Tra nuovi bisogni e vincoli di bilancio:
le prospettive del secondo welfare
Maurizio Ferrera
maggio 2014
2
Sito web: www.secondowelfare.it
e il LABORATORIO sul secondo welfare,
attivo da due anni
3
Rapporto: struttura e temi affrontati
Il Rapporto è disponibile a questa
pagina:
http://secondowelfare.it/primorapporto-2w/primo-rapporto-sulsecondo-welfare.html
Il welfare state è in crisi
 Triplice sfida
 vincoli di bilancio
 nuovi rischi e bisogni sociali
 crisi economico-finanziaria dal 2008
 … e mancato rinnovamento
La spesa sociale per settore
in alcuni paesi europei.
Percentuale sulla spesa
sociale totale, media 20002008
60
50
40
30
20
10
0
4
M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi
Vecchiaia e superstiti
Malattia e disabilità
Disoccupazione
Famiglia / minori
Abitazioni ed esclusione sociale
5
Tre scenari per un welfare sotto pressione
SMANTELLAMENTO
MANTENIMENTO
Retrenchment
Privatizzazione
Razionalizzazione dei
programmi esistenti
Ricalibratura
RINNOVAMENTO
Neowelfare:
Primo welfare affiancato
dal “secondo welfare”
Cambio di paradigma: modernizzazione e ri-orientamento
della protezione sociale per trasformarla in”promozione
sociale”, veicolo di empowerment dei beneficiari
M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi
6
I nodi (irrisolti) del primo welfare
• Spesa sociale italiana in linea con media UE: 30% vs. 30,1%
UE15 (2011)
• Ancora internamente squilibrata: pensioni superiori a media
UE; famiglia/minori, lotta alla povertà, politiche attive del
lavoro, in generale servizi sociali  inferiori alla media UE
• Comparativamente molto bassa anche la spesa per istruzione
• In generale il welfare pubblico è caratterizzato da alti livelli di
inefficienza
• Ristrutturare la spesa non è solo una questione di equità e
risposta ai bisogni sociali, ma anche di crescita
• La triade “crescita, competitività e inclusione” richiede una
politica incentrata anche sugli investimenti sociali (approccio
UE)
M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi
Spesa sociale pro-capite a PPP: tutte le funzioni
Livello della spesa
sociale italiana:
- sotto media eurozona
- stabile dal 2008 al
2010
il problema italiano
non è un eccesso di
spesa sociale
è ancora la sua
articolazione interna:
spesa per previdenza
troppo alta e altri
ambiti sotto-protetti
M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi
Spesa sociale pro-capite a PPP: famiglia/infanzia
• Spesa per famiglia e minori molto al
di sotto di quella degli altri paesi:
• 1,4% sul PIL (2,2% nei paesi
OECD)
• assenza di universalismo nelle
prestazioni monetarie
• pochi servizi (es. asili nido)
• Spesa in contrazione dal 2009
• Fortemente auspicabile
incrementare le risorse per:
• sostenere le famiglie a basso
reddito
• combattere la povertà dei
minori
• favorire la natalità e la
conciliazione ( famiglie a
doppio reddito devono
diventare la norma)
M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi
Spesa sociale pro-capite a PPP: povertà/esclusione sociale
• Spesa per la lotta alla
povertà un po'
sottostimata, ma
comunque molto
bassa
• Non rinviabile un
incremento di risorse
su questo fronte
M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi
Risorse scarse e vincoli di bilancio
Andamento dei fondi nazionali per le politiche sociali
(2009-2013, valori in milioni di euro)
I Fondi nazionali per gli interventi sociali nel 2011 hanno
perso il 63% delle risorse stanziate dallo Stato rispetto al 2010 e un
ulteriore 37% dal 2011 al 2012.
Dal 2008 al 2013 il taglio dei fondi è stato pari al 92%
M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi
11
Primo welfare: quali interventi?
• Ricalibratura funzionale
• Razionalizzazione organizzativa/produttiva
• Razionalizzazione distributiva:
– Universalismo “progressivo”: accesso esteso a
tutta la popolazione, ma con filtri selettivi capaci di
calibrare il paniere delle prestazioni in base
all’intensità del bisogno e della situazione
economica degli utenti
– A dispetto della crisi, lo stock di ricchezza delle famiglie
italiane resta molto elevato
M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi
12
Dal PRIMO al SECONDO welfare
• Vincoli di spesa, bisogni crescenti, necessità di
investimenti sociali: che fare?
• Allargare il perimetro della protezione sociale
affiancando al PRIMO welfare un SECONDO welfare
• Principio ispiratore:
«La condizione economica di molte famiglie consente
oggi di cercare un nuovo equilibrio fra prestazioni
offerte e finanziate della collettività e contributo
degli individui e delle loro associazioni»
(R. Dahrendorf, La nuova libertà, 1977)
M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi
13
Il secondo welfare: una definizione
• Mix di interventi innovativi finanziati da risorse
non pubbliche
• Per garantire prestazioni/servizi alle (nuove)
categorie di soggetti vulnerabili
• Forniti da diversi stakeholder
• Collegati in reti con un forte ancoraggio
territoriale (ma non “localistico”)
• Enti locali: ruolo centrale nel definire un nuovo
modello di governance
multi-stakeholder e multi-livello
M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi
14
Secondo welfare: perchè
1. Connotazione temporale: si tratta di forme che
s’innestano sul tronco del “primo” welfare, quello
edificato dallo Stato nel corso del Novecento,
soprattutto durante il Trentennio Glorioso (19451975)
2. Connotazione funzionale:

