DIPARTIMENTO DI SCIENZE
SOCIALI E POLITICHE
Etnografia della
responsabilità educativa
di Angela Biscaldi
La ricerca/ il contesto teorico
PRIN «RESPONSABILITÀ NELLE RELAZIONI FAMILIARI:
TEORIE, NORME, PRATICHE, RAPPRESENTAZIONI»
Passaggio nel linguaggio giuridico ma anche nei
discorsi di senso comune:
- dalla patria potestà: dovere dei figli
- alla responsabilità genitoriale (articolo 48
del codice civile; legge 54 del 2006): diritti dei figli
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SOCIALI E POLITICHE
La ricerca / oggetto e metodo
Oggetto: Le rappresentazioni e
le pratiche della responsabilità
educativa in famiglie con figli
nella fascia 0-6 anni, italiane e
migranti
Metodo etnografico
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SOCIALI E POLITICI
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SOCIALI E POLITICI
Interviste in profondità
- 30 educatori di nidi e scuole
infanzia
comunali,
statali
e
paritarie
- 7 testimoni privilegiati
- un centinaio di famiglie con figli
nella fascia 0-6 (un terzo migranti)
166 ore di registrazione
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SOCIALI E POLITICI
Dimensioni sondate
Il progetto educativo
Le pratiche educative
Le politiche educative
La responsabilità genitoriale
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SOCIALI E POLITICI
Disegni dei bambini
Disegni di 442 bambini «grandi»(5/6 anni, circa
1200 disegni ):
● «chi ti sgrida quando a casa
fai qualche cosa che
non va»
● «chi gioca con te quando sei a casa»
●
«chi ti accompagna dal pediatra quando sei
ammalato»
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SOCIALI E POLITICI
Dall’autorità alla responsabilità
→ Essere genitori - un’esperienza per
secoli «data», «ovvia» - appare oggi
come un «problema:
● Vissuto dell’essere genitori
● Trasmissione di pratiche
comportamentali e valori dai genitori
ai figli
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SOCIALI E POLITICI
Voci/difficoltà. L’ansia
Mamma (40, impiegata, 6 anni): cerco anche di
controllare le ansie… tutto non si può… per dire non
so un pensiero che viene alla mamme a volte, alle
mamme? Viene a me, non so se viene anche alle
altre… hai paura di quello che mangia a scuola… sarà
tutto sano? Sarà tutto a posto? Non ci sarà qualcosa
dentro? Non so, mangiano il pesce… c’è qualche lisca
che è scappata? Non lo so se alle altre succede..
però io ogni tanto ho questi flash e mi viene l’ansia
perché dico… certo poi dopo nella casistica generale
non si sentono storie di problemi di questo genere,
per cui ti dici no, fattelo passare questo pensiero ce
ne hai già tanti altri…
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SOCIALI E POLITICI
Voci/difficoltà. Dire «no»
Papà (38, agente di commercio, 7 e 3 anni): saper
dire di no, credo sia la parte più difficile in
generale, dalla sciocchezza fino magari alla parte
più importante... è molto più semplice dire di sì
A: come mai saper dire di no secondo lei è una cosa
a cui i genitori di oggi fanno così fatica?
P: perché dire di no significa automaticamente
generare un conflitto più o meno grande e quindi
spesso siccome si ha già conflitti in tanti altri aspetti
della propria vita uno dice va beh ascolta non ce
l’ho neanche con i miei figli intanto non mi cambia
niente se vuoi le patatine piuttosto che se vuoi
quell’altro e quindi
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SOCIALI E POLITICI
Voci/difficoltà.
Il consumo e i media
Mamma (40, casalinga, 5 e 16 anni): mi sforzo che quando è no, deve
essere noma lui è un continuo fare richieste, un continuo fare
richieste veramente….
A: ma sono richieste di attenzione?
