AFGHANISTAN
ACCENNI
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L'Afghanistan è uno Stato di 647.500 km² e di 31.889.923 abitanti stimati al luglio 2007. [2] La sua
capitale è Kabul e La religione è quella musulmana. . È un paese privo di sbocchi sul mare e
prevalentemente montuoso, ècaratterizzato da un inverno rigido e un'estate torrida.
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Kabul, in passato nota come la "crocevia dell'Asia centrale", si trova in un punto di connessione
davvero unico nel quale numerose civiltà eurasiatiche hanno interagito e spesso combattuto e che
fu un importante teatro delle prime attività della storia. Questo paese è soggetto ad una guerra che
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Ufficialmente, la guerra è stata la reazione degli Stati Uniti all'attacco delle Twin Towers,
adducendo come motivazione che i terroristi che avevano programmato, finanziato e realizzato il
piano per gli attacchi nel famoso 11/9 fossero rintanati in Afghanistan e che minacciavano
ulteriormente la sicurezza nazionale statunitense. Successivamente, dopo le critiche della
comunità internazionale, gli U.S.A. sono riusciti a convincere ONU e NATO che la minaccia fosse
globale e per questo sono impegnate in questo conflitto tutte (o quasi) le nazioni del Patto
Atlantico.
In realtà, dopo anni di inutile conflitto, sono varie le ipotesi che vengono formulate da
"complottisti", come ad esempio le risorse naturali, il controllo del traffico dell'oppio, etc. Tutte
teorie ma come spesso accade, senza uno straccio di prova.
L'unica cosa certa è che in un territorio arido e non urbanizzato come l'Afghanistan condurre una
guerra era un suicidio evidente, sacrifici di vite umane da parte degli alleati e dei civili che già
versavano in condizioni di arretratezza rurale e povertà prima del 2002..Altre motivazioni
potrebbero essere il petrolio e la fabbrica di armi.
CONTRO DONNE E BAMBINI..
Nelle province innumerevoli sono gli episodi
di violenza contro le donne e la popolazione.
In un recente rapporto Amnesty International
ha dichiarato che "a due anni dalla fine del
regime talebano la comunità internazionale e il
governo provvisorio afghano non sono stati in
grado di garantire la sicurezza alle donne. Il
rischio di rapimenti e violenza sessuale da
parte di miliziani appartenenti a fazioni armate
è ancora altissimo. I matrimoni forzati,
soprattutto per le bambine e il tasso di violenza
familiare ai danni delle donne è ancora
diffusissimo in molte aree".
I maltrattamenti subiti spingono molte donne ad
immolarsi, dandosi fuoco. Una commissione
governativa, inviata a Herat per indagare il
fenomeno, ha accertato che nell'ultimo
semestre almeno 52 donne si sono date fuoco,
la più giovane era una ragazza di 13 anni che
ha deciso di morire per sfuggire al matrimonio
impostole dalla famiglia.
Anche a Farah, dall'agosto 2003 a oggi, si
sono verificati più di 80 casi di
autoimmolazione. Il problema è che,
nonostante la Costituzione riconosca pari diritti
alle donne e sia aumentato il numero delle
ragazze e delle bambine che frequentano la
scuola, oggi, in molte province
dell'Afghanistan, la condizione delle donne non
è molto diversa dal passato. La maggior parte
del territorio infatti non è sotto il controllo del
governo, ma dei signori della guerra, che sono
fondamentalisti e misogini come i talebani.
Suraya Sobath Rang, membro del Ministero
degli affari femminili, dice che in queste regioni
del paese la situazione delle donne è
veramente terribile: matrimoni forzati, famiglie
che vendono le figlie per pagare i debiti, donne
che sono sistematicamente picchiate, pratica
del "bad blood-price", secondo la quale le
donne sono cedute come risarcimento di
crimini commessi da un maschio della loro
famiglia.
Amina Safi Afzalidella Commissione afghana
per i diritti umani, a sua volta ha sottolineato
che la tragedia dell'autoimmolazione non è mai
stata così ricorrente come in questi ultimi
tempi. Dopo la caduta dei taleban alle donne
era stata promessa la libertà, ma in questi due
anni e mezzo esse hanno constatato che si è
trattato di una grande menzogna perché la loro
condizione non è affatto cambiata e allora sono
pronte a darsi fuoco per mostrare alla società
che le donne, non godendo di alcun diritto, non
hanno ragioni per vivere.
