Regno: animalia
Sottoregno: eumatazoa
Ramo: bilateria
Phylum: arthropoda
Subphylum: tracheata
Superclasse: hexapoda
Classe: insecta
Sottoclasse: pterygota
Coorte: endopterygota
Superordine: oligoneoptera
Sezione: Hymenopteroidea
Ordine: Hymenoptera
Sottordine: apocrita
Sezione: aculeata
Superfamiglia: apoidea
Famiglia: apidae
Sottofamiglia: apinae
Tribù: apini
Genere: apis
Specie: Apis Mellifera
Come la maggior parte degli insetti, l’ape
ha il corpo diviso in tre parti: il capo, il
torace e l’addome. Un involucro di
chitina costituisce l’esoscheletro e
riveste il suo corpo proteggendo le
parti più delicate. Il corpo delle api è
inoltre ricoperto di peli.
IL CAPO
Il capo comprende le antenne gli occhi e
la bocca. Le antenne si trovano al
centro del capo e hanno dei peli
molto sensibili che permettono
all’ape di riconoscere le cose, anche
al buio. Sparse tra i peli sono presenti
tante cavità che formano l’organo
dell’odorato. Nelle antenne è
presente anche l’organo dell’udito e
le antenne servono anche per la
comunicazioni tra api. L’ape possiede
due tipi di occhi: gli occhi semplici
(ocelli) e gli occhi composti. Gli ocelli
sono 3, molto piccoli, circondati da
lunghi peli e sono in alto al capo;
servono all’insetto per vedere da
vicino.
Gli occhi composti sono 2 e sono di
dimensioni più grandi. La loro
superficie è formata da tante faccette
esagonali (5000 – 7000) dette
ommatidi. Ogni ommatide è un
occhio completo solo che non si può
muovere. Questi occhi servono
all’ape per vedere da lontano e
ingrandire fino a 60 volte.
Apparato boccale
L’apparato boccale è molto complesso ed
è composto da varie parti.
Caratteristica è la lingua molto
sottile, formata da circa 80 anelli uniti
tra loro da un tessuto cartilagineo.
Sulla punta della lingua si trova il
labello, un organo gustativo molto
sensibile. La mandibola e le mascelle
servono per masticare, per impastare
la cera, per succhiare il nettare dei
fiori e per afferrare i nemici.
IL TORACE
Il torace è formato da 3 segmenti,
ognuno dei quali possiede un paio di
zampe (6 in totale) che si dicono
anteriori, mediane, posteriori. Ogni
zampa termina con due uncini, che
servono all’insetto per attaccarsi alle
superfici ruvide e con una ventosa
che le permette di aderire alle
superfici lisce e verticale. Le zampe
ha una striglia con la quale si pulisce
le antenne e la lingua. Le zampe
mediane hanno uno sperone che
serve per staccare le palline di
polline. Sulle zampe posteriori ci sono
le cestelle e le spazzole. La cestella
serve per depositare il miele e il
propoli; la spazzola è formata da corti
peli che servono per raccogliere il
corpo.
Il torace comprende anche le ali che
sono situate due per lato sugli ultimi
segmenti. Le ali sono membranose e
ricoperte da finissimi peli attraversate
da venature. Le ali anteriori sono più
grandi e sostengono l’ape in volo; le
ali posteriori sono più piccole e
regolano la direzione del volo. Quelle
posteriori sul bordo in alto
possiedono 20 piccoli uncini che
servono per agganciare le due ali e
volare più velocemente. Le ali
servono all’insetto per produrre il
caratteristico ronzio.
L’ADDOME
L’addome è formato da 6 segmenti collegati da membrane sottilissime ed elastiche;
questa parte contiene l’apparato respiratorio, circolatorio, digerente, riproduttivo.
L’ape regina e quelle operaie hanno nell’ultimo anello dell’addome un pungiglione,
la loro potente arma di difesa: il pungiglione quando l’ape si sente molestata, esce
dalla coda, punge, iniettando una sostanza velenosa, dopo di che l’ape muore in
poco tempo. L’apparato respiratorio è formato da un complicato sistema di tuboli,
chiamati trachee, che comunicano con l’esterno attraverso piccoli fori detti stigmi.