Mamma: noo!!!! sono richieste di acquisti, di giochini, figurine, il
gelato, il ghiacciolo, vuole sempre qualcosa… sempre, sempre,
sempre.. dopo va beh il gelato non si nega mai.. ci mancherebbe
altro.. però continuamente.. se si va al supermercato lui vuole
qualcosa, se si va all’edicola…e quindi ad un certo punto delle volte..
va bene, perché se no dovrei continuamente proibirgli tutto
A: secondo lei come mai?
Mamma: è la tv che bombardano.. la scuola che comunque ci sono
tutti questi giochini, queste cosine da poco valore... che però poi le
portano a scuola, se le scambiano, si confrontano.. non è che chiede
la luna, ecco.. sto stillicidio di cavolatine… cioè di cose inutili che
dopo si buttano, eccetera.. ecco.. lo spreco.. La cosa più difficile per
un genitore è dire di no
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Voci/difficoltà.
Benessere o educazione?
Mamma (40, casalinga, 5 e 16 anni): prima forse
era diverso, adesso io ho in mente non solo il
proibire ma anche l’immaginare quello che lei ha
piacere di fare e quindi non… cioè mi fa piacere
vederla …felice, che si diverte, che è serena, che
ha tanti amici, cioè perché dirle no, tu stasera non
esci perché stai qui e ci guardiamo in faccia che non
ci sopportiamo e non abbiamo più niente da dirci…
no, preferisco che esce una volta di più, torna che è
felice, mi racconta che ha visto questo, che ha visto
quell’altro e basta.. preferisco una cosa del genere
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Perché questa difficoltà nell’essere genitori?
APPROCCIO
SOCIO-ANTROPOLOGICO
Ricostruiamo il quadro
socio-culturale
nel quale viviamo e operiamo come
genitori e come educatori
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Quadro socio-antropologico:
la società post industriale/1
1. Rottura dell’equazione tra produzione economica,
riproduzione sociale (economia e parentela):
la famiglia viene progressivamente espropriata di
tutta una serie di funzioni (dalla funzione economica
alla
funzione
educativa
e
formativa,
alla
socializzazione), diventando esclusivamente luogo
dell’affettività e della cura → «individualizzazione
delle biografie»; «il figlio come bene di lusso»
2. Rivoluzione nei rapporti di genere e generazione:
passaggio da una società patriarcale a una società
democratica sia nei rapporti tra i generi che nei
rapporti tra i genitori e figli → «democratizzazione
dei rapporti»
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Quadro socio antropologico:
la società post industriale/2
3. Passaggio da una società solida (in cui i
rapporti tra gli individui sono stabili, duraturi,
in cui ogni cosa ha un valore, deve durare nel
tempo) ad una società liquida dove ogni cosa
e ogni relazione velocemente si trasforma,
perde di valore, deve essere sostituita→
consumismo, virtualizzazione del reale
4. Passaggio dalla personalità autoritaria alla
personalità narcisista e relativista →
«presentismo», fretta, ricerca del benessere
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Il nuovo bambino
● è intelligente, curioso, disponibile alle nuove
esperienze, ma poco riflessivo, fatica a tenere la
concentrazione come a gestire i tempi di attesa e di
appagamento del desiderio
● è tanto rapido di testa quanto impacciato nella
manualità spiccia, con un progressivo peggioramento
delle capacità motorie, poca autonomia nella gestione
delle pratiche quotidiane, una fragilità emotiva che si
esprime nell’ansia da prestazione e nella scarsa capacità
di gestione dei conflitti con i pari
● è un bambino molto televisivo, tecnologico e,
soprattutto, consumatore attivo di mode e proposte
pubblicitarie. I genitori, i nonni, gli zii lo accontentano
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Voci/il cambiamento
CC: Sono intelligenti ma spesso non sanno giocare, non sanno
essere bambini… sono intelligenti su cose più alte di loro… sanno
cose, tipo della televisione, cose che noi… e poi a volte cadono nelle
cose più semplici, nei giochi più normali che si fanno coi bambini..
