut. Io vivo nella foresta.
Vivere in questo tempo è bellissimo. Io e i miei amici tiriamo i sassi
dentro lo stagno e, così passiamo il tempo.
Federico
Ciao,
sono Mahor. Mi presento: sono di media statura, ho il naso a
patata e gli occhi marroni. Vivo in una foresta con mia madre,
mio padre e i miei fratelli. Durante il giorno gioco con i miei
fratellini sugli alberi ad arrampicarci, a saltare e a
nasconderci.
I miei amici sono una scimmietta e un piccolo mammut, ma
anche i cuccioli di tigre. Gioco con gli animali e non mi annoio.
Vivere in questo periodo è molto bello.
Maurizio
Ciao,
sono Mahor, un bambino della preistoria. Mi presento: sono il figlio di un
homo sapiens sapiens, sono alto, intelligente, molto abile e riesco ad
arrampicarmi molto velocemente sugli alberi.
Vivo in Africa, in una foresta buia e fitta e me ne sto bello al caldo nella
mia capanna. Durante il giorno aiuto mamma nella raccolta delle bacche,
delle mele e delle noci, ... I miei amici sono Mau, Rider e Pisc. Gioco con loro
ad impastare la terra con l’acqua e, quando abbiamo finito ci facciamo un
bel bagno nell’acqua del lago e tiriamo i sassi nell’acqua per vedere chi li
lancia più lontano.
Vivere in questo periodo è molto bello perché si vive bene, si può stare
all’aria aperta e anche a contatto con la natura. Io da grande vorrei
diventare un “grande cacciatore di mammut”, proprio come mio padre.
Marco Ventrelli
Ciao, sono Mahor, un bambino della preistoria. La mia mamma si chiama Scirchi. E’
molto alta e non riesce a piegarsi molto, è per questo che noi bambini dobbiamo
andare con lei a raccogliere i frutti. Ho due fratelli piccoli che mi seguono sempre,
anche sugli alberi.
Il mio papà si chiama Roah. Va a caccia tutti i giorni e cattura sempre almeno tre
conigli. Vivo in una palafitta che ha costruito papà quando aveva diciannove anni. La
palafitta si trova al centro di una delle foreste più grandi, vicino ad un torrente.
Ah, dimenticavo di dirvi che i miei genitori fanno parte degli uomini sapiens-sapiens.
Durante il giorno cerco sempre di scappare dai miei fratellini e da tutti i loro piccoli
amici. Io ho solo un’amica che si chiama Peroscina. E’ una scimmietta che ho trovato
ferita sotto un albero, ma non so ancora come si è fatta male. Io gioco con i miei
fratellini e con Peroscina a chi tira il sasso più lontano. Però vinco sempre io, perché
sono più forte di loro tre.
Vivere in questo periodo della preistoria è bello perché così ammiro la natura che
tra un po’ di millenni, non ci sarà più.
Claudio
Ciao,
sono Mahor, un bambino della preistoria. Mi presento: sono
un cucciolo di homo erectus e vivo in una caverna piena di
ragnatele; durante il giorno ci gioco sempre. I miei amici
sono la scimmia e il mammut, infatti quando non ho niente da
fare li vado a trovare nella foresta e gioco con loro ad
aggrapparmi sui rami, a nascondermi tra i cespugli che hanno
dei frutti, così, se ho fame li mangio.
Vivere in questo periodo è bello perché ci sono tanti amici.
Francesca
Ciao, mi presento, sono Mahor e ho cinque fratellini, uno più piccolo
dell’altro. Mia madre si chiama Minuia e mio padre Sigiris.
Vivo in una grandissima grotta con la mia famiglia. Mio padre per
non farci prendere freddo accende il fuoco e dopo va a caccia di
carne per farci mangiare. Mia madre ci fa un po’ di vestiti così
dormiamo meglio.
Durante il giorno gioco con le mie migliori amiche: Misur e Gustaj,
giochiamo sempre insieme. Io gioco con i bastoni, faccio lotta con
mio fratello e, poi, faccio la gara a chi tira più lontano i sassi.
Vivere in questo periodo è molto bello e si vive molto bene.
Valeria
Ciao,
sono Mahor, un bambino della preistoria. Mi presento: sono figlio di
un homo erectus, sono alto e magro e sono molto giocherellone. Io,
la mamma e il mio papà viviamo in una caverna illuminata dal fuoco
che ho acceso io con l’aiuto della mamma.
Durante il giorno io e papà andiamo a vedere i mammut e, se ho
tempo, vado a giocare con i miei amici davanti alla caverna. Io gioco
soprattutto con Nisham, la bambina che abita davanti a me.
I miei amici sono Nisham, Sengi e una scimmietta che è sempre
attaccata a me. Noi giochiamo a prenderci e io, sono sempre quello
che inizia. Vivere in questo periodo è bellissimo.
Valentina
Ciao,
sono Mahor, un bambino della preistoria. Mi presento: sono figlio di
un homo erectus, ho tre fratellini. Quando papà va a caccia noi gli
prepariamo le armi per la sua avventura.
Vivo in una grande caverna di pietra e durante il giorno con i miei
fratellini gioco a nascondino; sono sempre io ad accecarmi per primo
e, mi diverto un mondo perché li trovo sempre.
Le mie migliori amiche sono le scimmie. Con loro gioco ad
arrampicarmi sulle liane e a lanciarmi tra i rami. Vivere in questo
periodo è bello perché ci sono più piante e tanti esseri viventi
pacifici e tranquilli.
Matteo Bilancioni
Ciao, sono Mahor, un bambino della preistoria. Mi presento: mi
chiamo Mahor, mio padre si chiama Comer, mia madre Tana e ho
altre due sorelle e un fratello. Io vivo in una foresta, dove ci sono
tanti alberi verdi e grandi.
Durante il giorno mio padre va a cacciare e a cercare il cibo e anche
la carne; mia madre cuce la pelliccia per quando fa freddo e
raccoglie semi e radici. I miei amici sono le scimmie e gli altri
animali. Io gioco con mio fratello e le mie sorelle a tirarci i sassolini
piccoli.
Vivere in questo periodo è bello, perché si può giocare molto a
contatto con la natura.
Davide Lanzeri
Ciao, sono Mahora, una bambina della preistoria. Mi presento: sono alto, quasi più
alto di mio padre che si chiama Ors. Mia madre si chiama mar. Sono anche bello, come
mamma e come la mia sorellina. Io ho due fratelli e due sorelle, loro si chiamano
Devid, Giasmin, Al e Amirta. Vivo in una grotta tutta illuminata dal sole e anche dal
fuoco che fa papà. Io un giorno vorrei imparare a farlo per riscaldarmi.
Durante il giorno cerco di imparare a pescare così, quando mi offendo con mamma e
papà, posso andare a pescare, perché sono una golosona e senza mangiare non ci so
stare. I miei amici sono tanti e ve li dico: il mammut, la scimmia, il leone. Con loro non
ho paura, perché se mi trovo in pericolo mi salvano. Però alcune volte non lo fanno
perché sono più fifoni di me. Loro mi salvano solo se sto per cadere in acqua e la
corrente mi porta via, ma nelle altre avventure mi devo salvare da sola.
Io gioco con i miei fratellini e sorelline, con i miei amici animali e, tutti insieme
giochiamo al tiro alla fune: noi l’abbiamo chiamato così. Vivere in questo periodo è
bello soprattutto per i giochi che ci possiamo inventare tutti insieme.
Arianna
Ciao, sono Mahor, un bambino della preistoria. Mi presento: ho una mamma
che si chiama Jasmin, e il mio papà si chiama Cemeron. Ho altri nove
fratelli: cinque femmine e quattro maschi. Vivo in una foresta e mio padre
per tutta la nostra famiglia ci ha costruito una grande grotta. Durante
tutto il giorno mentre papà va a caccia noi aiutiamo la mamma a preparare i
vestiti di pelle di animali, poi andiamo a cercare bacche e semi per il pranzo
e la cena.
