Angioini e Aragonesi in Italia.
L’autunno del Medioevo
Dopo il breve regno di Corrado IV (1250-1254) e di
Corradino (1254-1258), Manfredi (1258-1266), figlio
di Federico II, cercò di continuare l’opera del padre:
- contrastare il Papa;
- riaffermare l’autorità dell’Impero sui Comuni
italiani.
Contro la politica sveva, Papa Clemente IV (francese)
propose a Carlo d’Angiò, fratello di Luigi IX Re di
Francia, di conquistare il regno di Sicilia in cambio di
una politica non ostile al Papato: nella battaglia di
Benevento (1266) Manfredi perse la vita e il regno di
Sicilia passò nelle mani della dinastia angioina.
In Sicilia, però, scoppiò nel 1282 la Rivolta del
Vespro: a causa delle pesanti tasse imposte dai
Francesi e della presenza vessatoria delle truppe
angioine, a Palermo e poi in tutta l’isola scoppia
una vera e propria rivoluzione ad opera di nobili
e popolani.
I Siciliani chiesero aiuto a Pietro III Re d’Aragona,
che si impegnò nella guerra (detta «guerra del
Vespro») soprattutto per ottenere una posizione
egemone nel Mediterraneo dal punto di vista
commerciale.
La Pace di Caltabellotta (1302) concluse la guerra, assegnando la
Sicilia agli Aragonesi e il meridione continentale agli Angioini. Per
quanto entrambi i Regni si chiamassero «di Sicilia», di fatto
questa pace diede vita al Regno di Napoli, che sarà in mano agli
Angioini fino al 1442.
I due regni si riunificheranno nel 1816 (Regno delle Due Sicilie)
La Napoli angioina
Castelnuovo, o Maschio Angioino: la costruzione della nuova
reggia fu avviata nel 1279. La struttura fu completamente
rifatta sotto il regno degli Aragonesi e completata nel 1479.
L’Arco di trionfo tra le due torri è del periodo
Aragonese, tipico esempio di scultura rinascimentale.
Aragonese è anche la Sala dei Baroni.
Belforte, successivamente Castel Sant’Elmo: costruito tra il 1329 e
il 1343 da Tino da Camaino
La Certosa di San Martino, completata nel 1368, anche
se i lavori di ampliamento continuarono
fino a tutto il Settecento
La costruzione della
Chiesa di Santa Chiara
e del monastero fu
voluta da Roberto
d’Angiò,
particolarmente
devoto a san
Francesco, nel 1310.
Bonifacio VIII: l’ultimo Papa teocratico
Bonifacio VIII (1294-1303) fu l’ultimo Papa medievale
con grandiosi progetti teocratici. Asceso al soglio
pontificio in una Roma in preda alle lotte tra le famiglie
dei Colonna e degli Orsini, immediatamente si propose
di ripristinare il potere temporale della Chiesa.
Nel 1300 proclamò il primo grande Giubileo (anno della
remissione dei peccati e della riconciliazione) della
Chiesa: ai pellegrini che da tutta Europa si recavano a
Roma in preghiera venivano rimessi i peccati. Fu
un’operazione che dette grande prestigio a Bonifacio e
preannunciò una serie di iniziative di tipo politico:
- intervento mediatore nella
risoluzione della guerra del
Vespro (1302);
- intervento a Firenze nelle
discordie tra guelfi bianchi e
neri (e conseguente cacciata
ed esilio di Dante);
- conflitto con la Francia di
Filippo IV il Bello: nel 1296 il
re di Francia aveva
sottoposto a tassazione il
clero francese per finanziare
l’organizzazione burocratica
dello stato francese.
Bonifacio VIII indice il Giubileo
Giotto, 1300
(Roma, S.Giovanni in Laterano)
Filippo IV di Francia
(1285-1314)
Filippo IV si considerava un
monarca assoluto, senza
altra autorità al di sopra di
sé: dunque, nemmeno
quella della Chiesa e del
Papa.
La risposta di Bonifacio VIII
fu la bolla Unam Sanctam
(1302), nella quale venivano
riaffermate tutte le tesi
teocratiche dei papi che lo
avevano preceduto nonché
la scomunica e l’accusa di
eresia per chiunque
sostenesse l’autonomia
della politica dalla Chiesa.
Riassumendo il contenuto della bolla, si può dire che:
• viene riaffermata l'unità e l'unicità della Chiesa, al di fuori
della quale non c'è salvezza;
• è affermata, sulla base di un passo del vangelo di Luca, la
dottrina delle due spade: quella spirituale è usata dalla Chiesa
stessa, quella temporale è concessa al regno (NON all’impero);
• il potere temporale è subordinato a quello spirituale, così che il
potere temporale è giudicato da quello spirituale; così pure,
nella Chiesa, lo spirituale inferiore è giudicato dallo spirituale
superiore (i vescovi sono giudicati dal papa); il papa a nemine
judicatur, solo da Dio;
• è necessario, ai fini della salvezza, che ogni creatura sia
sottomessa al Papa.
Il Re di Francia aveva invece dalla propria parte tutta la nazione
rappresentata dai tre ordini (clero, nobiltà, terzo stato)
Nonostante la scomunica notificatagli, Filippo invia in
Italia i propri emissari Guglielmo di Nogaret e Giacomo
Colonna (famiglia ostile al Papa) per costringere il Papa a
ritirare l’atto di scomunica. I Francesi sorpresero
Bonifacio VIII ad Anagni (nei pressi di Roma), lo fecero
prigioniero e tentarono in vari modi di estorcergli il ritiro
della scomunica.
Liberato dalla popolazione insorta contro i Francesi,
Bonifacio VIII rientrò a Roma ma morì un mese dopo,
probabilmente anche a causa dello stress che l’oltraggio
di Anagni gli aveva provocato.
La sconfitta e la morte di Bonifacio rappresentano in
realtà la fine del progetto teocratico del Papato in
un’Europa in cui stanno nascendo le monarchie nazionali
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- lucio celot