fanno fatica…
CC: hanno proprio difficoltà di condivisione, di spazi.. e hanno
modalità piuttosto forti.. anche di risolvere i conflitti.. perché
comunque sono bambini che hanno difficoltà a tenere la
frustrazione della condivisione… perché condividere è cedere,
aspettare il proprio turno, lasciare spazio all’altro…e….accettare
che ci siano… sono stati abituati ad essere IL CENTRO
dell’attenzione…secondo me la difficoltà più grande ora dei
bambini è questa …
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Voci/il cambiamento
CC: prima erano un po’ più riflessivi adesso sono un
po’ più istintivi.. e poi vogliono tutto.. tutto in una
volta…(ride) e a volte non puoi dare. Prima
aspettavano
un
attimino,
adesso
sono
più…vogliono...ti faccio questa domanda me lo devi
dire subito… proprio una concentrazione di, di
stimoli, di cose che loro vogliono proprio subito…è
proprio questo bisogno di sapere le cose subito,di
non aspettare non so… anche quando racconti una
storia… loro… come si faceva una volta.. è un
esempio banale.. però, andavi proprio a episodi, qui
no è bene raccontarla subito perché non aspettano il
giorno dopo o la settimana dopo…bisogna esaurire le
cose proprio immediatamente
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Voci/il cambiamento
IS: ecco.. sono bombardati da tanti stimoli, troppi, troppi.. attenzione
e concentrazione ad esempio questi bambini ne hanno pochissima.. noi
lavoriamo
tre anni
costantemente
sull’attenzione
e sulla
concentrazione perché essendo bombardati da stimoli e da rumori
non recepiscono neanche più il suono della tua voce.. per cui
non sono abituati ad ascoltare.. e poi, sì, e poi l’altra cosa è
voglio.. subito.. subito…non c’è la pazienza e poi il fatto di dire
non so c’era anche lì un altro bambino che sta chiedendo una
cosa prima di te, no piuttosto lo spingono via…c’è la tendenza
molto ad esserci, ci sono io, gli altri… non mi interessa se ci
sono insomma…quindi ci sono io e devo essere...devo… bisogna
essere guardato solo io, parlare solo io, essere ascoltato solo io,
devo fare tutto io, questo gioco lo prendo io… è tutto un.. è
proprio secondo me un po’ la prepotenza del… è come una
fretta
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il bambino adultizzato…
Si delinea un quadro in cui il nuovo bambino da un lato è
adultizzato (gli si chiedono ritmi e prestazioni da
adulto, come eccellere negli sport, imparare l’inglese,
saper navigare su internet, gestire un’agenda
settimanale da adulto, insomma gli viene sottratto il
tempo del gioco, della noia, del disimpegno)
dall’altro è invece rallentato nello sviluppo di
autonomie di base (imparare a masticare, togliere il
pannolino, allacciarsi giubbotti e scarpe, camminare per
strada) a causa della fretta o delle paure dei
genitori
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I nuovi genitori
● I nuovi genitori hanno sempre fretta e quindi hanno meno tempo per
permettere al bambino di confrontarsi con le pratiche di vita quotidiane.
Sono in difficoltà nel tramettere delle regole precise e dare al bambino un
senso del limite, non sanno o non vogliono dire “no” (per stanchezza, per
paura del conflitto, per eccesso di premura) e concedono al bambino
pressoché tutto quello che chiede
● I genitori sono quasi spaventati di fronte alle normali difficoltà nella
crescita del figlio e di fronte ai normali litigi del figlio con i compagni di
giochi. Faticano ad accettare il rimprovero dell’educatore al proprio
figlio e spesso lo delegittimano, considerandolo più che un esperto, con
una competenza specifica e una autorità da rispettare, un pari a cui al
limite confidare i suoi problemi personali
● Il nuovo genitore si impegna più che a trovare momenti di qualità per
stare con il figlio, ad occupargli tutti gli spazi del pomeriggio, non sa
stare “semplicemente” con il proprio bambino
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… e l’adulto bambino
In maniera speculare il nuovo genitore da un lato è
attento in maniera quasi maniacale a quello che fa
il proprio figlio (cosa ha mangiato, ha perso il giochino,
cosa ha detto o fatto la compagna di giochi) e ad
offrirgli stimoli anche di qualità (il corso di inglese,
di yoga, di baby danza, di acquaticità…), pressato da una
società che propone un modello di genitorialità
perfetta in cui i diritti del bambino si si moltiplicano
all’infinito, suggerendo che niente è mai abbastanza per
il proprio bambino,
dall’altro non sa affrontare problemi anche minimi del
figlio e li vive come una ferita personale.
