Il primo contatto con il computer lo ebbi all’età di 14 anni, al
primo anno di liceo: 2 ore settimanali di laboratorio di
informatica per il solo biennio. Ricordo che ciò che scrivevo
assumeva una colorazione verde su sfondo nero, ben lontani
dalle capacità cromatiche degli attuali monitor, facendone
aumentare la sensazione di “freddo” e “buio” che mi
trasmetteva la macchina.
A livello individuale lo si usava molto poco: eravamo divisi in
gruppi di 4 studenti, in quanto i computer messi a disposizione
dall’istituto erano un numero limitato. All’epoca la reputavo
una “fortuna” perché, anche se quanto richiesto erano
operazioni molto semplici, non riuscivo ad entrare nella logica
procedurale del calcolatore. Ammetto che non mi piaceva e
non ne volevo comprenderne altresì l’utilità. In sostanza avrei
potuto scrivere lo stesso elaborato, per esempio, utilizzando
carta e penna, o meglio ancora, una semplice macchina da
scrivere.
Ho parlato di “logiche procedurali”, ammettendo la mia
propensione più per le une che per le altre: esempio,
utilizzare la macchina da scrivere rispetto al computer. Il mio
distacco dal PC era dato dall’incomprensione della serie di
procedure necessarie all’utilizzo, così lontane dal mio
brainframe, formatosi all’interno del mio contesto infantile.
Negli anni ‘80 la macchina da scrivere era ancora lo
strumento per eccellenza utilizzato per produrre documenti.
Ricordo che mi fu regalata all’età di 8 anni e ne compresi da
subito e velocemente la “procedura algoritmica”, replicando
le fasi che gli adulti mettevamo in atto durante la battitura,
poiché ero immersa in un contesto in cui era pratica diffusa
stilare documenti in quel modo.
Di seguito, riporto la scaletta delle procedure che mettevo
in atto per produrre un documento a macchina:
1. Prendere un foglio
2. Inserirlo nell’apposita fessura
3. Posizionare il foglio in modo da iniziare a scrivere nel
punto desiderato
4. Pigiare i tasti corrispondenti alle lettere da riprodurre in
modo sequenziale
5. A fine riga, riportare il carrello contenente il foglio in
posizione iniziale per proseguire nella battitura alla riga
sotto
6. Proseguire e sfilare il foglio a fine documento.
Fondamentale era non commettere errori di battitura! Nel
caso in cui sfortunatamente ne subentrava uno, dovevo,
ahimè, ricominciare dal punto 1.
Le esperienze dei bambini di oggi sono totalmente differenti
dalle mie. Il contesto è mutato, apprendono con disinvoltura
procedure ed operazioni che per me erano inimmaginabili.
Nell’ultimo viaggio in treno ho avuto la possibilità di osservare
un bambino adoperare l’i-phone di suo papà per effettuare foto,
utilizzare giochi e applicazioni, dimostrando consapevolezza e
padronanza dello strumento.
Nello stesso modo utilizzano Word per comporre e stampare i
propri elaborati, come facevo io un tempo con la macchina da
scrivere.
Oggi ci troviamo di fronte ad una nuova generazione, i
cosiddetti digital natives, ossia individui nati in una realtà
digitalizzata e multimediale.
Di seguito, riporto la scaletta delle procedure che si mettono in
atto per produrre la stampa di un documento con Word:
1. Accendere il computer
2. Avviare il programma Word
3. Scegliere il tipo e la dimensione del carattere, la
formattazione del testo, i rientri e l’interlinea, etc.
4. Pigiare i tasti corrispondenti alle lettere da riprodurre in
modo sequenziale (nella stessa identica maniera della
macchina da scrivere!)
5. Rileggere il documento sullo schermo e correggere
eventuali errori di battitura, o apportare modifiche anche
sostanziali al testo (esempio, con la funzione copia e
incolla)
6. Salvare il documento per poterlo eventualmente
modificare anche in un secondo momento
7. Lanciare la stampa del documento e prendere il foglio.
Le due serie di procedure precedentemente elencate possono
essere definite algoritmi.
Ma cos’è un algoritmo?
Wikipedia propone questa spiegazione:
“In informatica e matematica, con il
termine algoritmo si intende, in genere,
un metodo per la risoluzione di problemi
utilizzando un numero finito di passi, in
un determinato ordine. Il termine deriva
dal nome del matematico persiano
Muhammad ibn Mūsa 'l-Khwārizmī, che
si ritiene essere uno dei primi autori ad
aver fatto riferimento esplicitamente a
questo concetto”.
