Donne in Poesia
Joyce lussu
JOICE LUSSU
profilo di
Maria Serritiello
Joyce Lussu
Vita di una donna nella storia
Joyce Lussu,nasce come Gioconda
Salvadori a Firenze nel 1912 da
genitori progressisti,di origine
marchigiana,aristocratica,terriera ed
entrambi con ascendenza inglese.
Il padre,Guglielmo Salvadori,
docente universitario e primo
traduttore del filosofo Herbert
Spencer,incorre in molti disagi
per la sua militanza antifascista
che costringe la famiglia a
frequenti spostamenti e infine
all’esilio in Svizzera.
Joyce vivrà all’estero gli anni
dell’adolescenza,in collegi ed ambienti
cosmopoliti maturando,un’educazione non
formale,ispirata agli interessi della famiglia
per la cultura,l’impegno politico e la
propensione alla curiosità,al dialogo,ai
rapporti sociali
Con i fratelli ufficializzerà questo originale
percorso conoscitivo,ottenendo la licenza
di liceo classico,con esami da privatista
nelle Marche tra Macerata e Fermo.
• Ad Heideberg,mentre segue le lezioni del
filosofo Karl Jaspers,vede nascere,con
allarmata e critica vigilanza,i primi sintomi
del nazismo.
• Si sposta in Francia,in Portogallo e si
licenzia in lettere alla Sorbona di Parigi e
filologia a Lisbona.
Durante la vita clandestina viaggia
per l’Africa. A Bengasi,a Porto Said,nel
Kenya matura la sua attenzione per i
paesi sfruttati e per la
natura,componendo i suoi primi testi
poetici dei quali Benedetto Croce
curerà l’edizione,sottolineando
l’atteggiamento volitivo e laico.
Intanto il tempo della storia incalza e
Joyce insieme al fratello Max entra a far
parte del movimento “Giustizia e Libertà.
Nel 1938 a Parigi incontra Emilio Lussu,
“Mister-Mill”per gli organizzatori della
resistenza in esilio,per lei,invece,
compagno e marito da ora in poi fino alla
sua morte,con il quale condivide la
drammatica e spericolata vicenda della
clandestinità,nella lotta antifascista.
• Ma chi era Emilio Lussu per affascinare tanto la
giovane e bella Joyce???
• Emilio nasce ad Armungia,un piccolo paese in
provincia di Cagliari,il 4 dicembre del 1890.
Laureato in giurisprudenza,partecipa alla prima
guerra mondiale come capitano di fanteria della
brigata “Sassari”
La guerra per il giovane Lussu e per
un’intera generazione di contadini e
pastori sardi fu l’occasione per aprire gli
occhi sulla propria condizione sociale. La
Sardegna post-bellica,impoverita
gravemente dal conflitto fu terreno fertile
per il Partito d’Azione,fondato nel 1921,
dallo stesso Lussu ed altri ex combattenti.
Fu eletto deputato nelle elezioni del 1921e
del 1923. Dopo il delitto Matteotti partecipò
alla “secessione aventiniana”.Nel 1926 fu
dichiarato decaduto dal mandato
parlamentare e perseguitato dai
fascisti,tanto da essere aggredito in casa
da squadristi sardi e per legittima difesa
ne ammazza uno. Fu assolto ma
immediatamente confinato a Lipari dove lo
raggiunge un altro personaggio chiave del
movimento antifascista:Carlo Rosselli.
I due riescono ad evadere,a raggiungere
Parigi e a mettersi i contatto con i
fuoriusciti riuniti intorno alla figura di
Salvemini. Nasce,così, il movimento
“Giustizia e Libertà”
Ma torniamo ad occuparci della biografia di
Joyce
Accanto ad Emilio Lussu sarà in Francia
occupata,dai nazisti,in Spagna,in Portogallo,in
Svizzera,in Inghilterra dove sarà protagonista di
rischiose missioni,passaggi oltre
confini,falsificazioni di documenti e corsi di
guerriglia. Raggiunse nella militanza di G.L.,il
grado di capitano e nel dopoguerra verrà
decorata di medaglia d’argento al valor militare
Nel 1944 scrive Fronti e
Frontiere, un testo che è rimasto
esemplare per la modernità nel
quale racconta le pericolose
avventure di se stessa. Il testo,
per lo stile fu giudicato da
Gaetano Salvemini “un
capolavoro di semplicità di
chiarezza e di immediata
efficacia.”
