Incontri mensili con il clero
della Diocesi di Caserta
Anno pastorale 2013-2014
1
Agenda degli appuntamenti mensili
• 29/10/’013
Quale Chiesa? L’ecclesiologia del Vaticano II° per la
nuova evangelizzazione. Antefatti e cammino pastorale
della Chiesa in Italia.
• 26/11/’13
Quale carità. Presupposti biblico-teologici della carità.
Contesto e bisogni che interpellano il magistero e la
pastorale della Chiesa oggi.
• 17/12/’013
La Caritas come organismo pastorale con prevalente
funzione pedagogica. Il magistero del dopo Concilio.
• 28/01/014
Lavoro in gruppi di confronto che riflettono sulle
tematiche evidenziate negli incontri precedenti.
2
Agenda degli appuntamenti mensili
• 25/02/’014
Il metodo pastorale Caritas ascoltare, osservare e
discernere, per animare la comunità alla testimonianza
della carità.
• 25/03/’14
Il ministero sacerdotale per educarci ed educare
all’indissolubile intreccio tra fede e carità.
• 24/04/’014
Esemplificazioni dell’azione della Chiesa per educarci a
vivere la carità, rispondendo a molteplici bisogni.
• 28/05/014
La fede che si fa servizio in rapporto ai diversi volti da
incontrare.
3
I° Parte
Quale carità?
I presupposti biblico-teologici della carità.
Il modello trinitario, cristologico, agapico
II° Parte
Il ruolo e l’esercizio del ministero sacerdotale
nel magistero del Concilio Vat. II e successivamente, per
educare alla carità
III° Parte
Contesto e bisogni che interpellano
il magistero e la pastorale della carità
IV° Parte
Il ruolo e l’esercizio del ministero sacerdotale
nel magistero del Concilio Vat. II e successivamente
per educare alla carità
4
5
1. La Trinità principio e modello di carità
• La Trinità, è principio e modello di carità per il
cristiano, in quanto rigenerato con il battesimo
a vita nuova nel nome del Padre, del Figlio e
dello Spirito Santo. “L’amore di Dio è stato
riversato nei nostri cuori per mezzo dello
Spirito Santo che ci è stato dato” (Rm 5,5).
Ma la Trinità informa anche tutta la Chiesa che è
stata creata da Dio “come popolo radunato nel
nome del Padre, del figlio e dello Spirito Santo”
(LG,2).
- Però, “Nonostante che la fede nella Trinità sia
considerata fondamentale per la vita cristiana
ed iniziamo preghiere ed azioni nel nome del
Padre, del Figlio e dello Spirito Santo
“Si può parlare di un esilio della Trinità dalla
teoria e dalla prassi dei cristiani” (B. Forte).
6
Recuperare il rapporto con la Trinità
E’ fondamentale pertanto recuperare il rapporto con
la Trinità, principio e modello di carità,
coniugando Trinità e storia della rivelazione.
- La Chiesa, manifestazione nella storia
dell’amore trinitario (Ecclesia de Trinitate),
attinge alla fonte eterna dell’amore nello Spirito,
per il Figlio, sotto lo sguardo amante del Padre.
• Pertanto, protagonista della vita della Chiesa
non è il parroco, né il vescovo,
né il Papa, né l’operatore pastorale.
E’ Gesù Cristo morto, risorto, che ci invita a
rimanere nel suo amore e in quello del Padre
(Gv 15, 9-10; 17, 21), è lo Spirito Santo che ci
suggerisce al momento giusto le cose che Lui
ci ha detto (Gv 14, 26).
7
2. Il modello cristologico della carità
Per realizzare la carità, la Chiesa è chiamata ad operare
conformandosi a Gesù che ha risposto ai bisogni
dell’uomo, in modo altamente significativo:
• Assumendo la condizione di servo. “Io sto in mezzo
a voi come uno che serve” (Lc 22, 27).
• Offrendoci un amore di piena donazione.
“Pur essendo di natura divina … svuotò se
stesso assumendo una condizione di servo…
umiliò se stesso facendosi obbediente fino
alla morte e alla morte di croce” (Fl 2,5-8).
• Proponendoci un amore su cui modellare la
nostra vita.
“Questo è il mio comandamento: che vi amiate
gli uni gli altri come io vi ho amato” (Gv 15,12).
“Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma
con i fatti e nella verità” (1Gv 3,16-18).