L’aria entra dagli stigmi, percorre le trachee e porta l’ossigeno in tutto il corpo;
l’anidride carbonica viene espulsa dalle trachee stesse. Nell’addome sono presenti
anche due sacchi aerei che sono in comunicazione con le trachee; con questo
sistema l’insetto è più leggero e può volare più velocemente. La circolazione
sanguigna è molto lenta; il “sangue” è un liquido trasparente e incolore chiamato
emolinfa. L’apparato digerente comprende: esofago, stomaco e intestino. Il primo
stomaco (ingluvie o borsa melaria) è un sacco dove viene raccolto il nettare e alla
fine di questo comincia il secondo stomaco. In quest’ultimo passa soltanto la
qualità e la quantità di cibo che serve all’ape e qui avviene la digestione. Nel primo
stomaco avviene la trasformazione del miele da nettare; questo è un liquido
zuccherato che per diventare miele deve mischiarsi con sostanze prodotte dalle
ghiandole salivari.
Le api possiedono diversi tipi di
ghiandole; le più importanti
sono quelle che producono la
cera, chiamate ghiandole
cerifere. Queste hanno forma
di piccoli sacchi e le hanno
solo le api operaie. La cera
nelle membrane dell’addome
è allo stato liquido, ma
solidifica a contatto con l’aria.
Le api afferrano con le zampe
queste sottili scagliette e le
trasformano
impastando
nell’apparato boccale.
Le api subiscono una metamorfosi, cioè il
loro corpo passa da uovo a larva, a
bozzolo, a ninfa prima di assumere la
forma di insetto perfetto. L’uovo
viene depositato dalla regina e, dopo
3 giorni, si schiude ed esce una larva
bianca senza ali e zampe. Le larve
vengono alimentate con la pappa
reale che le operaie producono grazie
ad alcune ghiandole. Quando la larva
cresce, verso il sesto giorno, si mette
in verticale, si allunga verso l’apertura
della cella e smette di nutrirsi.
Quando le larve non si nutrono più,
le operaie chiudono la cella con un
“coperchio” chiamato opercolo da
dove passa solo l’aria.
Nella cella opercolata, la larva tesse un
bozzolo e in 8 giorni si trasforma in
ninfa. Poi attraverso una specie di
letargo, si risveglierà come insetto
perfetto, capace di bucare l’opercolo
e uscire dalla cella.
Durata della metamorfosi:
APE REGINA = 15 GIORNI
APE OPERAIA = 21 GIORNI
APE MASCHIO (fuco) = 24 GIORNI
Le api costituiscono una società di piccoli
animali perfettamente organizzati,
regolata da severe leggi di ordine,
concordia ed economia. Solo
obbedendo a queste leggi le api sono
in grado di compiere il loro lavoro per
il bene di tutta la società, composta
da:
UNA SOLA REGINA
CIRCA 20000 MASCHI O FUCHI
DA 20000 A 100000 API OPERAIE
L’ape regina
L’ape regina si distingue fra tutte le api, perché è più
lunga rispetto alle operaie e ai fuchi, perché ha
l’addome molto sviluppato. Inoltre il suo corpo
cresce molto perché appena nata viene nutrita
con la pappa reale. La regina però non riesce a
svolgere il lavoro delle operaie: non ha le
spazzole e le cestelle nelle zampe, la sua lingua
non è abbastanza lunga per succhiare il nettare,
il suo pungiglione è più sottile e lo usa solo
contro le regine rivali. La regina depone fino a
200 uova al giorno e può vivere fino a 5 anni;
essa depone le uova delle operaie, dei fuchi e
delle regine. L’uovo da cui nascerà la nuova
regina viene messo in una cella più grande.
Durante la sua vita, la regina non esce quasi mai
dall’alveare: soltanto il giorno delle sue “nozze”,
il giorno della sciamatura e in caso di gravissimo
pericolo. La regina è l’unica in grado di deporre
le uova, senza di essa l’alveare è condannato alla
distruzione. In ogni alveare non c’è posto per
due regine. Le operaie allevano una nuova regina
in tre casi: l’attuale regina è anziana, la regina è
morta o l’alveare è stracolmo e la regina si
prepara a partire con lo sciame per fondare una
nuova colonia.