Anche a Pagham, poco lontano da Kabul, il fondamentalista Sayyaf impone un regime locale terribile. Le
donne devono rimanere a casa, non possono lavorare, né fare la spesa al bazar. Di notte le sue truppe
arrivano nei quartieri occidentali della capitale per rubare e violentare le donne , la polizia è troppo spaventata
per fermarle e gli uomini dell'Isaf non intervengono.
L'altra parte della popolazione duramente colpita dalla violazione dei diritti umani sono i bambini. Secondo il
portavoce delle Nazioni Unite in Afghanistan, negli ultimi cinque mesi del 2003, sono stati rapiti 300 bambini;
un'indagine condotta su 85 di questi casi attesterebbe che il destino dei bambini rapiti è l'asportazione di
organi commercializzati all'estero, o la riduzione in schiavitù in fabbriche dei paesi arabi, soprattutto in Arabia
Saudita.
Secondo HRW, il comportamento dell'Onu appare quanto meno discutibile. Decidendo di "non forzare la
mano", non ha avviato alcuna procedura nei confronti dei signori della guerra, che in passato si sono
macchiati di crimini contro l'umanità e tuttora continuano a calpestare i diritti umani, e non ha nemmeno
sostenuto in modo adeguato la Commissione indipendente afghana per i diritti umani che aveva istituito dopo
gli accordi di Bonn.
Lo stesso Kofi Annan, in un rapporto pubblicato dall'ONU nel dicembre 2003, ha dichiarato:" La criminalità
incontrollata, gli scontri tra le fazioni e tutte le attività collegate al traffico di droga hanno avuto un impatto
negativoLa comunità internazionale deve decidere se vuole aumentare il proprio coinvolgimento in
Afghanistan o rischiare il fallimento totale". La violenza, un sistema sanitario inefficiente e la povertà fanno
dell'Afghanistan il paese più pericoloso per le donne
UN PAESE COLPITO DALLA POVERTÀ E DAL
NARCOTRAFFICO
In un paese che non ha risolto il problema della sicurezza, l'economia nazionale non può decollare. La
ricostruzione diventa un miraggio, se la guerra continua, se le bande armate spadroneggiano con furti e
rapine, se i governatori locali si arricchiscono, riscuotendo dazi e tasse illegali, se le mine insidiano il
terreno, se la produzione dell'oppio, che la Costituzione vieta (cap.1, art.7), è arrivata a coprire il 50%
dell'intero PIL del paese .
Mentre la povertà e la disoccupazione dilagano, il traffico di droga trionfa e arricchisce i signori della
guerra.
Nel 2003 l'Afghanistan ha prodotto 3.600 tonnellate di oppio, con un incremento del 6% rispetto all'anno
precedente, pari al 76% della produzione mondiale. La coltivazione occupa 1.700.000 contadini, su una
popolazione di circa 24.000.000 di abitanti ed è diffusa in 28 delle 32 province del Paese, dieci in più
rispetto al 1999.
Altro ostacolo alla ricostruzione è la presenza di mine antipersona, che rende difficile anche la ripresa
dell'agricoltura. Sono disseminate su un'area di 780 chilometri quadrati, di cui solo 260 bonificati. Altissimi
sono i costi di bonifica: se una mina si acquista con 3-5 dollari, toglierla costa circa cento volte di più.
Nel marzo del 2004 a Berlino si è tenuta una nuova conferenza internazionale dei paesi donatori, ai quali
Karzai ha chiesto 27.5 miliardi di dollari per i prossimi 7 anni e dai quali ha ottenuto 8,2 miliardi di dollari,
erogabili tra il 2004 e il 2007.
Gli aiuti stanziati arrivano con una lentezza esasperante e ben poco viene speso per le infrastrutture
fondamentali (strade, centrali elettriche, ripristino della rete idrica) e per i servizi di base. Oggi la ripresa
economica riguarda quasi esclusivamente la capitale, ma si tratta di una ripresa artificiosa, dipendente
dalla presenza delle organizzazioni internazionali, che fa lievitare i prezzi, causando una iper -inflazione.
Intanto a Kabul gli afghani sono buttati fuori dalle loro case di fango per dare spazio a costruzioni di lusso
che non potranno abitare mai.
Il divario tra ricchi (pochi) e poveri si approfondisce sempre di più, i lavori onesti non bastano per vivere e
la gente si arrangia come può.
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