2W mobilita risorse non pubbliche aggiuntive, messe a
disposizione da una vasta gamma di attori economici e
sociali

2W si aggiunge agli schemi del primo, integra le sue lacune,
ne stimola la modernizzazione sperimentando nuovi modelli
organizzativi, gestionali, finanziari e si avventura in sfere di
bisogno ancora inesplorate (e in parte inesplorabili) dal
pubblico
M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi
15
Arena del welfare: nuovi protagonisti

Assicurazioni

Casse mutue

Aziende

Mobilitare attori
non pubblici
come pagatori
ma anche dal
punto di vista
progettuale
Puntare a
mobilitare
risparmio privato
in forme efficienti

Cittadini

Imprese sociali

Cooperative
Sindacati

Enti caritativi/religiosi

Associazioni di categoria

Volontariato

Enti bilaterali

Regioni

Fondazioni bancarie

Governi locali

Fondazioni d’impresa

Fondazione di comunità
Mobilitare
erogatori di
prestazioni
non pubblici
Coordinamento
/regolazione/
monitoraggio/v
alutazione
Come fare di questi attori degli ALLEATI
nel processo di rinnovamento del welfare?
M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi
Primo e scondo welfare
17
Realizzazioni e promesse del secondo welfare
1. Già raggiunta una rilevanza economica, finanziaria e
occupazionale di tutto rispetto
2. Importanti realizzazioni che dimostrano di saper far fronte
in modo efficiente ed efficace a nuovi tipi di rischi e
bisogni non adeguatamente coperti dal pubblico
3. Sviluppo e azioni di 2W svolgono un ruolo importante
nell’attutire le conseguenze sociali della crisi
4. Realizzazioni sono possibili grazie a soluzioni innovative sul
piano degli strumenti, dell’organizzazione e della
governance
5. Intraprendenza, creatività e “innovazione sociale” hanno
riguardato anche soggetti pubblici, come Comuni e
Regioni
M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi
18
1. Rilevanza crescente
• TERZO SETTORE: organizzazioni non profit => più di 300 mila;
6,4% dei soggetti giuridico-economici presenti in IT; 5,7 milioni di
persone impiegate; valore economico stimato pari al 4,3% del Pil
• Fondazioni: pari a 6.220 nel 2012
• FOB: 42 miliardi di patrimonio; 22.000 interventi; erogazioni pari
a oltre 965 milioni di euro
• IMPRESE: escludendo la previdenza complementare, oltre l’80%
delle aziende italiane con più di 500 dipendenti ha una qualche
iniziativa di welfare aziendale, il 43% offre almeno 2 tipi diversi
di interventi di welfare per i lavoratori
• ASSICURAZIONI: il settore assicurativo sta lentamente attivandosi
nella copertura dei rischi sociali; il potenziale di espansione è
ampio, soprattutto rispetto al settore dei servizi sanitari e di cura
M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi
19
2. / 3. / 4. Capacità di rispondere in modo
innovativo ai nuovi rischi/bisogni
Non autosufficienza
Supporto alla genitorialità
M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi
20
5. Innovazione sociale grazie anche a
Comuni e Regioni
• Nonostante vincoli di bilancio e tagli ai trasferimenti, i Comuni
hanno continuato a svolgere la propria funzione di sostegno
sociale, colmando i vuoti lasciati dal governo centrale
• Percorso di rinnovamento:
–
sforzi per rendere più efficienti e mirati i bilanci, comprimendo spese non
essenziali, razionalizzando gli uffici, riducendo gli sprechi
–
ridefinita l’agenda delle priorità, concentrando gli interventi sulla tutela dei
bisogni più acuti nel tentativo di mantenere livelli accettabili di coesione
sociale
–
sono cambiate le modalità d’intervento, attraverso l’adozione di nuove
forme di governance e collaborazioni (reti) anche finanziarie con altri attori
locali
• Il pubblico cambia ruolo:
