Lezione XII
La vita nelle case delle città
dell’area vesuviana: le altre
tipologie abitative
La domus non è l’unico tipo di
abitazione dell’area vesuviana
• Il forte impatto che le domus dell’area vesuviana
hanno
nella
ricerca
scientifica
e
anche
sull’impressione del visitatore non deve far
dimenticare che esistevano altre tipologie di edilizia
abitativa.
• I numerosi appartenenti ai ceto medio-bassi non
potevano certo permettersi nemmeno una domus
tutto sommato modesta come quella del Poeta
Tragico.
• Era questo il ceto che i Romani identificavano con i
pauperes: non degli indigenti in senso assoluto, ma
persone costrette ad occuparsi dei negotia per
vivere.
2
La vita grama dei veri poveri
• I poveri nel senso attuale del termine
(egentes, inopes, mendici) avevano una vita
assai grama e in genere, purtroppo, molto
breve.
• Forse trovavano un alloggio di fortuna nei
grandi monumenti sepolcrali che sorgevano
fuori le mura.
• Altri alloggi di fortuna potevano essere offerti
dalle arcate dell’anfiteatro o dai colonnati dei
templi.
3
Un possibile alloggio di fortuna: la tomba di
M. Cerrinius Restitutus lungo via dei Sepolcri
4
Un altro alloggio di fortuna: le arcate
esterne dell’anfiteatro
5
Gli alloggi dei quasi poveri
• La forma più modesta di alloggio era costituita dalle
anguste stanzette che si aprivano direttamente sulla
strada.
• L’unico elemento che appare in questi spogli
monolocali è un letto in muratura.
• Spesso interpretati come celle delle prostitute, per la
frequente comparsa del simbolo del fallo (che tuttavia
potrebbe avere anche in questo caso la consueta
funzione apotropaica).
– Del resto nel mondo antico la prostituzione era l’ultima
risorsa per non cadere nella completa indigenza.
6
L’ingresso della cosiddetta cella
meretricia in vicolo del Lupanare
7
Il fallo sopra l’ingresso della cella meretricia:
insegna o simbolo apotropaico?
8
La cella meretricia
vista dal Vicolo
del Lupanare:
stanzetta per la
prostituzione o
alloggio di un
pauper?
9
Il letto in pietra della cella meretricia
10
Il letto in pietra della cella meretricia di
Vicolo degli Scheletri
11
Le case a terrazza
• Nel quartiere sud-orientale della città un isolato di
modesti appartamenti ad un piano, privi di atrio, che
si sviluppavano intorno ad un cortile centrale.
• Una sviluppo del quartiere che si data alla fine del III
sec. a.C., forse in ragione dell’affluenza in città dei
profughi della Guerra Annibalica.
• Al momento dell’eruzione molti di questi appartamenti
erano stati ristrutturati, con l’aggiunta di un atrio e di
un piano superiore.
12
Vivere ai piani alti
• Altri alloggi piuttosto popolari sorgevano al di
sopra una domus o nell’isolato che al pian
terreno ospitava le Terme del Sarno.
• Questi ultimi appartamenti presentavano
stanze spaziose, bel illuminate ed arieggiate
da ampia finestre.
• Lo svantaggio di questi appartamenti era
costituito dalla mancanza di una latrina.
• E dal fatto di sorgere al di sopra di un luogo
chiassoso come le Terme.
13
La parte posteriore delle terme del Sarno
e gli appartamenti del piano superiore
14
Seneca, Lettere a Lucilio, VI, 56:
vivere sopra le terme è una disgrazia
• Peream si est tam necessarium
quam videtur silentium in studia
seposito. Ecce undique me varius clamor circumsonat: supra
ipsum balneum habito. Propone
nunc tibi omnia genera vocum
quae in odium possunt aures
adducere: cum fortiores exercentur et manus plumbo graves
iactant, cum aut laborant aut
laborantem imitantur, gemitus
audio, quotiens retentum spiritum remiserunt, sibilos et acerbissimas respirationes;
• Che io possa morire se, quando
uno se ne sta appartato a studiare, il silenzio è necessario
come si pensa. Ecco, intorno a
me risuonano da ogni parte
schiamazzi di tutti i tipi: abito
proprio sopra uno stabilimento
balneare. Immagina ora ogni
genere di baccano odioso agli
orecchi: quando i più forti si
allenano e fanno sollevamento
pesi, quando faticano o fingono
di faticare, odo gemiti, e, tutte le
volte che trattengono il fiato ed
espirano, sibili e ansiti.
