La «speranza dell’immortalità» (Sap 3,4): la morale della sapienza biblica greca ἡ ἐλπὶς αὐτῶν ἀθανασίας πλήρης www.awodka.net/m141/ Sap 11,20-26 [...] tu hai disposto ogni cosa con misura, calcolo e peso. Prevalere con la forza ti è sempre possibile; chi si opporrà alla potenza del tuo braccio? Tutto il mondo, infatti, davanti a te è come polvere sulla bilancia, come una stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra. Hai compassione di tutti, perché tutto puoi, chiudi gli occhi sui peccati degli uomini, aspettando il loro pentimento. Tu infatti ami tutte le cose che esistono (ἀγαπᾷς γὰρ τὰ ὄντα πάντα) e non provi disgusto per nessuna delle cose che hai creato; se avessi odiato qualcosa, non l'avresti neppure formata. Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non l'avessi voluta? Potrebbe conservarsi ciò che da te non fu chiamato all'esistenza? Tu sei indulgente con tutte le cose, perché sono tue, Signore, amante della vita (δέσποτα φιλόψυχε) Oggi: Sap 11,2–19,22 Lezione 11: La storia – alveo della Sapienza che salva Lezione 12: Sapienza 11,2-19,22: il messaggio morale: La Sapienza tra il male e la misericordia Sapienza: un encomium - elogio Genere epidittico 1,1–6,21: esordio 6,22–9,18: elogio 10,1–19,22: esempio Il libro della Sapienza La prima parte del libro (capp. 1-5) si incentrava sulle figure del giusto e dell'empio, che apparentemente conducono la stessa esistenza. Il giusto però segue le indicazioni della sapienza, mentre l'empio persegue un suo progetto di successo e di ricchezza. La morte e il giudizio di Dio sveleranno il destino di entrambi, spesso nascosto dalle vicende umane: il giusto è destinato alla felicità, l'empio al castigo. La seconda parte (capp. 6-9) è una profonda riflessione sulla sapienza che si ispira alla cultura greca dominante (cf. gli attributi con cui la sapienza è descritta in 7,22-23). La sapienza non è più soltanto un attributo divino, ma compare quasi come una persona vicinissima a Dio, in stretto rapporto con lui e con la sua azione. La Sophia: animatrice soteriologica di una vita buona In Sap 9: la Sapienza è presente alla creazione del mondo e dell’uomo (vv. 1-2), come colei che «dispiega la sua forza da un’estremità all’altra del mondo e regge l’universo con bontà» (8,1) e «rinnova tutte le cose» (7,27), è pure colei «mediante la quale gli uomini furono salvati» (v. 18). La sapienza cosmica assume una funzione soteriologica. è la sapienza che «si diffonde attraverso le età nelle anime sante, forma amici di Dio e profeti» (7,27). Creazione e storia sono quindi pervasi dall’azione salvifica della sapienza. La Sophia: animatrice soteriologica di una vita buona SOTERIA: Il termine «salvezza» appare per la prima volta nel libro della Sapienza in 6,24: «l’abbondanza dei saggi è la salvezza del mondo». Uomini saggi sono i giudei fedeli e giusti che vivono in profonda comunione con Dio grazie alla loro vita incensurabile. I giudei fedeli che si trovano tra i pagani devono essere missionari, testimoni del potere salvatore di Dio: sono responsabili della salvezza di tutti, dei giudei infedeli e dei pagani. In questo contesto, «salvezza» significa avvicinarsi al potere salvatore di Dio, il quale è presente nel cosmo attraverso la sapienza, che salva dalla morte (Sap 1,16), dalla stoltezza (1,3.5) e dal caos (4,20; 5,23). La Sophia: animatrice soteriologica di una vita buona Sapienza 10: una lunga esortazione accompagnata da una magnifica ode alla «signora sapienza». L’ode spiega il dono della sapienza agli eroi del popolo eletto da Dio, ribadendo che suo fine ultimo è il bene di tutta l’umanità, che