– agisce come regista di una costellazione ampia e flessibile di
partner, alcuni dotati di capacità anche importanti di
finanziamento
– continua a garantire l’universalità dei servizi di base e interviene là
dove “la rete” non arriva
M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi
21
Secondo welfare: rischi e questioni aperte
1. Rischio di un “incastro distorto” fra primo e
secondo welfare
2. Difficoltà nel “fare sistema”
3. Disparità territoriale
4. Debolezza dei meccanismi di monitoraggio e
valutazione
5. Incompiuta adesione al paradigma
dell’investimento sociale
M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi
22
1./3. Rischio di incastro distorto
• Si indeboliscono gli incentivi alla ricalibratura del
primo welfare, con ciò consolidando la tendenza alla
conservazione dello status quo, sostenuta dalla
percezione (errata) che «si è già fatto tutto» sul
fronte della riforma del primo welfare, e che tutto
quel che manca si possa fare con il secondo
• Si accentua/esaspera la segmentazione del mercato
del lavoro: insider vs outsider; grandi vs PMI; grado di
inclusione delle misure di welfare aziendale
• Si accentua la disparità territoriale anche se esistono
al Sud alcuni esempi di buone prassi (es. Fondazione
con il Sud; Progetto La.Fem.Me)
M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi
23
2. Difficoltà di fare sistema
• Proliferazione di iniziative sparse nei territori e avviate da
una pluralità variegata di attori può dar luogo a una
configurazione incompleta o troppo disordinata del
secondo welfare, incapace di cogliere e valorizzare
complementarità e sinergie tra le sfere dello Stato, del
mercato, del Terzo settore e della famiglia
• Capacità di innovazione sociale deve essere promossa e
attivata - grazie alle reti di attori e dentro modelli di
governance multi-stakeholder e multi-livello - nelle aree di
sovrapposizione tra le quattro sfere, attribuendo alle
istituzioni pubbliche, in particolare a livello locale, il
compito di coordinare e monitorare i processi, evitando la
creazione di «doppioni» e la persistenza di «vuoti»
funzionali
M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi
24
4. Debolezza dei meccanismi di
monitoraggio e valutazione
• Triplice sfida:
1. monitorare e valutare le iniziative che nascono e si
sviluppano
2. capire quali iniziative possono trasformarsi da sperimentazioni
e progetti pilota in programmi stabili che possono contare su
un flusso di risorse continuativo
3. fare leva su monitoraggio e valutazione per «creare sistema»,
avviando e sostenendo un processo che sia incrementale e
parta «dal basso», ma anche cumulativo, fondato cioè su
benchmarching, diffusione di buone pratiche, apprendimento
• Necessaria una regia che contribuisca a una maggior diffusione
e replicabilità di quelle pratiche che si rivelano positive e
virtuose e che eviti la duplicazione, all’interno di uno stesso
contesto, di esperienze simili promosse da soggetti che
potrebbero – se accompagnati – collaborare di più
M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi
25
5. Incompiuta adesione al paradigma
dell’investimento sociale
Investire nel settore sociale a favore della crescita e
della coesione: la Strategia UE
• Le risorse delle politiche sociali non si limitano alle risorse
pubbliche. Una parte non trascurabile proviene dalle persone e dalle
famiglie. Anche le organizzazioni senza fini di lucro forniscono servizi
sociali su grande scala, come l'assistenza agli anziani, ai disabili... Le
imprese sociali possono integrare gli sforzi del settore pubblico e
compiere un'opera pionieristica nella creazione di nuovi mercati... Le
organizzazioni a fini di lucro del settore privato dovrebbero essere
