Detti Napoletani
con traduzione e decodifica…
Puozz’ passa’ nu vuaio
Che tu possa passare un guaio
Un augurio in senso ironico che ti capiti qualche
evento disgraziato…
Pecché nun t’ chiamm’o’
Patatern?
Perché non ti chiama il Padreterno?
Un auspicio che tu possa al più presto tornare dal
Creatore.
Menamm’e’mman’!
Meniamo le mani!
Dicesi di quando c’è un lavoro importante da portare a
compimento e ci si tiene a farlo subito e bene. Espressione e
circostanza molto ricorrenti, che confutano le concezioni leghiste
secondo cui i meridionali in generale e i napoletani in particolare
siano sfaticati, inefficienti e privi di spirito d’iniziativa!!!
Ogni scarrafone è bello ‘a
mamma soia
Ogni scarafaggio è bello per la sua mamma
L’amore materno è talmente intenso che una mamma amerà
profondamente il proprio figlio, trovandolo bellissimo e dolcissimo,
anche se in realtà fosse un insetto sporco e ripugnante.
‘O vin’ è vin’ quann’ sta ind’a’
vott’
Il vino è vino quando sta nella botte
Non dare mai per scontata una cosa, finché non sei
sicuro al 100% che si sia realizzata. San
Tommaso: “Se non vedo, non credo”. Trapattoni:
“Non dire gatto se non ce l’hai nel sacco”
Quann’ buon’ buon’, chiù nir’ ra’
mezanott nun pot’ess’r
Comunque vada, niente potrà essere più nero della mezzanotte
Anche quando sembra che le cose vadano sempre peggio, prima o
poi si raggiungerà un limite oltre il quale si potrà solo
migliorare.
Frase citata da Pino Daniele che confuta le famigerate “Leggi di
Murphy”
Uocchije ca’ nun ver’, cor’ ca
nunn’arresidera
Occhio che non vede, cuore che non desidera
Principio particolarmente attagliato al modo di vivere del
mondo moderno, in cui conta solo l’immagine, ciò che si vede,
non ciò che si è
‘O purpo se coce ind’a’ l’acqua soja
Il polpo si cuoce nell’acqua sua
Se qualcuno fa qualcosa di sbagliato, qualcosa che ti fa imbestialire,
magari ti fa anche un torto, se tu sei sicuro di essere nel giusto, non
dartene cura, non affliggerti, non rovinarti il fegato: prima o poi, le
circostanze ti daranno ragione e costui ne pagherà duramente le
conseguenze. Concetto di vita molto ottimistico, paragonabile alle visioni
cristiane sull’al di là e sul Giudizio Universale o al proverbio cinese
“siediti in riva al fiume ed aspetta il cadavere del tuo nemico”
Nun me passa manco p’a’
capa
Non mi passa neanche per la testa
Trattasi di argomento che da parte mia non
riscuote il benché minimo interesse
Te ne facc’ jì carrec’e’ maraviglj
Ti mando via carico di meraviglia
Ti riempirò di botte a tal punto che quando tornerai a
casa passerai intere giornate a domandarti se è possibile
che sia accaduto realmente o forse è stato solo un incubo
Ntiemp’e’ tempest ogni
pertus è puort’
Quando il tempo è tempestoso, ogni buco può essere un porto
Tipica filosofia di vita riferita a situazioni in cui non si
batte chiodo, quando la prima persona dotata di un orifizio
che ti dice di sì va comunque bene, senza stare a sottilizzare.
Si accompagna al detto italiano “basta che respiri”
Me stai facenno na’ capa
tanta
Mi stai facendo una testa grande così
Con i tuoi problemi, i tuoi complessi, le tue paranoie, mi
stai assillando la vita in modo da rendermela quasi
impossibile. Cambia argomento, per favore!
Nun c’accerit’a’ salute!
Non ci ammazzate la salute!
Frase colorita, ma di comprensione immediata:
non affliggeteci, non tormentateci la vita con i
vostri problemi e le vostre frustrazioni
Ma tu che tieni ‘ncapa?