consiste nella salvezza per mezzo della sapienza (cf. Sap 9,18). La Sophia: animatrice soteriologica di una vita buona Sapienza 10: l’influsso della signora Sapienza nei sette santi israeliti l’esperienza del popolo intero al tempo dell’esodo, I sette personaggi hanno una funzione rappresentativa. Il desiderio di imparare dalla tradizione è fondamentale per mantenere vivo questo spirito. un canto alla tradizione israelita, che è fonte di salvezza per tutti coloro che credono. La Sophia: nella vita di sette eroi d’Israele - Adamo Sapienza 10: Adamo: tramite un riassunto poetico della caduta, l’autore presenta Adamo come «il primo uomo». Non si fa riferimento né a Eva né alla sua caduta. Di Adamo si dice che fu creato «solo» (Sap 10,1), ciò che implica una certa debolezza. Contemplando la sua situazione, la sapienza lo riscattò dalla caduta e gli restituì il potere di portare a compimento il mandato che aveva ricevuto dal Signore prima della caduta (cf. Gen 1,26.28). La Sophia: nella vita di sette eroi d’Israele – Noé e Abramo Sapienza 10: Noè: fu salvato dal diluvio (Sap 10,4). A partire da questo passaggio, il nostro autore qualifica come giusti tutti gli eroi, stabilendo così una relazione tra attività della sapienza e condotta giusta. Abramo: non è la chiamata da parte di Dio che l’autore mette in evidenza come segno di una sapienza che guida, ma la sua disponibilità a sacrificare il figlio Isacco (Sap 10,5; cf. Gen 22,1-9). Il brano si presenta come un esempio della funzione della sapienza, vista come colei che indica ciò che è gradito a Dio (9,18). La Sophia: nella vita di sette eroi d’Israele - Lot Sapienza 10: Lot: come abitante della città, egli offre un buon esempio della precarietà della situazione delle persone cui l’autore si rivolge. La fine dei nemici di Lot dichiara il castigo inevitabile cui vanno incontro gli oppressori pagani (Sap 10,6-9). Gen 19,24 riferisce soltanto di due città distrutte, anche se in Gen 14,2 le città sono cinque. L’autore le chiama «pentapoli» e sembra voglia rapportarle ad alcune leggende di territori in prossimità del mar Morto. La sapienza salvò il giusto Lot. La Sophia: nella vita di sette eroi d’Israele - Giacobbe Sapienza 10: Giacobbe: La protezione che la sapienza garantisce a Giacobbe (Sap 10,10-12) ci fa capire cosa essa riesca a fare per coloro che confidano nel Signore. In nessun altro passaggio della Genesi si rapporta Giacobbe col «regno di Dio»; un’espressione tipica nei Vangeli. Il parallelismo equipara il «regno» con la conoscenza degli angeli, alludendo così al sogno di Giacobbe, in cui gli apparve una scala lungo la quale salivano e scendevano gli angeli (Gen 28,12). La sapienza accompagnò Giacobbe, istruendolo nella santità. La sapienza è maestra per Giacobbe cui rivela il potere della pietà, una qualità che l’autore chiede ai suoi ascoltatori di coltivare per ottenere la vittoria sui nemici. La Sophia: nella vita di sette eroi d’Israele - Giuseppe Sapienza 10: Giuseppe: un riassunto della vita di Giuseppe è presentato in Sap 10,13-14. Il peccato di cui Giuseppe fu liberato grazie alla sapienza non fu un suo peccato personale, ma una conseguenza della situazione del peccato al quale venne esposto. La Sophia: nella vita di sette eroi d’Israele - Israeliti Sapienza 10: Il popolo di Israele: l’ultimo esempio (Sap 10,15-21), combina riferimenti al premio e al castigo. Dio opera per il suo popolo, ma la narrazione a volte provoca, a volte incoraggia i lettori. Si ricorda al popolo di Dio il «nome santo di Dio» e «la sua mano potente», che il popolo eletto lodò quando fu riscattato dall’Egitto. Qui