15
Seneca, Lettere a Lucilio, VI, 56:
vivere sopra le terme è una disgrazia
• cum in aliquem inertem et hac
plebeia unctione contentum
incidi, audio crepitum illisae
manus umeris, quae prout plana
pervenit aut concava, ita sonum
mutat. Si vero pilicrepus supervenit et numerare coepit pilas,
actum est. Adice nunc scordalum et furem deprensum et illum
cui vox sua in balineo placet,
adice nunc eos qui in piscinam
cum ingenti impulsae aquae
sono saliunt.
• quando capita qualcuno pigro
che si contenta di un normale
massaggio, sento lo scroscio
delle mani che percuotono le
spalle e che danno un suono
diverso se battono piatte o
ricurve. Se poi arrivano quelli
che giocano a palla e cominciano a contare i colpi, è fatta.
Mettici ancora l’attaccabrighe, il
ladro colto in flagrante, quello
cui piace sentire la propria voce
mentre fa il bagno, e poi le
persone che si tuffano in piscina
e smovendo l’acqua fanno un
fracasso straordinario.
16
Seneca, Lettere a Lucilio, VI, 56:
vivere sopra le terme è una disgrazia
• Praeter istos quorum, si nihil
aliud, rectae voces sunt, alipilum
cogita tenuem et stridulam vocem quo sit notabilior subinde
exprimentem nec umquam tacentem nisi dum vellit alas et
alium pro se clamare cogit; iam
biberari varias exclamationes et
botularium et crustularium et omnes popinarum institores mercem sua quadam et insignita
modulatione vendentis.
• Oltre a tutti questi che, se non
altro, hanno voci normali, pensa al depilatore che spesso
sfodera una vocetta sottile e
stridula per farsi notare e tace
solo quando depila le ascelle e
costringe un altro a gridare al
suo posto. Poi ci sono i vari
richiami del venditore di bibite,
il salsicciaio, il pasticcere e tutti
gli esercenti delle taverne che
vendono la loro merce con una
particolare modulazione della
voce.
17
CIL IV, 138: diverse tipologie abitative in
affitto nell’insula Arriana Polliana
• Insula Arriana / Polliana
Gn(aei) Allei Nigidi Mai /
locantur ex K(alendis)
Iulis primis, tabernae /
cum pergulis suis et
coenacula / equestria et
domus; conductor(is) /
convenito
Primum,
Gn(aei) Allei / Nigidi Mai
ser(vum).
• Nell’isolato Arriano Polliano di Cn. Alleius Nigidius Maius si affittano
dal 1 luglio botteghe
con soppalco, appartamenti signorili e case.
L’affittuario contatti Primo, schiavo di Cn.
Alleius Nigidius Maius.
18
L’insula Arriana Polliana e C.
Nigidius Alleius Maius
• L’isolato si identifica nella regio VI, insula 6, che dava
sulla via delle Terme, proprio a fianco dell’insula VI.8
nella quale si trovava la Casa del Poeta Tragico.
• Nell’isolato si riconosce una lussuosa domus,
tradizionalmente chiamata Casa di Pansa, ma che
doveva piuttosto appartenere a Nisidius Alleius
Maius.
• Questi era importante uomo politico locale,
appartenente ad una antica famiglia, che ebbe ruoli
politici e amministrativi a Pompei dopo la metà del I
sec. d.C.
19
La figura di Cn. Nigidius Alleius
Maius
• Per nascita appartenente alla gens Nigidia,
una vecchia famiglia di origine osca.
• Per adozione entra nella famiglia degli Alleii,
che faceva parte della classe dirigente
pompeiana almeno dal 25 d.C., quando M.
Alleius Luccius Libella era diventato duoviro
quinquennale.
• Sappiamo che Maius fu adottato da un
Alleius Nobilis e da sua moglie Pomponia
Decharis.
