DACHAU
STORIA
Il 22 marzo del 1933, alcune settimane dopo la nomina di
Adolf Hitler, fu creato a Dachau un campo di
concentramento per prigionieri politici.
Il campo di concentramento di Dachau è stato il primo
istituito «ufficialmente» dal regime nazista, poche
settimane dopo la presa del potere in Germania.
Il campo formava un rettangolo di circa 300 metri di
larghezza e 600 metri di lunghezza ed era derivato dalla
ristrutturazione degli edifici e dei terreni di una fabbrica di
munizioni in disuso.
DACHAU IN CIFRE
• Originariamente progettato ed attrezzato per ospitare al massimo
5.000 detenuti, dopo successive estensioni e ramificazioni, il Lager
fu sovraffollato al limite tale che tre persone dovevano dormire
nello stesso letto, servirsi degli stessi impianti igienici, dividere il
poco e pessimo cibo. Iniziò come campo di lavoro e all’arrivo dei
detenuti ebrei si trasformò anche in campo di sterminio.
• A Dachau furono registrati a turno circa 200.000 deportati (di cui
oltre 10.000 italiani), ma in effetti essi furono molti, molti di più. Non
è ancora stato possibile stabilire esattamente il numero dei morti.
L'anagrafe del campo ha registrato circa 45.000 decessi, ma
questa è sicuramente una cifra irrisoria. Durante i dodici anni della
sua esistenza più di 200.000 persone provenienti da tutta Europa
furono rinchiuse qui e nei numerosi campi secondari. Sono stati
giustiziati 41.500 prigionieri.
•
COMANDANTE DEL CAMPO
• Nel giugno di 1933 Eicke fu nominato comandante del campo. Fu proprio lui a sviluppare un
piano organizzativo e regole con prescrizioni dettagliate che divennero poi valide per tutti i
campi di concentramento. Fu l'inizio di un sistema di terrore installato a Dachau che non può
essere paragonato a nessun altro stato di persecuzione e sistema penale.
• Eicke ideò anche la divisione del campo di concentramento in due aree: quella del campo per i
prigionieri circondata da una varietà di strutture di sicurezza e di torri di sorveglianza, filo spinato
etc.. e l’area dei comandi con edifici amministrativi e caserme per le SS. In seguito Eicke fu
nominato alla carica d’ispettore per tutti i campi di concentramento e stabilì il campo di
concentramento di Dachau come modello per tutti gli altri campi e scuola di crimini delle SS.
Dachau divenne così prototipo, modello d'ispirazione per i campi successivi; fu la scuola
dell'omicidio e della violenza delle SS che esportarono negli altri lager "lo spirito di Dachau", il
“terrore senza pietà". Fu la scuola dell'assassinio per le SS, un vero e proprio banco di prova per
ogni tipo di violenza.
• A questo campo infatti si attribuisce il triste primato di durata e di insopportabilità del regime di
detenzione. Fu un campo nel quale furono sperimentate e messe a punto le più raffinate
tecniche di annientamento fisico e psichico degli avversari politici, cioè degli oppositori del
regime, ai quali in un primo tempo quel Lager era dedicato come luogo di «rieducazione
politica».
•
ALL’INIZIO
•
• Originariamente infatti il campo venne destinato agli oppositori politici di Hitler, a chi
non si adeguò subito all'ideologia nazista. Gli internati venivano rieducati tramite il
lavoro duro e l'indottrinamento. I prigionieri erano prevalentemente sottoposti a
lavori pesanti al fine di "punire" in loro il sentimento antinazista. Altro sistema era
"rieducarli" al nazismo facendoli accedere a materiali vari di propaganda,
presenziare a riunioni, veri e propri corsi, dibattiti e ascoltare dalla radio gli eventuali
discorsi di Hitler, che i prigionieri udivano anche arrampicati sulle vecchie strutture
del lager. Estenuanti marce erano effettuate inoltre, tra gli edifici e baracche del
campo su cui erano state dipinte, a monito enormi scritte della nascente dottrina
nazista. IN UN SECONDO TEMPO Solo in seguito divenne campo di concentramento
destinato, oltre agli oppositori politici, anche ad ebrei e minoranze “sgradite” come
testimoni di Geova, omosessuali, emigrati, zingari, sacerdoti etc. Es: dopo la
famosissima “Notte dei Cristalli” più di 10.000 ebrei furono inviati al campo di
concentramento di Dachau.
