SPAZIO LIBERO
Numero 47 – aprile 2008
Anno
IV
RUBRICHE:
Editoriale Mondo filiali Attualità C’era una volta Cinema e cultura Flash
EDITORIALE
QUALE ROTTA PER CONTINUARE L’ARMONIZZAZIONE
Il giorno 8 aprile, a Roma, si sono riuniti i direttivi congiunti della Fisac/Cgil del Gruppo Intesa San Paolo,
per tracciare la “rotta” in vista di ulteriori fondamentali trattative in tema di armonizzazione
CONCLUSIONI DEI DIRETTIVI CONGIUNTI FISAC-CGIL dell' 8 aprile 2008
DISPOSITIVO FINALE
I direttivi congiunti FISAC/CGIL Gruppo Intesa Sanpaolo (Intesa Sanpaolo, Banco di Napoli e
Banche Rete) riuniti a Roma l'8 aprile 2008 assumono la relazione introduttiva e l'intervento
del Segretario Generale come conclusioni e approvano i seguenti punti:
􀁺 V.A.P. I dati di bilancio 2007, presentati alla stampa e alle OO.SS., evidenziando risultati in
linea con il Piano Industriale e, quindi, legittimano una adeguata rivendicazione salariale che
distribuisca ai Lavoratori del Gruppo la ricchezza che, a pieno titolo, hanno contribuito a
generare. Occorre individuare una modalità distributiva che trovi una convergenza tra i due
modelli esistenti nelle ex reti, oltre a stabilire un premio collegato al raggiungimento del Piano
d'Impresa.
􀁺 Fondo Sanitario Integrativo:
1. La nuova Cassa dovrà essere aperta a tutte le realtà del Gruppo.
2. Governance: consiglio d'amministrazione snello e, comunque, rappresentante delle realtà
coinvolte, con prevalenza di consiglieri eletti, come previsto dallo Statuto dei Lavoratori, con
equilibrio dei poteri tra Consiglio d'Amministrazione e Fonti Istitutive ( modifiche statutarie,
definizioni delle contribuzioni e delle prestazioni devono rimanere in capo alle Fonti
Istitutive), con equilibrio dei poteri tra Presidente/Direttore/Segretario.
3. Gestione: unica gestione in cui conviva pienamente la solidarietà tra tutti i lavoratori e
pensionati, promuovendo comportamenti virtuosi nella gestione amministrativa, nel
funzionamento e nella lotta agli sprechi.
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segue: “Quale rotta per continuare l’armonizzazione”
4. Prestazioni: escludendo ogni logica assicurativa, la Cassa dovrà garantire parità di prestazioni a
tutti gli aderenti, nonché garantire sostanzialmente le prestazioni. Va mantenuta e favorita
l'assistenza diretta con il potenziamento, su tutto il territorio nazionale, delle strutture
convenzionate, cercando di incentivare l'utilizzo di strutture pubbliche. Dovrà essere
altrettanto mantenuta l'assistenza indiretta per consentire l'utilizzo di strutture scelte
dall'assistito.
5. Contribuzione: dovranno essere uguali per tutte le realtà, sapendo che sarà necessario tener
conto che le attuali contribuzioni aziendali alle diverse casse/polizze costituiscono un
maturato economico in capo al singolo lavoratore. Dovranno parimenti essere individuate
soluzioni adeguate per gli avanzi di gestione delle precedenti Casse che dovranno mantenere il
fine per cui sono state generate.
􀁺 Circolo ricreativo
Altrettanto prioritaria è la costituzione di un Cral Unico di Gruppo, ma con strutture
decentrate per Macro Aree, che abbiano reali autonomia organizzativa ed economica.
􀁺 Formazione
con l'introduzione delle recenti normative (Mifid, Isvap, Ias,etc.) diventa ancora più
indispensabile e urgente garantire ai lavoratori l'imprescindibile preparazione affinché si
tuteli sia la clientela sia il lavoro. Importante anche la costruzione di conoscenze/cultura in
materia di Responsabilità Sociale d'Impresa (R.S.I.) attraverso corsi specifici destinati a tutti
i Lavoratori. Riteniamo che la formazione, a partire da quella d'aula, debba essere obiettivo
primario.