ulteriormente incoraggiate a sfruttare il potenziale d'investimento
sociale …
• L'innovazione sociale è un elemento essenziale degli investimenti
sociali, considerando che le politiche sociali devono essere
costantemente adattate in funzione di nuove sfide. Ciò suppone la
necessità di sviluppare e realizzare nuovi prodotti, servizi e modelli,
analizzarli e privilegiare i più efficaci ed efficienti
M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi
Fonte: COM, 2013, 83 final
26
FOCUS 1
26
IL WELFARE AZIENDALE
M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi
27
Il welfare aziendale: mappa dei benefit
Ciclo di vita
Before working age:
Working age:
Post working age:
Infanzia Adolescenza Gioventù
Famiglia e lavoro
Vecchiaia
Bisogni
• Asilo nido & summer
camp (convenzioni,
contributi)
• Borse di studio e rimborsi
spese scolastiche
• Salute e infortuni
(assicurazione, permessi,
prevenzione, convenzioni)
• Work-life balance & flessibilità
• Supporto al reddito
• Convenzioni commerciali
• Contributo per
previdenza
complementare
•
Non autosufficienza
(tutela e assicurazione,
aiuto alle famiglie)
Alcune esperienze trattate da Percorsi di secondo welfare:
- Tradizione e innovazione nel welfare aziendale di SEA
- La storia del "modello Luxottica": come nasce e cosa prevede
- Conciliare vita e lavoro: l'esperienza di Nestlè Italia
- Banca Popolare di Bergamo: integrazione tra welfare pubblico e privato
- Il welfare aziendale di Tetra Pak Packaging Solutions
M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi
28
Natura degli interventi di welfare nelle grandi
aziende italiane (2012)
Tipo di interevento
% Aziende con al proprio interno interventi
Fondo pensione
87.5%
Fondo sanitario
60.6%
Prestiti agevolati
39.0%
Disponibilità congedi extra
27.6%
Agevolazioni al consumo
24.4%
Sostegno al reddito
23.3%
Borse di studio
23.1%
Servizi di cura all’infanzia
18.5%
Fondo Ltc
9.4%
Alloggi
6.7%
Fonte: Indagine Ires – Università Politecnica delle Marche (2012)*
* Secondo l’indagine circa il 95.2% delle aziende italiane di grandi dimensioni offrono
almeno un intervento di welfare. Se si escludono le pensioni complementari l’83.0%
M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi
29
Welfare aziendale e valore percepito dal dipendente
Fonte: Rapporto McKinsey & Company (2013)
M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi
30
Il welfare aziendale è per tutti?
Se tra le grandi imprese i benefit per i dipendenti e le loro famiglie
diventano sempre più frequenti l’ampio tessuto industriale italiano,
costituito in maggioranza da MPMI non ha la forza - economica e
organizzativa - per sostenere allo stesso modo i propri collaboratori
 Esperimenti di welfare “interaziendale” (es. Bandi regionali)
 Partnership con enti locali e fornitori di servizi
 Accordi tra parti sociali (es. Patto per lo sviluppo)
 Nuovi sistemi di governance locale (es. Reti di conciliazione)
 Utilizzo dello strumento del contratto di rete (es. Reti d’impresa)
Dal welfare aziendale al welfare territoriale per evitare il dualismo
insider/outsider
M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi
FOCUS 2
IL RISPARMIO PRIVATO
M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi
32
Spesa sociale pubblica e privata
nei principali paesi OCSE (2009)
Fonte: Database sociale dell’OCSE
M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi
33
Spesa pro-capite means-tested e user fees
(2010 e 2011)
Spesa pro-capite in PPA,
prestazioni sociali soggette
a prova dei mezzi (2010)
“User fees” in % sul Pil
(2011)
Ue27
€ 749
Germania
€ 1.024
2,8
Spagna
€ 989
1,3
Francia
€ 939
3,5
Italia
€ 454
1,4
Olanda
€ 1.496
3,6
Svezia
€ 254
3,6
UK
€ 1.160
2,5
