Istituto Comprensivo Cantu’2
XXV aprile 2013
testo: Luigi Lunari
musica: Gino Negri
Non maledire questo nostro tempo
Non invidiare chi nascerà domani,
chi potrà vivere in un mondo felice
senza sporcarsi l'anima e le mani.
Noi siam vissuti come abbiam voluto
negli anni oscuri senza libertà.
Siamo passati tra le forche e i
cannoni
chiudendo gli occhi e il cuore alla
pietà.
Ma anche dopo il più duro degli
inverni
ritorna sempre la dolce primavera,
la nuova vita che comincia
stamattina,
di queste mani sporche a una
bandiera.
Non siamo più né carne da cannone
né voci vuote che dicono di sì.
A chi è caduto per la strada noi
giuriamo
pei loro figli non sarà così.
Vogliamo un mondo fatto per la gente
di cui ciascuno possa dire "è mio",
dove sia bello lavorare e far l'amore,
dove il morire sia volontà di Dio.
Vogliamo un mondo senza patrie in
armi,
senza confini tracciati coi coltelli.
L'uomo ha due patrie, una è la sua
casa,
e l'altro è il mondo, e tutti siam fratelli.
Vogliamo un mondo senza ingiusti
sprechi,
quando c'è ancora chi di fame muore.
Vogliamo un mondo in cui chi ruba va in
galera,
anche se ruba in nome del Signore.
Vogliamo un mondo senza più crociate
contro chi vive come più gli piace.
Vogliamo un mondo in cui chi uccide è
un assassino,
anche se uccide in nome della pace.
Abbiamo eseguito la canzone interpretata da
Milva dal titolo “25 aprile”, appartiene
all’album “Libertà” uscito nel 1975, le parole
sono di Luigi Lunari su musica di Gino Negri.
Il testo vuole ricordare la fine di un periodo
tra i più difficili della storia mondiale nonché
di quella italiana, la seconda guerra
mondiale.
E’ una poesia sulla libertà: diritto inalienabile
per ciascun uomo in ogni tempo.
La guerra è morte, dei propri cari, dei
conoscenti, dei personaggi famosi… La guerra
è paura del dolore, della perdita, della prigionia,
è paura della morte.
Chi fa esperienza di guerra desidera che
finisca al più presto e che non accada mai più.
Tuttavia nel testo emerge un ammonimento:
“…Non maledire questo tempo, non invidiare
chi potrà vivere in un mondo felice senza
sporcarsi le mani e con esse l’anima!!!...”
E’ un grido che viene dalla folla, una voce forte e chiara
che vuol essere monito per le generazioni future, tuttavia
proprio nella strofa di apertura si può leggere tra le righe
un insegnamento affinché coloro che hanno vissuto sulla
propria pelle la durissima esperienza della guerra non
maledicano i loro nemici, perché l’odio non viene
ripagato con altro odio. Il messaggio che viene fuori è
che anche chi non si sporcherà l’anima del sangue della
guerra dovrà conoscere l’orrore che invece ha seminato
in un passato neanche così tanto lontano.
È un invito a riflettere come tutto ciò sia stato possibile:
abbiamo vissuto chiudendo gli occhi, siamo passati tra
forche e cannoni, davanti alla violenza abbiamo chiuso il
cuore alla pietà. Negli anni oscuri, nei quali mancava ogni
luce di democrazia e dunque di libertà, c’è stato chi si è
arruolato finendo come carne da macello e chi ha chinato il
capo in un vuoto segno di sottomissione al regime.
Dalla dimensione del passato il testo proietta la visione del
futuro: vogliamo un mondo senza patrie in armi, in cui tutti
sono fratelli, dove il momento della morte sia per volontà di
Dio e non dell’uomo nostro nemico.
La libertà è luce,la libertà è un cielo
azzurro, limpido. Libertà vuol dire
essere sereni, vivere seguendo i propri
desideri nel rispetto di quelli altrui. La
guerra invece è dolore, è privazione dei
propri desideri, è sottomissione, è
paura. La guerra è buio, la guerra
cancella ogni cosa anche il futuro che
deve ancora venire, annienta e
distrugge tutto.
Dopo però i tempi più duri, dopo gli inverni più
rigidi, dopo le pestilenze più virulente, torna
sempre il sereno, torna sempre la primavera,
l’odore della morte se ne va per lasciare il
posto al profumo dei fiori della saggezza e
dell’amore che dovrebbero rimaner fioriti
imperituramente.
La nuova vita è colorata di bandiere
tricolore e comincia proprio la mattina
del 25 aprile 1945, da questo giorno in
poi non si dovrà più obbedire a suon di
cannone perché tutto ciò che è accaduto
deve far aprire gli occhi, deve far aprire il
cuore, le menti verso un mondo senza
confini, senza litigi, senza il desiderio di
prevaricazione.
Nessun uomo dovrà mai più sentirsi
carne da cannone, nessun uomo
dovrà mai più sentirsi in balia della
follia di esseri avidi e senza scrupoli,
nessun uomo dovrà mai più pensare
che il mondo non gli appartiene. Il
mondo è di tutti e tutti si possono
sentire fratelli, è una casa sicura
nella quale ci si può rifugiare e
sentirsi protetti.
Un mondo in cui verranno messe al
bando le armi, non si dovrà nemmeno
lottare contro la fame e la povertà,
non dovranno esserci più le crociate
contro chi non la pensa come noi ma
dovrà essere messo al di sopra di
tutto il rispetto per il diverso.
Ma un mondo di pace deve essere per forza un
mondo in cui i regni la giustizia perché solo con
essa si smorza il rancore, il sentimento di
vendetta e la sete di sopraffazione. E allora
sarà un mondo che avrà sconfitto anche la
fame e la povertà, dove non ci sia bisogno di
rubare per sopravvivere, dove per non ci sia
necessità di fare la guerra per ottenere la pace,
infatti, come ricorda il testo, anche chi uccide in
nome della pace, resta un assassino.
classi 3a D e 3a F
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