8
Necessità di assumere il modello cristologico
• Un amore totale
“Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i
propri amici” (Gv 15, 13),
“Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo
Gesù” (Fl 2,5).
• Un amore gratuito
• “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente
date” (Mt 10,8).
• Un amore fecondo
“Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi
perché andiate e portiate frutto ed il vostro
frutto rimanga” (Gv 15,16).
• Un amore come segno di riconoscimento
“Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri,
come io vi ho amato. Da questo tutti sapranno che siete miei
discepoli” (Gv 13,34-35).
9
3. Il modello agapico della carità
• La carità nella Chiesa nasce dall’agápe.
Nel N.T. quando si parla di agápe, si intende:
– Un amore che ci è gratuitamente donato fin dal battesimo.
“L’amore (αγάπη) di Dio è stato riversato nei nostri cuori per
mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato” (Rm 5,5).
– Un amore che ci rende partecipi della vita trinitaria. “La grazia
del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore (αγάπη) di Dio Padre e
la comunione dello Spirito Santo, sia con tutti voi” (2Cor 13,13)
– Un amore rigenerativo e ci conoscitivo “Chiunque ama è
generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama, non ha conosciuto
Dio, perché Dio è amore (αγάπη) ” (1Gv 4,7-8).
– Un amore che ci fa dimorare in Dio: “Dio è amore (αγάπη) ; chi
sta nell’amore (αγάπη) dimora in Dio e Dio dimora in lui” (1Gv
4,16).
Tutta la storia della salvezza ci dice che Dio è carità che accoglie,
perdona, rimane fedele, dona tutto di sé in suo Figlio e chiede
alla Chiesa di vivere la carità, diventando dono per i
nostri fratelli.
10
L’eucaristia alimenta agápe, diakonia e koinonia
Gv 13, 1-34; 15,9
L’evangelista
Giovanni nel contesto
dell’ultima cena, con
abbondanza di
particolari ci riporta
l’episodio della
lavanda dei piedi,
dentro un’atmosfera
testamentale e
sacramentale (Gv 13, 1-
Ci tramanda anche le
parole esplicative di Gesù:
“Sapete ciò che vi ho
fatto?... Se io il Signore, ho
lavato i vostri piedi, anche
voi dovete lavarvi i piedi gli
uni gli altri. Vi ho dato
l’esempio, perché come ho
fatto io facciate anche voi”
(Gv 13, 12-17)
11)
Aggiunge poi: “Vi do
un comandamento
nuovo: che vi amiate gli
uni gli altri, come io vi
ho amato… Da questo
tutti sapranno che siete
miei discepoli”(Gv 13, 34)
“Come il Padre ha
amato me, anche io ho
amato voi. Rimanete
nel mio amore” (Gv
15,9).
Questo per indicare come
dal segno sacramentale si
alimentano agápe (carità)
diakonia (servizio ) e
koinonia (amore fraterno).
Tutti e tre insieme
diventano segno di
riconoscimento.
11
Gli ostacoli di ieri e di oggi
alla carità nella comunità cristiana
cfr 1Cor 11, 17-34
• la divisione in tante fazioni.
“Quando vi radunate in assemblea,
vi sono divisioni tra voi…” (1Cor
11,18)
• la chiusura di ciascuno nel proprio
egoismo. “Ciascuno, quando
partecipa alla cena, prende prima il
proprio pasto” (1 Cor 11,21).
• l’insensibilità di fronte ai bisogni di
altri fratelli. “E così, uno ha fame,
l’altro è ubriaco” (1Cor 11.21).
Fondamentale pertanto, è il come si partecipa alla cena
del Signore, perché la comunità, facendo memoria della
morte del Signore, possa attingervi quell’agápe che la
rende luogo di comunione, di fraternità e carità (cfr 1 Cor
11,20-33).
12
“Che cosa significa questo in concreto”?
 “Il discorso potrebbe farsi
immediatamente
operativo, ma sarebbe
sbagliato assecondare
tale impulso”.
 “Prima di programmare
iniziative concrete,
occorre promuovere una
spiritualità della
comunione come
principio educativo, in
tutti i luoghi dove si
plasma l’uomo, il
cristiano, i ministri
dell’altare, gli operatori
pastorali…” (NMI n. 43).

la comunità cristiana è
chiamata ad essere profezia
e segno (sacramento) di
questa comunione di Dio,
incarnandola nella storia
degli uomini.
