La valutazione delle
politiche per l’impiego:
gli incentivi alle imprese
Evidenze, sfide e indicazioni per la nuova programmazione FSE
Pilot Projects to carry out ESF related
Counterfactual Impact Evaluations
Roma, 13 Maggio 2015
Il contesto istituzionale
• Gli incentivi per l’occupazione rivestono tradizionalmente un ruolo di
primo piano tra le politiche attive in Italia:
 intervento di politica attiva più finanziato in Italia
 unico intervento che per finanziamento supera la media EU28
Allocazione in % PIL (2011)
Tipologia intervento
Media EU28
Italia
Servizi al lavoro
Formazione
Incentivi all'occupazione
Incentivi alla creazione di impresa
Altre politiche attive
0.21
0.20
0.11
0.04
0.13
0.03
0.14
0.15
0.01
0.01
Totale politiche attive
0.69
0.34
Politiche passive
1.20
1.36
Totale politiche del lavoro
1.89
1.70
Fonte: Commissione Europea (DG Lavoro e Politiche Sociali)
Il contesto istituzionale
Spesa in incentivi all'occupazione
(% PIL)
0.25
0.23
0.21
0.19
0.17
0.15
EU28
0.13
Italia
0.11
0.09
0.07
0.05
2005
2006
2007
2008
Fonte: Commissione Europea (DG Lavoro e Politiche Sociali)
2009
2010
2011
2012
Il contesto istituzionale
• Gli incentivi all’occupazione sono stati tradizionalmente usati
come strumento per promuovere l’occupazione di gruppi
target specifici (i.e. giovani, donne, lavoratori svantaggiati, in
regioni meno sviluppate, …)
• Esempi di normativa nazionale:
 Legge 223/1991 (“mobilità”): oltre a un’indennità, introduce sgravi
contributivi per le imprese che assumono disoccupati iscritti nelle
“liste di mobilità”
 Legge 92/2012: prevede sgravi contributivi per imprese che assumono
individui socialmente svantaggiati
 Decreto Interministeriale 243/2012: introduce incentivi per
l’assunzione di donne e giovani (sotto I 30 anni di età)
Il contesto istituzionale
• Più recentemente, in seguito alla crescita del dualismo del
mercato del lavoro, gli incentivi all’occupazione sono sempre
più usati come strumento per promuovere la diffusione dei
contratti a tempo indeterminato
• Esempi di normativa nazionale:
 Legge 388/2000 (Legge di Stabilità 2001): introduce credito d’imposta
per le imprese che assumono a tempo indeterminato
 Legge 99/2013: introduce incentivi per imprese che assumono a
tempo indeterminato giovani o percettori dell’ASpI, e che trasformano
a tempo indeterminato i contratti a termine di lavoratori giovani
 Legge 190/2014 (Legge di Stabilità 2015): alloca €3.5 mld per le
assunzioni e le trasformazioni a tempo indeterminato
Le evidenze empiriche disponibili
• Confrontando l’evidenza nei paesi OCSE, Martin (2015)
sottolinea che i risultati di micro-valutazioni trovano spesso
un impatto positivo degli incentivi alle assunzioni
• ma sono anche associati a:
 forti «deadweight losses» (costi sostenuti per ottenere
cambiamenti che si sarebbero realizzati anche in assenza
dell’incentivo) e
 «crowding-out/substitution effects» (cambiano soggetti e tempi
di hiring, ma gli effetti complessivi non sono significativi)
• L’OCSE (2014) indica che l’impatto di politiche sulla
domanda di lavoro diminuisce durante le fasi recessive del
ciclo, mentre la formazione dei lavoratori è più efficace
Le evidenze nazionali
I risultati delle valutazioni realizzate in Italia mostrano che gli impatti
variano tra le varie misure oggetto di valutazione in base alla
dimensione della politica (nazionale o locale), il contesto
macroeconomico, e il disegno valutativo.
• Paggiaro e Trivellato (2002) e Rettore et al. (2008): (1) gli sgravi
contributivi per le imprese che assumono disoccupati iscritti alle “liste di
mobilità” (Legge 223/1991) hanno un impatto modesto sulle probabilità
occupazionali; (2) l’indennità di mobilità ha un impatto negativo sulle
probabilità di re-inserimento dei lavoratori più anziani («lock-in effect»)
• Cipollone e Guelfi (2006) studiano l’impatto del credito di imposta per le
imprese che assumono a tempo indeterminato (Legge 388/2000) e
trovano un impatto positivo sulle probabilità di assunzione a tempo
indeterminato di giovani qualificati che sarebbero stati assunti con
contratti a termine in assenza della misura. L’incentivo può riuscire a
modificare la tipologia del contratto di lavoro.
Le evidenze nazionali
• Battiloro e Mo Costabella (2011) studiano l’impatto di 2 interventi
FSE nella provincia di Torino nel 2007. I risultati mostrano che
incentivi per la conversione di contratti a termine hanno un impatto
modesto, raggiungendo imprese che avevano già l’intenzione di
stabilizzare un lavoratore. Gli incentivi possono risultare in sussidi
alle imprese.
• Ciani e De Blasio (2014) e Anastasia et al. (2013) studiano l’effetto in
Veneto della Legge 214/2011 in favore dell’occupazione stabile di
donne e giovani. Entrambi gli studi individuano un impatto positivo
della misura, anche se i primi trovano un impatto più basso (circa
80% conversioni in più a causa della riforma) che i secondi (circa
100%). La differenza nelle stime di impatto tra i 2 studi non
dovrebbe sorprendere ma semplicemente ricordare che il disegno
valutativo può influenzare le stime di impatto.
Alcune riflessioni conclusive
• Gli incentivi alle assunzioni sono al centro del dibattito
europeo sulle azioni di policy da attuare per stimolare la
domanda di lavoro e aumentare l’occupazione
• L’evidenza empirica disponibile indica che tali politiche
possono sia avere impatti positivi sull’occupazione, ma
anche che risolversi nel «premiare» imprese che
comunque avrebbero agito nello stesso modo anche in
assenza dell’intervento
• La produzione di stime di impatto eterogenee in studi
diversi che valutano la stessa misura indica la rilevanza
dell’approccio valutativo adottato
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