LIBERAZIONE DEL CAMPO
• Il 29 aprile 1945 gli americani liberarono i sopravvissuti del campo. Due
targhe commemorative, in ricordo dell’evento sono appese alle pareti
interne dell’ingresso al campo.
•
INGRESSO AL LAGER - JOURHAUS
• I deportati in arrivo al lager percorrevano una larga strada, la Lager strasse,
al termine della quale era situato il cosiddetto Jourhaus, la "porta
dell'inferno", l’edificio di guardia del comandante del campo con una
torretta di guardia sul tetto. Lo Jourhaus servì come uscita principale e
ingresso al campo dei prigionieri, e come sede principale del personale
delle SS presso il campo. Il passaggio attraverso l'edificio è stato reso
possibile da un cancello-sbarra di ferro attraverso il quale i prigionieri
entravano nel campo al loro arrivo, e dove poi sfilarono ogni giorno per
andare ai campi di lavoro. Il cancello separava i prigionieri dal mondo
esterno. La grata in ferro battuto con un piccolo cancello al centro reca la
scritta: Arbeit macht frei.
•
•
CANCELLO
ARBEIT MACHT FREI
• Le SS avevano apposto il motto "Il lavoro vi renderà liberi" sul cancello del
campo. Il motto rifletteva bene l’obiettivo della propaganda nazista di
banalizzare il campo di concentramento agli occhi degli estranei e di
presentarlo come un "campo di lavoro e di rieducazione". La frase svela
anche la mentalità cinica delle SS, le quali utilizzarono il lavoro forzato come
metodo di tortura e come estensione del terrore nel campo di
concentramento. Con gli anni questo cinico slogan di Dachau, venne
esportato in numerosi altri lager e divenne il tristemente famoso simbolo
della menzogna nazista laddove il lavoro non liberò mai nessuno ma fu
invece usato come strumento di morte per lo sterminio. Centinaia di migliaia
di prigionieri varcarono quel cancello con quella scritta, di molti di loro non è
rimasto letteralmente nulla.
•
MONUMENTO
• Una delle prime cose con cui il visitatore si ritrova entrando nel campo è il
monumento. Ufficialmente inaugurato nel 1968, il monumento è stato
progettato dall'artista jugoslavo e sopravvissuto al campo Nandor
Sgusciava. Il suo progetto, selezionato attraverso un concorso
internazionale, rappresentò un segnale importante per la progettazione di
un luogo della memoria sul terreno dell’ex campo di concentramento. Per
prima cosa si nota una scritta in molte lingue: "Possa l'esempio di coloro che
furono sterminati qui tra il 1933 e il 1945 a causa della loro lotta contro il
nazionalsocialismo, unire i contemporanei nella loro difesa della pace e
della libertà e nel rispetto della dignità umana".
•
MONUMENTO: IL MEMORIALE
INTERNAZIONALE
"Possa l'esempio di
quelli che furono
sterminati qui dal 1933
al 1945 nella lotta
contro il nazismo fare
che i vivi si uniscano
per difendere la
pace, la libertà ed il
rispetto per la persona
umana".
"MONUMENTO DEI TRIANGOLI"
• Il "monumento dei triangoli" ricorda le
targhette che ogni prigioniero portava distinte
per colore a seconda della tipologia di
detenuto.
• Voluto nel 1968 dal Comitato Internazionale
dei Prigionieri, composto soprattutto da exprigionieri politici, rappresentava i gruppi
"ufficiali" di perseguitati, per motivi politici,
razziali o religiosi, gli altri gruppi non sono stati
rappresentati.
• Quindi non ci sono i triangoli neri degli asociali,
quelli verdi dei criminali e quelli rosa degli
omosessuali, tutte "vittime dimenticate".
TRIANGOLI
• un triangolo di colore rosso identificava i prigionieri politici, nei cui confronti era stato spiccato un mandato di arresto per
ragioni di pubblica sicurezza;
• una stella a sei punte di colore giallo identificava i prigionieri ebrei; dalla metà del 1944 gli ebrei furono contrassegnati
come le altre categorie ma con l'apposizione sopra il distintivo triangolare di un rettangolo di stoffa giallo;
• un triangolo verde identificava i prigionieri criminali comuni;
• un triangolo di colore nero identificava gli "asociali";
• un triangolo di colore viola identificava i Testimoni di Geova;
• i religiosi cristiani ricevevano un triangolo di colore rosso, perché generalmente internati in seguito ad azioni repressive
naziste rivolte contro l'autorità;
• un triangolo di colore rosa identificava i prigionieri omosessuali;
• un triangolo di colore marrone identificava i prigionieri "zingari"
• un triangolo di colore verde appoggiato sulla base identificava i prigionieri assoggettati a misure di sicurezza, dopo che
avevano scontato la pena loro inflitta;
• una lettera "E" prima del numero di matricola identificava i detenuti "da educare" (Erziehungshäftling);
• un cerchietto di colore rosso recante la sigla "IL" identificava i prigionieri ritenuti pericolosi o sospetti di tentare la fuga;
• un cerchietto di colore nero identificava i prigionieri della "compagnia penale".