Per la Fisac è centrale il rapporto con le Lavoratrici e i Lavoratori. pertanto, raggiunta una
sintesi unitaria su questi temi, si dovranno concordare assemblee preventive su tutto il
territorio nazionale.
Il dispositivo finale è stato approvato con 1 voto contrario e 5 astenuti.
MONDO FILIALI
Le filiali sono in uno stato igienico sempre più penoso!
Si sta costruendo un percorso che vede interessati anche i lavoratori delle pulizie costretti a fare, a
parità di orario, più superfici e con due lire di salario.
Questa che segue l’iniziativa che, unitariamente, si sta portando avanti.
Salute e Sicurezza nei luoghi di lavoro
Appalti in ribasso servizi scadenti
LETTERA APERTA
alle Banche, alle Assicurazioni, alle Agenzie Assicurative, alle Esattorie,
all’Ania-Ascotributi-Abi Campania
Le scriventi Organizzazioni Sindacali Regionali della Campania e Territoriali di Napoli
ritengono urgente affrontare il problema della carenza igienica nelle aziende bancarie,
assicurative ed esattoriali della Regione.
Sempre più, dalle lavoratrici e dai lavoratori del settore in Campania, si leva il forte allarme
per le condizioni igienico ambientali in cui gli stessi sono tenuti, quotidianamente, a
svolgere la loro attività.
Le iniziali disfunzioni si sono trasformate in vere e proprie carenze, che danneggiano
l’immagine delle aziende nei confronti della clientela e ledono il benessere e la salute
degli stessi lavoratori, contribuendo al peggioramento complessivo della qualità del
lavoro.
Questa situazione, ormai divenuta intollerabile, va imputata alla politica industriale delle
aziende, finalizzata alla massimizzazione dei profitti mediante la generalizzata
riduzione dei costi.
La politica dei ribassi nei capitolati di appalto delle pulizie, l’accentramento della sfera
decisionale e gestionale del servizio, la logica ribassista dei subappalti si traducono in
un peggioramento del servizio svolto dalle imprese locali, peraltro sottodimensionate,
per poter partecipare alle gare nazionali.
L’assenza di centri decisionali nel Mezzogiorno e l’incuranza verso le problematiche sociali e
economiche del nostro territorio si esprimono in una ulteriore contrazione della spesa,
in contrasto con i principi della Responsabilità Sociale d’impresa tanto sbandierati
soprattutto dalle banche.
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MONDO FILIALI
segue: “Le filiali sono in uno stato igienico sempre più penoso”
Da parte datoriale si registra il tentativo di favorire un clima di artificiosa contrapposizione tra i
lavoratori del settore e quelli delle imprese di service, traendo le mosse proprio dalla
situazione di crisi e precarietà ingenerata dalle politiche aziendali in materia.
Inoltre, le Direzioni Locali tentano di scaricare sui preposti delle singole realtà produttive la
responsabilità di un disservizio che, proprio per la sua diffusione e cronicità, non può essere
loro ascritto e ridotto ad un fatto episodico e singolare.
Emerge, invece, che la politica del ribasso significa penalizzare in primis i lavoratori delle service,
sia sotto il profilo occupazionale che reddituale, vista l’incidenza in Campania del nostro
comparto nel settore Terziario.
Proprio a questi lavoratori va la solidarietà delle nostre OO.SS e di tutti i lavoratori, accomunati
dalla volontà di tutelare i propri diritti e le proprie ragioni.
Pertanto, dichiariamo il forte impegno delle scriventi OO.SS, di tutte le strutture anche
confederali, dalle Segreterie di Coordinamento alle Rsa, dei Lavoratori e dei loro
Rappresentanti per la Sicurezza, a contrastare con tutti gli strumenti a disposizione questa
politica aziendale affinchè maturi nella controparte un complessivo e diverso atteggiamento in
materia.
Un atteggiamento che tenga conto delle peculiarità del Territorio (con un tasso di presenza degli
sportelli bancari molto più basso rispetto ad altre regioni e quindi con un territorio molto più
vasto da coprire), della diversità del “ fare banca o assicurazione “ nel Mezzogiorno rispetto
agli standard nazionali, della necessità che le Aziende del settore svolgano un ruolo attivo nella
promozione e nello sviluppo locale.