Fonte: Eurostat Database e OECD, Fiscal Federalism Database
M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi
34
Deduzioni e detrazioni fiscali
Fonte: Commissione europea http://ec.europa.eu/europe2020/pdf/themes/02_taxation.pdf
M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi
35
Spesa sanitaria privata pro-capite in alcuni paesi
OCSE (2009)
Fonte: elaborazione The European House-Ambrosetti su OECD Health data 2012
M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi
36
Quota di ultra 50enni coperti da assicurazioni
sanitarie complementari e/o supplementari
Fonte: Verso un nuovo sistema di architettura sociale per la famiglia. Rischi
economici e domanda di assicurazione, A. Brugiavini e T. Jappelli, Il Mulino 2010
M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi
37
Composizione del risparmio privato delle famiglie
Risparmio privato
in Italia,
prezzi correnti (2011)
• Tra 1995 e 2011 la ricchezza netta è passata da 5,95 a 7,95 volte
il reddito disponibile
• Il risparmio privato è pari a 451% del debito pubblico (2011)
• Il 30% dell’attività finanziaria consiste in contanti e depositi
bancari e postali
M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi
38
Reddito e ricchezza delle famiglie in alcuni paesi
europei
Reddito inferiore
alla media
Reddito
superiore alla
media
Ricchezza
inferiore alla
media
Grecia, Slovenia,
Portogallo,
Slovacchia
Germania,
Austria, Finlandia,
Olanda
Ricchezza
superiore alla
media
Francia, Italia,
Spagna, Malta
Belgio
M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi
39
La ricchezza immobiliare degli anziani in Europa
Fonte: Verso un nuovo sistema di architettura sociale per la famiglia. Rischi
economici e domanda di assicurazione, A. Brugiavini e T. Jappelli, Il Mulino 2010
M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi
40
Risparmio, reverse mortgage e riduzione
della povertà in Italia, Spagna e Grecia (dati 2004)
Fonte: Moscarola, Rossi e Sansone (2012), Reverse Mortgages: Making assets a tool against
poverty, CERP Torino, mimeo
Il prestito vitalizio ipotecario - reverse mortgage o lifetime mortgage - è uno strumento finanziario comune
nei paesi anglosassoni da vari decenni e introdotto in Italia nel 2005 dalla legge 248.
Rivolto agli individui con più di 65 anni di età, o anche a coppie di anziani, esso permette di ottenere un
prestito da una banca o un'altra istituzione finanziaria, garantito attraverso un'ipoteca sull'immobile di
proprietà, e può essere erogato sotto forma di linea di credito, vitalizio, o in un'unica soluzione
M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi
41
FOCUS 2
LE FONDAZIONI
M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi
42
Fondazioni di origine bancaria (1)
Le FOB sono soggetti senza scopo di lucro che operano, in rapporto
prevalente con il territorio di riferimento, per il perseguimento di
due scopi fondamentali:
 Sostenere opere di utilità sociale
 Promuovere lo sviluppo economico
Nate a seguito della l.218/90, le FOB hanno dovuto percorrere un
lungo percorso evolutivo prima di poter esercitare pienamente il
proprio ruolo filantropico, sancito dalla Corte Costituzionale con le
sentenze 300 e 301 del 2003
La loro particolare natura permette loro di erogare importanti
risorse destinate al proprio territorio operativo e di svolgere una
funzione di innovazione sociale molto significativa, che nessun
altro soggetto istituzionale del panorama italiano pare oggi in
grado di svolgere
M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi
43
Fondazioni di origine bancaria (2)
Grazie alla gestione del proprio patrimonio, pari attualmente a 43
miliardi di euro, Nel 2011 le FOB hanno erogato 1.092 milioni a