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Voci/cambiamento
CS: sì…. sono cambiati?….eeee.. i bambini vivaci ci sono sempre
stati, adesso ci sono più bambini maleducati, mi dispiace dirlo
ma maleducati non nel senso cattivo assolutamente, non siamo
qui a fare un’accusa nei confronti di tizio o caio, però in cui
manca a casa il concetto proprio di, di educare, ma c’è solo il
rispondere a dei bisogni, in tante famiglie, anche in tante
famiglie che potrebbero avere tutti i requisiti per.. per essere
dei buoni genitori … a volte è molto faticoso educare, è molto
più semplice crescere e soddisfare dei bisogni, adesso vedo
molte più famiglie di prima… prima anche la famiglia molto
semplice però aveva preciso in testa un progetto educativo nei
confronti del proprio figlio.. che erano magari cinque o sei
situazioni chiave di base che erano già sufficienti non c’è
bisogno di, di dover partire da chissà cosa, adesso in molte
famiglia non c’è..
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Voci/cambiamento
CC: secondo me non hanno proprio l’abitudine
al rispetto di semplici regole, neanche in
famiglia e si vede, nel senso che, c’è il gioco in
terra ci passano sopra e lo pestano, chiedi di
riordinare e ti dicono “eh, ma questa cosa non
l’ho usata io”, non fa niente siamo in aula e
stiamo giocando insieme, riordiniamo tutti
insieme.. proprio cercano di.. scappare da
qualsiasi cosa gli procuri un attimino più ecco
di fatica anche, quindi il rispetto di semplici
regole ed essere un attimino più allenati alla
fatica
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Criticità
Assenza della dimensione della cura: tutto è
sostituibile, anzi deve essere sostituito e rimpiazzato con
qualcosa di nuovo, anche le relazioni;
Forte pressione per la performance e la perfezione:
bisogna eccellere in tutto, non si può sbagliare o perdere,
bisogna essere perfetti, non si sopporta di essere sgridati;
Disinteresse per ogni forma di impegno sociale: i
genitori non sono modelli di impegno politico o di fede;
l’unico interesse che i genitori trasmettono è il consumo
di beni, esperienze e di relazioni;
Ossessione per il benessere, la felicità dei figli, che
diventa l’obiettivo principale dell’educazione
l’assenza di cura
Mamma, commerciante, (6 e 4 anni): io voglio che
giochi ogni giorno con un bambino diverso, così oggi
vede M., domani Sa, e venerdì ho già fissato un
pomeriggio con So….
A: perché?
Mamma: perché così lei non si sente mai sola, se litiga
al mattino a scuola con qualcuno ha subito un altro
con cui sostituirlo, se qualcuno fa gruppetto e non la
vuole può andare a giocare con qualche d’un altro….lei
deve sapere che c’è sempre qualche d’un altro, non
voglio che soffra
la performance
CC: e qui è curioso il fatto dei litigi, dei battibecchi, con la nonna, o
la mamma o lo zio che vengono a prendere il bambino, non so oggi
ti porto a nuoto, domani ti porto a danza e tu vedi i bambini che
veramente vorrebbero proprio andare a casa, non andare e dei
litigi incredibili.. è difficile riuscire.. allora cosa succede che qua il
genitore ti chiede spesso aiuto «maestra che cosa dice è vero che..»