Nei prossimi giorni incontreremo le strutture confederali del sindacato per costruire un’iniziativa
comune tesa a salvaguardare i diritti e la salute delle lavoratrici e dei lavoratori delle service e
delle aziende bancarie, assicurative ed esattoriali.
Napoli, 8 aprile 2008
Le Segreterie Regionali della Campania e Territoriali di Napoli
ETERNIT
L’Eternit era una multinazionale che aveva in Italia 4 stabilimenti; eternit è sinonimo di amianto;
amianto è sinonimo di morte; morte c’è stata nei 4 stabilimenti: Cavagnolo (TO) – 142 morti /
Casale Monferrato (AL) – 2272 morti / Rubiera (RE) – 55 morti / Bagnoli (NA) - 500 morti.
A breve ci sarà un processo che interesserà la proprietà nelle persone di Stephan Schmidheiny e del
barone belga Cartier de Marchienne.
Di tutto ciò se ne occupa un libro di Giampiero Rossi“La lana della salamandra – La vera storia della
strage dell’amianto a Casale Monferrato”. La presentazione, che qui riportiamo, è di Guglielmo
Epifani, segretario generale della CGIL, prima organizzazione che con i suoi sindacalisti, i suoi
patronati e, purtroppo, i suoi morti ha denunciato e condotto la battaglia contro l’amianto.
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“C’è un filo comune che lega la tragedia di Casale Monferrato e le morti che, purtroppo, ancora oggi si
succedono quotidianamente: la mancanza di una cultura della sicurezza e una resistenza delle
imprese nel riconoscere i rischi ai quali vanno incontro le lavoratrici e i lavoratori in ogni momento
della loro vita trascorso nei posti di lavoro.
E’ una catena che unisce le morti per amianto con le vittime dell’incendio del 6 dicembre 2007 alla
ThyssenKrupp di Torino, con le altre che si susseguono con costanza quotidiana nei cantieri edili.
Non è una maledizione che si accanisce fatalmente contro il movimento operaio.
E’, invece, una storia intercalata da causa ed effetti: dove le cause sono da ricercare nelle condizioni
rischiose in cui si lavora e gli effetti sono i morti che siamo costretti a contare ogni giorno.
Questo nesso, per una sorta di automatismo del pensiero, si tende quasi a considerarlo normale, come
se non ci fosse nulla da fare, come se dietro questa maledetta catena non ci fosse nient’altro che
la fatalità.
Per il movimento sindacale non è e non sarà mai così. Del resto la tragedia consumatasi per decenni a
Casale Monferrato, con il suo bagaglio di morti e di dolore, ci insegna che il corso delle cose,
soprattutto quando sono in gioco i diritti di milioni di lavoratori e di lavoratrici che ogni giorno
contribuiscono con le loro attività ad accrescere la ricchezza dei Paesi, ad assicurare la
produzione e al circolazione di quei prodotti di consumo garantendo il benessere delle tante
famiglie che popolano il nostro pianeta.
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segue: “Eternit”
Il lavoro è un valore fondamentale, ma lo è altrettanto il rispetto della vita umana dentro e fuori le
fabbriche, dentro e fuori gli uffici, in tutti i posti di lavoro. E’ questa convinzione che ha guidato
il Sindacato nell’intraprendere una dura e complessa battaglia per il riconoscimento delle
malattie professionali, per l’affermazione al diritto alla salute e per pretendere su questo
aspetto più attenzione da parte di tutti: istituzioni e imprese.
Le lotte sindacali condotte a Casale Monferrato sono la dimostrazione che ciò è possibile, che
quando le ragioni sono fondate non ci sono muri che non si possano abbattere. Il “processo del
secolo”, quando verrà celebrato, contro i padroni dell’Eternit diventerà il simbolo di questa
battaglia che non si deve interrompere. Fino a quando anche una sola vita umana dovesse venire a
mancare inun qualunque posto di lavoro, il Sindacato non farà alcuna marcia indietro.
E’ con questa consapevolezza che nel corso degli ultimi decenni siamo riusciti ad avere una
legislazione sul lavoro importante, anche se non ancora sufficiente. Gli ultimi atti che abbiamo
ottenuto da un governo dimissionario e un Parlamento già sciolto sono il Testo Unico sulla
sicurezza e l’aggiornamento delle malattie professionali.