l’autore richiama le nubi misteriose di Es 13,21-22, la colonna di fuoco che appariva di notte, i bottini d’oro e d’argento, i canti di vittoria. Quelli che abbracciarono la sapienza furono salvati; quelli che la rifiutarono perirono, come Caino (Sap 10,3). La Sophia: nella vita di sette eroi d’Israele - Israeliti Sapienza 10: In tutti questi avvenimenti salvifici occorre sottolineare «la presenza personale della sapienza» come compagna di quegli eroi. La sapienza discese con Giuseppe nella cisterna; accompagnò Giacobbe sul retto sentiero quando egli fuggiva dall’ira di suo fratello; stette vicino ad Adamo quando egli era nella solitudine ecc. La sapienza, grazie alla quale esiste il mondo, continua ad essere presente nel mondo. Sapienza 11,2 – 19,22 è una rilettura della storia biblica e, più in particolare, degli eventi che hanno caratterizzato l’uscita degli Israeliti dall’Egitto. Il popolo d’Israele è presentato come il modello di chi accoglie la Sapienza e da essa si lascia guidare, fino a raggiungere la salvezza. Gli Egiziani rappresentano quanti alla Sapienza si chiudono e vanno incontro alla rovina e alla morte. Gli stessi elementi del creato che per gli uni sono strumento di salvezza, per gli altri diventano strumento di sconfitta e di morte. Sapienza 11,2 – 19,22 synkrisis Un modo per aiutare ad accettare l’insegnamento proposto con gli esempi è quello di contrastarli con linee di condotta opposte. Il contrasto chiarisce. La figura di coloro che mettono in pratica ciò che si loda (Israele, i giusti) è antitetica a quelli che hanno una condotta di tipo opposto (Egitto, gli empi) Sapienza 11,2 – 19,22 synkrisis Il discorso terminerà con un riassunto succinto di ciò che si può trarre dagli esempi addotti. un’ultima freccia contro gli avversari e si conclude rapidamente lasciando all’uditorio il compito di prendere una decisione. Sap 10-11–19 corrisponde ancora una volta perfettamente alla retorica greca e latina. Gli esempi addotti sono a tal punto conosciuti dagli ascoltatori che non è necessario dire il nome proprio (eccetto per il mar Rosso, in 10,18 e 19,7). Sono famosi: sono alla base della tradizione religiosa propria degli ascoltatori. La syncrisis è molto elaborata e due digressioni si inseriscono appropriatamente. Sapienza 11,2 – 19,22 synkrisis La grande differenza, in continuità con quella che caratterizzava l’elogio propriamente detto (7–9), deriva dal fatto che i paragoni che vengono addotti, pur traendo delle lezioni per l’uditorio, si rivolgono direttamente al Signore e non all’uditorio, eccetto quando si tratta di descrivere le colpe degli avversari e il loro castigo. Sapienza 11,2 – 19,22 «il libro della storia» Questa parte si sviluppa seguendo sette dittici antitetici sui fatti dell’Esodo. In tutti i dittici, alla punizione degli Egiziani (gli empi) corrispondono i benefici a Israeliti (i giusti) Nella sezione appaiono anche due importanti digressioni: sulla filantropia divina e sull’idolatria Sapienza 11,2 – 19,22 «il libro della storia» INTRODUZIONE: 11,1‐5 la Sapienza faceva riuscire le imprese del popolo; Il creato era come uno strumento nelle mani di Dio. SETTE ANTITESI e DUE DIGRESSIONI PRIMA ANTITESI (11,6‐14) acque del Nilo mutate in sangue il dono dell’acqua dalla roccia fatto a Israele Sapienza 11,2 – 19,22 «il libro della storia» INTRODUZIONE: 11,1‐5 la Sapienza faceva riuscire le imprese del popolo; Il creato era come uno strumento nelle mani di Dio. SETTE ANTITESI e DUE DIGRESSIONI PRIMA ANTITESI (11,6‐14) acque del Nilo mutate in sangue il dono dell’acqua dalla roccia fatto a Israele Sapienza 11,2 – 19,22 «il libro della storia» Prima digressione (Sap 11,15–12,27) - la filantropia di Dio (non ha distrutto i malvagi, perché è il «Signore che ama la vita» 11,15‐12,2: moderazione divina verso l’Egitto (11,15‐20) e ragioni di essa (11,21‐12,2). 