Ma tu che cos’hai in testa?
Le tue idee e i tuoi propositi non sono rispondenti a
criteri di particolare serietà e intelligenza
Chi m’a’ cecat?
Chi mi ha accecato?
Espressione molto figurata per dire: “Chi me
l’ha fatto fare, sono diventato cieco per non
vedere che non ne valeva proprio la pena?
Stai int’o’ ventre r’a’ vacca
Stai nell’utero di una femmina di bovino
Stai beatamente al sicuro, senza problemi o assilli di sorta
Va’fangul a te e tutta ‘a razza
toia
Vai a fare nel culo tu e tutta la razza tua
Sei invitato a fare un viaggio in un posto corrispondente alla
parte di dietro e tale invito è esteso a tutti gli appartenenti
alla tua stirpe
Stai ancor’ attaccat’ a’
pettul’e’ mammet’
Stai ancora attaccato alle pieghe della gonna di tua madre
Dicesi di chi ha raggiunto ormai un’età che può considerarsi
adulta, che dovrebbe essere in grado di vivere autonomamente la
sua vita e prendere responsabilmente le sue decisioni e invece
continua a pendere dalle labbra della madre e non riesce a
scrollarsi di dosso la sua presenza e la sua protezione, come
fosse ancora bambino. Cfr. il Robertino di “Ricomincio da tre”
Vott’a’ p’trell’ e
annasconn’a’ manell’
Lancia la pietruzza e nasconde la manina
Dicesi di chi prova gusto a scatenare discordie e diverbi facendo in modo da non risultare
coinvolto oppure da apparire come aggredito anziché aggressore, come vittima anziché
carnefice. Si attaglia al tipico modo di fare di certi personaggi politici del mondo di oggi,
la cui strategia è quella di provocare gli avversari subdolamente, costringendoli a reagire,
per poi giustificare attacchi, repressioni, guerre ecc. Ma è una cosa vecchia, già vista. Lo
facevano i Romani (ai quali, non a caso, si rifanno certi movimenti politici…).
Ricordate Massinissa, il re dei Numidi, che aggrediva i Cartaginesi, costringendoli a
difendersi? Siccome, dopo la sconfitta di Annibale, i Romani avevano imposto ai
Cartaginesi di non compiere la minima azione militare, questo fatto costituì il pretesto
per scatenare l’ennesima guerra e distruggere definitivamente la città nordafricana
‘O can mozzec’ ‘o stracciat
Il cane morde dove è già rotto e strappato
Più una situazione è già critica, maggiori sono le
probabilità che si verifichino ulteriori eventi negativi.
Tipica applicazione pratica della “Legge di Murphy”,
corrispondente all’italiano “piove sul bagnato”
L’asteco chiove e ‘a’
fenesta scorre
Il terrazzo piove e la finestra sgocciola
Questa espressione ha più o meno lo stesso significato di quella
precedente: “i guai non arrivano mai da soli”. Si segnala però
l’utilizzo del termine “asteco”, ormai caduto completamente in
disuso, che i giovani di oggi, anche nel cuore della vecchia Napoli,
non conoscono più, forse perché nei palazzi moderni non esistono
più i terrazzi di una volta (eppure ogni tanto ricorre nel
linguaggio catastale la terminologia da cui ha avuto origine il
lemma napoletano: “lastrico solare”)
Iamm’a’mmare cu’
tutt’e’ pann’
Andiamo in mare con tutti i vestiti addosso
Altra locuzione di carattere pessimistico:
continuando così, le cose andranno di male in peggio
L’acqua è poca e ‘a papera
nun galleggia
L’acqua è poca e l’anatra non galleggia
Anche questa frase rientra nel contesto pessimistico delle precedenti:
in questo momento, praticamente, non c’è nulla che funzioni come
dovrebbe. Peraltro, quelli che hanno una visione più ottimistica
della vita, o quantomeno che non si lasciano prendere dallo
sconforto e dal malumore, hanno trovato un sistema per far cadere
questa frase in disuso. Quando qualcuno la pronuncia, rispondono
con una rima alla sorrentina: “e puortam’ stu cos’ a passeggio”
(“portami questo coso a passeggio”)
Te scomm e’ sang
Ti picchio a sangue
Sto per accanirmi verso la tua persona
con particolare violenza
M’e’ fatt’ fa’ ‘e vierm’
Mi hai fatto fare i vermi
Tipica e colorita espressione idiomatica che sta per “mi hai
fatto prendere un terribile spavento”. Da essa ha origine una
famosa battutaccia: Come si riproducono i vermi? Il maschio
si nasconde dietro una porta e, quando entra la femmina,
emette un urlo, così le “fa fare i vermi”.