Esserci arrivati non era scontato. Certamente ha pesato la pressione che tutto il movimento
sindacale ha operato perché non si concludesse questa legislatura senza aver fatto niente sulla
sicurezza e sulla tutela nei posti di lavoro. Così come ha pesato il costante richiamo del
Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano; e ancora di più ha influito su questo risultato la
lista dei morti che ogni giorno stampa e mezzi di informazione aggiornano, con una puntualità che
non si era mai vista prima.
Un orientamento profondamente sentito e condiviso con le altre confederazioni, Cisl e Uil, con le
quali peraltro abbiamo deciso di dedicare il Primo maggio 2008, la festa dei lavoratori, a questo
tema; affinché il sacrificio di tanti lavoratori e lavoratrici non sia dimenticato…..”
Guglielmo Epifani
Era l’estate del 43 di Erri De Luca
Era l’estate del ’43, gli eserciti spediti sulle nevi di Russia, nelle sabbie di Egitto, sbandavano
all’indietro.
La guerra dei fascismi andava in malora, ma una pace: lontana.
“Finchè non bombardano Roma…finchè non bombardano Roma… “La frase girava sospesa a bassa
voce, era pericoloso dirla tutta, la milizia aveva cento orecchie, o qualcuna di meno
ultimamente, visto mai che si levano di torno se la guerra è perduta?
Finchè non bombardano Roma, la guerra non passa.
Che strano vaccino per quell’epidemia, che razza di siero antiguerra si era ficcato in testa alla
gente delle città d’Italia. bombardate a martello, prima solo di notte, poi anche a
mezzogiorno, e Roma niente.
“ ce sta’ o papa, nin ponno menà bombe ‘ncopp’ ‘o papa.”
A Napoli spiegavano così che a loro toccava il primato della più bombardata dell’Italia, e Roma
niente.
“’O papa, ce stà o papa, nun le ponno fa’ niente, a Roma sta San Pietro.”
Nel luglio del ’43 il cielo sopra Napoli apparteneva ai piloti dell’Air Force, della Raf,passeggiavano
altissimi, sganciavano sopra obiettivo libero,da quota non raggiunta dagli avvistamenti,
esplodevano a terra senza allarme, senza sirena in mezzo alla città.
Sono più avvelenate di terrore le bombe a mezzogiorno.
Di notte è più normale correre in un rifugio, dentro il buio,di giorno è peggio, “Quanno fernesce?
Maie?” e il caldo, “’o calore, d’ ‘o mese ‘e luglio d’ ‘o 43.”
Mia madre teneva diciotto anni, passava per la piazza della posta centrale, dopo una delle
scariche di tonnellate esplose,s’accorse che non c’erano le mosche, erano morte per lo
spostamento d’aria.“ sui corpi scamozzati, scalognati, nun ce steva ‘na mosca.
Nun era manco ‘nu bombardamento,ma ‘na dissenteria di bombe, ce cacavano ‘ncapa.
E a Roma c’era il cinema, la guerra la sentivano per radio,la gente ‘ a sera usciva, ieva a teatro,
nun le mancava niente. Tenevo diciotto anni, due fratelli nascosti,i tedeschi fucilavano i guaglioni
che non si presentavano.”
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segue:”Era l’estate del ’43 di Erri De Luca”
“No, ma’, quest’è successo dopo, nel settembre, quando gli americani non entravano ancora, e i
tedeschi mettevano le mine in mezzo al golfo.
Stavamo ricordando ‘o mese ‘e luglio.” “senza pute’durmì manco ‘na notte, ‘a sirena suonava doie,
tre vote,
andavamo a durmì coi panni ‘ncuollo, manco le scarpe mi toglievo, pronta pe’ n’ata corsa, giù per
le scale, c’ ‘a sirena int’ ‘e ‘recchie che t’afferrava i nierve.
Spicciati, ampresso, curre,le posate d’argento nella borsa, tutt’ ‘a ricchezza nostra,mammà che
mi strillava dietro: “Piglia i posti buoni.”
Int’ ‘o ricovero c’erano i posti buoni e quelli malamente.”
“Finchè non bombardano Roma, ‘sta guerra fetente nun fernesce.
