IO SONO PIETRO LAMBERTUCCI E
QUESTA É LA MIA RICERCA SULLA
BASILICA PALEOCRISTIANA DI
SANTA SABINA ALL’ AVENTINO
OGGI É : 30\04\2014
Ecco dove si trova la basilica di Santa Sabina all’Aventino
Ho aggiunto le basiliche che lei ha assegnato ad altri miei compagni che si trovano in questa zona.
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6
4
5
1 San Crisogono
2 Santa Cecilia in Trastevere
3 Santa Maria in Cosmedin
4 Santo Alessio all’Aventino
5 Santo Stefano rotondo
6 Santa Sabina all’Aventino
8
1 Entrata principale
7
7
6
2 Entrata antica
9
3 Navata centrale
4 Navate laterali
5 Schola cantorum
5
6 Cattedra episcopale
7 Colonne
8 Abside
9 Presbiterio
4
4
3
1
2
Questa immagine rappresenta l’interno della basilica di cui stiamo parlando.
Questa immagine rappresenta, invece, la basilica di cui stiamo parlando vista dall’esterno.
La storia della basilica di Santa Sabina all’Aventino
La basilica paleocristiana di S.Sabina fu fondata da Pietro d'Illiria nel 425 d.C. durante il
pontificato di Celestino I ed ultimata nel 432 sotto Sisto III, sul luogo precedentemente
occupato dal "titulus Sabinae", utilizzando le 24 1 Campanilecolonne bianche di marmo
ancirano appartenenti al "Tempio di Giunone Regina" che sorgeva nelle vicinanze. Fu
restaurata da papa Leone III e poi da papa Eugenio II, che la abbellì con uno splendido ciborio
d'argento (scomparso durante il Sacco di Roma nel 1527) e con la "schola cantorum", ovvero il
recinto ricavato nella navata centrale per accogliere i coristi durante le funzioni religiose:
questi lavori furono soltanto l'inizio di una serie di rimaneggiamenti che finirono per
stravolgere l'intera costruzione. A causa della posizione privilegiata che le permetteva di
dominare la zona sottostante ed una parte del corso del Tevere, nel X secolo la basilica venne
trasformata in un fortilizio per ordine di Alberico II. In seguito divenne residenza fortificata di
alcune nobili famiglie, i Crescenzi prima ed i Savelli dopo: proprio un membro di quest'ultima
famiglia, Cencio, divenuto papa con il nome di Onorio III, nel 1219 concesse la chiesa e parte
del palazzo a S.Domenico di Guzman, fondatore dell'Ordine dei Predicatori (meglio conosciuti
come "Domenicani"), che qui visse e operò, tanto che la sua cella, trasformata in cappella, è
tuttora visitabile. Quando nel 1222 i religiosi lasciarono alle Domenicane il convento di S.Sisto
per insediarsi nel complesso di S.Sabina, questo era stato già trasformato ed adattato alle
esigenze monastiche: a quest'epoca risale la costruzione del chiostro e del campanile (nella
foto 1).
foto 1
Questa chiesa, definita "la perla dell'Aventino", fu restaurata nel 1587 da Domenico Fontana
per incarico di Sisto V: in questa occasione furono radicalmente trasformati gli aspetti 2 Portale
duecentescomedioevali della chiesa, con la demolizione della "schola cantorum" e del ciborio, la
costruzione di un nuovo altare maggiore con un grande baldacchino, la muratura di quasi tutte
le finestre, l'asportazione dei marmi dell'abside e del soffitto a lacunari. Nel 1643 fu
ulteriormente restaurata da Francesco Borromini e nel 1938 da Antonio Muñoz, su commissione
dell'Ordine Domenicano, in occasione del quale la chiesa fu riportata all'antico aspetto
medioevale, eliminando le sovrastrutture barocche. Nel 1874 il Comune di Roma utilizzò
l'edificio conventuale come lazzaretto, in occasione di un'epidemia di colera che colpì la città.