Il fuco
I fuchi si distinguono facilmente perché
sono più grossi delle operaie, ma più
corti della regina; hanno il corpo
rotondo e le antenne più lunghe di
quelle delle operaie; hanno una lingua
ridotta non adatta a succhiare il nettare
dei fiori; le zampe non hanno le cestelle
e non hanno neppure il pungiglione.
Hanno lunghe le ali e il loro ronzio è il
più forte. Vive da 4 a 5 settimane. Essi
vengono nutriti dalle operaie fino al
momento in cui seguiranno la regina
per il suo volo nuziale. Il volo veloce
della regina fa si che il più forte riesca a
raggiungerla. Quando lo “sposo” è
scelto, i fuchi diventano inutili; allora le
operaie cominciano a non dare loro il
polline, a tenerli lontani dalle provviste
di miele e a cacciarli dall’alveare;
vengono così ben presto esclusi dalla
vita sociale e ben presto muoiono.
L’ape operaia
Le api operaie sono le più numerose e le
più piccole abitatrici dell’alveare. La
loro vita è un lavoro continuo;
l’operaia non svolge un solo compito,
ma durante le sue 8 settimane di vita,
compie tutti i mestieri che sono
necessari nell’alveare.
Il linguaggio più interessante è quello scoperto dallo
zoologo austriaco Karl Von Frish e noto come
danza delle api. Le api fanno questa danza
quando vogliono avvertire le compagne della
scoperta di nettare in un certo luogo; un
linguaggio così complesso è stato elaborato
attraverso una lunghissima evoluzione. Ci sono
vari tipi di danze; ognuna segnala la qualità e la
quantità di cibo, la direzione e la distanza
rispetto la posizione del sole.
DANZA IN TONDO = indica che i fiori sono vicini
all’alveare;
DANZA A FORMA DI 8 = ascendente se i fiori sono
nella direzione del sole; discendente se i fiori
sono nella direzione opposta al sole;
DANZA DELLA CODA = quando i fiori sono distanti da
50 a 100 m dall’alveare;
DANZA DELL’ADDOME = quando i fiori sono più
distanti di 100 m.
Sono soprattutto l’odore e il colore dei fiori
a guidare le api verso la fonte di cibo.
Lo zoologo austriaco ha dimostrato che
le api percepiscono i colori, anche se in
modo diverso dall’occhio umano. Fra i
colori che vede l’uomo, l’ape distingue
l’azzurro, il giallo, il nero ed il bianco;
non vedono il colore rosso ma vedono
un colore verde – bluastro.
Si chiama così l’abbandono delle arnie da
parte della vecchia regina e di un
certo numero di operarie. La
sciamatura può avvenire perché si
vuole sostituire la vecchia regina, o
perché non c’è più spazio nell’arnia.
Di solito la sciamatura avviene tra i
primi giorni di maggio e la metà di
giugno e tra le 10 del mattino e le 2
del pomeriggio. Il nuovo sciame è
formato dalla vecchia regina, da
alcuni fuchi e circa metà delle api
adulte operaie. Il grappolo vivente,
chiamato glomere, rimane per
esempio su un tronco per poco
tempo. Infatti l’apicoltore, nel giro di
poche ore, raccoglie lo sciamo e lo
pone in un’arnie nuova.
La prima cosa che fanno le api dopo la
sciamatura è quella di costruire il favo. I favi
sono lamine a due facce costruite dalle api
con la cera. Su ogni faccia ci sono numerose
alette esagonali, che servono per deporre le
uova e da magazzino per le provviste.
Nessun ape però costruisce da sola una cella
interna: la cella è il risultato di lavoro delle
operaie; anche se incominciano a costruire il
favo in due punti diversi, infine le celle
risulteranno uguali. Nella parte più alta del
favo vengono costruite le celle per le operaie
(più piccole, più numerose), più in basso
quelle dei fuchi (più grandi di quelle
precedenti), ai lati del favo, talvolta in
mezzo, le celle per le regine (le più grandi). Il
favo nuovo ha un colore bianco perla, man
mano che le covate susseguono, diventa
giallo, marrone fino a nero. A volte, quando
il favo è pieno, viene messo dall’apicoltore
un FOGLIO CEREO.