I miei amici migliori sono la scimmia e il mammut a cui tutti i giorni porto da
mangiare. Io gioco con i miei fratelli e le mie sorelle a tirarci i sassi, ma il
nostro gioco preferito è preparare il fuoco per la caverna.
Vivere in questo periodo è bellissimo perché in inverno, di solito,
non ci sono animali feroci e così io e la mia famiglia viviamo tranquilli.
Anna
Ciao, sono Mahor, un bambino della preistoria. Mi presento: sono di media statura e sono molto
resistente. I peli non ce li ho e sono molto intelligente, infatti sono della famiglia dei sapiens
sapiens. Mio padre si chiama Mahoro e mia madre si chiama Noà, ho due fratelli, uno si chiama Ugo
e l’altra, una femmina, si chiama Uga. Vivo in una foresta ricoperta di alberi e se piove, sotto la
foresta non mi bagno. Veramente vivo in una grotta nel mezzo della foresta, cambio spesso posto,
ma quando è sera vado a dormire là. In mezzo a questa foresta possa un ruscello e anche un grande
fiume dove mio padre va a pescare. Viviamo là perché si trova più cibo ed è un posto sicuro.
Durante il giorno io aiuto la mamma a raccogliere le bacche, le ghiande e, se ci sono, anche i frutti.
Mio padre e mio fratello vanno a pescare, mio padre al fiume e mio fratello al ruscello; però certe
volte mio padre va a caccia da solo. Mia sorella sta sempre a riposarsi. Certe volte io e mio fratello
andiamo sugli alberi e disturbiamo gli animali indifesi. I miei amici sono mio fratello, un altro
bambino, un mammut e una scimmia. Ugo è mio fratello, il mio amico si chiama Tarzy, al mammut lo
abbiamo chiamato Paurcy e la scimmia Blablà. Con loro mi ci diverto un mondo, abitano vicino a me e
per fortuna li vedo sempre. Gioco con tutti i miei amici, quando siamo insieme gioco con tutti , ma
certe volte, sto solo con mio fratello. Gioco alle corse, a calcio con la pigna, a costruire cose, a chi
cattura più animaletti o a chi prende più bacche in 60 secondi e, alcune volte, anche a chi ne mangia
di più. Vivere in questo periodo è divertente perché nessuno ti obbliga a fare qualcosa; è anche
bello perché si può giocare a tante cose, ci sono molti nascondigli e anche dei labirinti.
Ludovico
Ciao, sono Mahor, un bambino della preistoria. Mi presento, sono un po’ alto
e un po’ basso.
Vivo in una foresta così verde che quando mi sveglio mi vengono tutte le
bolle perché le zanzare mi pungono.
Durante il giorno mio padre Oror va a caccia di mammut e mia madre Pisc
prende la pelliccia per farci i vestitini a me e ai miei quattro fratelli. I miei
amici si chiamano Tiz e Taz. Ogni volta che sono libero li vado a cercare, e
dopo che li ho trovati ci gioco. Gioco anche con i miei fratellini ad
acchiapparella e a nascondino: io conto, loro si nascondono e quando ho
finito di contare li cerco, li trovo e li acchiappo.
Vivere in questo periodo è brutto perché non ci sono le biciclette e
nemmeno le scarpe.
Davide Verde
Ciao,
mi presento sono un cucciolo di homo sapiens e ho due fratellini. I
miei genitori si chiamano mia madre Ulia e mio padre Adom. Vivo in
una grotta insieme a mamma, papà e i miei fratellini. Mio padre va
a caccia di mammut, mentre papà si prende la carne, mia madre si
prende la pelliccia per farci i vestiti. Io e i miei fratellini durante il
giorno cerchiamo di arrampicarci sulle liane e sugli alberi. Io e i miei
fratelli per divertirci facciamo le gare di corsa e io vinco sempre. A
noi piace tagliare l’erba.
Vivere in questo periodo è bello e divertente.
Francesco
Ciao,
mi presento. Sono Mahor, un bambino della preistoria.
Mio padre si chiama Mid e mia madre Mond. Vivo in una caverna e
vicino c’è una grande foresta.
Durante il giorno Mid, mio padre, va a caccia; Mond, mia madre, ci fa i
vestiti con le pellicce. I miei amici sono le scimmie ed anche Cir che
ho conosciuto tempo fa. Io gioco alla caccia al tesoro e a costruire
asce, amigdale, ma anche a giocare ad arrampicarsi sugli alberi.
Vivere in questo periodo è bello perché giochiamo e abbiamo molto
tempo libero.
Matteo Tanni
Ciao,
sono Mahor, un bambino della preistoria. Mi presento: sono di
media altezza, ho i capelli marroni, ho gli occhi verdi e il naso
corto. Vivo in una caverna con mio padre che si chiama Url e mia
madre che si chiama Mater.
Durante il giorno raccolgo le bacche e le erbe. La mia amica è la
scimmia perché mi fa ridere e gli faccio i dispetti. Io gioco con i
mammut e la scimmia. Vivere in questo periodo è bellissimo.
Cristian
Ciao,
sono Mahorina, una bambina della preistoria. Mi presento: sono
alta, sono bella e ho il naso a patata. Vivo in una foresta con mia
mamma, i miei fratelli e mio padre. ci divertiamo a giocare sugli
alberi. Durante il giorno aiuto la mamma a cucinare la carne
mentre il mio papà e i miei fratelli vanno a caccia di animali.
I miei amici sono le scimmie e le volpi che vivono nella foresta.
Io gioco con le scimmie e le volpi che sono mie amiche.
Vivere in questo periodo è bello perché mamma ci fa la pelliccia
con le pelli degli animali cacciati da papà.
Giorgia
un uomo
venuto
dal
ghiaccio!
Sono Otzi, un uomo di Neandertal.
Mio nonno l’uomo sapiens è stato costretto a spostarsi in Europa
per seguire i bisonti i mammut che cacciava.
Sono un nomade, mi sposto per andare a caccia. A causa del
freddo e della terra coperta di neve e di ghiaccio è molto difficile
raccogliere bacche e frutti.
Quando vado a caccia con la mia tribù uso lance e grosse pietre
per colpire gli animali grossi e anche per difendermi. Ho scoperto un
trucco per uccidere gli animali più facilmente: scaviamo una buca e li
facciamo cadere dentro.
La mia abitazione preferita è la caverna. Per renderla più bella,
comoda e accogliente ho messo per terra e alle pareti le pellicce degli
animali uccisi.
Daniela
Ciao, sono Otzi, un uomo di Neandertal.
Io e la mia tribù andiamo spesso a caccia di mammut,
siamo nomadi quindi ci spostiamo in continuazione. La mia
tribù ed io siamo discendenti degli “uomini sapienssapiens”. Quando fa freddo noi maschi andiamo a
prendere pelli di animali con cui le femmine ci fanno
vestiti o tappeti per riscaldare la caverna.
Io ho un amico che mi aiuta a scavare buche per catturare
animali da mangiare. Ma quando fa freddo non è facile
trovare da mangiare a quindi ci arrangiamo.
Valentina
Sono Otzi,
vivo nel ghiaccio, fa molto freddo e quando devo andare a caccia
devo prendere le armi per uccidere i mammut. io ho un nonno che si
chiamava “homo sapiens” e si è dovuto spostare dal posto in cui
viveva in precedenza.
Per abbellire la caverna dove vivo, ci metto ossa e pelli di animali
uccisi durante la caccia. Quando sto in caverna provo ad accendere
il fuoco perché lì, sul ghiaccio, fa freddo e così mi riscaldo. Vado a
cacciare gli animali perché la carne mi serve come cibo per me e la
mia famiglia. Noi mangiamo la carne cruda e per questo abbiamo
denti molto affilati. Quando sto nella caverna prendo delle pietre e
sulle pareti della caverna disegno gli animali e le scene di caccia.
Giorgia
Sono Otzi, un uomo di Neandertal.