e allora lì a volte non è neanche bello eh beh, togliere quelle che è
la.. perché il genitore spesso ti senti dire, eh ma lo faccio perché non
so dove metterlo.. quindi cioè vieni incontro anche al fatto che.. non
è vero che il genitore non si interessa del suo bambino, è vero
anche che lo carica di altre competenze
.. Io ho un bambino di 4 anni che fa 2 volte alla settimana violino, una
volta alla settimana, pensate, piscina, quindi sono 3 giorni, e una
volta va a catechismo col fratello, comunque ha 4 anni è ancora
piccolissimo, forse un giorno alla settimana che può dedicare il tempo
a quello che vuole lui; …ma lui se tu fai una conversazione con lui,
lui ti direbbe che la cosa che gli piace di più è quando la mia
mamma mi porta a casa e io posso sedermi sul mio divano col mio
peluche
vivere il presente
A: quale è la vostra preoccupazione più grande per il
futuro dei vostri figli?
Mamma, 38, impiegata, (7 e 4 anni): ma io un po’
riassumo piccole cose che ho detto… non ho… non
sono ancora in grado di pensare al loro futuro, cosa
faranno
A: la interrompo un attimo: lei non ha neanche dei
progetti?
Mamma: sì, ma possono cambiare ogni giorno..
A: però un’idea lei ce l’ha di cosa vorrebbe?
Mamma: no…no…perché cambia per me, figuriamoci
per loro
A: neanche un desiderio?
Mamma: sì, ma non so se tra due anni vorrò ancora
questo per i miei figli
il relativismo estremo
Mamma, 42, libera prof, (8, 5 e 2 anni): allora quello più
grande l’anno scorso me l’ha chiesto, come mai lui non
faceva.. catechismo al pomeriggio.. allora io, avendo fatto..
una cosa onesta…ho detto che a scuola uno impara tutto e poi
al pomeriggio uno può decidere di approfondire quello che
vuole, può fare musica, può fare un’attività sportiva, può fare
religione, può fare disegno, può fare inglese, e uno sceglie le
materie che preferisce approfondire.. per cui poteva
benissimo scegliere se voleva andare a catechismo (ride), se
voleva andare a chitarra, se preferiva andare a fare
ginnastica, lui naturalmente non ha scelto di fare catechismo..
se avesse scelto di fare catechismo non lo so, non lo so che
cosa avrei fatto, forse glielo avrei fatto fare…cioè non voglio
che sia.. cioè ognuno deve scegliere quello.. insomma quello
che preferisce.. cioè io non lo sceglierei, però magari lui ha
un’idea diversa.. non so.. mio figlio farà.. se lo vorrà, lo farà..
preferirei di no... però
la difficoltà nel dare le regole
A: qual è la regola più importante che avete dato a Tom?
M: la regola più importante..
A: se ce n’è una..
M: ma oddio.. per ora non ha una regola.. no, non ho una regola
particolare. .cioè di comportamento o … che cosa intendi?
A: la regola più importante che avete dato a Tom?
M: Oddio, non è che abbia molte regole.. in che senso regole?
A: ma sia pratiche a casa…
M: siamo molto elastici…non ci sono regole particolari
Mamma: la regola più importante? Oddiooooo…
A: quella cosa che se non la rispettano vi arrabbiate
M: (silenzio).. oddio non so proprio cosa dire.. non so cosa
dire..(silenzio)…sono in difficoltà..(ride).. non mi viene in mente niente
l’esperienza come bene in sé
A: qual è il vostro obiettivo educativo più importante?
Mamma: io voglio che impari un sacco, che faccia un sacco
di esperienze…
A: per voi genitori quale è il vostro obiettivo educativo più
importante?