MIELE
Il miele è innanzitutto un alimento; contiene
principalmente dei glucidi, quindi è un
alimento molto energetico; inoltre è un
ottimo dolcificante. La qualità e il gusto
del miele cambiano secondo il tipo di
vegetazione che circonda l’alveare;
l’aroma del miele cambia molto secondo
le piante da cui è stato prelevato il
nettare. Anche il colore del miele non è
sempre uguale: generalmente è chiaro
quello dei fiori primaverili, mentre scuro
quello dei fiori estivi. Spesso il miele viene
utilizzato per aromatizzare i prodotti di
pasticceria: per confezionare biscotti,
torroni, panettoni… Il miele viene anche
usato in farmacia per alleviare i mal di
gola; mischiato con una bevanda
(latte)reca vantaggi agli ammalati di
raffreddori e bronchiti.
Italia
settentrionale
Italia centrale
Italia
meridionale
Acacia
Girasole
Cardo
Castagno
Trifoglio
Carrobo
Salvia
Corbezzolo
Ecalipto
Rododendro
Lupinella
Agrumi
Lampone
Mirto
Mirtillo
Corbezzolo
Tarassaco
Erica
Millefiori
Timo
Tiglio
Melo
Pero
Albicocco
Erba medica
Lavanda
CERA
La cera oltre per la fabbricazione delle
candele viene usata per preparare la
cera per i mobili e per i pavimenti di
legno; viene usata anche nei
medicinali e in cosmetica (creme).
PAPPA REALE
Si usa nel campo farmaceutico
per
le
sue
qualità
fortemente nutrienti e
ricostituenti.
PROPOLI
Miscuglio di resine; sull’uomo ha
proprietà antibiotiche, disinfettanti e
cicatrizzanti.
POLLINE e VELENO
Il polline ha delle proprietà
ricostituenti sull’uomo; il veleno
viene
utilizzato
nel
capo
farmaceutico per la preparazione di
medicine(sangue e muscoli).
Un tempo il peggior nemico delle
api era l’uomo, perché per
raccogliere il miele contenuto nei
favi, finiva sempre per ucciderle.
Oggi hanno tanti altri nemici:
Nemici
Orso
Ghiotto di miele; protetto dalla folta pelliccia non teme il pungiglione.
Tasso, volpe , faina,
martora
Mangiano le api
Topo campagnolo
Divora api, miele e cera
Lucertola, rospi, rane
Mangiano le api
Libellule
Mangiano le api
Vespe, calabroni, scarabei
Mangiano il miele
Formiche
Incolonnate entrano nell’alveare per far razzia di miele, che trasportano nelle
tane. Le api non riescono a pungerle perché sono troppo piccolo.
Farfalle teschio o atropo
Nelle sere d’estate entra per prendere il miele. Spesso le api lo uccidono
parassiti
Si introduco nel corpo dell’ape o decompongono le uova nei favi
Le api sono soggette a numerose
malattie; tra le quali la più dannosa è la
peste.
Los Angeles - Coraggio, l’uomo ha ancora davanti a sè almeno altri
quattro anni di vita. Le api sono ricomparse, questa primavera,
proprio là dove avevano iniziato a scomparire tre anni fa: la
California del sud, con le sue sterminate piantagioni di mandorli
che di questa stagione si riempiono di miliardi di fiori pronti a
dare e ricevere polline. Nel 2006 fu lanciato il primo grido
angosciato perché gli insetti si erano presentati all’appuntamento
a ranghi molto ridotti: dal 30 al 50% in meno. Fiori che si
seccavano e cadevano dagli alberi restando signorini, agricoltori
disperati, una catastrofe. Ci fu chi, immancabilmente, citò la
presunta frase di Einstein: "Se l'ape scomparisse dalla faccia della
terra, all'uomo non resterebbero che quattro anni di vita". Fatti i
conti, fino al 2010. Ora, a tempo quasi scaduto, il miracolo.
Questa primavera, di fronte ai miliardi di fiori in trepidante attesa
di essere deflorati, si sono inaspettatamente schierate intere
divisioni di operaie pronte a fare il loro dovere fino in fondo e a
salvare, così, il mondo, l’umanità, ma soprattutto il ricchissimo
mercato delle mandorle californiane. L’80% delle mandorle di
tutto il mondo, mica poco.
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