di Giacomo Leopardi
Giulia Marchesini
II A
Fotografie ed Arrangiamento Musicale realizzati da:
Giulia Marchesini
L’Infinito fa parte degli Idilli, piccoli quadretti d’ispirazione greca, scritti
tra il 1819 e il 1821. Essi comprendono, inoltre, Alla luna, La sera del dì
di festa, Il sogno e La vita solitaria, caratterizzati dal linguaggio
colloquiale e da tematiche intime e autobiografiche.
L’Infinito costituisce l’esaltazione di
sensazioni massimamente poetiche in quanto
capaci di suscitare l’immaginazione, così
come intesa dal poeta, che permette di
rappresentarsi nella mente, quel piacere
“infinito” che non esiste nella realtà.
Leopardi stesso infatti, nello Zibaldone,
annota che il piacere infinito non si può
trovare nella realtà ma nell’immaginazione,
dalla quale derivano la speranza e le
illusioni. L’Infinito coincide, quindi, con lo
slancio vitale, con la tensione dell’uomo
verso una felicità che non potrà mai
raggiungere,
perché
si
scontra
inevitabilmente con i limiti imposti dalla vita
umana: lo spazio, il tempo, la morte.
La poesia può essere divisa
in due parti: nella prima (vv.
1-8),
l’immaginazione
viene sollecitata da un
ostacolo, ossia dalla siepe
che impedisce di guardare
oltre l’orizzonte, quindi dà
l’idea
spaziale,
di
un
ossia
infinito
di
spazi
senza fine in cui regnano un
silenzio e una calma così
profondi da sembrare irreali.
Nella seconda parte (vv. 8-15), invece, una sensazione uditiva, ossia il rumore del vento tra le
piante, suscita l’idea di un infinito temporale, l’”eterno”. Si tratta, però, di un “infinito” che non
ha nulla di trascendente, bensì fa parte dal reale per aprirsi all’immaginazione: i dati sensoriali
concreti danno lo stimolo per andare oltre. Il poeta, inizialmente, di fronte all’infinito spaziale
prova sgomento, poi, nell’ultimo verso, annega dolcemente nell’immensità dell’infinito.
Nei suoi 15 versi endecasillabi
sciolti disposti in una sola strofa,
Leopardi manca di rime. Le parole
chiave sono essenzialmente molto
legate al pensiero pessimistico di
Leopardi. Con “L’infinito” inizia
quel periodo in cui la bellezza e il
piacere consistono nel vago e
nell’indefinito:
(v.3
“ultimo”
“esclude”; v.4 “interminati”; v.10
“infinito”; v.11 “eterno”;
v.14
“immensità).
L’autore
considera
l’immaginazione come unico
mezzo per avvicinarsi a quella
felicità irraggiungibile. E ciò che
stimola tale immaginazione, in cui
l’uomo
trova
l’illusorio
appagamento al suo bisogno di
infinito, è tutto quello che è,
appunto, vago e indefinito.
Si viene a costituire una vera e
propria teoria del visione dove
le immagini in quanto vaghe e
indefinite,
suscitano
delle
piacevoli
sensazioni;
contemporaneamente
si
definisce anche una teoria del
suono, in cui Leopardi elenca
una serie di suoni suggestivi
sempre perché vaghi.
Leopardi, inoltre,considera “la
rimembranza”
essenziale,
perché la poesia altro non é che
il recupero attraverso la
memoria delle immagini che
hanno suscitato sensazioni
nella fanciullezza.
Figure retoriche
V
X
“Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma, sedendo e mirando, interminati
spazi di lá da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo; ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce.
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Cosí tra questa
immensitá s’annega il pensier mio; e il
naufragar m’è dolce in questo mare.”

Enjambements
(separa due parole disponendole in versi
successivi, costringe ad una pausa ed al
prolungamento della lettura): vv. 2-3; vv. 4-5;
vv. 5-6; vv. 8-9; vv. 9-10; vv. 13-14;

Anastrofi
(o inversione, si verifica quando appunto si
inverte l’ordine delle parole rispetto all’uso più
comune):
v. 1: “sempre caro mi fu quest’ermo colle”;
vv. 4-7: “interminati / spazi di là da quella, e
sovrumani /silenzi, e profondissima quiete / io
nel pensier mi fingo”;
vv. 8-9: “il vento / odo stornir”;
v. 14: “s’annega il pensier mio”;

Iperboli
(esprime un concetto con termini volutamente
eccessivi):
vv. 4-5: “interminati/ spazi”;
vv. 5-6: “sovrumani/ silenzi”;
v. 6: “profondissima quiete”;

Onomatopea
(riprodurre suoni presenti in natura)
v. 9: “stormir”;
Figure retoriche
V
X
“Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma, sedendo e mirando, interminati
spazi di lá da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo; ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce.
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Cosí tra questa
immensitá s’annega il pensier mio; e il
naufragar m’è dolce in questo mare.”

Polisindeti
(ogni elemento di un elenco viene preceduto da
una congiunzione)
vv. 5-6: “e sovrumani / silenzi, e profondissima
quiete”;
vv. 11-13: “e mi sovvien l’eterno, / e le morte
stagioni, e la presente / e viva e il suon di lei”;

Metafora
(sostituire un termine che indica la caratteristica
condivisa da due termini con il nome del
secondo termine)
v. 15: “e il naufragar m’è dolce in questo mare”;

Ossimoro
(accostamento di tue termini di senso opposto e
contrastante)
v. 15: “il naufragar m’è dolce”;

Antitesi
(accostamento di tue parole o frasi opposte)
vv. 2-5: “questa siepe”, “di là da quella”;
vv. 9-10: “quello/ infinito silenzio a questa
voce”;
vv.
12-13: “e le morte stagioni, e la presente/ e
viva”.
Figure retoriche
V
X
“Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma, sedendo e mirando, interminati
spazi di lá da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo; ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce.
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Cosí tra questa
immensitá s’annega il pensier mio; e il
naufragar m’è dolce in questo mare.”
Allitterazioni
(ripetizioni degli stessi suoni all’inizio o alla fine di
più parole)
della /s/ : vv. 5-6: “Spazi di là da quella,
e sovrumani/Silenzi, e profondissima quiete”;
della /a/: “parte”, “tanta“, “interminati”, “spazi”,
“sovrumani”, “mirando”, “comparando”,
“immensità“, “naufragar”, “mare”;
della /r/: “sempre”, “caro”, “ermo”, “parte”,
“orizzonte”, “guardo”, “mirando”, “interminati”,
“sovrumani”, “pensier“, “cor“, “spaura”, “stormir“,
“comparando”, “eterno”, “morte”, “presente”,
“naufragar“, “mare”.
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L*infinito