Mamma Tom : ma, comunque, di stare bene con tutti..
cioè senza fare particolari differenze.. di non avere già
delle preferenze loro da piccoli, cioè di non essere
selettivi, cioè secondo me devono fare esperienze in tutti i
modi e con tutti… e soltanto dandogli tanti imput alla fine
uno riesce poi da grande anche a scegliere
“stato di eccitazione emozionale
permanente” che non permette più al
bambino di costruire dentro di sé i
meccanismi dell’attenzione profonda e
della strutturazione di un linguaggio
interiore organizzatore delle proprie
emozioni e dei propri apprendimenti
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SOCIALI E POLITICI
Crisi del concetto di responsabilità
Responsabilità significa
•
•
•
•
•
CURA
ATTESA
IMPEGNO
SCELTA
COMUNITA’
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SOCIALI E POLITICI
La responsabilità genitoriale:
una definizione
Battuta di spirito
Difficoltà
Indecisione
Paura
Relativismo acritico
Responsabilità genitoriale
A: se lei dovesse definire il concetto di responsabilità di un
genitore come lo definirebbe? Cosa significa per lei che un
genitore sia responsabile?
Coordinatrice: responsabile del suo bambino?
A: mmm
CC: è un argomento talm…in una parola?
A: mmmm.. una frase
CC: una frase
A: anche due (ride)
CC: anche due…mmmm, un genitore è responsabile, ma secondo
me…..dunque.. io, non amo pensare che ci siamo genitori non
responsabili.. è molto per me difficile dare una definizione di
responsabilità di un genitore.. cioè un genitore è sempre
responsabile.. Non lo so
A: non esistono genitori irresponsabili?
CC: sì…li leggiamo anche sulle cronache, però per fortuna prima,
io prima di dire un genitore è irresponsabile cioè voglio avere
della documentazione molto, molto, molto, valida.. perchè non
posso io etichettare un genitore irresponsabile, su quali basi..
Responsabilità genitoriale
A: se lei dovesse definire il concetto di responsabilità
genitoriale, secondo lei cosa è un genitore responsabile?
mamma: (silenzio) dopo lì è una cosa individuale… nel senso
che.. un genitore responsabile secondo me è.. è un genitore
che segue la crescita del figlio e cerca il meglio per lui.. io
adesso non so.,.. poi uno magari può essere responsabile se
gli dà determinate regole, lo fa mangiare determinati cibi, lo
fa frequentare solo determinati posti, mentre un altro può
essere responsabile in un’altra maniera.. cioè adesso io non
so; io per me.. per quanto riguarda me essere responsabile
nei confronti dei miei figli è cercare appunto di farli crescere
al meglio, di educarli in una maniera corretta, di dargli quelle
regole che servono per non essere degli scapestrati, e basta…
dopo… gli altri.. non so…
La responsabilità nei bambini 0-6
Richiesta di chiarimento
Sorpresa
Fastidio
Nervosismo, tensione
La responsabilità 0-6 anni
Coordinatrice di nido: ma non ho capito nemmeno bene su che
cosa poverino deve essere responsabile un bambino
A: 0-3 anni, lei direbbe non si può chiedere di essere responsabile di
nulla?
CC: ma no, non ho capito su che cosa..
A: no, glielo sto chiedendo, non so secondo lei?
CC: responsabile (perplessa)
A: la domanda è: nella fascia 0-3 un bambino può essere ritenuto
responsabile di qualche cosa secondo lei?
CC: responsabile..
A: oppure la responsabilità viene dopo… 0-3 può fare qualsiasi cosa…
CC: noooo …non può fare qualsiasi cosa.. però al tempo stesso non è
nemmeno responsabile per le azioni che non deve fare.. cioè…ci
mancherebbe
Dove è finita la responsabilità?
A: quindi possiamo dire che voi non tendete a
pensare in termini di responsabilità i bambini
che stanno qua?
Coordinatrice di nido: io così piccoli no! qualche
cosa sul…sul grande… ma non la chiamo come
responsabilità cioè la chiamo con altri termini,
come capacità di…. autonomia, di fare da solo,
di chiedere, di essere curioso... la chiamo in
altri modi…però la responsabilità in un bambino,
mi sembra un po’ prestino, ecco…
DIPARTIMENTO DI STUDI
SOCIALI E POLITICI
Dove è finita la responsabilità?