sostegno di 24.906 interventi e destinato 275 milioni a fondi per
attività erogativa futura: in totale l’attività istituzionale ha dunque
assorbito 1.357,5 milioni di euro
Nel 2011 circa la metà elle risorse erogate (46.7%) sono state
destinate a settori d’intervento legati a bisogni sociali. Rispetto
agli anni precedenti questa quota è aumentata nonostante la
diminuzione delle erogazioni complessive, e dimostra impegno delle
FOB per rispondere a rischi e bisogni di carattere sociale
Queste risorse sono sicuramente significative per i territori verso cui
sono destinate, ma non sono che una goccia nel mare rispetto agli
stanziamenti garantiti annualmente dallo Stato nei medesimi ambiti
di intervento. Qual è quindi il valore aggiunto delle FOB?
M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi
44
Il ruolo delle Fondazioni di origine bancaria
•
EROGAZIONI
–
–
•
ATTIVAZIONE
–
•
interventi diretti (emergenze)
interventi pilota (soprattutto nelle aree di policy oggi sott-finanziate dal
pubblico: povertà, asili, istruzione, formazione, conciliazione, nonautosufficienza, integrazione immigrati ecc.)
“broker”, catalizzatore di aggregazioni di attori e progetti
PROGETTAZIONE
–
–
Lettura dei bisogni, identificazione soluzioni, innovazione
(ottica europea, approccio EU2020)
•
MONITORAGGIO E VALUTAZIONE
•
Ruolo integrativo / aggiuntivo rispetto all’intervento pubblico, NON
sostitutivo
Bilanciare attenzione ai territori di riferimento con prospettiva più
ampia: evitare il provincialismo
•
M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi
45
Il ruolo delle Fondazioni di origine bancaria
Le Fondazioni possiedono la capacità di:
• identificare le cause di date problematiche insistenti sul
territorio
• analizzare le risposte fornite fino a quel momento
• ipotizzare soluzioni alternative
• individuare le strade per realizzarle attraverso la collaborazione
con i soggetti giudicati più funzionali allo scopo
• sviluppare processi mirati di sperimentazione
• valutare in itinere e ex post la bontà delle iniziative
• se positive promuoverle presso quei soggetti che detengono le
capacità per amplificarli e diffonderli
La natura peculiare delle FOB consente loro di evitare vincoli e
difficoltà tipiche dell’azione pubblica, promuovere reti e
collaborazioni innovative e sostenere quelle realtà che svolgono
ruoli importanti per il territorio
M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi
46
Banca Prossima e Cariplo insieme per il
social housing
•
•
sinergia tra bando senza scadenza “Diffondere l’abitare sociale
temporaneo” di Cariplo e piattaforma Terzo Valore di Banca Prossima
due strade attraverso cui estendere la quantità di risorse messe a
disposizione delle ONP:
accedere al credito bancario alle normali condizioni commerciali
– o utilizzare la piattaforma Terzo Valore
–
•
•
Cariplo sostiene solo una parte del costo totale dei progetti presentati
(fino a un massimo del 50%) e in questo modo offrirà alle ONP la
possibilità di accedere alle risorse mancanti attraverso una via innovativa
se utilizzo di Terzo Valore le ONP hanno la possibilità di ottenere prestiti
a un tasso di interesse molto vantaggioso - inferiore rispetto a quello
offerto dagli istituti di credito - poiché sono i cittadini a finanziarle
direttamente ai tassi indicati dalle organizzazioni stesse:
i prestatori privati potranno fornire fino al 25% del prestito totale e al
raggiungimento di tale quota Cariplo si impegnerà a fornire un “premio”,
garantendo un ulteriore 8,5% delle spese totali del progetto
– la restante parte del prestito (16,5%) potrà essere fornita da Banca
Prossima a tassi ordinari
–
M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi
47
Fondazioni di Comunità