20
La carriera di Cn. Nigidius Alleius Maius
• Nato probabilmente tra il 15 e il 23 d.C., nelle prime fasi
della sua carriera politica dovette rivestire l’edilità e il
duovirato.
– Cf. CIL IV, 499: [Cn(aeum) Allei]um Maium d(uum)v(irum) i(ure)
d(icundo). / Aurelius civem bonum fac(it) (“[Votate] Cn. Alleio Maio
come duoviro per l’amministrazione della giustizia. Aurelio lo fa: è
un buon cittadino”).
– Da notare il fatto che nella comunicazione politica il nostro scelse
forse di ricordare solo la famiglia d’adozione.
– L’integrazione sopra proposta si fonda su un’altra iscrizione
dipinta, CIL IV, 7990: Cn(aeo) Alleio Maio, / principi
munerarior[um], / feliciter!
• Verso il 55 d.C. ottiene il duovirato quinquennale,
finanziando nell’occasione dei giochi gladiatori.
21
La carriera di Cn. Nigidius
Alleius Maius
• Raggiunti rapidamente i vertici della politica locale,
Nigidio Alleio Maio sembra poi dedicarsi soprattutto
agli affari privati, rimanendo comunque figura
pubblica di spicco.
• Finanzia una qualche opera di decorazione, definita
opus tabularum, e in occasione della dedica finanzia
giochi atletici (CIL IV, 7933).
• Sotto Vespasiano diventa sommo sacerdote del culto
imperiale (flamen Caesaris Augusti), con l’occasione
finanziando nuovi giochi gladiatorii, forse i primi dopo
la “squalifica” dell’anfiteatro di Pompei.
22
CIL IV, 7933: i giochi atletici offerti da
Cn. Nigidius Alleius Maius
23
CIL IV, 1180: i giochi offerti dal
flamen Caesaris Augusti
• Pro salute / [Imp(eratoris)
Vespasiani] Caesaris Augu[sti] li[b]e[ro]rumqu[e] / [eius
ob] dedicationem arae [glad(iatorum) par(ia) ---] Cn(aei)
[All]ei Nigidi Mai / flami[nis]
Caesaris Augusti pugn(abunt) Pompeis sine ulla
dilatione / IIII Non(as)
Iul(ias); venatio, [sparsiones], vela erunt.
• Per la salvezza dell’imperatore Vespasiano Cesare
Augusto e dei suoi figli, in
occasione
della
dedica
dell’ara X coppie di gladiatori
di Cn. Alleio Nigidio Maio,
flamine di Cesare Augusto,
combatteranno a Pompei,
senza alcun indugio, il quarto giorno prima delle none di
luglio; vi saranno una caccia,
distribuzioni e il tendone.
24
Le tre tipologie in affitto
• Le tre tipologie di locali in affitto si possono
riconoscere sulla pianta dell’insula Arriana
Polliana.
– Tabernae cum pergulis: i locali 21-23 e 2-4 e,
forse, i locali 14-16.
– Cenacula equestria: i locali posti al piano
superiore dell’isolato, con accesso dalle scale
esterne poste in corrispondenza degli ambienti 18,
19, 6, 8 e a 10 a.
– Domus: gli appartamenti su più stanze 7, 9 e 10 o
forse la stessa lussuosa domus con l’ingresso a 1.
25
Mappa dell’insula
Arriana Polliana
• In
bianco
la
casa
dell’insula tradizionalmente chiamata Casa di
Pansa.
• In grigio i locali dell’insula
che venivano dati in
affitto.
26
Tabernae cum pergulis
• Nessun problema nell’identificazione delle tabernae
con le botteghe, dotate di caratteristici ampi ingressi,
che si riconoscono lungo via delle Terme: taberna ha
appunto il significato principale di “bottega”.
• Pergula è termine dai molti significati:
– Il “pergolato” che sostiene una vite, secondo un significato
che sopravvive ancora oggi.
– Una struttura aperta, costruita sulla fronte di un edificio,
anche a scopo commerciale e spesso in posizione
sopraelevata: “balcone”, “ballatoio”, “poggiolo”.