MONUMENTO DEI TRIANGOLI
PIAZZA DELL’APPELLO
• Davanti, la piazza dell’appello dove ogni giorno, alla mattina e alla sera, si
svolgeva l'appello generale dei detenuti. Poteva contenere da 40 a 50 mila.
Qui i prigionieri erano costretti ogni giorno di mattina e sera a radunarsi e a
patire l’appello che durava molte ore. Durante questo procedimento erano
posti di fronte alla scritta dipinta sul tetto dell’edificio di manutenzione che
recitava: "C'è un cammino verso la libertà. Le sue tappe sono: l'obbedienza,
l'onestà, la pulizia, la sobrietà, la diligenza, l’ordine, lo spirito di sacrificio, la
veridicità, l'amore per la patria". Come la scritta "Il lavoro vi renderà liberi"
montato sul cancello, questo motto esprime il cinismo delle SS nei confronti
dei prigionieri.
•
•
APPELLO
TESTIMONIANZA
• L'ex prigioniero Kupfer-Koberwitz descrive l’appello al suo arrivo al campo di
Dachau: "Con precisione militare partiamo, marciamo lungo il vicolo verso la strada
del campo e andiamo dritti verso la piazza dell’appello. Diversi gruppi si erano già
radunati lì nella spianata. Ognuno di loro sembrava conoscere il proprio posto. Alla
parola 'attenzione' tutti si raddrizzano. Alla parola 'fermi' univano i loro talloni,
ponevano le mani lungo le gambe, e fissavano dritto. Alla parola 'cappello' la mano
destra si eleva verso la testa, tornando al suo posto alla parola 'giù'. Una voce
ruggente dietro di noi risuona in tutta la piazza. Non era la voce di un essere umano,
ma quella di un animale furioso. Un ufficiale corpulento delle SS era in piedi con le
mani sui fianchi e urlava a un prigioniero. (…) L'ufficiale delle SS lo prese a calci con
forza, colpendolo ancora e ancora sulle gambe con i suoi pesanti stivali. Una mano
mi tocca; l'uomo accanto a me sussurra: 'Non guardare, dobbiamo guardare
davanti a noi. Se lui vede che hai girato la testa farà la stessa cosa a te”.
•
CASERMA DI REGISTRAZIONE
ALL’ARRIVO
• Sulla piazza d’appello, dietro al monumento c’è l’attuale centro di
documentazione dove foto e documenti illustrano a mostra ciò che
avveniva nel campo. All’epoca era edificio di manutenzione, sede della
cucina e dei magazzini, dei “bagni dei prigionieri” e caserma dove si
svolgeva la degradante procedura di registrazione dei detenuti appena
arrivati. Un ago era inserito nella sedia, l'uomo delle SS non aveva voglia di
dire sempre: "Il prossimo", semplicemente premeva un pulsante, l'ago
punzecchiava il prigioniero che si alzava subito – ed era il turno del
seguente. Si accedeva poi ai “bagni dei prigionieri” per la spoliazione di
tutto. Tutto doveva essere consegnato: denaro, anelli, orologi. Si rimaneva
completamente “nudi”.
•
•
TESTIMONIANZA:
KUPFER-KOBERWITZ
• Edgar Kupfer-Koberwitz dà il seguente resoconto di ciò che avveniva nei
bagni di spoliazione:
• "Siamo stati lavati con degli irrigatori singoli attaccati al muro. (…) Mi hanno
dato una camicia che appena arrivava al mio ombelico, (…) calzini che
giungevano a metà del piede (…) I pantaloni arrivavano sopra la caviglia e
potevo appena abbottonare il grembiule in fondo ma non potevo
abbottonarlo sul petto, le maniche erano troppo corte, ed erano
completamente strette ai gomiti. Avevo due scarpe diverse, una poteva
andare, l'altra era una camera di tortura. (…) Mi resi conto che la parola
stracci è solito attribuirla a queste situazioni".
