La Critica della Ragion Pura
di Immanuel Kant
6. L’Analitica trascendentale:
La deduzione trascendentale
delle categorie
IV Liceo scientifico
Prof. Gianni Serino
-Prefazioni (1781, 1787)
-Introduzione
Estetica
Trascendentale → SENSIBILITÀ
Dottrina trascendentale
degli elementi
Critica della Ragion Pura
Analitica
Trascendentale → INTELLETTO
Logica
trascendentale
Dottrina trascendentale
del metodo
Dialettica → RAGIONE
Trascendentale
Analitica dei concetti
Filo conduttore
per la scoperta
delle categorie
Deduzione trascendentale
delle categorie
Analitica trascendentale
Lo schematismo
trascendentale
Analitica dei principi
I principi
dell’intelletto
puro
La distinzione tra
fenomeno e
noumeno
Analitica dei concetti
Filo conduttore
per la scoperta
delle categorie
Deduzione trascendentale
delle categorie
Analitica trascendentale
Lo schematismo
trascendentale
Analitica dei principi
I principi
dell’intelletto
puro
La distinzione tra
fenomeno e
noumeno
Analitica dei concetti
Filo conduttore
per la scoperta
delle categorie
Deduzione trascendentale
delle categorie
Analitica trascendentale
Lo schematismo
trascendentale
Analitica dei principi
I principi
dell’intelletto
puro
La distinzione tra
fenomeno e
noumeno
TRIBUNALE DELLA RAGIONE
“I giuristi, quando parlano di facoltà e pretese, distinguono in una questione giuridica quel
che è di diritto (quid iuris) da ciò che si attiene al fatto (quid facti); ed eseguendo la
dimostrazione dell’uno e dell’altro punto, chiamano la a prima, quella che deve dimostrare
il diritto, o anche la pretesa, d e d u z i o n e”[Critica della Ragion Pura, Analitica
trascendentale, I, II, I § 13]
DEDUZIONE (in senso giuridico): la dimostrazione che una pretesa di fatto lo è anche di diritto
“[…] è necessario sapere altresì come questi concetti [scil. le categorie] possano riferirsi ad
oggetti, mentre non traggono punto la loro legittimità dall’esperienza. Chiamo quindi d e d uz i o n e t r a s c e n d e n t a l e la spiegazione del modo in cui i concetti a priori si possono
riferire ad oggetti[…] ”[Critica della Ragion Pura, Analitica trascendentale, I, II, I § 13]
Le domande di Kant in merito a “Che cosa posso conoscere?”
-Le scienze procedono in maniera lineare, approdando sempre a
nuove conoscenze
-La metafisica sembra procedere “a tentoni”, continua a porsi sempre
gli stessi problemi, senza approdare a conclusioni definitive
→ È possibile una metafisica fondata scientificamente?
-Le scienze empiriche fanno uso di nozioni (come le quelle di
sostanza e di causa) che non derivano dall’esperienza.
→Chi ci autorizza ad applicare all’esperienza queste nozioni?
→ Se anche si rivela lecito applicare le nozioni di sostanza e di causa
all’ambito dell’esperienza, questo ci autorizza ad applicarle oltre
l’ambito dell’esperienza (parlando, ad esempio, di Dio
come causa prima o dell’anima come sostanza pensante?)
→ Se non è possibile spingersi oltre l’ambito dell’esperienza, che
senso ha la naturale tendenza degli uomini a farlo?
→ Se non è possibile spingersi oltre l’ambito dell’esperienza, come
mai alcune argomentazioni sembrano dimostrare in maniera
convincente l’esistenza di Dio o l’immortalità dell’anima?
→NECESSITÀ DI UNA CRITICA DELLA RAGION PURA
Le domande di Kant in merito a “Che cosa posso conoscere?”
-Le scienze procedono in maniera lineare, approdando sempre a
nuove conoscenze
-La metafisica sembra procedere “a tentoni”, continua a porsi sempre
gli stessi problemi, senza approdare a conclusioni definitive
→ È possibile una metafisica fondata scientificamente?
-Le scienze empiriche fanno uso di nozioni (come le quelle di
sostanza e di causa) che non derivano dall’esperienza.
→Chi ci autorizza ad applicare all’esperienza queste nozioni?
→ Se anche si rivela lecito applicare le nozioni di sostanza e di causa
all’ambito dell’esperienza, questo ci autorizza ad applicarle oltre
l’ambito dell’esperienza (parlando, ad esempio, di Dio
come causa prima o dell’anima come sostanza pensante?)
→ Se non è possibile spingersi oltre l’ambito dell’esperienza, che
senso ha la naturale tendenza degli uomini a farlo?
→ Se non è possibile spingersi oltre l’ambito dell’esperienza, come
mai alcune argomentazioni sembrano dimostrare in maniera
convincente l’esistenza di Dio o l’immortalità dell’anima?
→NECESSITÀ DI UNA CRITICA DELLA RAGION PURA
Perché non è necessaria una deduzione
trascendentale di spazio e tempo?