– Qui probabilmente “soppalco” all’interno delle botteghe, in
alcune delle quali si notano ancora i fori delle travi di
sostegno dei pavimenti del soppalco stesso.
• Le relazione tra pergula e
modestissimo livello potrebbe
passaggio del Satyricon.
un alloggio di
tornare in un
27
La taberna VI.6.23
28
Gli incassi per le travi del soppalco
29
Gli incassi per le travi del soppalco
30
Petronio, Satyricon, 74, 13-14: in
pergula natus
• "Quid enim, inquit, ambubaia
non meminit se? de machina
illam sustuli, hominem inter
homines feci. At inflat se
tanquam rana, et in sinum
suum non spuit, codex, non
mulier. Sed hic, qui in
pergula natus est, aedes non
somniatur. Ita genium meum
propitium habeam, curabo
domata
sit
Cassandra
caligaria.
• “Che è? Non si ricorda più
che era una ballerinetta?
L’ho presa dalla strada e ne
ho fatto un essere umano!
Ma adesso si gonfia come
una rana e sputa sentenze a
destra e a manca! Una
Bibbia è, non una donna! Ma
chi è nato in un soppalco
non può sognare un palazzo.
Ma se il mio genio mi sarà
propizio, vedrò di domarla,
questa Cassandra dei miei
stivali!”
31
Tabernae anche lungo Vicolo
di Modesto?
• Secondo Mary Beard anche gli ambienti 1416, lungo Vicolo del Modesto, possono
essere identificati dalla definizione di
tabernae cum pergulis.
– Le facciate non presentano i caratteristici ampi
ingressi delle botteghe, da cui la traduzione della
studiosa di tabernae cum pergulis con “unità
commerciali/residenziali”.
– Ipotesi interessante, ma quantomeno dubbia: gli
ambienti sono suddivisi in stanzette e sembrano
avere un piano superiore, difficilmente dunque
possono rientrare nella definizione di tabernae.
32
L’ambiente VI.6.14: una taberna?
33
La scaletta nell’ambiente VI.6.15
34
Una delle piccole stanze nell’ambiente
VI.6.16
35
Cenacula equestria
• Nel definire questi appartamenti posti al piano
superiore (e oggi dunque scomparsi; anche le
tracce delle scale sono poco visibili)
interessante la definizione di equestria.
– Il termine allude all’ordine equestre, secondo
ordine dello stato dopo quello senatorio, con un
censo minimo di 400 mila sesterzi in età imperiale
(e che dunque poteva permettersi in realtà di
abitare una lussuosa domus).
– Una definizione, forse troppo magniloquente per
questi appartamenti, che potremmo tradurre con
“abitazioni signorili” del nostri annunci immobiliari.
36
L’ambiente VI.6.18
• Poco riconoscibili da questa diapositiva i segni delle scale che
portavano al piano superiore; ma sul muro esterno di questo
ambiente si trovava forse l’iscrizione CIL IV, 138.
37
Domus
• Se il termine è da intendersi al plurale, potrebbe
trattarsi degli appartamenti che si sviluppano su più
stanze, con ingresso a 7, 9, 10.
– Piccole domus non facilmente leggibili, anche perché colpite
dal bombardamento del 1943.
– Case forse ricavate da una ristrutturazione dell’insula, come
si nota dalla chiusura di una porta in VI.6.10.
• Non si può escludere un’identificazione con la stessa
lussuosa domus che sorgeva al centro dell’isolato, la
cosiddetta Casa di Pansa.
– In questo caso dovremmo supporre che Alleius Nigidius
Maius abitasse da qualche altra parte.
38
La piccola domus di VI.6.7, colpita dal
bombardamento
39
Le fauces e l’atrium della domus
VI.6.9
40
Il tablinum della domus VI.6.10, con i
segni della chiusura di una porta
41
L’atrio della cosiddetta Casa di
Pansa
42
Il peristilio della cosiddetta Casa di
Pansa
43
Il 1 luglio, termine di inizio dei
contratti di locazione
• La data ritorna abbastanza regolarmente in
altre fonti sui contratti di affitto:
– A proposito di uno degli amici di Trimalchione,
della sua stessa risma, che annuncia di aver
comprato una domus e di voler affittare il suo
vecchio cenaculum.