IL BUNKER
• Alle spalle dell’edificio centrale (oggi centro-di-documentazione) c’è il
bunker, ossia il carcere del campo, dove venivano torturati i prigionieri fino
ad ottenere le loro confessioni. Fra i due edifici vi è il cortile del bunker, luogo
delle esecuzioni capitali. In realtà erano tre gli edifici di detenzione chiamati
bunker; oggi è conservato solo un edificio. Sin dall'inizio infatti esisteva nel
campo una «Compagnia di punizione»: i prigionieri venivano stroncati dalla
fatica ma altri subivano l'inumana pena del bunker, dove languirono per
mesi (se non soccombevano prima) incatenati, alimentati con pane ed
acqua e condizioni disumane.
DETENZIONE NEL BUNKER
• La detenzione nel bunker era un metodo che permetteva alle SS di isolare i
prigionieri ribelli e poco disciplinati, per rinchiuderli ed esporli a condizioni di
detenzione più severe di quelle inflitte ai compagni di prigionia, per torturarli
o addirittura ucciderli. Nel bunker vi erano piccole celle dove avvenivano
segregazioni e torture varie: le fustigazioni, il cosiddetto “albero” o palo
dove il prigioniero era costretto sull'attenti per periodi estremamente lunghi.
Venne usata la tortura per punire anche le più lievi mancanze disciplinari;
una tortura molto usata era quella di appendere i prigionieri per le mani
legate dietro la schiena senza che i piedi toccassero terra: le braccia si
slogavano tra atroci dolori. Stessa punizione anche per chi non si toglieva il
berretto davanti a una SS o non riusciva a stare in piedi sull'attenti davanti a
loro.
PUNIZIONI
• Se a Dachau un prigioniero veniva trovato con un mozzicone di sigaretta,
anche nascosto in tasca, riceveva dalle 25 alle 50 frustate. Sempre nel
bunker altra punizione era "la scatola"; era un casotto delle dimensioni di
una cabina del telefono, fatta in modo che il detenuto non potesse stare in
piedi, né seduto né tanto meno sdraiarsi; vi venivano stipavano dentro fino a
4 detenuti che venivano lasciati lì dentro per tre giorni e tre notti, senza
mangiare, bere o servizi igienici, senza luce. Dopodiché li aspettavano 16
ore ininterrotte di lavori forzati. A Dachau poi le SS nel cortile del bunker
iniziarono ad esercitarsi al tiro sparando sui prigionieri. Questo il trattamento,
il sistema per eliminare dalla circolazione chi non era gradito al regime.
TESTIMONIANZA:ULC
• Il pittore ceco Josef Ulc così descrive il suo periodo nel bunker:
• "Fui rinchiuso in una cella buia e costretto a trascorrere 14 giorni lì dentro. E
'stato terribile, tutto da solo nel buio più completo. Ho patito la fame per tre
giorni e il quarto giorno mi diedero qualcosa da mangiare. Non sapevo che
ora fosse, a volte mi sembrava di impazzire. Tutto quello che potevo fare era
raccontare a me stesso la storia della mia vita, ho ricordato il mio arresto,
come sono stato denunciato da un avversario, oppure ricordavo
dolcemente tutti i tipi di opera e operette, anche canzoni di successo, e
addirittura pensai a nuove melodie. Ho continuato a parlare tutto il tempo,
ho contato i miei passi (era vietato sedersi) da 10 a 5.000. Spesso battevo le
ciglia e mi chiedevo se ero ancora lucido".
•
BARACCHE E VITA AL CAMPO
• Il campo dei prigionieri era formato da 34 baracche disposte su due file
separate da un lungo viale alberato; 15 di esse erano suddivise ciascuna in 4
camerate, ognuna con un vano soggiorno e un dormitorio; ogni due
camerate vi era un lavatoio e una serie di gabinetti. I posti letto per
camerata erano per 52 deportati, per un totale, quindi, di 208 a baracca. In
periodi di maggior affollamento si arrivò ad ospitare fino a 1600 detenuti a
baracca, con condizioni igieniche indescrivibili, tanto che scoppiavano
violente epidemie. Le baracche originarie erano state in gran parte
abbattute e le poche ancora in piedi, al momento della ricostruzione, erano
in condizioni pietose. Delle altre 32 baracche che costituivano il campo
sono rimaste le indicazioni delle fondamenta in cemento. Solo due
baracche sono state ricostruite per mostrare al visitatore le condizioni di vita
nel campo ed una è visitabile anche con i suoi interni in legno ed i servizi.