-Spazio e tempo sono condizioni a priori delle intuizioni
→ non è possibile concepire alcuna intuizione che non sia nello spazio e
nel tempo
→ È evidentemente legittimo applicare spazio e tempo alle intuizioni
-Le categorie sono condizioni a priori del pensiero
-Non è scontato che le categorie debbano applicarsi ai fenomeni
“Le categorie dell’intelletto, al contrario non ci rappresentano punto le condizioni a cui gli
oggetti ci sono dati nell’intuizione; e perciò possono ben apparirci oggetti, senza che si
debbano necessariamente riferire a funzioni dell’intelletto, e questo, pertanto, contenga le
condizioni di questi a priori. Sorge a questo punto una difficoltà che non incontrammo nel
campo della sensibilità; come, cioè, le condizioni soggettive del pensiero abbiano validità
oggettiva, vale a dire ci dieno le condizioni di possibilità di ogni conoscenza degli
oggetti”[Critica della Ragion Pura, Analitica trascendentale, I, II, I § 13]
È lecito applicare le categorie all’ambito dell’esperienza?
• Ogni conoscenza implica un processo di unificazione:
– Le intuizioni devono essere unificate in oggetti
– Gli oggetti devono essere connessi tra di loro
• L’unificazione non può venire dalla sensibilità (che è
puramente passiva e si limita a fornirci le intuizioni), ma
dall’intelletto
Qual è il
principio di
unificazione
suprema del
nostro intelletto?
È una
lancia
È un
serpente
È un
ventaglio
È un
muro
È un
tronco
È una
corda
Se un unico cieco avesse la possibilità di toccare zanne, proboscide,
orecchie, etc. forse direbbe che si tratta di un elefante……
…ma a condizione di continuare ad avere coscienza di pensare, e
coscienza di continuare a pensare lo stesso oggetto.
“Senza la coscienza che ciò che pensiamo è appunto quel medesimo che pensavamo un
momento prima, ogni riproduzione della serie delle rappresentazioni sarebbe inutile.
Infatti ci sarebbe una nuova rappresentazione nello stato presente, la quale non
apparterrebbe punto all’atto per cui essa ha dovuto essere prodotta poco a poco, e il
molteplice di essa non potrebbe mai costituire un tutto, perché mancherebbe dell’unità,
che può conferirgli soltanto la coscienza. ”[Critica della Ragion Pura, ed. del 1781, Analitica
trascendentale, I, II]
“IO PENSO”
(appercezione trascendentale)
“L’ i o p e n s o d e v e p o t e r accompagnare tutte le mie rappresentazioni, ché
altrimenti verrebbe rappresentato in me qualcosa che non potrebbe essere per nulla
pensato, il che poi significa che la rappresentazione o sarebbe impossibile o, almeno per
me, non sarebbe”[Critica della Ragion Pura, Analitica trascendentale, I, II, II § 16]
“IO PENSO”
(appercezione trascendentale)
“Quando morì, ottantenne, il 12 febbraio 1804, Kant era altrettanto immemore quanto lo è
oggi Ronald Reagan. Per rimediare, annotava tutto su un grande foglio dove si
mescolavano riflessioni di metafisica e conti della lavandaia. Era la malinconica parodia di
quello che Kant considerava come il principio supremo della sua filosofia, e cioè che l’Io
penso deve accompagnare tutte le rappresentazioni, ossia che c’è un mondo solo per un io
che se ne accorge, se lo annota, se lo ricorda e lo determina attraverso le proprie
categorie.” [Maurizio Ferraris, Goodbye Kant!, Milano 2005, p. 9]
“IO PENSO”
(appercezione trascendentale)
Cogito,
ergo sum!

“IO PENSO”
(appercezione trascendentale)
Rispetto al “cogito” cartesiano, l’ “io penso”
kantiano vuole essere qualcosa di più e
qualcosa di meno…
“IO PENSO”
(appercezione trascendentale)
…qualcosa di più, in quanto non si limita ad
essere la prima certezza, ma il fondamento
di ogni conoscenza…
“IO PENSO”
(appercezione trascendentale)
…qualcosa di meno, in quanto l’”io penso “
kantiano non ci autorizza ad asserire
l’esistenza di una res cogitans, di una
“sostanza pensante”: è solo una funzione
del nostro intelletto.
“IO PENSO”
(appercezione trascendentale)
L’ “io penso” non si identifica nemmeno con
il mio io (“io empirico”), ma è la condizione
di possibilità di ogni autocoscienza.
È lecito applicare le categorie all’ambito dell’esperienza?
• Ogni conoscenza implica un processo di unificazione:
– Le intuizioni devono essere unificate in oggetti
– Gli oggetti devono essere connessi tra di loro
• L’unificazione non può venire dalla sensibilità (che è
puramente passiva e si limita a fornirci le intuizioni), , ma
dall’intelletto
• Il principio di ogni unificazione (e di ogni oggetto) è
l’appercezione trascendentale (“io penso”)
→ Ogni oggetto (e anche ogni soggetto empirico) implica l’“io
penso”
“IO PENSO”
(appercezione trascendentale)
Che rapporto c’è tra l’ “IO PENSO” e le categorie?