12,3‐21: moderazione divina verso Canaan (12,3‐12) e ragioni di essa; conseguenze per Israele (12,12‐21). 12,22‐27: conclusione e annunzio dello sviluppo successivo sull’idolatria. Sapienza 11,2 – 19,22 «il libro della storia» Seconda digressione (Sap 13–15) la critica rivolta all’idolatria 13,1‐9: critica della ricerca religiosa dei filosofi greci 13,10–15,13: Cause dell’idolatria, presenza salvifica di Dio, perversione dell’idolatria: A (13,10‐19): nascita dell’idolo B (14,1‐10): invocazione a Dio che solo salva (arca di Noè). C (14,11‐31): origine e conseguenza dell’idolatria; perversione (lista di 22 vizi: 14,23‐26) B’ (15,1‐6): nuova invocazione a Dio (vitello d’oro). A’ (15,7‐13): stoltezza dell’idolatria. 15,14‐19: la perversione maggiore: la zoolatria egiziana Sapienza 11,2 – 19,22 «il libro della storia» Seconda digressione (Sap 13–15) la critica rivolta all’idolatria 13,1‐9: critica della ricerca religiosa dei filosofi greci 13,10–15,13: Cause dell’idolatria, presenza salvifica di Dio, perversione dell’idolatria: A (13,10‐19): nascita dell’idolo B (14,1‐10): invocazione a Dio che solo salva (arca di Noè). C (14,11‐31): origine e conseguenza dell’idolatria; perversione (lista di 22 vizi: 14,23‐26) B’ (15,1‐6): nuova invocazione a Dio (vitello d’oro). A’ (15,7‐13): stoltezza dell’idolatria. 15,14‐19: la perversione maggiore: la zoolatria egiziana Sapienza 11,2 – 19,22 «il libro della storia» SECONDA ANTITESI (16,1‐4) rane contro Egiziani quaglie per Israele TERZA ANTITESI (16,5‐14) cavallette e tafani serpente di bronzo che salva QUARTA ANTITESI (16,15‐29) - dittico centrale grandine sull’Egitto manna donata a Israele Sapienza 11,2 – 19,22 «il libro della storia» QUINTA ANTITESI (17,1–18,4) tenebre su Egitto luce (la legge) per il mondo - «imprigionati nelle tenebre» SESTA ANTITESI (18,5‐25) morte dei primogeniti d’Egitto notte di Pasqua celebrata da Israele SETTIMA ANTITESI (19,1‐12) Egiziani annegati nel Mar Rosso Israeliti salvati da Mar Rosso Sapienza 11,2 – 19,22 «il libro della storia» CONCLUSIONE DELL’INTERO LIBRO (19,13‐22) 19,13‐17: Egiziani e Sodomiti in parallelo (le tenebre); 19,18‐21: la creazione rinnovata e la manna; 19,22: considerazione finale: il Signore protegge il suo popolo ovunque e sempre. Il tema della creazione rinnovata conclude il libro. In questo modo la storia si salda con l’escatologia, con la quale il libro si era aperto. Il legame storia‐escatologia è garantito dalla riflessione sul cosmo rinnovato. Sapienza 11,2 – 19,22 «lottatrice contro l’ingiustizia» L’autore presenta la Sapienza come una lottatrice a favore della giustizia. Egli dichiara l’idolatria come la radice dell’ingiustizia. Gli insensati, che non conoscono Dio creatore, costruiscono gli dèi con le loro stesse mani. Il libro della Sapienza dichiara l’idea di fabbricare gli idoli con le proprie mani come il principio della corruzione e dell’ingiustizia (Sap 14,12). La condanna dell’idolatria (13,10-15,19) ci riporta a diversi passaggi biblici nei quali questo tema è presente (Isaia, Deuteronomio, Osea, Salmi). Sapienza 11,2 – 19,22 «lottatrice contro l’ingiustizia» il carpentiere è artefice materiale dell’idolo. Ma l’idolo è costruito con un tronco morto, affisso a una parete e, poi, materia senza vita, reso oggetto di culto e di preghiera per la vita e per la prosperità. Espressioni sarcastiche si ripetono