Mio nonno e mio padre che appartenevano agli uomini
sapiens, sono stati costretti a spostarsi per cacciare i
mammut e i bisonti.
Per cacciare ci costruiamo le armi come le lance, le pietre
scheggiate e i bastoni appuntiti. Io di solito vivo in una
caverna e per abbellirla ci metto le pellicce di animali uccisi.
Mio padre ha inventato il fuoco: per accenderlo bisogna
sbattere due pietre uguali oppure, strofinare due bastoncini
secchi
vicino a foglie secche.
Matteo Bilancioni
Sono Otzi, un uomo di Neandertal; mio padre era un uomo sapiens e
abitava in Africa. Quando in Africa c’erano scarse quantità di cibo,
mio padre fu costretto a seguire gli animali e, in questi lunghi
viaggi, una tribù decise di ucciderlo per prendere tutte le sue cose.
Ora però vado a cacciare con la mia tribù gli animali più grandi. Con
la mia tribù abbiamo scoperto un modo facile per cacciare che è
quello di scavare un’enorme buca, ricoprirla con i ramoscelli che
troviamo sotto la neve e farci cadere dentro gli animali.
A me piace vivere nelle caverne rivestite con le pellicce e mettere
il fuoco all’entrata della caverna per non far entrare gli animali.
Ah, dimenticavo di dirvi che le femmine con le pelli degli animali
cacciati, cuciono vestiti caldi e soffici.
Claudio
Ciao, sono Otzi.
Abito in una caverna ben riscaldata dalle pellicce degli
animali che ho cacciato insieme a mio padre. Io vado a caccia
insieme alle altre tribù. Dobbiamo cacciare solo animali
perché i prati e i boschi sono ricoperti di neve e di ghiaccio.
All’interno della caverna teniamo un gran fuoco acceso per
riscaldarci e soprattutto per tenere gli animali lontano. Ah,
dimenticavo di dirvi che le donne con le pellicce fanno i
cappotti e le coperte calde per riscaldarci e dormire.
Marco Pungitore
L’uomo venuto dal ghiaccio è Otzi: un uomo di Neandertal.
Lui è un uomo famoso che va da quasi tutte le parti; si sente
solo e quando ha fame va a caccia. Quando fa freddo si
rifugia dentro la caverna e per farla diventare calda,
accende il fuoco. Si rivestiva con le pelli degli animali uccisi.
Lui è anche capace di comunicare con gli altri attraverso i
disegni graffiati sulle pareti della caverna. Le donne che
appartengono alla sua tribù sono capaci di fare pellicce,
cappotti e coperte.
Valeria
Ciao, sono Otzi, un uomo di Neandertal.
Mio zio è partito diversi secoli fa per l’Europa e è stato il
primo uomo a spostarsi. Lui era un homo sapiens. Con la mia
tribù io vado a caccia di mammut e di cinghiali, per cacciare
prepariamo lance con punte di amigdale. Vivo tra il ghiaccio,
sento freddo, però mi rivesto con le pellicce degli animali;
scavo grosso buche così i mammut ci cascano dentro ed io
faccio meno fatica per ucciderli. Io ora vivo in Alto Adige.
Il posto dove mi piace di più stare è la caverna: grande e
comoda che può ospitare molte persone. io l’ho abbellita con
pelli di animali.
Matteo Tanni
Sono Otzi, un uomo di Neandertal.
Io sono nomade e perciò mi devo spostare per andare a cacciare. Per
cacciare uso armi, che io ho costruito, ora però ho trovato un’altra
tecnica: porto gli animali vicino ad una buca tirando i sassi. Con i miei
compagni ci divertiamo a inventare armi sempre più sofisticate, così
per noi diventa sempre più facile poter cacciare.
Il mio posto preferito è la caverna ed io per tenerla al caldo ci metto
le pellicce così, quando fa freddo, molto più di adesso, io non sento
freddo. Le donne che fanno parte della tribù hanno imparato a cucire
e, quando noi torniamo dalla caccia, gli diamo le pelli degli animali e
loro le trasformano in pellicce e coperte. Con le ossa degli animali
costruiamo armi ma anche aghi per cucire e splendide collane.
Arianna
Sono Otzi, sono un uomo di Neandertal discendente dagli
uomini sapiens. Mio zio era un grande cacciatore; lui però
poverino si doveva spostare, e così arrivò in Italia.
Io insieme ai miei compagni della tribù vado a caccia per
uccidere i mammut. Usiamo come armi le lance, le pietre e
scaviamo buche grosse e profonde in cui far cadere l’animale.
Sono un uomo cacciatore, vivo da nomade, per questo sono
costretto a girare per tutto il mondo perché cambio zona
quando ci sono le glaciazioni. Per coprirci bene e non sentire
freddo indossiamo le pellicce e con le pellicce abbelliamo le
pareti della grotta.
Francesco
Sono Otzi, un uomo di Neandertal: sono nomade, non posso trovare
frutti perché abito in Alto Adige tra le nevi e, allora sono costretto a
cacciare. Io vivo in una calda caverna illuminata e riscaldata dal fuoco
e dalle pellicce dei mammut. Sono molto attrezzato e molto furbo, ho
armi per cacciare come ad esempio: archi, frecce, asce, lance, ...
Vivevo insieme a mio padre ma fu ucciso da un gigantesco mammut. Io
poi ho studiato un piano e l’ho sconfitto e per festeggiare ho invitato
quei pochi amici che ho e abbiamo danzato intorno al fuoco e ci siamo
divertiti tantissimo. Vivo molto, anzi, moltissimo bene e mi piace
vivere in una caverna perché è l’ambiente migliore di tutti gli altri. Ho
molte amigdale per raschiare le pelli degli animali e per tagliarle e
cucirle per realizzare molti vestiti.
Marco Ventrelli
Ciao, sono Otzi, un uomo di Neandertal.
Io insieme agli uomini del mio gruppo mi rifugio in caverne calde e
abbellite con le pelli degli animali cacciati. Per cacciare uso dei
bastoni appuntiti, poi ho scoperto anche un nuovo modo per cacciare
che per me è più facile: scavo un’enorme buca, faccio arrivare vicino
alla buca l’animale tirandogli dei sassi e, dopo che è cascato, lo posso
facilmente uccidere.
Sono un uomo alto e robusto, ho imparato a fare molte cose, so
cacciare, so raccogliere i frutti e cucire le pelli per formare pellicce.
Ho anche imparato a disegnare con le schegge delle pietre sulle pareti
delle caverne scene di caccia.
Sara
Sono Otzi, un uomo di Neandertal.
Vivo con la mia famiglia; andiamo da un posto all’altro, di caverna in caverna: infatti
siamo dei nomadi. Noi giriamo per il mondo perché ci dobbiamo trovare un rifugio e più
cibo. Siamo della specie dell’homo sapiens. Ci procuriamo il cibo cacciando oppure
raccogliendo i frutti e le bacche. Però non è sempre facile trovarle, è per questo che
andiamo a caccia di animali. Usiamo lance o dei sassi per attirarli verso una buca, li
facciamo cadere e così quando sono cascati è più facile ammazzarli.
Io vado a cacciare spesso con la mia tribù e, il mio rifugio preferito, è la caverna perché
lì dentro non fa freddo quando accendiamo il fuoco. Il fuoco noi lo accendiamo
strofinando un bastoncino sopra l’altro oppure strofinando due pietre.
Noi costruiamo le armi, ad esempio le lance le facciamo legando una pietra ad un
bastone; i vestiti li facciamo con le pelli che le donne cuciono con aghi fatti di osso e fili
fatti di erba secca. Noi siamo alti e robusti così resistiamo alla fatica e un po’ anche al
freddo. Nella tribù ognuno fa una cosa. Mentre io con gli altri uomini andiamo a caccia, le
donne stanno insieme ai bambini e fanno altri lavori.
Ludovico
Sono Otzi, un uomo di Neandertal.
Mio nonno e mio padre si sono spostati in America perché
qui non c’era più da mangiare. Io vivo in una caverna, la
notte per allontanare qualche animale accendiamo il fuoco.