“Spiritualità di comunione
significa:
•
•
•
•
Sguardo portato sul mistero della
Trinità che abita in noi e la cui luce
va colta anche sul volto dei fratelli.
Sentire il fratello come uno che mi
appartiene, per saperne
condividere le gioie e le
sofferenze.
Vedere ciò che di positivo c’è
nell’altro per accoglierlo e
valorizzarlo come dono di Dio per
me.
Saper far spazio al fratello,
portando i pesi gli uni degli altri.
Senza questo cammino spirituale, a
ben poco servono gli strumenti
esteriori della comunione.
Diventerebbero
apparati senz’anima, maschere di
comunione” (NMI n. 43)
13
14
Optatam totius 1965
• Il Vaticano II con due documenti ha
evidenziato il ruolo specifico del
sacerdote, in rapporto alla
carità/comunione.
• L’OT lo indica in una triplice forma:
– Presidenza della Parola, da esprimere
con la predicazione e la vita.
– Presidenza della liturgia, esercitando il
ministero della salvezza per mezzo dei
Sacramenti.
– Presidenza della carità
» Cercando Cristo negli ultimi
» Essendo coloro che conducono a
unità i carismi e i ministeri, dopo
averli scoperti e promossi, a
servizio dell’unità della Chiesa.
15
Presbyterorum ordinis 1965
• Sempre nell’ecclesiologia di comunione, la PO
riguardo al sacerdote, ne evidenzia la
prospettiva cristologica, con la formula:”in
persona Christi”, chiedendogli di essere nel
mondo e per il mondo un ‘segno’ di Cristo
nei tanti aspetti della vita.
• La “carità pastorale”, parola chiave del
documento, è ciò che unifica la vita del
presbitero, nonostante l’apparente
frantumazione in tanti impegni.
• Essa è anche l’espressione ed il segno del
vero apostolo che, come Cristo buon
pastore,
– mostra ed attua l’amore totale e
disinteressato per il gregge,
– ha compassione per le folle,
– dona loro il pane dell’amore e della vita.
16
Pastores dabo vobis 1992
•
Di fronte alle sfide del mondo contemporaneo,
viene ripreso il tema della “Carità pastorale”,
che costituisce il principio interiore e
dinamico delle diverse attività del
sacerdote. Viene così definita:
–
–
–
partecipazione alla stessa carità pastorale di
Cristo;
accoglienza del dono gratuito dello Spirito
Santo;
risposta libera e responsabile del presbitero.
Contenuto essenziale della carità pastorale è il
dono totale di sé, ad immagine ed in
condivisione con il dono di Cristo.
Questo rende il sacerdote ministro e segno
personale, sacramentale di Cristo, chiamato
ad amare le persone con il cuore di Cristo,
con dedizione piena, capace di farsi carico
dei dolori e delle gioie, perché Cristo sia tutto
in tutti, senza scindere l’essere dall’agire.
17
Dalla lettera per indire l’anno sacerdotale
• Come Gesù chiamò i Dodici perché stessero con Lui (cfr Mc
3,14) e solo dopo li mandò a predicare, così anche ai giorni
nostri i sacerdoti sono chiamati ad assimilare quel “nuovo
stile di vita” che è stato inaugurato dal Signore Gesù...
• Mi è caro rivolgere ai sacerdoti…, un particolare invito a
saper cogliere la nuova primavera che lo Spirito sta
suscitando ai giorni nostri nella Chiesa. “Sapendo
discernere quali spiriti abbiano origine da Dio, (i presbiteri)
devono scoprire con senso di fede i carismi, sia umili che
eccelsi, che sotto molteplici forme sono concessi ai laici,
devono ammetterli con gioia e fomentarli con diligenza”(P
O n. 9).
• Nonostante il male che vi è nel mondo, risuona sempre
attuale la parola di Cristo: “Nel mondo avrete tribolazioni,
ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo” (Gv 16,33).
• La fede nel Maestro divino ci dà la forza per guardare con
fiducia al futuro.
(Benedetto XVI 16/06/09).
18
Il magistero di Papa Francesco
Nell’omelia del giovedì santo, Papa Francesco ha
sottolineato i tratti peculiari della figura del
sacerdote.
• «L’olio prezioso che unge, non si limita a profumare
la propria persona, ma si sparge e raggiunge le
“periferie”. La sua unzione è per i poveri, i
prigionieri, i malati, per quelli che sono tristi e soli».