Nello stesso periodo,mentre continua a
battersi nel segno del rinnovamento dei
valori libertari dell’antifascismo e contro
l’imperialismo ha il tempo,a trentadue
anni,di diventare mamma di Giovanni,il
suo amatissimo ed unico figlio. Già
durante la guerra era stata costretta ad
abortire per il tipo di vita che faceva. Soffrì
in maniera indicibile per averlo dovuto fare
ma considerò l’aborto un atto di
responsabilità.
La sua vita è un turbinio di viaggi,di
organizzazioni internazionali di pace,di
movimenti di liberazioni anticolonialistici.
Traduce poeti viventi,alternativi provenienti
dalla cultura
albanese,curda,vietnamita,dell’Angola,del
Monzabico,afroamericani,eschimesi,
aborigeni australiani,una splendida
avventura umana e letteraria da poeta a
poeta
E’ stata la maggiore traduttrice italiana delle
poesie del poeta turco Nazim Hikmet,uno
dei più grandi del ventesimo secolo. Il suo
impegno politico e civile la trascina
ovunque ci sia da difendere la libertà e i
diritti umani. Una vicenda esistenziale e
politica,la sua vita,che non ha forse
uguale,se solo si pensa che è una storia
tutta al femminile
Dedicherà una parte fondamentale della
sua straordinaria carica vitale al rapporto
con i giovani e per questo ha occupato
molto del suo tempo in scuole di ogni
ordine e grado,animando incontri che
incrociavano percorsi di
storia,poesia,autobiografia e progettualità
sociale.
Muore a Roma il 4 novembre1998,all’età
di 86 anni.
La Poetica
di Joyce
La poesia di Joyce è particolarissima,
lontana da ogni schema metrico
tradizionale o novecentesco,con un verso
sempre meno ricercato perché ha
l’obiettivo di avvicinarsi alla gente che di
solito non compare nella lista dei
destinatari del fatto poetico.
Usa le parole che potrebbe usare un
contadino perché le parole del contadino
sono bastevoli per esprimere un concetto
La parola poetica di Joyce racconta di
nuovi confini da allargare e di barriere
da abbattere,proprio perché utilizza un
linguaggio che potremmo usare con
chiunque e in qualsiasi momento della
giornata,pur non perdendo il valore
evocativo,metaforico e l’apertura di senso,
tipici del fatto poetico
•
E’ tutto un cadere di ali e di stelle
• L’umanità sonnecchia,e i grandi/
• del mondo soppesano il sangue nuovo
con antiche bilance/[…..]
• Camminiamo,compagni[…]
• Camminiamo tenendoci per mano[…]
• Joyce diceva spesso che ogni sua poesia
era una lettera indirizzata a qualcuno,ad
una persona sola o a molte per cui le sue
sono poesie chiare,piane,senza l’ombra di
ermetismi e di ambiguità.
•
Fuochi
• Sulla brace del focolare s’è acceso un fuoco
vivo/così non ho più freddo/. Forse è solo la
fiamma di un ramoscello secco di
lentischio/strappato dai cespugli che crescono
sulla rena/tra il mare e la collina/forse è soltanto
la vampata breve/d’erbe secche e di steli/
d’asfodelo./Ma io vorrei che fosse un grande
fuoco/d’un tronco d’elce o d’olivastro/anzi di un
albero bizzarro/che,non so più dove l’ho
letto,/arde senza consumarsi.
• Joyce aveva iniziato a scrivere poesie da
subito,a sei anni voleva imparare a
memoria La Divina Commedia. Sosteneva
che ai bambini bastava fargli leggere una
poesia e loro potrebbero mettersi a
scrivere anche all’età di otto anni,il danno
è che gli si fa leggere “La vispa Teresa”
invece che un buon autore. Proprio per i
bambini dell’olocausto Joyce compose
• “C’è un paio di scarpette rosse.”