Per riscaldarci usiamo le pellicce degli animali sia come
cappotti che come coperte. Ho imparato a disegnare sulle
pareti delle caverne, il mio disegno preferito sono le
scene di caccia e animali.
Maurizio
Sono Otzi, un uomo di Neandertal.
Mio nonno era nomade e si spostava in continuazione per sopravvivere.
Anch’io in questi periodi vado di qua e di là e, infatti, sono ben coperto:
ho un cappello di pelle di mammut, ho scarpe di cuoio e dentro per
avere i piedi più caldi ho messo della paglia e, infine, ho un bel vestito
di pelle di bisonte che ha cucito mia moglie.
Io vado a cacciare tutti i giorni, ma alcune volte non riesco a prendere
gli animali, allora io e la mia tribù abbiamo deciso di combattere con
maniere più forti: grandi sassi, asce, ... ma non sempre riusciamo ad
uccidere gli animali. Allora abbiamo deciso di fare in un altro modo:
scavare buche, far cadere gli animali e ucciderli. Come tutti i miei
compagni abito in una caverna e d’inverno per averla più calda e più
morbida ci mettiamo pelli di animali così possiamo vivere bene.
Anna
Sono Otzi, un uomo di Neandertal.
Mio padre era nomade e cacciava gli animali più grossi. Io che
sono l’uomo di Neandertal vado a caccia con archi e frecce e con
le grandi pietre. Vado a caccia con il mio gruppo e per prendere
meglio gli animali ci siamo inventati un nuovo modo di cacciare:
scaviamo una buca profonda dove facciamo cadere gli animali,
così è più facile ucciderli!
Noi uomini le pellicce ce le mettiamo quando fa molto freddo e le
donne ce le cuciono; per scrivere usiamo graffiare le pareti della
roccia con le schegge delle pietre, possiamo così disegnare scene
di caccia e animali, poi con la terra e le ossa bruciacchiate li
coloriamo.
Davide Lanzeri
Ciao, sono Otzi, un uomo di Neandertal.
Vado sempre a caccia con mio padre, lui è bravissimo e molti
intelligente. Oggi mio papà deve costruire un’altra caverna perché è
venuto un mammut e ha distrutto quella in cui vivevamo. Mio papà va
sempre a caccia perché ha fame, ho fame pure io, lui mi ruba il cibo.
Oggi mio padre sta cacciando una tigre e non mi ha aspettato. Mia
mamma cerca di accendere il fuoco, ma non ci riesce, lei non è
capace e aspetta sempre il nostro ritorno per accenderlo. Mio papà
una volta si è arrabbiato con me perché ho fatto cadere un pezzo di
carne di mammut sul fuoco che si è tutta bruciacchiata. Mio padre si
è arrabbiato tantissime volte con me: una volta perché mi aveva
detto di restare con la mamma e i miei fratelli e aiutarli a
raccogliere i frutti ma io non l’ho fatto e mamma si è persa nella
foresta. Quando papà è arrabbiato con me, non mi porta a cacciare
con lui.
Francesca
Sono Otzi, un uomo di Neandertal.
Sto cacciando anche con questo
freddo perché è difficile trovare
bacche, radici e frutti. Quando ritorno
nella mia caverna mi riscaldo perché ci
sono tante pellicce calde e morbide. la
mia caverna è sotto quella montagna.
o quando uccido un mammut ne prendo
il grasso e mi curo le ferite che mi ha
fatto durante la caccia e poi mangio i
pezzi della sua carne.
Federico
Una
storia
...
della
preistoria.
Al tempo di Amoa si erano già disciolti gli ultimi grandi ghiacci; la Terra era
ricoperta da immense e fitte foreste; c’erano tanti, tantissimi animali e .. poche
tribù di uomini cacciatori.
Durante i periodo più freddi l’uomo cacciatore e raccoglitore si riparava nelle
grotte naturali. Nelle regioni dal clima mite costruiva capanne di rami, frasche e
fango.
Seguendo le migrazioni di mandrie di animali selvatici, Amoa ed i suoi amici,
costruivano capanne con pelli e zanne di animali che venivano utilizzate per più di
una stagione di caccia.
Gli uomini del tempo di Amoa, già da tempo avevano imparato ad accendere e a
mantenere il prezioso fuoco. Generazioni dopo generazioni gli amici di Amoa
svilupparono capacità e costruirono attrezzi sempre migliori: prima le asce a mano
di pietra scheggiata, poi lance, frecce e … boomerang.
Da questo tempo lontanissimo è iniziato lo sviluppo tecnologico dell’umanità che,
dalla prime asce di pietra va fini all’elettronica moderna.
Daniela
Da molti giorni il nostro giovane Amoa
insieme al gruppo di cacciatori della sua
tribù, seguono le orme di un grosso orso
bruno. Amoa riesce a trovare l’orso e gli
tira sassi, frecce e pezzi di legno.
L’orso si gira verso di lui, gli salta
addosso, ma gli amici vanno ad aiutare
Amoa. All’orso gli tirano una freccia e
muore.
Amoa e il suo gruppo ritornano
all’accampamento e mangiarono quel
buon orso bruno alla brace.
Maurizio
Da molti giorni il giovane Amoa insieme al gruppo di cacciatori della sua tribù, seguono le
orme di un grosso orso bruno. Amoa cercando per giorni e giorni tra le orme ne trovò una
grande, ma molto grande come una caverna. Un cacciatore si fece avanti insieme ad un altro.
Il primo cacciatore morì ed anche il suo compagno. Allora gli altri capirono che era meglio
andare insieme.
Entrarono con molte armi, ma l’orso bruno scappò di nascosto. Amoa e la sua tribù, visto che
era scappato, pensarono di radunare altri uomini e di seguire le sue orme, visto che erano
rimaste le impronte nella neve fresca e, facevano da guida. Amoa e la sua tribù andarono a
cercare l’orso bruno e lo trovarono in una caverna, loro a questo punto pensarono che era
meglio farci amicizia, quindi andarono là e buttarono le armi per far capire che non lo
volevano ammazzare.
L’orso non capì, ammazzò altri due cacciatori. Allora Amoa e gli uomini della sua tribù
ripresero le armi e provarono ad ammazzarlo. dopo una o due volte ce la fecero perché erano
di più e con molte armi.
Quando finirono di uccidere l’orso, Amoa pensò di seppellire i quattro cacciatori, lui e i suoi
compagni scavarono una grande buca, misero i corpi e dopo averla ricoperta ci misero sopra
la pelliccia dell’orso.
Ludovico
Da molti giorni il giovane Amoa insieme al gruppo di
cacciatori della sua tribù, seguono le orme di un
grosso orso bruno e, camminando camminando,
trovarono una caverna, ci entrarono e videro un orso.
L’orso era molto grande e allora Amoa disse al suo
gruppo di caccia: “Nascondiamoci ed escogitiamo un
piano”.
“Sì”, risposero e vanno nella grande caverna.
Decisero di farlo cadere dentro una buca profonda
che iniziarono a scavare.
Allora Amoa e il gruppo si misero a scavare la buca e
poi riandarono nella caverna. Visto che l’orso stava
dormendo lo svegliarono, lo fecero andare fino alla
buca e lo fecero cadere.
Dopo un po’ di colpi di ascia, sassi e lance sul cranio ...
l’orso morì e lo portarono nel loro accampamento.
Marco Ventrelli
Da molti giorni il giovane Amoa insieme al
gruppo di cacciatori della sua tribù, seguono le
orme di un grosso orso bruno. Amoa andava a
caccia con il suo gruppo e aveva portato con sè
delle frecce per ammazzare l’orso.
Amoa al gruppo dice: “Andiamo a cercare
l’orso?”
Il gruppo trovò l’orso e chiamarono Amoa per
farlo uccidere.
Tutti lanciarono le frecce, lo uccisero e
presero la carne dell’orso, la pelle e le sue
ossa.