• «Siate pastori con “l’odore delle pecore”… E’ vero
che la crisi di identità sacerdotale ci minaccia,… se
sappiamo infrangere la sua onda, potremo prendere
il largo nel nome del Signore e gettare le reti».
Nella lettera inviata ai sacerdoti di Roma il 12 settembre
in preparazione dell’incontro con loro il 16 a S.
Giovanni in Laterano, raccomandava: «Il nostro
popolo ci vuole pastori e non chierici di Stato,
funzionari… Presbiteri che si difendono dalla
“mondanità spirituale”, dall’autoreferenzialità, che
costituiscono il più grande pericolo».
19
20
Ci interpellano oggi più tipi di povertà
Nel contesto di oggi, convivono i seguenti tipi di povertà:
Povertà materiali generate da mancata risposta a bisogni
primari, quali cibo, vestito, salute, casa, lavoro, studio.
Povertà relazionali generate da mancata risposta a bisogni
relazionali che causano forme di solitudine e isolamento:
anziani, malati mentali, carcerati, handicappati, immigrati,
famiglie monoparentali…
Povertà di senso generate da mancanza di senso, di valori
di riferimento, di significato della propria e dell’altrui vita.
Si manifestano in forme di autodistruzione: droga, alcool,
bulimia, anoressia, eccessi di velocità, spericolatezze,
gioco d’azzardo, shopping compulsivo, dipendenza da
lavoro, cyberdipendenza,….
Povertà multidimensionali, presenti in persone nelle quali
contemporaneamente si verifica la manca
risposta a più bisogni, materiali, relazionali e di senso.
Povertà temporanee e povertà estreme.
21
Riemerge la povertà economica
• In Italia il fenomeno della povertà economica è
in crescita: dal 2011 al 2012 la povertà relativa è
infatti aumentata, passando dal 11,1% all’12,7%
delle famiglie residenti.
• In Campania, l’incidenza della povertà relativa
è superiore alla media nazionale.
– Nel 2012 il 25,8% delle famiglie si collocava
sotto la linea di povertà relativa.
– Nel quadro complessivo, la Campania è tra le
regioni più povere, preceduta dalla Basilicata
dalla Sicilia e dalla Calabria.
22
Povertà ed esclusione
sociale in Italia
Rapporto 2013 su povertà ed
esclusione sociale
a cura di Caritas Italiana
Campania:
sintesi di alcuni dati
La povertà relativa in Italia e in Campania. Anni 2005-2012
(% di famiglie povere sul totale delle famiglie residenti)
2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011
2012
Campania
27,0 21,2 21,3 25,3 25,1 23,2 22,4
25,8
Italia
11,1 11,1 11,1 11,3 10,8 11,0 11,1
12,7
Percentuale media: Nord, 4,9 Centro, 6,3 Sud, 23,0
23
Fonte: Istat
Alcuni indicatori e dati di povertà in Campania
Povertà e disagio socio-economico (2013)
Tab. 2 - Indicatori di povertà e disagio socio-economico
% di famiglie che
Arrivano a
fine mese
con molta
difficoltà
Non riesce
a fare un
pasto
adeguato
almeno
ogni 2
giorni
Non riesce
a
riscaldare
la casa
adeguatamente
Non riesce
a
sostenere
spese
impreviste
di 750
euro
Indicatore
Eurostat di
deprivazio
ne [1]
Campania
28,2
9,7
21,0
44,4
24,7
Italia
15,3
6,6
10,6
33,3
15,2
[1]
Almeno due indicatori tra i seguenti: 1) non potersi permettere una settimana
di ferie lontano da casa almeno una volta in un anno, 2) avere arretrati (mutuo o
affitto o bollette o altri debiti diversi dal mutuo), 3) non potersi permettere: 24
lavatrice, tv a colori, telefono, automobile.
Una crisi che non lascia scampo
I dati del 2013 evidenziano come la crisi economicofinanziaria ha determinato l’estensione dei fenomeni
di impoverimento ad ampi settori di popolazione, non
sempre coincidenti con i “vecchi poveri” del passato.
• Aumenta soprattutto la povertà degli italiani, cresce la
multi problematicità delle persone, con storie di vita
complesse, che coinvolgono tutta la famiglia.
• La fragilità occupazionale è molto evidente e diffusa,
rispetto alle tendenze del recente passato.