Coordinatrice di scuola infanzia: i bambini
sono responsabili secondo me dei loro
incarichi, delle loro cose, quando ad
esempio l’anno dei grandi magari dai
l’astuccino, cercate di essere responsabili
del vostro astuccio e dei vostri pennarelli,
non lo so, proprio cose minime.. altre
responsabilità io mi sento di declinarle in
modo assoluto
DIPARTIMENTO DI STUDI
SOCIALI E POLITICI
Dove è finita la responsabilità?
A: Di che cosa è responsabile sua figlia
(6 anni) secondo lei?
Mamma (6 anni): di che cosa…. scusi…
A: sì, di quali comportamenti è
responsabile?
M: mah… non riesco.. .lei è autonoma
nel fare le cose…responsabile nel….non
so a volte mi aiuta a fare i letti
DIPARTIMENTO DI STUDI
SOCIALI E POLITICI
Dove è finita la responsabilità?
A: è un bambino che definisce responsabile?
Mamma (5 anni): oddio responsabile mi sembra una
cosa un po’ grande.. autonomo.. questo sì..
autonomo, abbastanza indipendente.. le sue cose le
fa.. poi sì.. cioè un bambino di cinque anni può essere
responsabile? Le chiedo.. non so (tono risentito)
A: è questa la domanda che noi facciamo ai genitori
M: io credo che sia un’affermazione molto pesante
questa... io non penso che un bambino di
cinque può essere responsabile, può essere
competente..
DIPARTIMENTO DI STUDI
SOCIALI E POLITICI
Dove è finita la responsabilità?
A: secondo lei i suoi figli [ 7 e 5 anni]
sono già responsabili di qualcosa? Voi li
pensate come responsabili di qualcosa?
Mamma: responsabili in che senso? Non
capisco….
DIPARTIMENTO DI STUDI
SOCIALI E POLITICI
Dove è finita la responsabilità?
A: secondo lei il suo bambino più piccolo è già
responsabile di qualcosa? Lei lo pensa come
responsabile di qualcosa?
M (8 e 10) : non lo so… no
A: e il più grande?
M: no, no, di che cosa poi?
A: è ancora troppo presto?
M: ma sì.. responsabili di.. mah (ride)
A: secondo lei da che età un bambino diventa
responsabile?
M: (sospiro) non lo so.. neanche da.. forse.. dopo
l’adolescenza(ride)
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SOCIALI E POLITICI
Dove è finita la responsabilità?
A: da che età secondo voi un bambino diventa
responsabile del suo comportamento?
Papà (9 e 6 anni) :non le so rispondere
Mamma : è difficile
Papà: credo che noi ne avremo ancora anche per altri
venti o trenta.. di anni, come minimo, finché non si
sposerà e uscirà di casa e forse anche dopo, però al di là di
questo non le so dare un’età
Mamma: anche perché dipende dal bambino, proprio, cioè
dipende dalla maturità.... la responsabilità si acquisisce
con la maturità
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SOCIALI E POLITICI
Competenti ma non responsabili?
Il linguaggio delle esperienze, delle
competenze, degli apprendimenti, degli
stadi evolutivi, delle autonomie
ha sostituito
il
linguaggio
delle
responsabilità
individuali e sociali, del «rispondere delle
proprie azioni» in un contesto sociale
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SOCIALI E POLITICI
Lo scollamento tra competenze e
responsabilità
Sganciata dalle pratiche educative
«responsabilità» diventa «una parola troppo
grossa», evoca la dimensione del sacrificio, del
peso da sopportare, della colpa, diventa qualcosa
di cui sgravare il proprio figlio, da cui tutelarlo.
Non indica invece quella necessaria,
graduale, quotidiana, semplice
integrazione nella propria identità della
dimensione relazione e sociale.
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SOCIALI E POLITICI
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