•
•
•
C’È UN PAIO DI SCARPETTE ROSSE
C’è un paio di scarpette rosse
numero ventiquattro
quasi nuove
sulla suola interna si vede ancora la marca di fabbrica
Schulze Monaco
c’è un paio di scarpette rosse
in cima a un mucchio di scarpette infantili
a Buchenwald
piú in là c’è un mucchio di riccioli biondi
di ciocche nere e castane
a Buchenwald
servivano a far coperte per i soldati
non si sprecava nulla
e i bimbi li spogliavano e li radevano
prima di spingerli nelle camere a gas
c’è un paio di scarpette rosse
di scarpette rosse per la domenica
a Buchenwald
erano di un bambino di tre anni
forse di tre anni e mezzo
chi sa di che colore erano gli occhi
bruciali nei forni
ma il suo pianto lo possiamo immaginare
si sa come piangono i bambini
anche i suoi piedini
li possiamo immaginare
scarpa numero ventiquattro
per l’eternità
perché i piedini dei bambini morti non crescono
c’è un paio di scarpette rosse
a Buchenwald
quasi nuove
perché i piedini dei bambini morti
non consumano le suole
• Altro tema ricorrente delle sue poesie è l’amore
verso il compagno di tutta la sua vita.
• Continuo a parlare con te attraverso il
tempo/che scorre coi suoi colori/con le sue
stagioni/con i suo suoni/mutevoli/ Continuo
• a parlare con te attraverso il tempo/che galoppa
coi suoi cavalli/dalle criniere/ fatte d’alberi e di
ciminiere/o azzurro mare/ Continuo a parlare
con te attraverso il tempo/come la prima
sera/immobili sulla rena/in silenzio.
• Ricordati ricordati amore/ricordatela
sempre/questa fine di dicembre/quella
sera/così luminosa e mite/che pareva/ di
primavera/ricordati ricordati amore/il nitido
spicchio di luna/la bruna/ombra delle siepi
e degli olmi/il profumo/di resina e di alloro
il salice decrepito/che piangeva le ultime
foglie d’oro.
Ma a volte anche nell’amore c’è fatica,c’è
fatica nel tentare di trattenerlo in mezzo al
caos quotidiano,tra le difficoltà del vivere
che rischiano di stritolarlo. E’c’è fatica e
pena anche nell’accettare di perderlo,o nel
rifiuto di perderlo. Su questo tema Joyce
scrive una delle sue poesie più tristi.
Vorrei sapere quando ti ho perso/in quale data in
che momento/forse quel martedì ch’ero triste/o
un mese prima d’averti visto/forse quella
domenica pomeriggio/ ch’ero allegra e parlavo
troppo di me/forse in una data
remota/inesplicabile e ignota/come il tre marzo
del millenovecentotré/ Vorrei sapere dove ti ho
perso/in che punto preciso della città/forse
davanti ad un semaforo/forse in un bar o in una
stanza/forse dentro ad un sorriso/forse lungo
una lacrima/che colava giù per una
guancia/forse tra le aureole gialle dei
lampadari/sospese nella nebbia dei viali.
Vorrei sapere perché ti ho perso/il motivo la
necessità dell’errore/forse perché non c’è
tempo/o perché c’è stato l’inverno/e
adesso viene la primavera/ma con tanto
poco sole/tra i muri d’acciaio e
cemento/che tremano per il rumore/delle
macchine,delle fabbriche,degli
ascensori./Ma non voglio sapere che ti ho
perso/che ti ho perso e dove e quando e
perché.
• La vitalità di Joyce non ha pausa,scrive e
traduce ininterrottamente,insieme a tutto il
resto,producendo una ricca bibliografia
che ci piace ricordare in alcuni testi
particolarmente significativi ed indicativi
del suo spessore umano ed intellettuale.
•
•
•
•
Liriche (1939)
Fronti e frontiere(1944)
Tradurre poesia(1967)
Padre padrone padreterno. Breve storia di
schiave e matrone,villane e
castellane,streghe e
mercantesse,proletarie e padrone(1976)
• Inventario delle cose certe(1989)poesie
inedite
• I suoi versi entusiasmarono Benedetto
Croce,mostro sacro della cultura italiana. Il
suo modo di far poesia e sul successo o
insuccesso che ne poteva derivare la
faceva scherzare molte volte e con un
gioco arguto di parole diceva di preferire il
futuro al passato,quello che sarebbe
successo a ciò che era già successo.