• Aumenta il disagio di anziani e di persone in età
matura:
la presenza in Caritas di pensionati, non è più
l’eccezione.
Si impoveriscono ulteriormente le famiglie
immigrate e peggiorano le condizioni di vita degli
emarginati gravi, esclusi da un welfare pubblico
sempre più residuale.
25
Una nuova forma di povertà: Il fenomeno dell’ecomafia
Il 19 giugno è stato presentato da Legambiente il
Rapporto “Ecomafia 2013”, sulle illegalità
commesse nell’arco del 2012 sul territorio italiano.
• Ecomafia, riguarda quei settori della criminalità
organizzata che operano nel traffico o nello
smaltimento illecito dei rifiuti, l’abusivismo
edilizio e le attività di escavazione, da cui
ricavare un nuovo grande businnes.
• Le cifre dell’ecomafia nel corso del 2012 :
– Fatturato di circa €16,7 miliardi
– Reati accertati: 34.120
– Persone denunciate: 28.132
– Sequestri effettuati: 8.286
– Reati concentrati per il 45,7% nelle quattro
regioni a tradizionale presenza mafiosa:
Campania, Sicilia, Calabria, Puglia
26
Situazione dell’ecomafia in Campania
Per questo aspetto, maglia nera è
la Campania che, nonostante la
riduzione del 10,36% rispetto al
2011, guida la classifica con:
• 4.777 infrazioni accertate,
• 3.394 persone denunciate
• 34 arresti, sia per il ciclo
illegale del cemento, sia per
quello dei rifiuti.
Si tratta di una situazione che
interpella le comunità cristiane
locali, perché diventino voce a
difesa dei diritti fondamentali
delle persone.
L’inqui
namen
to
uccide
27
L’espansione dell’ecomafia sul territorio nazionale
Dal 2011 al 2012
• Aumentano i clan coinvolti, passando
da 296 a 302
• Quadruplicano i comuni sciolti per
infiltrazioni mafiose, che passano da 6
a 25
• Salgono gli incendi boschivi
• Cresce l’abusivismo edilizio
• Aumenta la piaga della corruzione,
con il raddoppio delle denunce e degli
arresti
• Aumenta il numero degli incedi
boschivi del 62,5% rispetto al 2010
28
Alcuni interrogativi per rispondere a molteplici
povertà
I nostri vescovi ci invitano a chiederci:
– “Come intercettare i nuovi «luoghi»
dell’esperienza umana così difficili e
dispersi”?
– “Come accogliere e accompagnare le persone,
tessendo trame di solidarietà in nome di un
vangelo di verità e carità in un contesto di
complessità crescente”?
– “Come far sì che la parrocchia sia porta di
accesso al vangelo, per tutti in una società
pluralista”?
– “Come sfuggire al pericolo di ridursi a gestire
il folklore religioso o il bisogno del sacro”?
(Cf. Il volto miss. delle parr. n.4).
• E’ necessario allora confrontarsi con modelli di
riferimento e indicazioni magisteriali, perchè ne
conseguano scelte e azioni pastorali adeguate.
29
30
Punti focali del magistero ordinario
Dal Concilio Vat. II alla “Caritas in veritate”,
Il magistero ha evidenziato aspetti essenziali della
proposta cristiana
• “Innanzitutto, bisogna decidere di ripartire dagli «ultimi»,
che sono il segno drammatico della crisi attuale.
Fino a quando non prenderemo atto del dramma di chi
ancora chiede il riconoscimento effettivo della propria
persona…, non metteremo le premesse necessarie a un
nuovo cambiamento sociale…
Con gli «ultimi» e con gli emarginati,
potremo tutti recuperare un genere
diverso di vita.
Demoliremo gli idoli
che ci siamo creati… Riscopriremo i
valori del bene comune” (CEI, La Chiesa
italiana e le prospettive del paese,
nn. 5 e 6 -1981-).
• Attraverso l’opzione preferenziale
per i poveri, si manifesta lo stile
dell’amore di Dio e si seminano
nella storia i semi del Regno di Dio
(Cf. NMI, 49 – 2001-).