Cristian
Da molti giorni il giovane Amoa insieme al gruppo di
cacciatori della sua tribù, seguono le orme di un
grosso orso bruno. Amoa stava con i suoi compagni e
seguiva tutte le tracce, fino all’ultima, poi non videro
più niente, c’era solo una enorme grotta. L’orso sentì
il rumore di tantissimi uomini e aveva paura per la
sua famiglia. Infatti l’orso aveva sette figli, ma
Amoa non lo sapeva.
Quando gli uomini entrarono nella grotta Amoa disse:
“C’è qualcuno??!!”. L’orso fece il suo verso. Amoa lo
sente e, visto che capiva la lingua degli orsi gli dice:
“HYT TR FGJ HU UYU GF QWREDD” (“non vi voglio
fare del male”). E l’orso rispose: “BGGFKKUI TF
RDE” (“lasciateci in pace!”).
Amoa capì che cosa gli aveva detto e decise di
andare a cacciare un altro animale.
Davide Verde
Da molti giorni il giovane Amoa insieme al
gruppo di cacciatori della sua tribù,
seguono le orme di un grosso orso bruno.
Quando Amoa andava a caccia con i suoi
compagni si procurava sempre del cibo, ma
questa volta Amoa morì ed alcuni suoi
compagni invece riuscirono a scappare e
dissero a tutta la tribù che Amoa era
morto. Quando la mamma di Amoa ha
saputo la notizia divenne molto triste e in
papà non sapeva come consolarla. Ma gli
altri uomini della tribù decisero di
vendicare Amoa e uccisero l’orso bruno.
Matteo Bilancioni
Da molti giorni il giovane Amoa insieme al gruppo di
cacciatori della sua tribù, seguono le orme di un
grosso orso bruno.
L’orso bruno ad Amoa lo ferì, ma il gruppo se ne
accorse e gli misero una fascia per fermargli il
sangue. L’orso però scappo, mezzo gruppo lo
inseguì, lo presero e gli tirarono le frecce; si ferì
ma non si arrese. L’orso capì che era stato
maldestro; l’orso bruno e il gruppo iniziarono ad
essere amici.
L’orso voleva andare via, tornare al suo nascondiglio dove
c’era sua moglie che aspettava un figlio. Quando è arrivato
a casa la moglie gli disse: “Cosa ti è successo?”, “Sono
stato ferito!”, rispose, “ma sono riuscito ad essere qui”.
Anche Amoa tornò nella sua caverna e tutti gli fecero una
grande festa perché era ancora vivo.
Valeria
Da molti giorni il giovane Amoa insieme al
gruppo di cacciatori della sua tribù,
seguono le orme di un grosso orso bruno,
lo trovarono, presero le armi e ... le
tirarono.
L’orso scappò ma Amoa rincorse lo
rincorse. Amoa si stancò e tornò al suo
villaggio, ma non si arrese. Prese una pelle
di orsa e se la mise addosso, quando vide
l’orso, imitò un’orsa. Lui si avvicinò a lei, ma
siccome c’era Amoa, gli lanciò le armi.
L’orso ferito corse verso la sua tana e,
dopo un po’, Amoa vide l’orso nella sua tana
morto. Lui lo portò al villaggio e così tutti
insieme fecero una buona mangiata.
Arianna
Da molti giorni il giovane Amoa insieme
al gruppo di cacciatori della sua tribù,
seguono le orme di un grosso orso
bruno... che va in giro per la foresta, che
era sempre piena di frutti e bacche.
L’orso bruno si costruì una casa di legno
e cominciò a vivere in quella casa. Passati
tanti anni lui cominciò a spostarsi e a
costruire altre case sempre più grandi.
L’orso bruno amava molto andare in giro
per le foreste. Un bel giorno l’orso
diventò cattivo e Amoa era tanto buono;
ma Amoa non gli permetteva di essere
cattivo e gli tirò una maledizione e, come
per incanto, l’orso bruno diventò bruono.
Giorgia
Da molti giorni il giovane Amoa insieme al
gruppo di cacciatori della sua tribù, seguono le
orme di un grosso orso bruno. Amoa avvisa i
suoi amici: “Attenti può sbranarvi!”, “Va bene”,
risposero gli amici.
Poi cominciarono a fissare le trappole. L’orso
bruno sfuggì alle trappole, morde un amico di
Amoa che gli chiese: “ Stai bene?”, l’amico
risponde “No!”. “Allora ti porto a casa”, disse
Amoa.
E così fece.
Poi l’amico guarì e Amoa gli raccontò che erano
riusciti a prendere l’orso e, anche l’amico fu
più felice.
Valentina
Da molti giorni il giovane Amoa insieme al gruppo di cacciatori
della sua tribù, seguono le orme di un grosso orso bruno... poi,
dopo un po’, le tracce finirono.
Il gruppo si divise, arrivarono da un’altra tribù, cercarono
delle pietre e comunicarono tra loro con dei graffiti.
Il gruppo di Amoa dopo aver comunicato fuggì, gli uomini
dell’altra tribù li inseguirono e combatterono tutti insieme
contro l’orso. nella battaglia colpirono Amoa che morì e i
compagni lo seppellirono.
Matteo Tanni
Da molti giorni il giovane Amoa insieme al gruppo di cacciatori della sua
tribù, seguono le orme di un grosso orso bruno. Un giorno, Amoa, insieme
alla sua tribù costruiscono una grande buca per attirare l’orso. L’orso
quando si avvicinò verso la buca non si accorse che c’era una trappola e ci
cadde dentro.
Amoa disse alla sua tribù: “Andiamo a prendere l’orso adesso che è
caduto nella buca, ora sarà più facile per noi ucciderlo!”.
Allora Amoa e la sua tribù si avvicinarono verso la buca e lanciarono lance
e frecce e, dopo un po’, l’orso morì. Amoa disse alla tribù: “Prendete
l’orso e portatelo nell’accampamento così possiamo mangiarlo e farne le
pellicce per i nostri bambini”.
Amoa quando è arrivato a casa si mette subito a costruire nuovi
strumenti utili per la caccia.
Ludovico
Da molti giorni il giovane
Amoa insieme al gruppo di
cacciatori della sua tribù,
seguono le orme di un grosso
orso bruno... e lo trovarono.
Ci fecero la battaglia e lo
presero; si presero la carne
e alle femmine diedero la
pelliccia
per
farsi
confezionare dei vestiti
nuovi.
Francesco
Da molti giorni il giovane Amoa insieme al gruppo di cacciatori della sua tribù, seguono le orme
di un grosso orso bruno.
Ogni giorno Amoa cerca di cacciarlo e non ce la fa mai. Un giorno Amoa lo catturò e tutti i suoi
compagni gli fecero i complimenti.
L’aveva catturato con una rete che però resisteva poco e, infatti, la rete si rompe e l’orso
scappò via. poi si fece notte e il gruppo di Amoa doveva sbrigarsi a tornare nelle caverne perché
sapevano che di notte venivano gli animali.
Però Amoa voleva restare lì perché forse incontrava l’orso bruno e lui, desiderava tanto
catturare quell’orso.
I suoi compagni ritornarono nelle caverne e Amoa no. Quando incontrava gli animali, ce ne erano
di tutti i tipi, ma non l’orso e Amoa si ferì. Il giorno dopo i compagni di Amoa si preoccuparono
perché non era tornato nella caverna.
Andarono nel punto dove stava e trovarono Amoa
per terra, lo portarono alla caverna per curarlo. Servivano delle foglie e uno dei suoi compagni
le andò a cercare. Trovò le foglie però lo attaccarono degli animali e si ferì pure lui. Un altro
compagno lo andò a cercare, prese le foglie, lo curò e così lui si risvegliò. Poi tornarono alla
caverna con le foglie e curarono anche Amoa e, poi, tutti insieme, andarono a caccia e
catturarono l’orso e con la sua carne fecero una gustosissima cena.