– In un’epigramma di Marziale a proposito del
trasloco del povero Vacerra.
• Una data di poco distante, il 14 agosto, è
indicata nell’annuncio immobiliare messo da
Giulia Felice.
44
Petronio, Satyricon, 38, 6-10:
Cambio casa!
• Reliquos autem collibertos
eius cave contemnas. Valde
sucossi sunt. Vides illum qui
in imo imus recumbit: hodie
sua octingenta possidet. De
nihilo crevit. Modo solebat
collo suo ligna portare. Sed
quomodo dicunt — ego nihil
scio, sed audivi — quom
Incuboni pilleum rapuisset,
et thesaurum invenit.
• E attento a non prendere
sottogamba i colleghi che ha
intorno. È gente ben fornita.
Vedi quello che sta in fondo
alla fila di fondo: oggi ha i
suoi 800 mila [sesterzi]. Ed è
venuto su dal niente. Poco fa
portava legna sulle spalle.
Ma, a quel che dicono - io
non so niente, ma l’ho
sentito dire - sgraffignò il
berretto a Incubo e così
trovò un tesoro.
45
Petronio, Satyricon, 38, 6-10:
Cambio casa!
• Ego nemini invideo, si
quid deus dedit. Est
tamen sub alapa et non
vult sibi male. Itaque
proxime cum hoc titulo
proscripsit: “C. Pompeius Diogenes x Kalendis
Iuliis cenaculum locat;
ipse domum emit”.
• Io non invidio nessuno,
quando la roba viene da
un dio. Ma quello ancora
ha ancora i segni dello
schiaffo e già si tratta da
signore. Pensa che di
recente ha messo fuori
un avviso così concepito:
“C. Pompeo Diogene dal
primo luglio dà in affitto
l’appartamento, lui si è
comprato la villa”.
46
Petronio, Satyricon, 38, 6-10:
Cambio casa!
• Oltre a confermare la data tradizionale dell’inizio dei
contratti di locazione nel mondo romano, il passo
fornisce qualche altra informazione e necessita di
qualche chiarimento:
– La connessione tra fortuna economica e abitazione: chi
possiede 800 mila sesterzi non può accontentarsi di un
cenaculum, ma deve abitare una domus.
– Incubus: singolare figura di folletto che manda incubi e sogni
erotici; solo in Petronio appare come custode di tesori, di cui
è costretto a rivelare l’ubicazione a chi gli ha portato via il
berretto; l’allusione è chiaramente alla dubbia liceità dei
guadagni di Diogene.
– Alapa: uno schiaffetto rituale che accompagnava il rito della
manomissione di uno schiavo; essere sub alapa significava
insomma essere stato liberato da pochissimo.
47
Un’interpretazione alternativa del
passo di Petronio
• E.P. Cueva, Petronius Satyrica 38.6-11: Alapa Revisited,
«Classical Philology», 96 (2001), pp. 68-76:
– Alapa è da interpretare in connessione con il verbo greco alapazein
nel senso medico di “purgare”.
– Un riferimento alle cure per i problemi causati da Incubus: brutti
sogni, ma anche senso di soffocamento, apnea notturna. Diogene
si sottopone a questa cura perché “non vuol star male” (non vult
sibi male).
– Diogene cambia casa perché il suo vecchio cenaculum è infestato
dal folletto Incubus.
• Interpretazione che appare un poco forzata e che non
sembra tenere conto del senso generale dell’episodio: ma
sicuramente un’ipotesi di cui tenere conto per un eventuale
approfondimento.
48
Marziale, Epigrammi, XII, 32: mesto
trasloco di Vacerra
• O Iuliarum dedecus Kalendarum, / Vidi, Vacerra, sarcinas
tuas, vidi; / Quas non retentas
pensione pro bima / Portabat
uxor rufa crinibus septem / Et
cum sorore cana mater ingenti /
Furias
putavi
nocte
Ditis
emersas. / Has tu priores frigore
et fame siccus / Et non recenti
pallidus magis buxo / Irus tuorum temporum sequebaris. / Migrare clivom crederes Aricinum.