31
Ne consegue la centralità della carità nella Chiesa
• “La carità è un ambito che qualifica in modo
decisivo la vita cristiana, lo stile pastorale e la
programmazione pastorale…” (NMI n. 49)
• “Se siamo ripartiti davvero dalla contemplazione
di Cristo, dovremmo saperlo scorgere
soprattutto nel volto di coloro con i quali egli ha
voluto identificarsi: «Ho avuto fame…” (Cf. Mt 25,
31ss)
“Questa pagina non è un semplice invito alla
carità: è una pagina cristologica… Su questa
pagina non meno che sul versante
dell’ortodossia, la Chiesa misura la sua fedeltà
di sposa di Cristo” (NMI n. 49).
• La carità non è per la Chiesa una specie di
attività di assistenza sociale che si potrebbe
anche lasciare ad altri, ma appartiene alla sua
natura, è espressione irrinunciabile della sua
stessa essenza” (DCE, n. 25).
32
Centralità della carità nella Chiesa
• L’attività caritativa cristiana non è un
mezzo per cambiare il mondo in modo
ideologico,…ma è attualizzazione qui ed
ora dell’amore di cui l’uomo ha sempre
bisogno” ( DCE n.31).
• “L’amore nella sua purezza e nella sua
gratuità è la miglior testimonianza del
Dio nel quale crediamo” (DCE, n. 31c).
• “L’eucaristia spinge ogni credente in Lui
a farsi «pane spezzato» per gli altri e
dunque ad impegnarsi per un mondo più
giusto e fraterno” (Sacramentum Caritatis,
n. 88).
33
Educare alla carità , alla gratuità , al dono
• “La carità nella verità pone l’uomo davanti
alla stupefacente esperienza del dono…
• L’essere umano è fatto per il dono, che ne
esprime ed attua la dimensione della
trascendenza” (CinV, 34).
• “Il dono per sua natura oltrepassa il merito, la
sua regola è l’eccedenza” (CinV, n. 34).
I poveri non sono da considerarsi un
«fardello», bensì una risorsa anche dal punto
di vista strettamente economico” (CinV, n. 35)
34
Porta fidei
• Nella lettera apostolica con la quale
Benedetto XVI ha indetto l’anno della fede,
ricorda che:
“La fede senza la carità, non porta frutto e
la carità senza la fede, sarebbe un
sentimento in balia costante del dubbio”
Pf n. 14).
“La fede che si rende operosa per mezzo
della carità (Gal 5,6) diventa un nuovo
criterio di pensare e di agire, che cambia
tutta la vita della persona, sollecitandola
ad assume sentimenti di tenerezza, bontà,
umiltà, magnanimità e perdono (cf. Rm
12,2; Col 3,9-10; Ef 4,20-29; 2Cor 5,17)”.
35
La Parrocchia comunità educante
• Gli Orientamenti pastorali di questo decennio,
ricordano che
“La parrocchia… rappresenta la comunità educante
più completa in ordine alla fede… essa offre gli
elementi essenziali del cammino del credente verso
la pienezza della vita in Cristo”(Evbdv n. 39).
• “La carità educa il cuore dei fedeli e svela agli occhi
di tutti il volto di una comunità che testimonia la
carità, si apre al servizio, si mette alla scuola dei
poveri e degli ultimi, impara a riconoscere la
presenza di Dio nell’affamato, nell’assetato, nello
straniero e nel carcerato, nell’ammalato e in ogni
bisognoso”(n. 39).
• “Per questo vanno incentivate proposte educative
e percorsi di volontariato adeguati all’età e alla
condizione delle persone, mediante l’azione della
Caritas e delle altre realtà ecclesiali” (n. 39).
36
Un grembiule ritagliato dalla stola
• «Nel vangelo di Giovanni c’è una triade di
verbi che basterebbero da soli a sostenere
tutta la teologia del servizio: “si alzò da
tavola”, “depose le vesti”, “si cinse un
asciugatoio”.
Si alzò da tavola ha un duplice significato:
• L’Eucarestia non sopporta la sedentarietà e il
narcisismo, ma ci spinge a portare
il fuoco che abbiamo ricevuto nelle
periferie esistenziali.
• Gli altri due verbi: “depose le vesti” e “si
cinse con l’asciugatoio”, hanno valore
solo se partono dall’eucarestia, per non
rischiare che il servizio degeneri nella
facile demagogia o nel filantropismo
faccendiero.
Solo a partire dalla “tavola”, l’acqua tiepida
che verseremo sui piedi dei nostri fratelli,
li abiliterà a percorrere le strade della
libertà».
37
38
Scarica

Quale carità? - Diocesi di Caserta