ESPERIMENTI IN ALCUNE
BARACCHE
• Il numero di caserme designate per uso medico (infermeria) continuò a
crescere nel corso degli anni, finendo per occupare nove caserme sul lato
destro. L'assistenza medica nel campo era comunque completamente
inadeguata. Inoltre, queste caserme furono utilizzate dai medici delle SS per
condurre brutali esperimenti sugli esseri umani usati come “cavie umane”. Si
fecero sperimentazioni su vasta scala ed i medici vennero incaricati di
testare gli effetti sull'organismo umano della permanenza ad alta quota e
della caduta improvvisa da una grande altezza. Questi esperimenti, mortali il
più delle volte, vennero eseguiti allo scopo di trovare rimedi per i problemi
dei soldati e piloti dell'esercito nazista impegnati su fronti diversi, come in
caso di congelamento in acqua o alta pressione in volo, problemi di
tubercolosi e altre malattie di cui si studiavano nuovi farmaci.
ESPERIMENTI
• A questo scopo migliaia di detenuti fecero da cavie anche per esperimenti
inutili ed empirici, come quello di far bere acqua salata o di congelare un
ebreo in acqua fredda per poi cercare di rianimarlo. Si sono trovate lettere
di medici nazisti che ammettevano di aver annegato nell'acqua le cavie
umane ancora svenute. Per sperimentare i nuovi farmaci fu inoculata la
malaria, batteri del tetano, della gangrena, del tifo petecchiale,
della tubercolosi e della peste. Si tentarono esperimenti di sterilizzazione su
ebrei con raggi X e con sostanze acide inalate nelle donne ebree nelle parti
intime. Furono amputati arti, teste, organi e ricavati scheletri per le università
tedesche. Esperimenti criminali che lasciarono per sempre nei corpi delle
poche cavie sopravvissute orribili mutilazioni.
•
TESTIMONIANZA
• Di ritorno a Dachau nel 1955, Nico Rost ricorda questi sperimenti: "Anche oggi, anni
e anni dopo la liberazione, il visitatore viene travolto da una certa inquietudine
arrivando all'incrocio che porta a quella che una volta fu la caserma 3. Questa era
la caserma che i prigionieri temevano di più - la caserma degli sperimenti, il regno
del dottor Rascher. Le atrocità che sono state commesse qui superarono tutte le
altre crudeltà effettuate nei campi di concentramento tedeschi; i medici delle SS le
infliggevano a prigionieri inermi, di cui abusarono per i loro cosiddetti sperimenti
medici: qui i prigionieri furono immersi in acqua ghiacciata fino all’ipotermia, spesso
per ore e ore fino alla morte, in modo da calcolare il tempo medio trascorso oltre il
quale non avrebbe avuto più alcun senso cercare i paracadutisti caduti nelle
acque della Manica dopo essere stati abbattuti. Sperimenti di trapianti ossei, sui
tessuti connettivi e di ipertermia furono effettuati in questi caserme, fino a provocare
la morte, agonizzante, dopo una terribile sofferenza".
•
FALSA PUBBLICITA’
• Alle delegazioni tedesche e straniere in visita al campo veniva mostrata solo
una parte del campo, perché si voleva che se ne ricavasse l'impressione di
un luogo ordinato, efficiente e moderno. Nel 1933 venne pubblicato sulla
rivista Münchner Illustrierte un articolo di propaganda nazista con il titolo La
verità su Dachau, che riportava una serie d'immagini sul lager, che avrebbe
dovuto dissipare le voci emergenti sulle condizioni di vita drammatiche del
campo. Furono mostrate fotografie dell'appello del mattino, della giornata
tipo, con prigionieri lindi e pinti, sorridenti, in forma e ben trattati; foto che
mostravano i loro abbondanti pasti, comprensivi di surrogato di caffè, pane,
stufato e anche il pranzo della domenica, con minestra ed un pezzo di
carne di maiale con insalata di patate. La realtà era assai ben diversa.
•
VITA DEI PRIGIONIERI
•
• Quando i prigionieri arrivavano al campo erano picchiati con
25 bastonate di benvenuto ed alcuni di loro non
sopravvivevano; le guardie poi dicevano esplicitamente loro
che non avevano diritti, né onore né potevano difendersi.
Insultati, rasati, e privati di tutti i loro averi entravano nel campo.
Le SS potevano uccidere chiunque. Le punizioni includevano
quella di essere appesi per le mani dietro la schiena a ganci per
ore, abbastanza in alto da non toccare terra con le punte dei
piedi; essere frustati su cavalletti, battuti con fruste di cuoio
bagnate ed essere messi in isolamento per giorni in stanze
troppo piccole per potersi sdraiare. I deportati "indisciplinati" o
"incorreggibili" erano destinati a detenzione particolarmente
dura, venivano rinchiusi nelle baracche di punizione.