Vari scavi furono compiuti sotto la chiesa negli anni 1855-1857 e 1936-1939, nel corso dei quali
apparvero resti delle Mura Serviane, con la chiara sovrapposizione di due fasi: quella arcaica, in
cappellaccio, e quella dell'inizio del IV secolo, in tufo di Grotta Oscura. Vari edifici furono
costruiti a ridosso delle mura: i più antichi, con muri in opera incerta e pavimenti in mosaico con
inserzione di pezzi di marmo, furono identificati come abitazioni private del II secolo a.C. Più
tardi alcuni edifici in reticolato furono costruiti al di fuori delle Mura, nelle quali vennero allora
aperti quattro passaggi per permettere la comunicazione fra l'interno e l'esterno. Nel II secolo
d.C. alcuni ambienti vennero restaurati ed utilizzati da una comunità isiaca, come appare dai
soggetti delle pitture conservate e dai graffiti. Rifacimenti in mattoni nel III secolo d.C.
trasformarono parte di questi edifici in un impianto termale, ornato da affreschi. Altri saggi sotto
il quadriportico della chiesa rivelarono la presenza di una "domus" del III-IV secolo, nella quale si
vuole identificare la residenza di Sabina, e quella di una 3 Internostrada antica, che correva
parallela al "vicus Armilustri", da identificare, a causa del suo percorso sulla cresta più elevata
della collina, con il "vicus Altus".
Assai interessanti gli scavi effettuati all'interno della basilica, dove sono apparse abitazioni con
magnifici pavimenti marmorei dell'inizio dell'età imperiale: in particolare un piccolo tempio in
antis, con due colonne di peperino fra le ante, risalente al III secolo a.C., che fu messo fuori uso
da un muro in opera reticolata, risalente alla fine della Repubblica o agli inizi dell'età imperiale,
che ne chiuse gli intercolumni. Si tratta di uno dei tanti santuari della zona, probabilmente
quello "di Libertas": notevole il fatto che il tempio venne poi sostituito da una ricca "domus"
nel I secolo d.C. Il duecentesco portico con arcate su colonne (quelle originali, di marmo nero,
sono oggi conservate al Museo Chiaramonti in Vaticano) che si affaccia sulla piazza Pietro
d'Illiria, sovrastato dalle finestre della navata destra, costituisce un ingresso laterale e quasi
sempre chiuso. Per entrare nella chiesa è necessario attraversare il portico a pilastri in laterizio
e giungere all'atrio, racchiuso da otto colonne di età romana, quattro di marmo bianco e
quattro di granito, dove vi è conservato materiale di spoglio della chiesa: avanzi di transenne
originali delle finestre, lapidi e frammenti provenienti dalle sepolture del quadriportico, due
fronti di sarcofagi romani riutilizzate, sulla facciata originariamente non lavorata, come lastre
tombali cristiane. Una presenta da un lato la scena del matrimonio pagano, la "dextrarum
iunctio", e dall'altra ricorda la sepoltura di Ildebrando da Chiusi; la seconda lastra presenta su
un lato la porta degli inferi socchiusa e sull'altro il ricordo della sepoltura di Sisto Fabri. In fondo
all'atrio si erge la statua di S.Rosa da Lima (1668). Sulla sinistra, attraverso uno spioncino, si può
ammirare il famoso arancio di S.Domenico, il primo, secondo la tradizione, portato a Roma nel
1216 direttamente dal Portogallo dal santo in persona. L'albero, messo in risalto da un muretto
circolare con la scritta "lignum habet spem", ossia "il legno mantiene la speranza",
naturalmente non può essere quello originario (otto secoli sono veramente troppi) ma la
tradizione vuole che questo sia nato miracolosamente su quello antico e per questo tuttora
assai venerato.
