L’Africa L’ambiente fisico: L'Africa è famosa in tutto il mondo per la varietà e l'unicità degli animali che la popolano. Sono presenti molte specie di Felini, come il leone, il leopardo, il serval, il ghepardo e varie specie di gatti selvatici, oltre a specie di canidi come i licaoni e gli sciacalli. Molto diffusi nelle foreste sono le grandi scimmie antropomorfe come gli scimpanzé e i gorilla, mentre altri primati popolano anche le praterie, come i mandrilli, le amadriadi e le scimmie leopardo. Le grandi savane sono il regno dei grandi erbivori come le giraffe, gli elefanti, i rinoceronti, e delle grandi mandrie di bufali, gnu, zebre, gazzelle, impala e antilopi di varie specie. I grandi deserti sono popolati da dromedari, orici, fennec, viperidi. Presso i grandi fiumi vivono ippopotami e coccodrilli. Elefanti africani, Kenya. Le savane sono percorse inoltre dagli struzzi e sorvolate da varie specie di avvoltoi. Oltre a questi in Africa vi sono numerosissime specie di uccelli. In particolare in Madagascar vi è un vastissimo ecosistema unico al mondo con un numero impressionante di volatili. Questa straordinaria fauna è entrata nella leggenda ed ha ispirato, insieme agli spettacolari paesaggi naturali del continente, varie opere letterarie e cinematografiche. Questa fauna ha inoltre attirato nella storia migliaia di cacciatori - specialmente occidentali - che hanno preso parte a innumerevoli battute della cosiddetta caccia grossa. Fra i personaggi più famosi sedotti dal fascino selvaggio della caccia grossa in Africa si possono ricordare Theodore Roosevelt eErnest Hemingway. Soprattutto dopo l'avvento degli Europei, la caccia è stata un'importante concausa del progressivo depauperamento della biodiversità africana. In Africa esistono ora grandi parchi naturali e molte aree protette per preservare le numerose specie a rischio, ma anche queste riserve hanno grandi difficoltà a opporsi al bracconaggio. Fra i parchi più famosi si ricordano il Serengeti e Ngorongoro (Tanzania), lo Tsavo e il Masai Mara (Kenya), il Kruger(Sudafrica) e il Chobe e la riserva del Delta dell'Okavango (Botswana). L’ Africa è colpita dalle seguenti epidemie: Aids, Ebola, La malaria è al quarto posto tra le malattie infettive più diffuse al mondo, dopo le infezioni gastrointestinali, la tubercolosi, il morbillo, Plasmodium… Aids: HIV è un retrovirus del genere lentivirus, caratterizzato cioè dal dare origine a infezioni croniche, che sono scarsamente sensibili alla risposta immunitaria ed evolvono lentamente ma progressivamente e che, se non trattate, possono avere un esito fatale.[ In base alle conoscenze attuali, HIV è suddiviso in due ceppi: HIVe-1 HIV-2. Il primo dei due è prevalentemente localizzato in Europa, America e Africa centrale. HIV-2, invece, si trova per lo più in Africa occidentale. Le cellule bersaglio di HIV sono quelle ricche di recettori CD4, in particolare alcuni linfociti chiamati CD4+, che hanno un ruolo particolarmente cruciale nel sistema immunitario: sono infatti dei veri e propri "direttori d'orchestra" che attivano di volta in volta settori diversi delle difese a seconda del tipo ospite indesiderato con cui vengono in contatto (batteri, virus, protozoi, funghi, vermi, cellule tumorali, ecc.). Trasmissione: Dagli inizi dell'epidemia, sono state individuate principalmente tre vie di trasmissioni dell'HIV, tutte riguardanti la penetrazione diretta di sangue o altre secrezioni infette nel circolo ematico di un soggetto sano. HIV è un virus a bassa contagiosità, che per trasmettersi ha bisogno di un'elevata concentrazione di particelle virali vitali. Tale condizione si realizza pressoché esclusivamente nel sangue e nelle secrezioni genitali, in particolare lo sperma; in misura minore, ma comunque sufficiente, nelle secrezioni vaginali. Altre secrezioni contengono HIV a bassa concentrazione, ma l'esperienza e numerosi studi sperimentali escludono la trasmissibilità tramite tali veicoli, salvo situazioni del tutto eccezionali, come il miscuglio con abbondante sangue. … L'immissione di sangue infetto nel circolo di un soggetto sano genera un'infezione pressoché certa. Questo tipo di contagio è stato molto frequente prima della messa a punto del test HIV, tramite trasfusioni di sangue infetto (ad esempio per pazienti emofiliaci), trapianti di organi di donatori infetti e accidentali casi di ferimento con strumenti quali rasoi, aghi (anche da tatuaggio) o bisturi appena venuti in contatto con materiale infetto, soprattutto in ambito professionale (incidenti di laboratorio).