• Ahi, Vacerra, vituperio delle
calende di luglio, t'ho veduto, ho
visto i tuoi miseri bagagli che non
sono stati trattenuti in cambio di
due anni di pigione! Li portava tua
moglie che sul capo ha sette
capelli color rame, e, con tua
madre coi capelli tutti bianchi, tua
sorella cicciottella. Le ho credute
Furie fuoruscite dalle infernali
tenebre di Dite. Tu, il mendicante
Iro dei tuoi tempi, rinsecchito dal
freddo e dalla fame, pallido più di
un bosso già invecchiato, andavi
dietro a loro. Avresti detto che
traslocasse tutto viale Ariccia.
49
Marziale, Epigrammi, XII, 32: mesto
trasloco di Vacerra
• Ibat tripes grabatus et
bipes mensa, / Et cum
lucerna corneoque cratere
/ Matella curto rupta latere
meiebat; / Foco virenti
suberat amphorae cervix; /
Fuisse gerres aut inutiles
maenas / Odor inpudicus
urcei fatebatur, / Qualis
marinae vix sit aura
piscinae.
• Sfilava un lettuccio con tre
piedi, un tavolino con due piedi
e, con una lanterna e una
scodella di legno di corniolo, un
orinale slabbrato gocciolava in
via. Seguiva uno scaldino
ch'era sparso di verderame ed
era sostenuto da un collo d'anfora. L'odore nauseante di una
tazza, quale non si saprebbe
comparare con quello d'un vivaio di acque marine ristagnanti, attestava che questa avesse
contenuto delle acciughe o
immangiabili sardelle.
50
Marziale, Epigrammi, XII, 32: mesto
trasloco di Vacerra
• Nec quadra deerat casei
Tolosatis, / Quadrima nigri nec
corona pulei / Calvaeque restes
alioque cepisque, Nec plena
turpi matris olla resina, /
Summoenianae qua pilantur
uxores / Quid quaeris aedes
vilicesque derides, / Habitare
gratis, o Vacerra, cum possis? /
Haec
sarcinarum
pompa
convenit ponti.
• Non vi mancava un pezzo di
formaggio di Tolosa, né una
corona di menta già scurita e
vecchia di quattr'anni, né
cordicelle spelacchiate prive di
agli e di cipolle, né la marmitta
della madre, piena di disgustosa
resina con cui si depilan le
donne della Mura. Perché
cercare casa e farti beffe degli
amministratori, o Vacerra, dal
momento che tu puoi alloggiare
senza nulla pagare? Questa
processione di bagagli ben
s'addice a un ponte dove i
mendicanti stan di casa.
51
Il mesto trasloco di Vacerra
• Ancora un’epigramma politically uncorrect in cui
Marziale si prende gioco di un povero diavolo,
costretto a cercarsi un nuovo alloggio.
• Conferma la data del primo luglio come data di
partenza dei contratti d’affitto: in questa data Vacerra
è costretto infatti a sgombrare il vecchio alloggio.
• Qualche informazione sul modesto mobilio delle
classi inferiori, pur tenendo conto dell’esagerazione
satirica.
52
Il mesto trasloco di Vacerra
• Secondo uno schema comico classico la scalcagnata realtà è
paragonata a temi della mitologia classica:
– Moglie, madre e sorella di Vacerra paragonate ad Aletto, Megera e
Tisifone, le tre Furie, dee della vendetta, uscite dagli inferi (Dite).
– Vacerra stesso come Iro, il barbone che nell’Odissea si prende
gioco di Ulisse, travestito da mendicante lui stesso, prendendosi
un pugno sul naso.
• Un’allusione anche al clivus Aricinus, la salita nel punto in cui la
via Appia sfiorava i colli Albani, a 15 miglia a sud di Roma.
– Vi si accalcavano i mendicanti, approfittando del fatto che i
passanti dovevano rallentare a causa della salita.
• Le donne Summoenianae, “del sottomura” sono le
prostitute, solite frequentare a Roma questa zona.
– La traduzione si giustifica con la consuetudine delle prostitute
ferraresi di esercitare la loro professione sulle mura rinascimentali
della città (“La Mura”).