l’una dopo l’altra in questa terza parte del libro. Scrive: «Un padre, consumato da un lutto prematuro, ordinò un’immagine di quel suo figlio così presto rapito e onorò come un dio chi poco prima era solo un defunto e ordinò ai suoi dipendenti riti misterici e di iniziazione. Poi, l’empia usanza, rafforzatasi con il tempo, fu osservata come una legge» (14,15). Artigiani d’ogni tipo, a tempo perso, forgiano i loro idoli con materiali di scarto e li costituiscono falsi dèi. Per essi, la vita è un mercato lucroso e il loro motto è: «Da tutto, anche dal male, si deve trarre profitto» (15,12). Sapienza 11,2 – 19,22 «lottatrice contro l’ingiustizia» I re appoggiarono il culto degli idoli perché serviva loro per perpetuare nella società le strutture ingiuste, visto che gli idoli non potevano parlare contro le loro perversioni. Essi potevano manipolare la religione e usarla per giustificare la loro politica ingiusta. Inoltre, incoraggiavano la gente a scolpire le proprie statue, per mantenerla così soggetta alla loro autorità, evidentemente opposta all’autorità del vero Dio (Sap 14,16-21). Questo faceva del re e della monarchia un istituto malvagio. Tale struttura sociale, basata su di una falsa religione e una falsa autorità, era motivo di grande preoccupazione, poiché risultava egoista e immorale. Sapienza 11,2 – 19,22 «lottatrice contro l’ingiustizia» Gli adoratori degli idoli introdussero il sacrificio dei bambini e cominciarono a celebrare riti stravaganti con strani mascheramenti. Essi introdussero orge sessuali, rendendo impuri la loro vita e il loro matrimonio. Scoppiò la violenza tra di loro, e si giunse allo spargimento di sangue (cf. 14,22-27). I loro capi profetizzavano menzogne e spergiuri; giuravano il falso, convinti di non dover essere castigati (cf. 14,29-30). Gli empi non conobbero il piano misterioso del Creatore e si dedicarono allo sfruttamento della natura. Dicevano: «Su, godiamoci, facciamo uso delle creature con ardore giovanile» (Sap 2,6); «Spadroneggiamo sul giusto povero, non risparmiamo le vedove, nessun riguardo per la canizie ricca d’anni del vecchio» (2,10). Sapienza 11,2 – 19,22 «lottatrice contro l’ingiustizia» Sap 14,23-26 Celebrando riti di iniziazione infanticidi o misteri occulti o banchetti orgiastici secondo strane usanze, non conservano puri né la vita né il matrimonio, ma uno uccide l'altro a tradimento o l'affligge con l'adulterio. Tutto vi è mescolato: sangue e omicidio, furto e inganno, corruzione, slealtà, tumulto, spergiuro, sconcerto dei buoni, dimenticanza dei favori, corruzione di anime, perversione sessuale, disordini nei matrimoni, adulterio e impudicizia. όρυβος ἀγαθῶν, χάριτος ἀμνηστία, ψυχῶν μιασμός, γενέσεως ἐναλλαγή, γάμων ἀταξία, μοιχεία καὶ ἀσέλγεια. Sapienza 11,2 – 19,22 «lottatrice contro l’ingiustizia» Gli empi facevano della loro forza norma di giustizia (2,11). In tal modo, una religione basata sull’idolatria e sul falso culto perpetuava nella società l’ingiustizia e l’immoralità e portava allo sfruttamento della natura, dei poveri e degli emarginati. l’autore critica la divinizzazione del potere politico umano e l’abuso della religione. Il potere politico è dato ai re, non per divinizzarli, ma perché essi sappiano condurre il popolo al Dio della creazione e della salvezza. Essi non sono che servi nelle sue mani. Per questo il libro presenta Salomone, identificandolo con gli altri esseri umani, come un esempio per i re (Sap 7,1-6). Sapienza 11,2 – 19,22 «lottatrice contro l’ingiustizia» Come ogni altro essere umano, il re è mortale ed è figlio della terra (non degli dèi, come credevano i