[45] L'esclusione sistematica dalle donazioni dei soggetti infetti e la sterilizzazione di tutti gli strumenti che entrano in contatto col sangue ha reso questo tipo di contagio prettamente episodico.[45] Lo scambio di sangue fu inoltre responsabile dell'esplosione dell'epidemia … Contatti non contagiosi L'HIV è stato trovato nella saliva, lacrime e urina di individui infetti, ma vista la bassa concentrazione del virus in questi liquidi biologici, il rischio di trasmissione è considerato trascurabile. Lo stesso vale pertosse, sudore, muco e feci.[61] Il virus non si trasmette tramite contatti come strette di mano, abbracci, baci, morsi, graffi[61] né tramite l'uso di rasoi o spazzolini da denti di persone sieropositive (se privi di tracce ematiche), anche se è comunque sempre consigliabile l'uso di strumenti di igiene personale individuali.[62] Nulla è la possibilità di contagio tramite vestiti, asciugamani, lenzuola, né tramite bicchieri, piatti o posate e in generale in tutti quei rapporti legati al vivere sotto uno stesso tetto.[61] Le zanzare, da sempre sospettate di essere un possibile veicolo di infezione, in realtà sono sostanzialmente innocue, sia perché il virus non si può replicare all'interno delle ghiandole salivari dell'insetto (trasmissione biologica)[63] sia per via della bassissima probabilità di infezione. … La zanzara femmina (il maschio non punge) dopo aver nutrito le uova nel proprio addome con il sangue aspirato, riposa per circa 24 ore, tempo sufficiente alla scomparsa del virus dall'insetto madre. Anche qualora la zanzara punga due individui in successione di cui il primo sieropositivo, anche se altamente infetto e anche se con ripetute punture, la possibilità di contagio (trasmissione meccanica) è nulla perché il canale attraverso cui viene iniettata la saliva e quello attraverso il quale viene prelevato il sangue sono due condotti differenti, non in comunicazione tra di loro. Un discorso analogo può essere fatto anche per altri artropodi ematofagi come pulci, zecche e cimici.[45] La credenza che le zanzare siano veicolo di contagio è diffusa nei paesi meno sviluppati.[64] Le zanzare sono in effetti responsabili della trasmissione di altre Stadio sintomatico: Principali manifestazioni dell'AIDS Gradualmente la carica virale riacquista forza, mentre resta progressivo e costante l'assottigliamento dei livelli di linfociti CD4+ presenti nel sangue. Quando il numero di linfociti scende al di sotto di una soglia critica (tra 400/μL e 200/μL, a fronte di un valore di 1200-600/μL in un individuo sano), l'organismo non riesce più a difendersi da una serie di microrganismi scarsamente patogeni in condizioni normali, detto iopportunisti, tra cui tutta una serie di ospiti abituali e del tutto innocui dell'organismo (virus, batteri, funghi e protozoi), più raramente acquisiti con metodi occasionali. L'opportunità che questi organismi hanno di sviluppare una malattia, e trasformarsi quindi in patogeni, è fornita dal basso numero di linfociti CD4+.[45] Per alcuni microrganismi è sufficiente un grado molto limitato di immunodeficienza e le infezioni che portano sono le prime a manifestarsi, altri richiedono una compromissione più severa. Sintomi comuni sono febbre, sudorazione specie notturna, ingrossamento ghiandolare, tremore, debolezza e perdita di peso.