1910
inizio della presenza delle PSSF
“ da 15 anni le Rev. Suore dell' ordine su citato (…) reggono l’ Ospizio dei
Vecchi in Viterbo stesso: in seguito venne loro affidato un asilo pei
bimbi poveri ed abbandonati: poi un laboratorio per le Giovani Operaie.
In tempo della terribile epidemia del 1918 (spagnola) accettarono,
fondandovi nuovo reparto di suore infermiere, di assistere, rinchiuse e
segregate nel lazzaretto, i poveri degenti. Passata l’epidemia,
continuarono e continuano l’assistenza agli ammalati a domicilio. Nel
1919 (…) fondarono un ospizio-ricovero in Viterbo per detti orfani dai 2
ai 12 anni.”
( lettera della Madre Maria al Direttore Gen. Del Fondo per il Culto -8/11/1925 )
1918
Avvio di una nuova missione nel quartiere San Pellegrino a
seguito della richiesta di don Angelo Lombardi, parroco del rione,
per aprire un reparto di suore infermiere.
1919
Le suore fondano un ospizio-ricovero per orfani dai 2 ai 12 anni.
1919 a 1925
La situazione si complica: l’attività diventa sempre più
impegnativa mentre i luoghi si rivelano inadeguati ed
insufficienti perché don Angelo Lombardi intende utilizzare gli
ambienti per altre finalità.
Per giungere allo scopo di trasferire l’opera dal quartiere San
Pellegrino al Monastero di Santa Rosa, il cammino è molto
difficile e complesso, come testimonia la fitta corrispondenza e la
documentazione tra il 1925 e il 1926.
“Già da tempo sentiamo il bisogno di avere una casa propria nell’Italia centrale, al fine si
svolgere più facilmente la nostra azione. Ora a raggiungere tale scopo avremo pensato a
Viterbo, graziosa cittadina, ospitale, religiosa, salubre. Non nascondo che oltre queste
ragioni, altre ve ne sono che spiegano e giustificano la nostra preferenza per Viterbo. In
primo luogo la vicinanza di Roma. Secondariamente la possibilità di tenere in una casa
nostra tante suore infermiere quante ne occorrono per soddisfare alle continue richieste
per l’assistenza dei malati a domicilio. Infine ci piacerebbe tanta Viterbo per metterci
nella patria di S. Rosa che, terziaria francescana, non solo veneriamo come santa, ma
amiamo come sorella. (…) Perdoni, Eminenza, se ho mancato di discrezione scrivendo
troppo. Due cose spiegano tutto. Il desiderio che abbiamo di fare del bene e la fiducia
grandissima nella paterna protezione dell’Eminenza Vostra”.
Lettera della Madre Generale del 30 Marzo 1925 indirizzata al
Vescovo di Viterbo e Tuscania, Emidio Trenta
Aprile
primi contatti con il Card. De Lai, Vescovo di Sabina e Protettore
dell’Istituto, per l’acquisto dello stabile. Ci sono difficoltà perché i
Vescovi vicini volevano il Monastero per farne un Seminario. Le
suore trovano sostegno in don Pietro Schien, parroco di
Sant’Andrea, che si rende disponibile per le pratiche necessarie.
Nov. – Dic.
in questi mesi si verifica il periodo più intenso di trattative che
porterà alla cessione dello stabile nel Febbraio dell’anno seguente.
Le persone interessate dalla frequente corrispondenza sono:
•La Madre Generale
•il sig. comm. A. Susca (Direttore Generale del fondo per il culto),
•suor Giselda Dalla Vecchia (prima superiora della nuova comunità),
•don Pietro Schien,
•il Cardinale De Lai,
•Mons. Emidio Trenta (vescovo di Viterbo e Tuscania),
•l’on. Senatore del Regno prof. Luigi Montresor
Gen. – Feb.
sono i mesi in cui si realizza l’inizio dell’opera a Santa Rosa
18 gennaio la Sacra Congregazione dei Religiosi da il permesso
alle Piccole Suore della Sacra Famiglia
27 gennaio viene stipulata la Convenzione tra le monache e le
suore
11 febbraio le Piccole Suore finalmente prendono possesso dei
locali. Dallo scambio epistolare della superiora della casa con la
Madre, è facilmente deducibile le attività della comunità: l’asilo
infantile, la scuola di lavoro e l’assistenza domiciliare ai malati
1927
L’Opera Maternità ed Infanzia affida alle suore 30 bambine orfane
e abbandonate, dando avvio all’orfanotrofio. In breve tempo il
numero dei bambini sale a 70 e viene aperta una scuola –
laboratorio
1930
1931
Apertura di un doposcuola
il 29 aprile l’Amministrazione Provinciale sottoscrive la rinuncia
dell’immobile a favore delle Piccole Suore della Sacra Famiglia
 Risposta ai bisogni materiali del “povero popolo”
 Presenza nel Lazio e vicinanza a Roma
 Desiderio di fare del bene
 Francescanesimo
 Fiducia nella Provvidenza
 Intraprendenza nel cercare aiuti ed appoggi
 Apertura a tutte le necessità del territorio
(ambito istruttivo-educativo e assistenziale–sanitario)
 Fitto scambio epistolare con i superiori maggiori
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