pagani). Nacque come tutti gli altri uomini e come tutti loro lascerà la terra. Non ci sono privilegi etnici o di classe. Il re è grande per la sua relazione con la sapienza, con la presenza salvifica del Dio creatore. Quanti gestiscono l’autorità possono esercitarla in campo politico e sociale, ma non possono essere paragonati in nessun modo a Dio (12,14). La loro autorità viene proprio da Dio. Ogni altro potere sociale o politico, che non riconosca il Dio della creazione, deve essere ritenuto un potere perverso. Sapienza 11,2 – 19,22 contro l’ingiustizia alleata con il cosmo La Sapienza è come un guerriero che lotta contro le ingiustizie maturate all’interno di una società senza Dio. La stessa creazione, che ospita la sapienza, lotta in favore dei giusti (Sap 5,15-23; 16,24). L’universo è stato creato in modo tale da difendere la virtù e da castigare il peccato (16,17). è un’idea greca consona al castigo inflitto all’antico Egitto e alla sollecitudine di Dio in favore del popolo eletto. La natura agì in modo da salvare gli israeliti e da castigare i loro persecutori (16,24-29). La vendetta di Dio è narrata in termini apocalittici (5,16-23). Tutta la creazione appare come un dispositivo della battaglia del Creatore che, nel nome della giustizia, lotta contro i perversi e li sconfigge. Sapienza 11,2 – 19,22 contro l’ingiustizia alleata con il cosmo L’immagine nasce da una visione cosmologica in cui la storia, il destino dell’umanità e l’escatologia sono intrecciati tra loro nella stessa struttura dell’universo. Ciò che succede in una di queste sfere si ripercuote nell’altra. Non si tratta di avvenimenti miracolosi. La natura protesse e aiutò il popolo di Dio secondo le sue leggi (19,6-13), come se la ricompensa dei giusti fosse integrata nella stessa struttura dell’universo. Ed è così, proprio perché la Sapienza si trova nel cuore del cosmo. L’esodo non è considerato come un avvenimento militare, ma come un rimodellarsi della natura (Sap 19,6). Sapienza 11,2 – 19,22 contro l’ingiustizia alleata con il cosmo Il libro della Sapienza offre un contributo speciale alla teologia della creazione. Invece che risalire dalla salvezza alla creazione, parte dalla creazione e giunge alla salvezza. il libro inizia e termina con l’affermazione dell’intenzione creatrice di Dio: «Egli infatti ha creato tutto per l’esistenza» (1,14); «perché i tuoi figli fossero preservati sani e salvi, tutta la creazione assumeva nuova forma obbedendo ai tuoi comandi» (19,6). La creazione si comporta come un guerriero contro gli empi, perché essi non furono capaci di riconoscere il Dio creatore dalle cose create anzi, considerarono le cose create come dèi (cf. 13,2). Sapienza 11,2 – 19,22 la Sapienza misericordiosa la misericordia divina ritorna con forza nel libro della Sapienza, ma nel contesto della giustizia divina. come affermazione teologica, si esprime in un ritornello che nel libro appare due volte: «Coloro che gli sono fedeli vivranno presso di lui nell’amore, perché grazia e misericordia sono riservate ai suoi eletti» (Sap 3,9; 4,15). un’affermazione ulteriore cancella qualsiasi ipotesi di dubbio: «Ma tu, nostro Dio, sei buono e fedele, sei paziente e tutto governi con misericordia. Anche se pecchiamo, siamo tuoi, conoscendo la tua potenza, ma non peccheremo più sapendo che ti apparteniamo» (15,1-2). La coscienza di appartenere a un popolo eletto penetra tutto il libro, così come la convinzione che le anime dei giusti sono nelle mani di Dio (3,1). Sapienza 11,2 – 19,22 la Sapienza misericordiosa La compassione di Dio si è manifestata anche su coloro che non sono stati favoriti