La milizia mo’ sente, ma fa finta ‘e nun sentiì, s’ ‘o ssente che è fernuta ‘a zezzenella.
‘O fascismo pe’ mme è stato ‘a guerra, tenevo quindici anni,‘a meglio età, quanno chilo
s’affacciaie a ‘o balcone: vincere, e vinceremo. E ‘a gente sotto che sbatteva ‘e
mmane,comm’a teatro.
Se credeva di fa’ ‘na guapperia, quattro mosse dietro ai tedeschi e subito vinceva.
In capo a qualche giorno a Napule sentettemo ‘a sirena, ‘a primma sirena d’allarme.
Ancora me la sogno la sirena, dentro i sogni nun m’arricordo ‘e bombe, ma ‘a sirena.
Tenevo quindici anni all’inizio d’ ‘a guerra, ‘a meglio età,‘o fascismo me l’ha scippata fino a
diciotto.”
“Niente sapevo, niente m’importava d’ ‘a politica,io vulevo fa’ amore, vulevo asc’ cu ll’amiche mie,
ballare, andare al mare. Si m’ ‘o ffaceva fa’,si o fascismo me faceva campà, nene pe’ isso e
bene pure a me.
Invece niente, ‘o fascismo s’è aarubbata ‘a giuventu’, ha mannato a murìi meglio guaglioni pe’ ‘na
guerra fetente,se ne futteva ‘e me, ‘e Napule, ‘e l’Italia. Stava a Roma,arreparato sott’ ‘a
tonaca d’ ‘o papa, a Roma non gli succedeva niente.”
“E com’è stato lo strillo, quella voce che hai sentito all’uscita del ricovero?”“sarà stato
mezzogiorno, o primo pomeriggio,nun saccio dì, ce steva ‘o sole, nuie eravamo ‘a doie ore int’
‘o ricovero. Poi su naie ‘a sirena di cessato allarme e uscimmo all’aperto, tossivo, per la
polvere alzata dalla bombe,mi bruciavano gli occhi per la luce potente dopo il buio,mezzo
stordita m’arrivaie ‘nu strillo: “ Roma!
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segue:”Era l’estate del ’43 di Erri De Luca”
Hanno bombardato Roma! Hanno menato ‘e bbombe ’ncopp’ ‘o papa.”
E doppo ‘o strillo ne venette ‘n ato: “E’ ‘o mumento, è ‘o mumento,fernesce ‘a guerra, mo’
fernesce ‘a guerra!”.
‘A ggente usciva dai ricoveri con gli occhi mezzi chiusi
Imbambolata e tutt’insieme dietro a quello strillo s’abbracciava, saltava, strepitava.
“Fernesce ‘a guerra” e “ Roma bombardata” erano ‘o stesso strillo.
E a me che manco mi pareva vero che poteva finire la guerra, che tornava il pane bianco,pure si
gelò il sangue a vedè chella festa perché Roma era stata bombardata.
Nuie che sapevamo che malora era ‘na città bumbardata ce mettevamo a fa’ quell’ammuina?
Che t’aggia dì, ‘a guerra è ‘na carogna e ‘o fascismo c’aveva incarogniti.
Poi usci la milizia e tutti quanti ce ne tornammo a casa a sentì ‘a radio.
Era vero, Roma era stata bombardata,da ‘e pparti d’ ‘a stazione, no a San Pietro.”
“E cos’ fu che cadette ‘o fascismo, ‘o rre fece arrestare Mussolini
E a’ ggente se credette che ferneva tutte cose:‘a guerra, ‘a carestia, veneva ‘a libertà.
Fu un’impressione, ‘na fantasia, nun era ‘a stagione.
A Napoli finì due mesi dopo, p’ ‘a fine di settembre,‘a città s’arrevutaje essa sola contro i
tedeschi,le quattro giornate, ma pure le quattro nottate,al buio in mezzo agli spari, ma
chiene ‘e vuluntà,
quattro giornate per levarsi gli schiaffi dalla faccia,finchè non se ne uscirono i tedeschi,
entrarono i guagliuni americani,figli ‘e napulitane d’oltremare, finì la guerra a Napoli e
cominciò quel po’ di gioventù che mi avanzava.