L'atrio presenta due dei tre antichi ingressi alla chiesa, mentre il terzo venne chiuso nel XIII
secolo per consentire la costruzione del campanile. Un portale ligneo, inquadrato da una
magnifica cornice marmorea, permette di accedere all'interno della chiesa, ma quello degno di
menzione è il portale laterale in legno di cipresso del V secolo (nella foto 2, oggi in parte
coperto da lastre protettive), contemporaneo quindi alla costruzione della chiesa, unico
monumento di tal genere rimasto a Roma: gli stipiti sono ricavati da cornici di età romana ed i
18 pannelli a rilievo superstiti dei 28 originali raffigurano "Scene dell'Antico e Nuovo
Testamento". 5 Firma di RufenoInteressante notare che il primo pannello a sinistra raffigura
Cristo in croce tra i due ladroni e, visto che risale al V secolo, rappresenta la più antica
raffigurazione plastica della Crocifissione. Nel 1836 i pannelli furono restaurati e fu proprio in
questa occasione che nel pannello raffigurante il "Passaggio del Mar Rosso" il restauratore
modificò il volto del Faraone in procinto di annegare raffigurandovi quello di Napoleone
Bonaparte, segno inequivocabile di un odio profondo per il generale francese, deceduto già 15
anni prima. L'interno della chiesa è a tre navate (nella foto 3) divise da 24 colonne corinzie
scanalate sui cui capitelli poggiano archi: su essi corre un fregio di età romana ottenuto con
marmi policromi.
Foto 3
La luce oggi filtra dall'alto delle 29 vetrate del IX secolo (riaperte soltanto all'inizio del
Novecento); le pareti un tempo erano rivestite da tarsie romane di cui oggi restano scarse
tracce, mentre sulle pareti laterali sta un ornato floreale ad affresco del V secolo. Importante
è la grande iscrizione metrica con l'affermazione del primato papale, Vescovo di Roma, che
ricorda sia papa Celestino I sia S.Pietro d'Illiria: l'autore dei versi è ritenuto S.Paolino da
Norcia. Ai lati sono 6 Schola Cantorumsituate due grandi figure femminili allegoriche, una
rappresentante la Chiesa di Gerusalemme con l'Antico Testamento in mano e l'altra la Chiesa
Romana con il Nuovo Testamento. Il tutto realizzato in uno splendido mosaico policromo che
veniva completato, in origine, lungo le pareti della navata, dalle figure degli apostoli Pietro e
Paolo e dagli Evangelisti, mentre sull'arco trionfale vi erano le figure della Gerusalemme
terrena e celeste, del Cristo con gli Apostoli ed i quattro evangelisti: quest'ultima serie
iconografica è stata ricostruita nei tempi moderni con affreschi. La navata destra presenta la
Cappella di S.Giacinto con il "Trionfo ed episodi della vita del santo" di Federico Zuccari e
conserva anche un'antica colonna romana che fuoriesce dal pavimento (nella foto 4), a
testimonianza della fase più antica della chiesa. La navata sinistra presenta invece la Cappella
di S.Caterina con la "Madonna del Rosario" del Sassoferrato, mentre è da segnalare, sulla base
della terza colonna, la firma di Rufeno (nella foto 5), molto probabilmente colui che eseguì
materialmente il lavoro.
Foto 5
Sull'altare è posta una tela con la "Madonna e S.Giacinto", opera cinquecentesca di Lavinia
Fontana. Nel presbiterio è stata ricostruita, usando i frammenti originali, l'antica "schola
cantorum" (nella foto 6) dai plutei ornati da racemi e dalla Croce. Il 6 Pietra di basaltocatino
absidale presenta un affresco raffigurante "Cristo tra gli apostoli" di Taddeo Zuccari. Al centro
della navata centrale è posta una pietra tombale decorata con mosaici di uno dei primi
generali dei domenicani, Muñoz de Zamora (1380). Alla destra del bellissimo portale ligneo è
situata una colonnina che indica il luogo dove, secondo la tradizione, S.Domenico passava le
notti in preghiera: sopra vi è posta una pietra di basalto nero (nella foto 7), quasi certamente
un peso di un'antica bilancia romana. La leggenda vuole che il diavolo, mal tollerando
l'intensa pietà con cui S.Domenico pregava sul sepolcro contenente le ossa di alcuni martiri,
gli scagliò contro questa pietra, che non colpì il santo ma infranse la lapide che copriva il
sepolcro: le spaccature, sia sulla lapide che sulla pietra, sono ancora ben visibili.