dall’elezione divina. I malvagi cananei furono distrutti poco a poco proprio perché avessero l’opportunità di pentirsi (Sap 12,3-11). La stessa cosa accadde agli egiziani, che Dio avrebbe potuto annientare in modo più drastico di quanto non fece inviando le piaghe (11,15-20). Ma Dio avrebbe voluto condurli sulla buona strada, perché egli è il creatore di tutto (1,14). Sapienza 11,2 – 19,22 la Sapienza misericordiosa Il libro della Sapienza presenta Dio come autore della vita. Egli creò tutto perché tutto sussistesse. La vita, però, è sperimentata in pienezza da coloro che praticano la giustizia, ciò implica una relazione d’amore con Dio creatore. L’essere umano è sempre esposto alle tentazioni di questo mondo, quali sono il potere, la ricchezza e le teorie umane sullo sviluppo e sulla crescita, che nascono indipendentemente dal Creatore o in opposizione a lui. La conseguenza naturale di questa situazione è lo sfruttamento dei poveri e della creazione. Sapienza 11,2 – 19,22 la Sapienza misericordiosa Per mantenere i fedeli liberi da queste tentazioni, portatrici di false promesse, Dio dona la Sapienza come una «compagna amorosa»; in modo speciale in tempo di crisi. Solo la presenza salvifica di Dio nel mondo mantiene il fedele in stato di grazia. Per questo, coloro che vivono in comunione con la sapienza sono immortali. Coloro che, invece, disprezzano la sua compagnia saranno castigati. Il castigo significa morte: gli empi restano completamente separati dalla fonte della vita. Sapienza 11,2 – 19,22 la Sapienza misericordiosa Sap 11-19 offre nuovi insegnamenti o allusioni anche sulla fine ultima di tutte le cose. L’anamnesi innica dell’esodo esplicita l’ultimo versetto della preghiera (9,18), giustificando la domanda della Sapienza, ma anche collega l’esodo alla creazione, l’origine d’Israele alle origini del mondo e dell’uomo. Ricordando le piaghe dell’Egitto e i benefici concessi a Israele nel deserto, il libro insiste sul ruolo nefasto o salvifico di alcuni elementi cosmici: acqua, animali, ecc. Nelle mani di Dio, il cosmo si trasforma e lotta a favore dei giusti e contro i loro oppressori. Questa interpretazione che vede nell’esodo un combattimento cosmico, permette anche di scorgere in esso una nuova creazione (soprattutto in 19,6). Sapienza 11,2 – 19,22 la Sapienza misericordiosa Sap 19,6: Tutto il creato fu modellato di nuovo nella propria natura come prima, obbedendo ai tuoi comandi, perché i tuoi figli fossero preservati sani e salvi. ὅλη γὰρ ἡ κτίσις ἐν ἰδίῳ γένει πάλιν ἄνωθεν διετυποῦτο ὑπηρετοῦσα ταῖς σαῖς ἐπιταγαῖς, ἵνα οἱ σοὶ παῖδες φυλαχθῶσιν ἀβλαβεῖς. Sapienza 11,2 – 19,22 la Sapienza misericordiosa Tale riflessione, in cui storia e combattimento cosmico sono collegati, tende ad accrescere la speranza: ciò che il Signore ha realizzato alle origini d’Israele è esemplare del suo modo d’agire (19,22). Così si chiarisce l’escatologia della prima parte del Libro e si capisce perché essa presenti accenti apocalittici (5,17-23). La lettura dell’esodo proposta in Sap 11–19 ne è la chiave d’interpretazione: l’origine fondante chiarisce la fine. Tale è la posizione del sapiente, perché Dio è fedele. Il libro si chiude con una dossologia piena di devozione che suona come un’inclusione con Sap 10,15.20-21: Sapienza 11,2 – 19,22 la Sapienza misericordiosa Sap 19,22, inclusione con Sap 10,15.20-21: In tutti i modi, o Signore, hai magnificato e reso glorioso il tuo popolo e non l’hai trascurato assistendolo in ogni tempo e in ogni luogo Κατὰ πάντα γάρ, κύριε, ἐμεγάλυνας τὸν λαόν σου καὶ ἐδόξασας καὶ οὐχ ὑπερεῖδες ἐν παντὶ καιρῷ καὶ τόπῳ παριστάμενος.