Te facc’ ruciulià p’a’ rariat’
Ti faccio rotolare per la scalinata
Evidente manifestazione di intenzioni aggressive
e violente
Te scos’a’ panza
Ti scucio la pancia
Sono talmente assatanato nei tuoi confronti che
potrei anche sventrarti vivo
Te romp’a’ noc’ r’o’ cuoll’
Ti rompo l’osso del collo
Altra espressione di rabbia, violenza e
intenzioni aggressive
Te spezz’ ll’oss’, mett’a fà ‘o
bror pe’ diman’
Ti spezzo le ossa, metto a fare il brodo per domani
Sono incommensurabilmente infuriato nei tuoi
confronti
Te sfravech’e’ mazzate
Ti demolisco come un edificio a furia di botte
Ti picchierò selvaggiamente e senza pietà.
Corrispondente all’appulo-lucano “te crep’ d’ mazzet’”
T’hanna’ magna’ viv’ e’
zoccole
Devi essere mangiato vivo dai ratti di fogna (pantegane per i
settentrionali)
Ennesima formulazione di odio e repulsione al sommo grado.
Non ha bisogno di ulteriori specificazioni e chiarimenti. Tra
l’altro, per renderla ancora più forte, violenta ed offensiva, c’è
chi aggiunge: “E ‘o’ primm’ muozzec te l’hadda ra’
mammeta” (e il primo morso te lo deve dare tua madre)
Jett’o’ sang!
Butta il sangue!
Espressione di odio e violenza a livello parossistico. Significa
semplicemente: “Muori, crepa!”, inquadrabile in un contesto di
guerra o di vendetta tra clan di delinquenti o di film polizieschi
all’americana, nel duello finale tra il buono e il cattivo, quando
vince sempre il primo al termine di un cruentissimo scambio di
botte, pugni, calci, spintoni, dentro un laboratorio fantomatico,
o in un deserto riarso o sul cornicione di un grattacielo…
Si’ n’omm’e’ sfaccimm’
Sei un uomo di sperma
Espressione idiomatica per indicare il massimo della
cattiveria, dell’infamia, dell’abiezione. Questa parola
in napoletano esprime il concetto dello schifo e del
dispregio più totale. Cfr. l’inglese “bloody”
Tien’a’ cazzimma
Sei un essere spregevole
Espressione idiomatica molto colorita e caratteristica
della lingua napoletana. Assolutamente intraducibile e
priva di qualsiasi corrispondente in italiano o in altre
lingue, “cazzimma” indica una crudeltà abietta, una
cattiveria gratuita e ingiustificata, che si concreta nel fare
del male ad altri per il solo gusto di farlo, senza neppure
trarne un profitto o un vantaggio, sia pure ingiusto
Vai a’ recchia
Vai all’orecchio
Altra espressione idiomatica intraducibile. Dicesi di
chi, nello sport ed in altri ambiti della vita, non sa
accettare la sconfitta, vuole sempre primeggiare e
avere ragione per forza e, quando non riesce in
qualcosa, polemizza, recrimina, contesta, dà la
colpa agli arbitri, ai giudici, ai regolamenti, ecc.
Scarica

Detti Napoletani