•
REGOLAMENTO CAMPO
• Il regolamento del campo di concentramento di Dachau conteneva ordini
di servizio per le SS addette alla sorveglianza e brutali sanzioni per i detenuti;
doveva spezzare la personalità degli internati e impedire ogni tentativo di
fuga, prevedeva pene corporali ed esecuzioni. Alcuni punti del
regolamento del personale di sorveglianza:
• 1.chi dovesse lasciar fuggire un detenuto verrà arrestato e consegnato alla
polizia con l'accusa di liberazione per negligenza di un detenuto
• 2. se un detenuto tenta la fuga si deve sparare senza preavviso.
• 3.se una guardia, nell'esecuzione dei suoi doveri, dovesse uccidere un
detenuto che tenta di fuggire, non ne subirà conseguenze penali.
• 4. se dovesse ammutinarsi un reparto di detenuti, tutte le guardie presenti
dovranno aprire il fuoco sui rivoltosi, senza colpi di avvertimento.
REGOLAMENTO
• Alcuni punti del regolamento per i detenuti:
• punto 6 - Chi assuma un atteggiamento ironico nei confronti delle SS, chi
ometta intenzionalmente il saluto regolamentare o chi rifiuti di sottomettersi
alla disciplina, verrà punito con otto giorni di arresto e con venticinque
bastonate all'inizio ed alla fine di tale periodo –
• punto 12 - Chi aggredisce una guardia, chi rifiuta di lavorare, chi istighi alla
rivolta, chi lascia una colonna o il posto di lavoro, chi durante queste attività
scrive, sobilla o tiene discorsi viene passato per le armi sul posto o
successivamente impiccato.
TESTIMONIANZA
• A Dachau venne scritta clandestinamente, la Canzone di Dachau, una
marcia con testo di Jura Soyfer con un ritornello che ripeteva più
volte: Arbeit macht frei. L’autore Jura Soyfer era un ebreo di origine ucraina
trasferitosi a Vienna, arrestato e deportato a Dachau, dove scrisse la
canzone. Questa drammatica composizione esorta i compagni di prigionia
a non lasciarsi sopraffare ed abbrutire dal lavoro disumano e bestiale di
Dachau ma di reagire allo slogan Arbeit macht frei, trascendendolo anche
con sofferenza in modo da riconquistare la dignità umana lesa dalla
violenza nazista, di resistere con tutta la forza della disperazione e
dell'orgoglio fino all'ultimo appello, quando si apriranno le porte del lager
verso l'immancabile libertà. La canzone divenne l'inno di resistenza
antinazista e regalò una speranza a milioni di condannati a morte durante
l'Olocausto.
•
TESTO DELLA CANZONE DI DACHAU
ARBEIT MACHT FREI
•
•
Filo spinato carico di morte è teso intorno al nostro mondo. Sopra, un cielo senza pietà manda
gelo e raggi roventi. Lontani da noi son tutti gli amici,lontana è casa, lontane le donne quando
muti marciamo al lavoro,a migliaia sul far del giorno. Ma abbiamo imparato la parola d’ordine di
Dachau e l’abbiamo rispettata rigorosamente. Sii un uomo, compagno, rimani un uomo,
compagno.Fa’ tutto il lavoro, sgobba, compagno, poiché il lavoro, il lavoro rende liberi. Arbeit
macht frei! Con addosso la canna dei fucili noi viviamo notte e giorno. La vita qui è per noi una
lezione più dura di quel che mai pensavamo. Nessuno più conta giorni e settimane,molti più
nemmeno gli anni.E poi tanti sono distrutti e hanno perso il loro aspetto. Arbeit match frei! Ma
abbiamo imparato la parola d'ordine di Dachau e l’abbiamo rispettata rigorosamente. Sii un
uomo, compagno, rimani un uomo, compagno. Fa’ tutto il lavoro, sgobba, compagno, poiché il
lavoro, il lavoro rende liberi. Arbeit macht frei! Porta via la pietra, tira la carriola, nessun carico ti sia
troppo peso. Quel che eri in giorni lontani oggi non lo sei più da tempo. Pianta la vanga nel
terreno. seppelliscici dentro la pena, diverrai nel tuo sudore anche tu pietra ed acciaio. Arbeit
macht frei! Ma abbiamo imparato la parola d’ordine di Dachaue l’abbiamo rispettata
rigorosamente. Sii un uomo, compagno, rimani un uomo, compagno. Fa' tutto il lavoro, sgobba,
compagno, poiché il lavoro, il lavoro rende liberi. Arbeit macht frei!