Francesca
Da molti giorni il giovane Amoa
insieme al gruppo di cacciatori della
sua tribù, seguono le orme di un
grosso orso bruno. Loro allora
scavarono una trappola, l’animale ci
cascò dentro e con dei sassi tirati sul
cranio, morì. Ma anche un uomo cadde
dentro la buca e morì pure lui. Tutto il
gruppo
portò
l’orso
bruno
all’accampamento, le donne andarono a
cercare dei bastoncini per accendere
il fuoco, strusciarono due pietre e lo
accesero, poi lo mangiarono per circa
un mese.
Federico
Da molti giorni il giovane Amoa
insieme al gruppo di cacciatori della
sua tribù, seguono le orme di un
grosso orso bruno.
Amoa camminava con la sua tribù con
archi, sassi e asce. La tribù lo trovò
quell’orso
bruno,
così
andarono
addosso all’orso con i sassi. Lo presero
e lo misero dentro una gabbia. Amoa
poi disse alla tribù di lanciare archi
addosso all’orso che, alla fine, morì.
Davide Lanzeri
Da molti giorni il giovane Amoa insieme al gruppo di cacciatori
della sua tribù, seguono le orme di un grosso orso bruno.
Un giorno, Amoa e la sua tribù, riuscirono ad arrivare alla tana
di quell’orso bruno e si nascosero in tutte le parti della tana.
Quando l’orso tornò nella sua tana, sentì l’odore degli uomini
della tribù. Amoa, fu il primo ad uscire allo scoperto e iniziò a
tirare sassi all’orso.
L’orso si arrabbiò molto e andò incontro ad Amoa, ma Bohma, il
fratello maggiore di Amoa si buttò sull’orso con una freccia e
riuscì ad infilzargliela nel petto. Da quel giorno, Bohma divenne
l’eroe della tribù di Amoa.
Claudio
Da molti giorni il giovane Amoa insieme al gruppo di cacciatori
della sua tribù, seguono le orme di un grosso orso bruno... Amoa e
la sua tribù trova l’orso bruono e, piano piano si avvicinarono
all’orso. L’orso di scatto si gira e colpisce un uomo della sua
tribù, che nuore.
Amoa si sposta, tira per primo la lancia contro l’orso e lo stesso
fanno i suoi compagni. Ma nessuno colpisce l’orso perché era
scappato. Quando vanno a riprendere le loro lance vedono l’orso.
Si nascondono e Amoa va a mettersi addosso una pelliccia di
orso. Poi va dall’orso bruno e lo uccide.
Tutti fecero salti di gioia e mangiarono bene e festeggiarono
Amoa che ha catturato e ucciso l’orso.
Sara
Da molti giorni il giovane Amoa insieme al gruppo di cacciatori della sua
tribù, seguono le orme di un grosso orso bruno.
Amoa ha trovato quasi tutte le orme, ma ogni giorno le orme aumentano,
sono sempre di più. Amoa era molto stanco e allora per due giorni si
fermò per riposarsi. Quando Amoa riprese il cammino con tutta la sua
tribù per trovare le tracce. Seguendo le orme arrivarono alla sua tana e
videro l’orso con tutti gli orsetti: era una grande famiglia. Piano piano si
avvicinarono ma gli orsi non erano stupidi, infatti avevano preparato un
piano: cioè far finta di niente.
Ma ad un certo punto tutti si misero a lottare. Dopo aver ucciso tutti gli
orsi, Amoa che era ferito non ce la fece e morì anche lui. Il giorno dopo
i suoi compagni lo seppellirono. Tutti erano dispiaciuti perché lui era il
capo e senza di lui non si poteva più cacciare: era il più bravo di tutta la
tribù.
Anna
Una giornata in ...
EGITTO
al tempo di
Radam, lo
scriba del re!
…
Sono un bambino egiziano, gioco con il fango
fertile e l’argilla, faccio i vasi e i bicchieri. Tra
giugno e settembre il Nilo straripa e per terra
lascia un fango fertile e io ci gioco. Questo fango
fertile mantiene l’agricoltura. In Egitto gli schiavi
fanno le piramidi per la morte del faraone, ma
prima di metterlo nel sarcofago gli tolgono tutti gli
organi: il cuore, il cervello, ... cioè lo mummificano.
Cristian
Io sono Svangi e sono un egiziano. Noi in Egitto siamo poveri. Il
fiume Nilo è molto importante per noi, perché tra giugno e
settembre inonda le terre circostanti e, quando si ritira, lascia sul
terreno un fango fertile di nome limo.
Da noi in Egitto non c’è un re ma il faraone, lui può decidere la vita
o la morte.
Quando il faraone muore viene mummificato: prima gli tolgono gli
organi interni e li mettono dentro dei vasi, poi lo ricoprono di
natron, un sale che lo fa restare bene intatto, poi gli mettono
addosso delle bende di lino, poi gli mettono una maschera e,
infine, lo mettono dentro un sarcofago che è come una bara di
legno.
Maurizio
Io sono la figlia di uno scriba. Un giorno ho voluto imparare a scrivere e
allora ho fatto un foglio di papiro e, mio padre mi ha insegnato a scrivere.
Da quel giorno mi è piaciuto tanto scrivere.
Il faraone è quello che decide chi deve morire: un giorno ha fatto uccidere
anche un bambino perché non voleva lavorare.
Io in Egitto mi diverto tanto, perché sono l’unica bambina che sa scrivere e
tutti gli altri bambini mi chiedono se gli posso scrivere qualcosa. A me piace
quando arriva il periodo delle grandi piogge che è tra giugno e settembre, in
quel periodo il Nilo inonda le terre circostanti, poi quando si ritira lascia il
limo, un fango molto fertile e io ci gioco perché poi devo aspettare ancora
un anno.
A me piace vivere in Egitto.
Sara
Io sono un principe egiziano di nome Moses, figlio di Tutankamon. io sono
molto beato perché quando è settembre mi costruisco un surf e con le
inondazioni del Nilo vado a giocare sulle onde del fiume. Da noi fa molto
caldo. Abito in un castello fatto d’oro, perché mio padre Tutankamon lo
voleva così.
Il mio gioco preferito è quello di fare il faraone e lo scriba, infatti mio
padre da grande mi ci fa diventare; mi diverto a fare le tavolette
d’argilla per quando sarò grande. Gli schiavi stanno facendo delle
piramidi: sono grandissime, infatti per costruirle ci vogliono più di 15
anni. Io, papà e mamma, dentro al castello abbiamo un passaggio segreto
che sta dentro la mia cameretta, basta che sposti il mio letto e si apre
una porta segreta che porta ad una stanza dove c’è il tesoro.
La sera mio padre dice a tutto il popolo di fare la danza sacra, quel ballo
mi è molto simpatico, è molto bello vederlo.
Davide Verde
E’ una giornata di sole ed io, il faraone Mohes, ho ordinato di farmi
costruire una piramide così quando morirò sarò ricordato nella storia
egizia. Ho un figlio e a due anni l’ho mandato a scuola. Quando è diventato
grande è diventato faraone e ha fatto lavorare gli schiavi che hanno
prodotto un buon raccolto. In Egitto anche i contadini lavorano molto, ma
gli schiavi svolgono molti lavori:ci sono gli schiavi che puliscono il
pavimento, gli schiavi che fanno la guerra, gli schiavi prigionieri, ...
Il processo di mummificazione del faraone è lungo: prima gli levano gli
organi interni e li mettono in dei vasi di nome canopi, poi li coprono con un
sale di nome natron e li coprono con delle bende di lino, infine gli mettono
la maschera e li mettono nel sarcofago.
Gli scribi sono bravi a leggere e a scrivere, ma ci mettono tanto tempo per
imparare: quindici anni di studio.
Matteo Bilancioni
Ciao, mi chiamo Federico e sono il figlio di Tutankamon.
I miei consiglieri di corte si chiamano Claudio e Ludovico, anche
perché sanno scrivere. Lo sapete che per scrivere ci vogliono
almeno quindici anni di lavoro: loro infatti sanno già molte cose.