“IO PENSO”
(appercezione trascendentale)
Le categorie sono le condizioni del pensiero, attraverso
cui si svolge ogni possibile unificazione, quindi l’“IO
PENSO” si esplica attraverso le categorie
“IO PENSO”
(appercezione trascendentale)
CATEGORIE
Le categorie sono le condizioni del pensiero, attraveso
cui si svolge ogni possibile unificazione, quindi l’“IO
PENSO” si esplica attraverso le categorie
È lecito applicare le categorie all’ambito dell’esperienza?
• Ogni conoscenza implica un processo di unificazione:
– Le intuizioni devono essere unificate in oggetti
– Gli oggetti devono essere connessi tra di loro
• L’unificazione non può venire dalla sensibilità (che è
puramente passiva e si limita a fornirci le intuizioni), , ma
dall’intelletto
• Il principio di ogni unificazione (e di ogni oggetto) è
l’appercezione trascendentale (“io penso”)
→ Ogni oggetto (e anche ogni soggetto empirico) implica l’“io
penso”
• L’ “io penso” si articola attraverso le categorie (funzioni del
pensiero, funzioni unificanti)
→ Ogni oggetto implica le categorie
“IO PENSO”
(appercezione trascendentale)
CATEGORIE
“IO PENSO”
(appercezione trascendentale)
CATEGORIE
Gli oggetti della nostra conoscenza non sono le cose in sé
(non esistono indipendentemente da noi che li
conosciamo)
“IO PENSO”
(appercezione trascendentale)
CATEGORIE
Gli oggetti della nostra conoscenza sono costituiti dall’
“IO PENSO”, che unifica le nostre intuizioni…
“IO PENSO”
(appercezione trascendentale)
CATEGORIE
Nell’unificare le nostre intuizioni, l’ “IO PENSO” non
agisce arbitrariamente, ma in base ad una regola…
“IO PENSO”
(appercezione trascendentale)
CATEGORIE
…sono proprio le categorie a fornire questa regola…
È lecito applicare le categorie all’ambito dell’esperienza?
• Ogni conoscenza implica un processo di unificazione:
– Le intuizioni devono essere unificate in oggetti
– Gli oggetti devono essere connessi tra di loro
• L’unificazione non può venire dalla sensibilità (che è
puramente passiva e si limita a fornirci le intuizioni), , ma
dall’intelletto
• Il principio di ogni unificazione (e di ogni oggetto) è
l’appercezione trascendentale (“io penso”)
→ Ogni oggetto (e anche ogni soggetto empirico) implica l’“io
penso”
• L’ “io penso” si articola attraverso le categorie (funzioni del
pensiero, funzioni unificanti)
→ Ogni oggetto implica le categorie
→ È lecito applicare le categorie all’ambito dell’esperienza
È lecito applicare le categorie oltre l’ambito dell’esperienza?
• Le categorie, in quanto concetti, producono conoscenze solo
se applicate ad intuizioni (cfr. “i concetti senza intuizioni sono
vuoti”)
• Non siamo in grado di intuire gli oggetti direttamente con
l’intelletto
→ L’unica forma di intuizione di cui disponiamo è quella
sensibile
→ Siamo in grado di applicare le categorie solo all’ambito
dell’esperienza
→ Non è
lecito applicare le categorie oltre l’ambito
dell’esperienza
Le domande di Kant in merito a “Che cosa posso conoscere?”
-Le scienze procedono in maniera lineare, approdando sempre a
nuove conoscenze
Gli oggetti dell’esperienza presuppongono strutturalmente l’ “io
-La metafisica sembra procedere “a tentoni”, continua a porsi sempre
penso”, che si articola nelle categorie, tra cui ci sono anche
gli stessi problemi, senza approdare a conclusioni definitive
quelle di “sostanza” e di “causa”
→ È possibile una metafisica fondata scientificamente?
-Le scienze empiriche fanno uso di nozioni (come le quelle di
sostanza e di causa) che non derivano dall’esperienza.
→Chi ci autorizza ad applicare all’esperienza queste nozioni?
→ Se anche si rivela lecito applicare le nozioni di sostanza e di causa
all’ambito dell’esperienza, questo ci autorizza ad applicarle oltre
l’ambito dell’esperienza (parlando, ad esempio, di Dio
come causa prima o dell’anima come sostanza pensante?)
→ Se non è possibile spingersi oltre l’ambito dell’esperienza, che
senso ha la naturale tendenza degli uomini a farlo?
→ Se non
è possibile
spingersi
oltreapplicate
l’ambito dell’esperienza,
Le categorie
possono
essere
solo agli oggetticome
di
mai alcune argomentazioni sembrano
dimostrare in maniera
esperienza
convincente l’esistenza di Dio o l’immortalità dell’anima?
→NECESSITÀ DI UNA CRITICA DELLA RAGION PURA
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la deduzione trascendentale delle categorie