[80] Alcune infezioni opportunistiche e alcuni tumori, come il sarcoma di Kaposi sono ormai sintomi ben noti della possibile infezione da AIDS. Senza terapie il numero dei linfociti CD4+ si erode inesorabilmente e le infezioni opportunistiche si susseguono una dopo l'altra, magari con pause di benessere tra l'una e l'altra grazie a cure farmacologiche. È comunque solo questione di tempo, e lo scarto tra la prima infezione e il decesso variava entro sei mesi e tre anni, in cui l'individuo andava incontro a infezioni sempre più severe e ravvicinate, che portavano a un progressivo e inarrestabile decadimento generale, letale al 100%. [45] Le principali patologie polmonari sono: la polmonite da Pneumocystis jirovecii, la tubercolosi (che può evolvere in extrapolmonare) e la parotite. Le infezioni del tratto gastro-intestinale comportano esofagiti e diarrea cronica. Tra le principali patologie neurologiche vi sono la toxoplasmosi, la leucoencefalite multifocale progressiva e la demenza HIV-correlata. Aumenta inoltre il rischio di sviluppare varie forme di tumore come il Sarcoma di Kaposi, i tumori del cervello e i linfomi. Oggi i farmaci, sebbene incapaci di eliminare il virus, ne impediscono la replicazione, cambiando completamente la prognosi degli ammalati. Persone sieropositive che avevano già sperimentato un’infezione opportunistica e gravi stadi di immunodeficienza sono riusciti a recuperare un buon numero di linfociti CD4+ e godono di buona salute, nonostante figurino statisticamente tra i casi di AIDS conclamato. Per queste ragione la suddivisione in stadi tradizionale oggi non corrisponde all’attuale contesto clinico e terapeutico dell’infezione, basandosi piuttosto su dati oggettivi quali il numero dei linfociti CD4+ e l’entità della carica virale.[45] Si ritiene che il trattamento terapeutico denominato HAART consenta un incremento Il primo farmaco in grado di arginare gli effetti della sindrome fu la zidovudina (o AZT), un inibitore della trascrittasi inversa, disponibile dal 1987. La tendenza del virus a sviluppare mutazioni resistenti e l'alta tossicità del farmaco portarono all'abbandono della monoterapia nel 1991 in seguito alla messa in commercio di una nuova terapia a due farmaci (biterapia). Dal 1996 infine la scoperta di inibitori della proteasi[13] ha permesso un nuovo protocollo farmacologico altamente efficace, basato su tre inibitori virali (triterapia), attuale terapia standard, detta HAART (Highly Active Antiretroviral Therapy).[45] Oggi esistono varie famiglie di farmaci, capaci di bloccare o rallentare la replicazione virale (e quindi la progressione clinica della sindrome): essi agiscono sulla trascrittasi inversa, sulle integrasi e sulle proteasi; una quarta famiglia impedisce l'ingresso del virus nelle cellule interferendo sul recettore CD4 o sulla gp41, la glicoproteina di fusione. La terapia tipica consiste nella somministrazione di due inibitori nucleo sidico della trascrittasi inversa (NRTI) più un inibitore della proteasi o un inibitore non nucleo sidico della trascrittasi inversa (NNRTI). Poiché la progressione della malattia da HIV nei bambini è più rapida che negli adulti, per i primi i protocolli prevedono un trattamento più aggressivo.[96] Nei paesi sviluppati, dove la terapia HAART è disponibile, i medici valutano la carica virale, la conta dei CD4, la velocità di decadimento di quest'ultima e le condizioni cliniche del paziente prima di decidere quando iniziare il trattamento.[97] Tradizionalmente, il trattamento è stato consigliato ai pazienti asintomatici quando la conta delle cellule CD4 scende a 200-250 unità per millilitro di sangue. Tuttavia, iniziare il trattamento prima (ad un livello di CD4 di 350 cellule/μL) può ridurre significativamente il rischio di morte .Gli obiettivi standard della HAART includono il miglioramento della qualità della vita del paziente, la riduzione delle complicanze e la riduzione della viremia sotto al limite di rivelazione. La terapia non comporta però né la cura della malattia né impedisce il ritorno, una volta che il trattamento viene interrotto, di alti livelli ematici di HIV, spesso resistente ad ulteriori cicli di terapia . Nonostante questo, molti individui infetti da HIV hanno beneficiato di notevoli miglioramenti nel loro stato di salute generale e nella qualità della vita, con una forte diminuzione della morbilità e mortalità associata al virus HIV.[102][103][104] In assenza della terapia HAART, la progressione da infezione da HIV all'AIDS si verifica in una mediana compresa tra i 9 e i 10 anni e la sopravvivenza mediana dopo aver sviluppato l'AIDS è di solamente 9,2 mesi. L'infezione da virus Ebola porta a sviluppare una febbre emorragica. I sintomi di questa condizione sono variabili e compaiono improvvisamente. La sintomatologia iniziale comprende febbre alta (almeno 38,8 °C), cefalea,mialgia, artralgia, dolori addominali, astenia, faringite, nausea e vertigini.