TESTIMONIANZA DI FELLENZ
• Ecco come il tenente colonnello americano Fellenz descrisse il saluto dei 32.000 prigionieri superstiti all'arrivo
degli americani a Dachau: "A diverse centinaia di metri all'interno del cancello principale, abbiamo trovato il
campo di concentramento. Davanti a noi, dietro un recinto elettrificato di filo spinato, c'era una massa di
uomini, donne e bambini plaudenti, mezzi matti, che salutavano e gridavano di gioia – i loro liberatori erano
arrivati! Il rumore assordante del saluto era di là della comprensione! Ogni individuo degli oltre 32.000 che
poteva emettere un suono lo faceva, applaudiva e urlava parole di giubilo. I nostri cuori piangevano vedendo
le lacrime di felicità cadere dalle loro guance."
• Vi erano soldati americani avvezzi alle più crude atrocità della guerra ma che qui a Dachau, piangevano nel
vedere quegli scheletri viventi in "pigiama" a strisce, sporchi, laceri, traballanti fantasmi ancora in piedi, dagli
enormi occhi assenti, che venivano piano piano loro incontro e che provavano a sorridere o a parlare; molti
cadevano a terra, un guizzo e spiravano; musulmani li chiamavamo, perché stremati cadevano spesso in
ginocchio con le braccia in avanti a terra e il capo chino come nella tipica posa dei musulmani che pregano.
• Morivano anche detenuti che al momento, con gli aiuti, avevano potuto finalmente mangiare a sazietà; il loro
stomaco si era troppo ristretto e letteralmente scoppiava per il tanto cibo. Nel campo prigionieri affamati erano
arrivati persino a cibarsi di topi e vi furono anche diversi episodi di cannibalismo su cadaveri.
•
•
MONUMENTI A RICORDO
•
• Nel 1955 gli ex prigionieri sopravvissuti di Dachau, decisero di erigere
monumenti a ricordo dell'immane tragedia che in quel luogo si era
consumata. In dieci anni di lavori sono state realizzate: le baracche
ricostruite, e alcuni monumenti commemorativi religiosi: quattro cappelle in
rappresentanza delle varie religioni professate dai prigionieri: Cappella
Cattolica, Chiesa Protestante, Cappella Russo-Ortodossa, Memorial Ebraico.
RICORDO DELLE VITTIME
MEMORIALE CATTOLICO
MEMORIALE ORTODOSSO
MEMORIALE EBRAICO
• Il Memoriale Ebraico, eretto a destra della cappella Cattolica, è stato
consacrato il 7 maggio del 1967. Zvi Guttmann, l'architetto, aveva
progettato una struttura più grande, ma durante la costruzione si è ridotta a
tre quarti della sua dimensione originale. La struttura è realizzata in basalto
lavico nero e inclinata verso il basso come una rampa. Nel punto più basso,
tuttavia, la luce filtra attraverso un'apertura nel soffitto. Una menorah
(candelabro) a sette braccia fatto di marmo di Pek'in aleggia sopra
l'edificio. All'interno brucia la "Ner Tamid," la luce eterna. La ringhiera ricorda
il filo spinato che era onnipresente nel campo di concentramento, ed
insieme alla rampa permea l'edificio di simbolismo che richiamano alla
memoria lo sterminio degli ebrei europei. Il seguente versetto del libro dei
Salmi è scolpito sopra l'ingresso del Memoriale: "Riempile di spavento
Signore, sappiano le genti che sono mortali”.
•
MONUMENTO EBRAICO
FORNI CREMATORI E CAMERE A
GAS
•
• Il luogo più tragico del campo: il crematorio. L’edificio oltre a dei forni crematori contiene anche
una camera a gas camuffata da locale docce.
•
Inizialmente era una baracca in legno: il forno crematorio del campo venne costruito come
appare oggi da alcuni detenuti ai quali avevano insegnato il mestiere di muratore. Collegata con
il forno crematorio era stata costruita una camera a gas, che non ha mai funzionato. Al crematorio
venivano solo portati i prigionieri morti per essere bruciati.