53
CIL IV, 1136: annuncio immobiliare
di Giulia Felice
• In praedi(i)s Iuliae Sp(uri)
f(iliae) Felicis / locantur /
balneum Venerium et
nongentum,
tabernae,
pergulae, / cenacula, ex
Idibus Aug(ustis) primis in
Aug(ustas) sextas annos
continuos quinque / s(i)
q(uis) d(esiderabit) l(ocatricem) e(o) n(omine)
c(onvenito?)
• Nella proprietà di Giulia
Felice, figlia di Spurio,
si affittano le signorili
terme Venerie, botteghe, soppalchi, appartamenti, dal 14 agosto
alla sesta occorrenza
del 14 agosto, per 5
anni consecutivi. Chi
desidera la locatrice la
contatti a tal proposito
(?).
54
Gli elementi di interesse in CIL IV, 1136
• Un’iscrizione
interpretativi:
che
ha
creato
non
pochi
problemi
– In balneum Venerium, in connessione con la presunta vivace vita
erotica di Pompei, si è voluto vedere anche una sorta di casa di
appuntamenti.
– Più probabile un riferimento ad un impianto termale “degno di
Venere”.
– In nongentum un riferimento ai 900 locali dati in affitto da Giulia
Felice.
– In realtà il sintagma dovrebbe essere balneum Venerium et
nongentum.
– un probabile riferimento al livello sociale elevato degli scrutatori
elettorali, che a Roma erano appunto in numero di 900, ma che
conservavano il nome di Nongentum anche a livello locale: come
per i cenacula equestria della proprietà di Alleius Nigidius Maius
un’allusione alla “signorilità” dell’ambiente.
55
L’enigmatica sigla
S.Q.D.L.E.N.C.
• Oltre allo scioglimento sopra proposto, il
Fiorelli (e molti studiosi dopo di lui) hanno
ipotizzato:
– S(i) q(uinquennium) d(ecurrerit), l(ocatio) e(rit)
n(udo)
c(onsensu) (“Alla scadenza del
quinquennio l’affitto sarà prorogato tacitamente”).
• Un classico caso in cui lo scioglimento di una
sigla diviene problematico per assenza di
chiari paralleli.
56
Un nuovo tipo di abitazione: la
casa di Octavius Quartio
• Un edificio (noto anche come Casa di Loreio Tiburtino)
relativamente modesto, ma un grande e sontuoso
giardino.
• La fronte dell’edificio che dava sul giardino era occupata
da un pergolato, fronteggiato da un canale: da un lato del
pergolato una sala da pranzo estiva e raffigurazioni di miti
di Diana e di un sacerdote di Iside.
• Il giardino era attraversato da un altro canale, con ponti,
archi, fontane.
– Gli specchi d’acqua, oltre che per scopo ornamentale,
servivano anche per allevare pesci.
• I vialetti che percorrevano il giardino erano fiancheggiati
da siepi, alberi e statue decorative.
57
Mappa della
Casa di
Octavius
Quartio
58
Mappa dettagliata
della Casa di
Octavius Quartio
•
•
•
•
•
1. Atrium
2. Triclinium
6. Triclinium
11. Pergolato
12. Triclinio estivo
59
La porta della casa
di Octavius Quartio
• In questa abitazione è
stato possibile prendere
un calco della porta.
• Da notare come il
battente, di legno, fosse
rafforzato da borchie di
metallo.
60
L’atrio della Casa di Octavius Quartio, con
l’impluvium ornato da una fontana
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Il triclinio estivo della Casa di
Octavius Quartio
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La decorazione
del triclinio estivo
• Illustra il mito dei due
sfortunati amanti Piramo e
Tisbe, cantato da Ovidio
nelle Metamorfosi e forse
ispirazione
di
W.
Shakespeare per Giulietta
e Romeo.
• Il
goffo
Piramo
è
testimonianza della non
eccelsa
qualità
delle
decorazioni della Casa di
Octavius Quartio.
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La villa suburbana, modello della
casa urbana di Octavius Quartio
• Corsi d’acqua artificiali, siepi e sentieri erano
caratteristici delle ville suburbane dell’aristocrazia
romana.