Foto 6
Foto 7
La verità probabilmente è che fu l'architetto Domenico Fontana, durante il restauro del 1587, a
ridurre la lapide in frammenti, poi recuperati e ricomposti. Innalzato direttamente all'interno
della navata sinistra, sacrificando un ingresso alla chiesa, è situato il campanile (nella foto in
basso), di struttura quadrata ed alto 25 metri: composto di materiale laterizio di recupero e
lavorato a finta cortina, risale al XIII secolo. Originariamente era costituito da quattro piani,
sormontato dalla cella campanaria a doppio ordine di trifore; nel XVII secolo furono amputati
tre lati della cella campanaria, lasciando solo un lato a sorreggere il peso delle tre campane,
risalenti al 1596, al 1843 e al 1946. Non si può certo dimenticare il chiostro, uno tra i più belli di
Roma: molto ampio ed a pianta rettangolare, presenta le gallerie divise in campate da pilastrini
quadrati in mattoni. Le campate, sette nei lati lunghi e sei nei lati corti, sono formate da quattro
archetti sorretti da colonnine di marmo, in alternanza singole e binate, che poggiano sullo
stilobate: quelle singole hanno capitelli a stampella, le altre a nenufari. La sopraelevazione
cinquecentesca compromise la staticità delle gallerie, nonostante l'impiego delle volte che
sostituirono l'antico tetto; fu quindi necessario incorporare alcune colonnine dentro i mattoni,
per sostenerle, evitando che cedessero sotto il peso del piano superiore.
LA BASILICA CRISTIANA ERA DOTATA DI:
- UN PORTICO DOVE SOSTAVANO COLORO
CHE NON AVEVANO ANCORA RICEVUTO IL
BATTESIMO;
- UNA PORTA DI INGRESSO SITUATA SU UN
LATO MINORE
- UN CORRIDOIO O NAVATA CENTRALE
SOSTENUTO DA PILASTRI E COLONNE
- IL PRESBITERIO,CIOÈ LO SPAZIO SOPRA
ELEVATO DI ALCUNI GRADINI RISERVATO AL
CLERO, DOVE SI TROVA L'ALTARE. SE LA
CHIESA ERA UNA SEDE VESCOVILE, NEL
PRESBITERIO ERA PRESENTE UN PICCOLO
TRONO PER IL VESCOVO, DETTO
«CATTEDRA», DA CUI IL NOME DI
CATTEDRALE.
- L’ABSIDE E’ COSTITUITA DA UNO SPAZIO
SEMICIRCOLARE SORMONTATO DA UNA
SEMICUPOLA .
- TETTO A CAPANNA CON CAPRIATE DI
LEGNO.
Questo che
sto
indicando è
l’ambone
Questa è
l’entrata della
basilica
Fonti :
SITI:
Basilica di Santa Sabian all’Aventino – Wikipedia
http://www.info.roma.it/monumenti_dettaglio.asp?ID_schede=477
http://www.romasegreta.it/ripa/s-sabina.html
TESTI:
ROMA Guida del Touring Club Italiano Milano 2004
G.DORFLES, S.BUGANZA, J.STOPPA, Storia dell’arte vol.1 ISTITUTO ITALIANO
EDIZIONI ATLAS 2008
G.BORA, G.FIACCADORI, A.NEGRI, A.NOVA, I luoghi dell’arte vol.1
ELECTA+MONDADORI 2007
G.CRICCO, F.PAOLO DI TEODORO, Itinerario nell’arte vol.2 LA ZANICHELLI
Foto ( con me all’interno ) scattate quando sono andato a visitare la basilica
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Lambertucci Basilica di Santa Sabina Roma