Graziella Proto
Graziella Proto nacque a Paternò subito dopo la
guerra, quando certi conflitti politici e sociali non
si erano ancora sanati. Fin dalla sua infanzia
mostrò una bellezza non comune e un certo gusto
che la portarono ad essere definita la parigina. Una
delle figure più importanti della sua infanzia fu il
nonno Nino, un vecchio comunista, che viveva
sempre nascosto per paura di essere bastonato dai
fascisti. Da lui Graziella apprese tante cose, i suoi
valori prima di tutto: pane e dignità. Anche dopo il
fascismo per lui non era stato facile trovare lavoro
perché uno che stava con i comunisti a Paternò
non lo avvicinava nessuno. Graziella Proto era
orgogliosa di quel modo di vivere. L'altro nonno
era il suo opposto:bella vita, quattrini, ballerine.
Un altro punto di riferimento forte era stata la
nonna materna che le diceva sempre: «Fai sempre
quello che credi giusto, ma non ti mettere mai in
prima fila». Graziella venne presto a contatto con
le diverse esperienze della contestazione
studentesca.
All’università di Catania era sempre in
prima linea fra i giovani che organizzavano
le manifestazioni studentesche e le
occupazioni. Con i giovani Sessantottini
riuscì a ottenere gli esami mensili e
l'alloggio per gli studenti. Scelse la facoltà
di biologia. Dopo la laurea andò a lavorare
in una clinica dove fu coinvolta nel braccio
di ferro fra l’azienda e gli infermieri che
protestavano per turni di lavoro
massacranti. Fu costretta ad andare via, ma
senza rinunciare prima a portare a termine
vittoriosamente la vertenza. Rientrò,
quindi, nuovamente all’università ma
questa volta come ricercatrice all'istituto di
patologia dove si occupò di oncologia.
Dopo aver conseguito la specializzazione,
lavorò per undici anni come ricercatrice
precaria all’università. Cominciò a fare
supplenze e politica attiva a sostegno della
gente povera, gli emarginati.
Graziella Proto durante una conferenza
Locandina de «I Siciliani», la famosa rivista di Giuseppe Fava
In un corso per insegnanti sulla
storicizzazione del fenomeno mafioso
conobbe Pippo Fava che aveva appena finito
l’esperienza del Giornale Del Sud e stava per
iniziare l’avventura editoriale con il mensile I
Siciliani. Il mensile era davvero lo specchio
delle sue opinioni. I suoi articoli
“scombinavano” la palude dell'informazione
di quegli anni. Cercava collaboratori e lei gli
sembrò adatta a questo lavoro. A Paternò fu la
prima donna in Consiglio comunale con il
PCI. Cinque anni dopo fu rieletta con
Rifondazione Comunista. Pippo credeva che
prima o poi l'avrebbero gambizzato, ma
Graziella ci rideva sopra. Graziella Proto,
laureata in biologia, si occupò di ricerca
oncologica fino al 5 gennaio del 1984, giorno
dell'omicidio di Giuseppe Fava. La stessa
mattina abbandonò la carriera universitaria, si
recò alla redazione de I Siciliani con cui
collaborava e ne divenne amministratrice.
Copertina di Casablanca, la rivista diretta da
Graziella Proto
Il giorno in cui fu ammazzato Fava, Graziella
andò all'obitorio e quando lo vide, sentì il
dovere di continuare il suo lavoro editoriale
che non lasciò più. Fu sommersa dai debiti e
dalle bollette per mancanza di “ossigeno”,
cioè di quella pubblicità, indispensabile per la
vita di qualunque giornale, senza la quale, a
meno dei finanziamenti che si possono
ottenere solo piegandosi al sistema di potere,
nessuna iniziativa di questo tipo può
sopravvivere Purtroppo i giornali non si
fanno con la solidarietà, con i comunicati e le
strette di mano. Ci vogliono i giornalisti è
vero, ma ci vogliono pure i soldi. Il gruppo da
lì a poco cominciò a frantumarsi perché
mancava Fava a tenere unita la redazione e
perché in cassa non c'era una lira. Nel 1990
arrivò il fallimento dei Siciliani. Graziella
Proto è stata sempre una giornalista senza
paura e non ha esitato a mettere a rischio
tutto per difendere l’informazione libera in
cui ha sempre creduto
Allegorica copertina della rivista
Nel 2001 ha creato il giornale Casablanca,
insieme a Riccardo Orioles, Lillo Venezia e ad un
gruppo di giovani giornalisti impegnati.
Casablanca continuò il filone di denuncia di
mafie e corruzioni inaugurato da I Siciliani. Ma
fare un giornale è facile ma gestirlo nel tempo è
difficile : sommersa dai debiti e dalle scoperture
bancarie Graziella e la redazione sono costrette a
chiudere. Dal 2006 Graziella ci riprova con Le
Siciliane : una casa editrice che riprende a
pubblicare Casablanca. Cartaceo nei primi due
anni, oggi pubblicato solo online , il giornale è
uno strumento di informazione anti mafiosa ma,
o forse per questo, incontra notevoli difficoltà
economiche che mettono a rischio la sua
sopravvivenza. Graziella si è stancata, ma si sente
ancora battagliera, sebbene psicologicamente
perdente.
“ Nel momento in cui ho pensato di mollare,
sono arrivati tanti abbonamenti. E allora so che
non posso lasciare. E devo trovare altre strade.
Pur di salvare questa storia ho deciso che sarò
meno superba. E se ho diritto a qualche cosa da
parte delle istituzioni me la devono dare.
L'antimafia questa volta non deve fallire”.
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