Claudio e Ludovico non sono solo consiglieri di corte ma anche i
miei migliori amici di corte; tutti e tre abbiamo otto anni.
A corte c’è anche uno schiavo che pulisce il pavimento.
Quando vado in giro per la mia città, tutti mi riconoscono perché
sono pieno di gioielli e i miei vestiti sono tutti d’oro.
Federico
Sono una bambina egiziana e sono la figlia del faraone.
Io so scrivere e leggere e conosco la lingua greca e quella francese,
Quando prendo i fogli di papiro li rompo sempre, però lo faccio per
sbaglio, e mio padre mi sgrida sempre. Quando uso il foglio di papiro, io
scrivo sempre una lettera a papà però lui non ci capisce niente perché
non sa leggere.
Mio padre vuole che dia io gli ordini agli schiavi. Quando lo faccio gli dico
sempre di fare tante cose, una volta gli ho detto di cucinare, di pulire i
tappeti, di lavare la mia stanza e anche quelle delle mie sorelle e dei miei
fratelli.
Quando entro in una piramide mi perdo sempre, ma poi ritrovo la strada
per uscire.
Francesca
Sono una bambina egizia e sono la figlia del faraone, mi piace disegnare su fogli di papiro.
So leggere e scrivere come gli scribi e conosco anche la lingua greca. Quando disegno su fogli di
papiro mio padre mi dice che disegno bene e vuole che gli disegno la sua faccia. A me non piace la
mummuficazione perché quando mio padre morirà gli toglieranno gli organi interni, a lui invece
piace perché pensa che va in un posto dove vive ancora.
A me piacciono le piramidi perché sono alte e certe volte ci entro e mi perdo, solo che poi ritrovo
la stanza perché ci sono abituata. A me piace anche la danza sacra e certe volte non smetto mai di
farla.
Certe volte mi diverto ad aiutare gli schiavi a pili re la piramide di mio padre, il faraone, così
quando morirà, spero mai, la trova pulita, quasi nuova.
Certe volte chiedo a mio padre se posso dare gli ordini agli schiavi e lui mi dà il permesso, così
quando se ne va e va in un’altra stanza, io faccio riposare gli schiavi che sono tanto stanchi.
Quando mio padre faraone deve spedire una lettera di papiro, manda uno schiavo a portarla e,
quando lo schiavo ritorna che è stanco, io gli dò un po’ d’acqua e un po’ di cose da mangiare.
Io poi devo sempre leggere le lettere che riceve mio padre.
Questa è la mia storia, ciao!
Arianna
Sono un bambino egiziano, gioco con il fango fertile e faccio i vasi
d’argilla e ci disegno sopra immagini e parole. Di solito tra giugno
e settembre il Nilo straripa ma lascia per terra un fango fertile
con cui io gioco. Questo fango fertile mantiene l’agricoltura. Gli
schiavi fanno le piramidi per seppellirci il faraone. Prima di
metterlo nel sarcofago gli tolgono tutti gli organi interni: il
cuore, il cervello, ... dopo gli mettono un sale di nome patron, poi
lo avvolgono in bende bianche e lo mummificano.
Gli schiavi per costruire la piramide ci mettono più di 10 anni.
Francesco
Ciao, mi chiamo Valentina, sono la figlia del faraone.
Il giorno mi diverto a giocare a fare i fogli di papiro e poi ci faccio
disegni di ogni genere. Quando ho finito gioco con mia mamma, e
dopo se ho tempo vado a vedere gli scribi che scrivono. Loro mi
hanno insegnato a scrivere e a leggere alcune cose.
Di giorno vado anche a giocare con le mie amiche di nome Valeria,
Francesca, Arianna, Anna e Giorgia; con loro vado a raccogliere
del papiro con cui facciamo i fogli per scrivere e disegnare.
Io ho anche una sorella di sei mesi di nome Valeria.
Valentina
Io mi chiamo Toghi e sono il figlio del faraone.
Per noi il fiume Nilo è molto importante perché ci permette tanta
agricoltura. Il mio papà domina la vita e la morte, mio padre non sa
per niente scrivere, io se voglio giocare gioco con il fango perché
non ho la playstation o il gameboy, con l’argilla costruisco vasi,
bicchieri e mattoni.
Mio padre a ogni servo gli dice di pulire per terra, di prendere
l’acqua, ... e poi gli fa costruire le piramidi per quando morirà. loro la
costruiscono prima portando la sabbia per trasportare i mattoni e
poi riportano via la sabbia con i carri.
Quando un giorno è morto un servo di mio madre io mi sono messo a
piangere.
Davide Lanzeri
Io sono il figlio di un faraone, mio padre che è il faraone può
decidere tutto. Per esempio ordina agli schiavi di costruire due
piramidi, così quando lui muore la piramide è già pronta e lo possono
mettere dentro e seppellirlo. Mio padre può decidere la vita e la
morte di ogni persona.
Ho quasi 12 anni e adesso sto facendo un disegno su un foglio di
papiro, è una pianta che cresce sul fiume Nilo. Sto disegnando uno
schiavo che costruisce una piramide molto alta. Quando avrò finito
il disegno andrò a giocare con i miei amici a fare il ballo della danza
sacra. A un certo punto il mio amichetto si è messo a ridere perché
sono caduto per terra e mi sono sporcato tutto di fango.
Marco Pungitore
Un giorno ho voluto esplorare un po’ l’Egitto, sono andato a vedere le piramidi e davanti ho visto gli uomini che
lavoravano e mi sono accorto che era tanto faticoso; poi sono andato nel deserto vicino al Nilo e lì ho visto tante
persone che lavoravano, prendevano le piante del papiro.
Ho visto tutto il processo della lavorazione e me ne hanno regalato uno. Quando sono tornato a casa là sopra ci ho
scritto delle cose. Mi sono accorto che aveva un colore giallino e che quando ci ho disegnato sopra i geroglifici,
assorbiva bene il colore. Sono andato alla finestra e ho messo il foglio di papiro sopra al vetro e il colore questa volta
era più chiaro.
Un giorno sono andato a vedere alcuni disegni nelle tombe dei faraoni, uno di questi era Tutankamon. Sulle pareti erano
rappresentati gli dèi ed erano raffigurati come degli uomini molto belli, c’era Thot, Horus, Osiride ed Iside.
Mentre gironzolavo nei corridoi della piramide ho visto il processo di mummificazione del faraone.
Funziona così: “prima si tolgono gli organi interni che vengono messi nei canopi (contenitori), il corpo viene poi
ricoperto di natron (un tipo si sale) e quindi bendato dalla testa ai piedi in modo da formare una mummia. A questo
punto sulla faccia mettono una maschera e, alla fine lo chiudono dentro al sarcofago”; nella stanza si mettono tutte le
cose che gli appartengono perché noi Egizi, pensiamo che gli oggetti possono essere utili nell’aldilà.
Mentre il faraone viene mummificato, le donne fanno un ballo strano che viene chiamato danza sacra; sia le donne che
gli uomini sono molto truccati.
Per curiosità ho seguito dei guerrieri e così ho visto la sfinge: ha la faccia di uomo e il corpo da leone.
... Sono passati tanti anni, sono diventato un faraone e mi sono fatto costruire una piramide grande, spaziosa e bella.
Ludovico
Io sono il figlio del faraone.
Un giorno ho deciso di esplorare l’Egitto. All’inizio sono andato a
vedere le piramidi di tutti i faraoni morti. All’interno delle piramidi
ci sono scritte le storie dei faraoni e ho scoperto che ci sono anche
delle stanze finte.
Poi ho visto la sfinge che è molto alta e molto lunga. Le sfingi hanno
la faccia da persona e il corpo da leone. Vicino alle stanze del
faraone morto ci sono le donne che fanno la danza sacra, altre
donne invece ballano nella strada che porta alla piramide. Anche il
mio papà sta facendo costruire una piramide e mi ha detto che per
terminarla occorrono più di dieci anni. Quando la sua sarà terminata
e io sarò diventato faraone potrò iniziare a far costruire la mia
piramide.