•
• Il crematorio servì a smaltire i cadaveri del campo di concentramento, la maggior parte dei forni
era in funzionamento giorno e notte. Alla fine del 1944 la loro capacità non era più sufficiente per
cremare i numerosi cadaveri del campo. Si stima che a pieno regime ci volessero circa 10-15
minuti per cremare un corpo. Neanche questa drammatica capacità distruttiva dei crematori era
sufficiente a smaltire i corpi delle vittime, tanto che si doveva ricorrere anche allo scavo di fosse
comuni.
•
FORNI CREMATORI
LIBERAZIONE
• Dopo la liberazione del campo alla fine di aprile del 1945, i soldati americani si
imbatterono in innumerevoli cadaveri ammucchiati nel forno crematorio. Le fotografie
di queste scene fecero il giro del mondo e mostrarono la portata e la crudeltà della
persecuzione nazista e della loro opera di sterminio.
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• Per scopi di sterminio venne costruita la grande camera a gas camuffata da "Sala
doccia", in tedesco Brausebad, come ancora oggi si legge sul cartello all'ingresso. Il
vasto locale è dotato di porte ermetiche con spioncino e numerosi soffioni d'acqua finti
incassati nel soffitto. Due sportelli esterni in ferro, con maniglia per l'immissione dei cristalli
del gas Zyklon B nella camera, confermano le sue finalità omicide. Secondo i produttori
del gas, assai notevole è la differenza di quantità di gas usata per lo sterminio degli
insetti e quello di esseri umani: 0,3 grammi per metro cubo per uccidere esseri umani e
ben 10 grammi per metro cubo per gli insetti; queste basse concentrazioni di acido
cianidrico rendevano relativamente facile e poco costosa l'eliminazione di grandi
numeri di vittime. Questa camera a gas è una delle poche, assieme a quelle
di Sachsenhausen e Majdanek, che non è stata distrutta all'arrivo delle truppe di
liberazione, com'è successo invece ad Auschwitz-Birkenau ed in altri campi di sterminio,
in particolare in quelli liberati dall'esercito sovietico.
LIBERAZIONE
• Fotografie scattate dagli americani all'esterno del crematorio, subito dopo la liberazione
del campo (1945), mostrano un'alta recinzione in tavolato di legno, che chiude alla vista
esattamente la parte del muro esterno dove vi sono i cassetti in ferro per l'introduzione
dell'acido cianidrico volatile Zyklon B nella camera a gas; ciò poteva servire per
nascondere alle vittime i contenitori del gas e le operazioni di gasamento. A conferma
del suo utilizzo c'è anche il fatto che i prigionieri da eliminare non potevano essere più
inviati a centri di sterminio in quanto già a gennaio del '45 erano stati tutti smantellati; da
questa data e fino ad aprile '45, alla liberazione del campo, ciò fa supporre che almeno
in questi ultimi mesi la camera a gas abbia funzionato.
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• È recente anche la testimonianza, più precisa e preziosa su questa camera a gas, di un
sopravvissuto italiano di Dachau, Enrico Vanzini, tuttora vivente. Per sessant'anni,
incredibilmente, la famiglia e i conoscenti hanno ignorato la sua storia, taciuta per il
troppo dolore che gli procurava; ora da qualche anno, con aiuti esterni, ha trovato la
forza di parlarne.
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VANZINI
• Nel documentario Dachau-baracca 8, numero 123343 vi si racconta come il Vanzini
venne costretto a far parte, per quindici giorni, del Sonderkommando, la squadra
speciale di detenuti, utilizzata per rimuovere i corpi degli ebrei e di altri sventurati,
uccisi nella camera a gas e per portare i cadaveri nei forni crematori. «A Dachau
c'erano due crematori e una camera a gas - ha riferito - Quante persone venivano
bruciate ogni giorno! Poveri, poveri ragazzi. Quando entravamo nella camera a gas
vedevamo i corpi di questi uomini abbracciati gli uni agli altri... e non avevamo il
coraggio di andarli a prendere! ...sono arrivato nell'ottobre del 1944, all'età di 23
anni, e ci sono rimasto fino a che non sono arrivati gli americani».
• dei prigionieri dei campi di concentramento, fossero essi malati, invalidi, fisicamente
esauriti e comunque inabili al lavoro. I nazisti, colossali imprenditori di manodopera
schiava, li consideravano bocche inutili da sfamare, letteralmente "zavorra umana"
(ballastexistenzen) da far sparire. Nella logica criminale nazista, qualunque
prigioniero considerato un "peso morto", cioè inutile e costoso all'economia
del Reich, doveva essere condannato a morte immediata; prima lo si eliminava e
più si risparmiava.
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