Mi so’ sposata nel ’46, perciò la gioventù durò tre anni e di tutto il fascismo mi rimane il peggio
di quell’ora di allegria per Roma bombardata, anche se in quella polvere di luglio non mi sono
abbracciata a nessuno. È per la gente mia che mi dispiace.
Allora fu normale, perciò chist’ è ‘o fascismo pe’ mme, la fetenzia che ci ha ridotto a quello, di
applaudire.
Ti parlo di ‘sti ccose addolorate pecchè tu saie senti’ ma non permetto a nessuno di voi venuti
dopo di giudicare Napoli in quell’ora,pecchè ‘o fascismo vuie nun ‘o ssapite.”
RICHARD WIDMARK E CHARLTON HESTON
I due grandi attori del Cinema Americano, che erano anche due icone internazionali, due volti appartenenti a
generazioni intere di appassionati di cinema ci hanno lasciato agli inizi di aprile.
Richard Widmark iniziò nella seconda metà degli anni ’40 (con “Il Bacio della Morte” di H. Hathaway) a farsi
conoscere come grande cattivo dello schermo, psicopatico criminale dalla faccia d’angelo ma dalla cattiveria
spudorata e esibita. Caratteristica conservata per quasi un decennio nel quale, come in tutta la sua carriera,
Widmark non sbagliò un film (si segnalano Night City di J. Dassin-Okinawa di L. Milestone- Mano pericolosa
di S. Fuller- La lancia che uccide di E. Dmytryk – Il prigioniero della miniera di H. Hathaway –l’ultima
carovana di D. Daves) dimostrandosi molto versatile anche in parti di “duro” si ma dal cuore d’oro, in
osservanza alla tesi tutta del cinema hollywoodiano che l’uomo duro è il “vero romantico” diventato “duro” per
le delusioni patite nel passato (l’Humphrey Bogart di Casablanca docet!).
Widmark diventò un grande del cinema quando fu chiamato dall’immenso John Ford a interpretare due ruoli
western nei due capolavori degli inizi degli anni ’60: Cavalcarono Insieme e Il grande sentiero. Ford capì che il
volto fanciullesco di Widmark si identificava alla meglio con il militare o con il civile dell’epoca western: cuore
d’oro, ma anche ingenuo e timido con le donne, che interpretava alla grande il senso di fratellanza, verso gli
umili e gli oppressi del tempo come i religiosi quaccheri o come i pellerossa o come i bianchi che cercavano
disperatamente i propri figli persi nelle guerre indiane. Innocenza, quindi, che però era contraltata con ironia
e pessimismo dai partner prescelti nelle storie (vedi lo sceriffo James Stewart in Cavalcarono Insieme).
Da qui in poi il Widmark non ha fatto altro che ripercorrere un pò, sempre con grande bravura, tutti i personaggi
già fatti restando sempre un volto immediatamente riconoscibile del grande cinema.
Charlton Heston è notoriamente conosciuto come “Ben Hur” o come Mosè in “I Dieci Comandamenti”. E’ il volto
sempre presente nelle grandi produzioni di cinema biblico o di storie dell’epoca di Cristo. Ha dato la sua
prestanza ai personaggi citati e così sarà ricordato, ma va segnalato, anche, che questa sua capacità di
essere gli è servita per interpretare al meglio film avventurosi nei quali il destino degli uomini e le scelte da
compiere richiedevano una credibilità morale che l’attore ha sempre evidenziato già con la sola sua presenza
(citiamo “il Pianeta delle scimmie” di F. J. Scaffner ma anche “2022 I sopravvissuti – Soylent Green – di
Richard Fleischer). Ha concluso poi interpretando alla grande il Cardinale Richelieu ne “I Tre Moschettieri” di
Richard Lester regalando l’imponente sua figura necessaria alla interpretazione dell’imponente, prorompente
figura politica e religiosa del Cardinale francese.
Questi due grandi resteranno sempre scolpiti nella memoria di ogni vero autentico appassionato di cinema.
FLASH
La Redazione
Giorgio Campo
Antonio Coppola
Mario De Marinis
Antonio Forzin
Amedeo Frezza
Raffaele Meo
Italo Nobile
Maria Teresa Rimedio
Anna Maria Russo
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c`era una volta