L’idea di algoritmo riveste una certa
importanza per il calcolo
matematico procedurale.
Con procedura si intende l’insieme
di norme da seguire agendo per un
determinato fine.
Quindi la matematica procedurale
consiste in tutto quell’insieme di
regole, formule e algoritmi che
permettono di risolvere un
problema attraverso una serie di
step, spesso svolti a livello inconscio
in quanto precedentemente
interiorizzati, come ad esempio,
preparare una semplice frittata.
Voglio sottolineare i quattro aspetti fondamentali di un
algoritmo:
• la sequenza di istruzioni deve essere finita;
• deve portare ad un risultato;
• le istruzioni devono essere eseguibili materialmente;
• le istruzioni devono essere espresse in modo non ambiguo.
Molte delle azioni che quotidianamente mettiamo in atto
seguono una logica algoritmica. Alcune di esse sono state
apprese durante la nostra infanzia senza mai essercene resi
conto di farlo.
Vediamone alcuni esempi presenti nel quotidiano:
• lavarsi i denti
• allacciarsi le scarpe
• attraversare la strada
Lavarsi i denti:
1.
2.
3.
4.
Prendere il dentifricio e svitare il tappo
Prendere lo spazzolino
Mettere il dentifricio sullo spazzolino
Inumidire lo spazzolino con l’acqua senza far cadere il
dentifricio
5. Lavarsi tutti i denti con movimenti verticali
6. Sciacquare bocca e spazzolino
7. Asciugarsi.
Allacciarsi le scarpe:
1.
2.
3.
4.
5.
Calzare la scarpa
Tirare le stringhe
Fare un nodo semplice
Formare l’asola con una stringa
Far passare l’altra intorno alla prima asola in modo da
formarne una seconda
6. Tirare le 2 asole.
Attraversare la strada:
1. Posizionarsi a bordo strada, possibilmente in prossimità
delle strisce pedonali
2. Guardare a sinistra
3. Guardare a destra
4. Guardare di nuovo a sinistra
5. Attraversare velocemente la strada.
Tutti i procedimenti elencati sono determinati da un ordine
definito e logico, in quanto, ad esempio, non puoi lavarti i
denti in modo “corretto” se prima non hai messo il
dentifricio sullo spazzolino!!
Il secondo contatto con il computer avvenne presso la
biblioteca universitaria, quando sostituirono il catalogo
cartaceo con quello digitale. Capii che tutto questo era
stato fatto per permettere una ricerca istantanea, ma
personalmente mi trovai in difficoltà nell’utilizzo pratico,
mettendoci più tempo rispetto a prima!
Siccome da lì a poco avrei dovuto redigere la tesi di laurea
in formato elettronico, decisi che non potevo più perdere
tempo negando l’importanza di un tale strumento e mi
iscrissi ad un corso di utilizzo del pacchetto Office (Word,
Excel, Powerpoint). Effettuai la cosiddetta literacy, ossia
l’alfabetizzazione indispensabile a tutti coloro che, come
me, hanno vissuto la fase di transizione verso la
multimedialità.
La cosa che capii è che anche il computer, come per i casi
precedentemente descritti, agisce basandosi su degli
algoritmi: una serie di operazioni logiche, scritte in un
linguaggio comprensibile dall’elaboratore, che permettono la
risoluzione di un problema seguendo un numero prestabilito
e ordinato di operazioni.
Così come l’uomo organizza la sua attività attraverso una
logica determinata e sequenziale, anche il computer è stato
progettato in modo che operi secondo questa struttura
razionale.
Possiamo affermare che il computer è l’ideale connettore tra
l’intelligenza artificiale e l’intelligenza umana, risultandone
quest’ultima esponenzialmente distribuita ed amplificata.
Oggi utilizzo il computer prevalentemente associandoci
l’utilizzo di Internet. Con esso mi documento, comunico, mi
svago, attuo acquisti e prenotazioni, ecc.
Per la mia attività professionale, lo utilizzo per programmare
le lezioni, per tenermi in contatto con altre scuole, per
comunicare con colleghi e genitori, per cercare materiale
didattico.
La sempre maggior frequenza di utilizzo mi ha portato ad
aprirmi mentalmente verso questo mondo che reputavo così
lontano dalla mia realtà, apprezzandone sempre di più le
potenzialità, sino a considerarlo oggi irrinunciabile.
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