[26] Il virus progressivamente causa sintomi di più grave entità, come diarrea, feci scure o sanguinolente, vomito scuro dall'aspetto a "fondo di caffè", occhi rossi dilatati con presenza di aree emorragiche sulla sclera, petecchie, rash maculopapulare e porpora. Altri sintomi secondari includono ipotensione, ipovolemia, tachicardia , danni agli organi (soprattutto a reni, milza efegato) come risultato di una necrosi sistemica disseminata e proteinuria. L'emorragia interna è causata da una reazione tra il virus e le piastrine che dà luogo a varie rotture nelle pareti dei vasi capillari. Occasionalmente si presentano sanguinamenti interni o emorragie esterne La malaria: è al quarto posto tra le malattie infettive più diffuse al mondo, dopo le infezioni gastrointestinali, la tubercolosi ed il morbillo. Causata da protozoi parassiti del genere Plasmodium, la malattia è trasmessa all’uomo dalla puntura della zanzara femmina del genere Anopheles. L’avvento degli insetticidi, la cui azione distruttrice nei confronti delle zanzare apportatrici della malaria ha avuto una parte determinante per la prevenzione di questa malattia, e la scoperta di numerosi farmaci di sintesi efficaci come antimalarici ha fatto sì che la malaria sia stata debellata in molti Paesi, tuttavia essa è tuttora una malattia endemica tipica dell’Africa tropicale e di alcune zone dell’Africa settentrionale, del Sudamerica, dell’America centrale, dell’Asia e del Medio Oriente. Recentemente si è avuta in tutto il mondo una recrudescenza impressionante di casi di malaria. È stato calcolato che si manifestano ogni anno tra i 300 ed i 500 milioni di casi clinici di malaria, con una mortalità che si aggira intorno a 1,5-2,7 milioni annualmente. La maggior parte di questi casi mortali riguardano bambini al di sotto dei cinque anni di età. Nel 1994 quasi 2,3 miliardi di persone, pari al 41% della popolazione mondiale, vivevano in aree a rischio di trasmissione malarica. Sebbene diffusa in tutto il mondo, il 90% dei casi sono stati riportati in Africa tropicale. La Tubercolosi: può colpire persone di ogni età, sesso e rango sociale, alcuni fattori possono aumentare il rischio di contrarla. Tra questi, un ruolo di primo piano è ricoperto dalle numerose condizioni che deprimono il sistema immunitario, rendendolo incapace di contrastare efficacemente l'infezione (AIDS, malattie autoimmuni, diabete, insufficienza renale, silicosi, terapia con corticosteroidi o altri farmaci immunosopressori, o con medicinali Tra gli altri fattori di rischio ricordiamo lo stretto contatto con persone infette, che interessa anche il personale sanitario (l'uso della mascherina ed il frequente lavaggio delle mani limita il rischio di contagio), l'essere nati, risiedere o viaggiare spesso in Paesi dove l'incidenza della malattia è elevata, la terza età , l'abuso di sostanze stupefacenti, la malnutrizione e la mancanza di cure mediche. Il morbillo: conosciuto anche col nome di prima malattia, è una malattia esantematica di origine virale del sistema respiratorio; è estremamente contagiosa e colpisce prevalentemente i bambini di età compresa fra i 3 e i 6 anni. La malattia del morbillo è provocata dal virus Paramyxovirus del genere Morbillivirus, un virus a filamento singolo che attacca esclusivamente gli esseri umani e mai altri organismi animali. Secondo le stime dell’OMS (organizzazione mondiale della sanità), il morbillo sarebbe responsabile del 40% dei decessi infantili nel mondo. Plasmodium: è un genere di sporozoi, ovvero protisti che producono spore; di cui quattro specie provocano la malaria nell'uomo. Altre specie infettano altri animali, tra cui uccelli, rettili e roditori. Nel 1898 Ronald Ross dimostrò la presenza di Plasmodium nello stomaco della zanzara Anopheles, scoperta che gli valse il premio Nobel nel 1902. Fondamentale anche il contributo del zoologo Giovanni Battista Grassi (1854-1925), il quale dimostrò che la malaria nell'uomo può essere trasmessa solo dalla zanzara Anopheles. Realizzato da: Nicole Pucciarelli,Pasqualina Altilio,Paula Lorusso,Carmen Maraia…