• La moda, derisa da Cicerone, era quella di affibbiare
a questi canaletti nomi magniloquenti come Nilus,
Euripus, Canopus.
• L’esempio più noto è quello del grandioso Canopo
dell’altrettanto grandiosa Villa di Adriano a Tivoli.
• Anche la convivenza tra aspetti decorativi e aspetti
produttivi era una caratteristica delle ville suburbane.
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Il Canopo della Villa di Adriano a Tivoli
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Il pergolato (o pseudoperistilio)
della Casa di Octavius Quartio
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La decorazione del pergolato: Diana e
Atteone
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Il giardino della casa di Octavius
Quartio
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Il giardino della
Casa di Octavius
Quartio e il
canale inferiore
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Tempietto tetrastilo e ninfeo nel
giardino di Octavius Quartio
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Vasca con fontana nel giardino di
Octavius Quartio
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Una delle sculture che ornavano il
giardino di Octavius Quartio: una
maschera femminile
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Il progetto (poco riuscito) di un
nuovo ricco?
• Si è notato il numero eccessivo di elementi
decorativi, in considerazione dell’ampiezza
del giardino.
• Anche i dipinti della casa sono stati giudicati
di modesta fattura.
• Il progetto di un Trimalchione pompeiano, che
vuole imitare le residenze dei ricchi, ma non
ne ha il buon gusto?
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Appartamento con vista: la Casa di
Fabio Rufo
• Fa parte di quel quartiere occidentale che fu costruito
al di sopra delle mura difensive nell’80 a.C. (ma con
ristrutturazioni posteriori).
• Il quartiere subì un bombardamento nel 1943, venne
scavato (non nel migliore dei modi) negli anni
Sessanta e ancora oggi è di difficile visita.
• L’entrata era verso la città, ma lo sviluppo della casa
era in verticale, piuttosto che in orizzontale, come
nella tradizionale domus, con un’articolazione su tre
livelli.
• Il risultato di complessi interventi edilizi, che avevano
portato ad inglobare nella domus una precedente
abitazione della Pompei sannita, appartenuta a tale
Maiis Kastrikiis.
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Una veduta d’insieme del
quartiere
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L’esterno della casa di Fabius Rufus, con
i suoi vari livelli
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Lo sviluppo della casa di Fabius
Rufus
• L’ingresso era seguito da un atrio tuscanico
relativamente modesto, ma aperto su una
spettacolare terrazza panoramica.
• Scalette permettevano di raggiungere i due piani
sottostanti, nei quali incontriamo gli ambienti
padronali, lussuosamente decorati e con ampie
finestre e terrazze che davano sul mare.
• Suggestivo in particolare il grande salone (oecus)
absidato con due serie di ampi finestroni.
• Gli ambienti di servizio guardavano invece verso
la città, ed erano dunque piuttosto bui.
77
L’ingresso
della domus
• L’ingresso era collocato
al piano più alto, verso
la città.
• Chiari i segni del
pesante restauro dopo
il bombardamento del
1943.
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L’atrio della Casa
di Fabius Rufus
• Un comune atrio
tuscanico, senza particolari attrattive, qui
visto guardando verso l’esterno.
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La terrazza della casa di Fabius
Rufus (la signora si è persa …)
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Le scalette che conducevano ai livelli
inferiori (la signora sta per precipitare …)
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Gli ambienti
padronali
• Ricevettero
una
sontuosa decorazione.
• Qui un’elegante decorazione nel cosiddetto IV stile
pompeiano, su fon.do nero.
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L’oecus absidato vista mare
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Gli ambienti di servizio: la piccola
cucina
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Gli ambienti di servizio: la latrina annessa
alla cucina
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Un elegante scranno in bronzo,
testimonianza del livello socio-economico
di Fabius Rufus
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Per saperne di più
• M. Beard, Prima del fuoco. Pompei, storie di ogni
giorno, Roma - Bari 2011, pp. 127-138.
• Per altra bibliografia di carattere generale si veda la
sezione bibliografica relativa alla lezione XI.
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La vita nelle case delle città dell`area vesuviana: le abitazioni dei