Dal 1998 vengono introdotte anche in Italia grazie all’impegno di
Fondazione Cariplo che ne ha costituite 15

Attualmente se ne contano 32 in Italia

Le FdC hanno come obiettivi la democratizzazione della
filantropia e la promozione della cultura del dono. Per questo:
–
Offrono strutture e servizi che favoriscono la donazione da e per il
territorio, permettendo ai donatori di ovviare a numerosi problemi di
carattere burocratico
–
Erogano annualmente importanti risorse a sostegno della comunità,
attraverso bandi o sostenendo progetti specifici
–
Aggregano le competenze presenti sul territorio dando vita a network
tra donatori, investitori, istituzioni, organizzazioni del terzo settore e
semplici cittadini.
–
Capaci di comprendere efficacemente rischi e bisogni perché immerse
nelle reti sociali presenti sul territorio
M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi
48
Fondazioni di Comunità: cosa fanno?
Le FC fungono da intermediari finanziari:
 Permettono a singoli cittadini, imprese o altre istituzioni private
di donare in maniera semplice, sicura e flessibile sollevandoli da
tutti gli oneri e problemi legati alla donazione
 Offre strumenti che possono migliorare l’utilizzo delle risorse
donate, aumentandone l’impatto e moltiplicandone i benefici di
natura anche non economica.
Le FC fungono da intermediari sociali:
 Permettono la creazione di reti, partnership e collaborazioni che
mettono in contatto diversi attori del territorio, sia pubblici che
privati, che possono concorrere allo sviluppo del bene comune.
 Crea rinnovata fiducia tra i membri della comunità
M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi
49
Fondazioni di Comunità e secondo welfare
La capacità di mobilitare risorse di natura non pubblica per
sostenere intereventi a carattere sociale, unito al forte
ancoramento territoriale, fanno delle FC attori importanti
nell’ottica del secondo welfare
Tuttavia la loro distribuzione sul territorio nazionale è ancora
limitata è disomogenea. Occorrerebbe far conoscere lo strumento
FC e incoraggiare la creazione di questi soggetti in nuove aree del
Paese. Diversi esempi dimostrano come anche in assenza di cospicui
capitali iniziali (es. FC di Verona) è possibile avviare una fondazione
che serve efficacemente la propria comunità di riferimento
M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi
50
Fondazioni di comunità:
il “Fondo Emergenza Lavoro” di Novara
• In collaborazione con Banca Popolare di Novara, sindacati,
Prefettura, Provincia, Comune e Diocesi, associazioni di
categoria, privati la Fondazione della Comunità Novarese è
riuscita a dar vita a un fondo di emergenza per le famiglie che
si trovano in difficoltà a causa della perdita di lavoro del
capofamiglia:
–
Nel 2010 e 2011 emessi bandi per garantire contributi economici
straordinari di €1.000, che hanno permesso di aiutare 490 famiglie in
difficoltà
• Il perdurare della crisi ha portato molte famiglie a perdere la
casa per morosità incolpevole e ha spinto i promotori del
fondo a modificare la modalità di accesso alle risorse:
–
Nel 2012 il bando si è rivolto specificamente ai nuclei familiari con
problemi abitativi favorendo revoca delle procedure di sfratto o
ingresso in nuovi alloggi
M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi
51
Anche su Facebook e Twitter
FB: Percorsi di secondo welfare
TW: @Secondowelfare
52
Per contatti: Franca Maino, [email protected]
www.secondowelfare.it
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Pavia, 22 gennaio 2013 Giulia Mallone Università degli Studi di