• Un giornalista mi ha chiesto/se mi considero una
donna di successo/e ho risposto di si.
• “Non puoi rispondere così”ha osservato un
amico/che mi segue dappresso/cercando
d’impedirmi di far brutte figure/. I tuoi libri hanno
scarse tirature/raramente hai accesso alle
televisioni/ ll sociologo Alberoni/non ti ha mai
citata..”/ “Allora avevo capito male/dissi credevo
che il successo/nella vita,fosse svegliarsi la
mattina/ di buon umore/senza problemi di
fegato/guardando alla nuovissima giornata/come
un’avventura piacevole
• “Ma sai bene che anche le femministe/ ti
hanno sempre snobbata/che Panorama e
l’Espresso/non ti chiedono articoli/di
politologia…”/ “ Senti,sia come sia,ti
confesso/che non m’interesso molto al
successo/ma appassionatamente al
succede/e al succederà. Il successo è un
paracarro/una pietra miliare/che segna il
cammino già fatto./Ma quanto più bello il
cammino ancora da fare/,la strada da
percorrere,il ponte/da traversare/verso
l’imprevedibile orizzonte/e la sorpresa del
domani/che hai costruito anche tu…”
• Nella vasta produzione letteraria di
Joyce,la “questione donna” e i problemi
ambientali sono sempre presenti e
abbinati.
• “Proprio perché donne,siamo partigiane
della natura”affermava,ben consapevole
• che,spezzando le millenarie catene che
tenevano legata la donna al solo ruolo
biologico e produttivo,qualcosa si sarebbe
perso. In “La luna si è rotta”esprime tutto il
suo rammarico per questo.
La luna si è rotta./Si è rotta in cinque pezzi
che galleggiano nel
cielo/squallidamente/come cinque cocci di
scodella./Era una luna piena e
luminosa/che aveva un’aria abbastanza
felice./Lì per lì ho creduto che i
cosmonauti e i satelliti/artificiali l’avessero
offesa in qualche modo./Ma poi ho capito
ch’era tutta colpa mia./La guardavo
fissamente con pensieri tristissimi e
scomodi/e tutt’a un tratto-trac-si è rotta in
cinque pezzi/quasi senza rumore./
Certo sono i miei pensieri che l’hanno urtata/ in un
momento in cui si sentiva particolarmente
fragile./Questi pensieri delle donne liberate sono
una cosa complicata/e la luna ch’è tonda e
semplice ci si trova male./Preferiva le donne
d’un tempo dalle pallide spalle/dai capelli
lunghissimi/dedicate a tessere la tela dell’amore
devotamente/e quando passeggiavano la notte
con i loro amanti/lustrava loro gli occhi e i
capelli/per farli sembrare più belli e aiutarle un
poco./ Adesso ci sono le donne che camminano
svelte e dritte/ che prendono il tram e l’autobus
per andare a lavoro./Certo avrebbero bisogno
della luna anche loro/di un riflesso più dolce nei
capelli e negli occhi./ Ma la luna si è rotta/e nel
cielo vagano i cocci./
Alla domanda di Silvia Ballestra,che di Lei ha
delineato,un efficace profilo,attraverso una lunga
intervista-autobiografia
“Che scopo ha la poesia?”Joyce risponde “quello
di raccogliere la tua sensibilità e la tua
immaginazione in combinazione non ovvie.
Ossia tu combini in maniera diversa delle cose
che percepiscono i sensi,per questo c’è
sensualità nella poesia. Quel che vedi,senti e
ascolti lo combini in modo nuovo,un modo che
non è astratto. Vedere, sentire,ascoltare,sono
cose che ti appartengono,sono cose che
abbiamo tutti.”
Il lungo sonno
Il lungo sonno è stato prima/prima di averti
incontrato/adesso che ti ho trovato/non
voglio più dormire……
Ecco nei versi di Joyce ancora l’amore per il
suo compagno e ancora la forza vitale,
come messaggio finale per noi.
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Contributi:
Silvia Ballestra
Joyce L.
Una vita contro
Wikipendia ricerca in web
Dina Franciulli Conversazioni
a
Joyce Lussu
nel decennale della sua morte
17-11-2008
Maria Serritiello
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JOICE LUSSU