Claudio
Sono una bambina egizia e sono la più piccola dei figli del faraone.
La giornata la passo a coltivare insieme alla mia mamma e a tutti i
miei amici, ma mi diverto anche a scrivere e disegnare sul foglio di
papiro.
Alcune volte vado ad esplorare le grandi piramidi dove vedo tante
cose interessanti come ad esempio le scritture egizie che si
chiamano geroglifici e poi tanti sarcofaghi colorati, ...
Quando sono in casa, mi affaccio alla finestra e vedo mio padre, il
faraone, che dà ordini ai suoi uomini e che decide la vita o la morte
di ogni persona. Io voglio bene a mio padre però mi fa anche un po’
paura.
Anna
Sono una bambina egiziana e sono la figlia del faraone. In Egitto
mi diverto molto perché faccio molte belle cose; mi piace anche
esplorarlo perché è un paese molto bello. Mio padre che è il
faraone è molto buono e simpatico con me e io, quando lui è
libero dagli impegni, ci gioco sempre.
Ho nove anni e gioco con i bambini che hanno la mia età. Vicino
alla riva del fiume Nilo c’è una pianta acquatica, il papiro. Con il
papiro gli uomini ci fanno i fogli di carta per permettere agli
scribi di scrivere. Anche io che sono brava a leggere e a scrivere
ho provato ad usare il papiro: è molto bello, sembra un quadro.
Giorgia
Ciao, io sono il figlio del faraone Tutankomon e per questo sono
molto fortunato.
Durante il giorno mi diverto a costruire tante cose, mentre mio
padre il faraone dà gli ordini al popolo e agli scribi.
Spesso vado alla ricerca delle piante di papiro con cui poi realizzo
i fogli che mi servono per scrivere e disegnare. Sono diventato
bravo a realizzare i fogli di papiro perché ho visto molte volte gli
schiavi che le preparavano. Taglio striscette sottilissime dalla
canna del papiro e le mette una vicina all’altra in senso
orizzontale, poi le metto in senso verticale; per farle attaccare
metto sopra dei pesi. Dopo qualche giorno il foglio è pronto e può
essere utilizzato per scrivere e disegnare i geroglifici.
Matteo Tanni
Ciao, sono un esploratore e mi trovo in Egitto. Mi trovo vicino alla piramide
del faraone Tutankomon, ci sto entrando e vedo tante scrittura strane,
tanti disegni, ... è interessante!
Ci sono delle scale, c'è una porticina, ci entro e vedo un bellissimo
sarcofago dorato con disegnato un faraone.
Esco dalla piramide e vedo degli schiavi che stanno costruendo un’altra
piramide per un altro faraone.
Camminando lungo il fiume Nilo vedo delle donne che raccolgono il papiro e
riempiono dei contenitori di ceramica con l’acqua per bere e cucinare.
Lontano, su delle barche di legno ci sono dei pescatori.
Vado poi a vistare un carcere e vedo degli schiavi con cicatrici, graffi e
segni di frustate. Vicino a loro c’è un faraone e altri uomini, il faraone dà
ordini, ha in mano una frusta e un bastone: simbolo di potere e di potenza.
Marco Ventrelli
Ciao, mi chiamo Valeria, sono egiziana e sono la settima figlia di un
faraone. Mi diverto con il foglio di papiro che è cresciuto lungo le rive
del fiume, sopra questo foglio io ci scrivo e ci faccio dei disegni.
Io ho tre sorelle che si chiamano Francesca, Valentina e Arianna. Io e
Francesca siamo le più piccole, Valentina ed Arianna sono le più grandi!
Io mi diverto con loro e loro si divertono con me. Quando litighiamo
papà, il faraone ci strilla e ci separa.
Mia madre ha fatto una nuova sorellina: Veronica, noi la prendiamo in
braccio, ma poi quando piange la mettiamo nella sua culla, mamma inizia a
cantare una canzoncina e ... ci addormentiamo tutte e quattro.
I nostri fratelli maschi vanno a scuola e poi imparano a fare i guerrieri
e, un giorno uno di loro diventerà un grande faraone come nostro padre.
Valeria
Noi,
antichi
romani
… entrando a scuola sento un’atmosfera diversa, c’è qualcosa di
strano, di importante che sembra dominare dall’alto.
Alzo lo sguardo e vedo una grande statua, mi giro a destra: una
colonna con un busto sembra guardarmi; a sinistra e davanti a me
altre statue, altri busti, …
Sguardi audaci, facce severe mi osservano, mi sento piccolo piccolo.
Mi guardo, sono vestito con una tunica bianca, ho un mantello rosso
annodato sulla spalla, uno scudo e un elmo completano il mio
abbigliamento: sono un legionario. Dietro di me altri hanno il mio
stesso vestito e allora ricordo: oggi è giovedì grasso, è il giorno di
Carnevale e stiamo per fare la sfilata.
Quest’anno abbiamo festeggiato il
Carnevale mascherati da antichi
romani. Mentre camminavamo e
facevamo il giro della scuola
dicevamo: “Ro-ma-ni, ro-ma-ni, …”. Ma
non abbiamo fatto la lotta con i leoni,
né con i gladiatori, ci siamo però
tirati le stelle filanti, abbiamo
mangiato le frappe e le castagnole e
bevuto il succo di frutta.
Peccato che è già finito.
Federico
Al grido di “Evviva i romani”, siamo usciti dalle
classi e girando tra i corridoi abbiamo fatto una
sfilata all’interno della scuola. Fuori piove e non
possiamo uscire per le strade!
Tutti mascherati da antichi romani.
Noi eravamo i legionari dell’imperatore Claudio.
Insieme a tutti gli altri bambini ci siamo divertiti
nel teatro: abbiamo fatto le foto, tirato le stelle
filanti e poi mangiato e bevuto.
Ma chissà come si viveva veramente al tempo dei
… romani?
Francesco
Per un giorno sono diventata imperatrice
e accompagnavo l’imperatore Claudio.
I miei compagni erano tutti mascherati
da legionari e le femmine da ancelle.
Per un giorno abbiamo vissuto come
nell’antica Roma: ci salutavamo con “Ave
Cesar”, sugli scudi c’era scritto SPQR.
Io ero molto emozionata e, anche se è
piovuto e non siamo potuti uscire per le
strade, ci siamo divertiti lo stesso.
Sara
Oggi, 19 febbraio è stato un giorno importante per me, è Carnevale e
a scuola abbiamo festeggiato il Carnevale: eravamo tutti mascherati da
antichi romani e da antiche romane.
Il vestito di noi femmine era tutto rosa, con una striscia dorata sul
davanti e una cinta di stoffa in vita. Anche in testa avevamo una
striscia dorata e poi avevamo collane, anelli e … proprio come le mogli
dei patrizi.
I maschi invece erano vestiti da legionari al comando dell’imperatore
Claudio.
Anche la scuola si è mascherata: infatti all’entrata c’erano statue,
colonne e busti che rappresentavano gli antichi romani, quelli veri.
È stato bello e noi eravamo molto felici.
Giorgia
Oggi è giovedì grasso e dobbiamo fare la sfilata di Carnevale, piove e …
allora restiamo dentro la scuola, ma sfiliamo lo stesso.
I corridoi si riempiono di grida “Ro-ma-ni, ro-ma-ni, …”, legionari, gladiatori,
imperatori, ancelle, … riempiono il teatro.
Tutta la scuola si è mascherata anche la direttrice e Roberto, il bidello che
per un giorno diventa imperatore e ha in testa la corona di alloro.
Noi eravamo mascherati da legionari: avevamo in testa un elmo, al braccio
portavamo uno scudo con la scritta dorata SPQR, una tunica bianca, un
panciotto bronzato e un mantello rosso completava l’abbigliamento.
È stato bello, anche perché sembrava proprio di stare nell’antica Roma:
sotto alle scale e all’entrata c’erano colonne e busti con le facce degli
imperatori e due grandi statue, una era quella di Giulio Cesare.
Ludovico
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