La mediazione culturale
Cosa fa un mediatore culturale
• Il Mediatore culturale svolge attività di mediazione tra
cittadini immigrati e la società locale, promuovendo,
sostenendo e accompagnando entrambe le parti:
• - nella rimozione delle barriere culturali e linguistiche;
• - nella promozione sul territorio della cultura di
accoglienza e dell’integrazione socioeconomica;
• - nella conoscenza e nella pratica dei diritti e dei doveri
vigenti in Italia, in particolare nell’accesso e nella
fruizione dei servizi pubblici e privati.
Da quale bisogno nasce la
mediazione?
• L’operatore – (sportellista, insegnante,
professionista, assistente sociale, etc.) non
riesce a rispondere efficacemente alle
richieste del cittadino proveniente da un
gruppo culturale diverso per motivazioni
disparate
Da cosa deriva il bisogno della
mediazione?
• Come interpretare più a fondo questo bisogno?
• Prima di tutto tenere conto della necessità di
uscire dalle cornici di cui siamo parte e che sono
parte di noi. Bisogna fare attenzione a non
scambiare la cultura dell’altro con la
rappresentazione che ci facciamo della sua
diversità . Importante è anche la
rappresentazione che l’altro allestisce per noi,
secondo quelle che immagina siano le nostre
aspettative
Cosa può fare un mediatore?
• 1. Il mediatore culturale non è l’esperto di intercultura cui
demandare tutto ciò che concerne l’educazione
interculturale e l’integrazione dei bambini non autoctoni
• 2. Non è pensabile che tutte le funzioni della mediazione
siano svolte da una sola persona che peraltro dovrebbe
possedere abilità e capacità illimitate.
• 3. Non è legittimo delegare in toto al mediatore il ruolo di
agente, principale o esclusivo, del cambiamento sociale.
• 4. La mediazione cognitiva (ovvero la presenza costante di
un mediatore culturale in una classe in cui vi siano molti
bambini di etnica minoritaria ad affiancare il lavoro
dell’insegnante) è una funzione non solo difficilmente
realizzabile ma nemmeno auspicabile.
Competenze del mediatore
culturale
Intermediario non in situazioni di conflitto ma piuttosto di incomunicabilità.
Facilita la comunicazione e la comprensione tra persone di culture differenti e
risolve eventuali malintesi
E’ una figura ponte tra una cultura e lingua con i suoi significati e realtà diverse
verso un’altra cultura e lingua con i suoi significati e realtà diverse
In ambito educativo per D.Demetrio “ colui o colei che, in quanto membri della
comunità di appartenenza dei bambini, hanno il compito che queste non vengano
del tutto disperse e di farle conoscere ai bambini italiani”.
Per quanto riguarda l’insegnamento dell’italiano come L2, va sottolineato che il
mediatore culturale non ha le competenze specifiche in questo campo, pertanto non
deve essere utilizzato come insegnante di L2.
Ruoli e compiti del mediatore
• - Orientare e informare gli utenti: sul funzionamento dei
servizi, sulle pratiche burocratico-amministrative da
espletare, sui diritti e doveri degli utenti e delle istituzioni.
• - Accogliere: affinché gli stranieri possano superare la fase
di disorientamento, evitando disagi e traumi psicologici
provocati dal distacco e dalla nuova condizione.
• - Tradurre ed interpretare: intesa come una azione di
facilitazione della comunicazione che gestisce i conflitti.
• - Sensibilizzare, pubblicizzare e informare del servizio in cui
si è inseriti. Tale funzione è strettamente collegata
all'analisi dei bisogni dell'utenza.
Il mediatore culturale non equivale al
un mediatore linguistico
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Al mediatore linguistico spetta il compito della mediazione linguistica. Il mediatore
linguistico è una figura che interviene nelle scuole di ogni ordine e grado per
avviare o facilitare l’apprendimento della lingua del paese d’accoglienza agli alunni
immigrati. E’ una persona che padroneggia con sicurezza il lessico e le regole della
lingua oggetto dell’apprendimento.
Dovrebbe inoltre aver acquisito una specifica formazione post laurea nei seguenti
ambiti:
- la comunicazione interculturale,
- la pedagogia e la didattica interculturale,
- il Quadro Comune Europeo (Framework)
Di conseguenza la professionalità ricercata del mediatore linguistico si definisce a
partire da tre ambiti di competenza:
- competenza culturale, di integrazione e sperimentazione culturale,
- competenza metodologica, capacità di osservazione e di ricerca,
- competenza tecnica, attenta alla pluralità dei linguaggi.
I tre livelli su cui si basa la
mediazione
•
1. Livello di ordine pratico-orientativo
A questo livello fanno riferimento quei compiti e quelle
funzioni che il mediatore svolge nei confronti dei
migranti e nei confronti degli operatori del servizio in
cui si trova ad operare. Il mediatore informa, traduce le
informazioni, avvicina il servizio, lo rende al tempo
stesso più accessibile e più trasparente. Informa gli
operatori del servizio rispetto a specificità culturali,
differenze e tratti propri della comunità d’origine.
• 2. Livello linguistico-comunicativo
La mediazione a questo livello riveste un ruolo di
traduzione, interpretariato, prevenzione e
gestione dei fraintendimenti, malintesi, blocchi
comunicativi. Il mediatore non si limita a tradurre
fedelmente messaggi ed informazioni, ma
chiarisce ciò che è implicito, svela la dimensione
nascosta, dà voce alle domande silenziose e al
non-detto.
• 3. Livello psico-sociale
Qui il mediatore può assumere un ruolo di cambiamento
sociale, di stimolo per la riorganizzazione del servizio, di
arricchimento della programmazione e delle attività. Il
servizio diventa così più accessibile ed accogliente e un
luogo di riconoscimento delle minoranze, di visibilità delle
differenze e degli apporti culturali diversi. In questo senso la
mediazione diventa essa stessa agente di cambiamento
dinamico che promuove lo scambio e/o il mutamento di
valori e di significati assegnati a parole, gesti, azioni,
comportamenti considerati fino a quel momento tabù o
invece insostituibili. Uno strumento per dimostrare e
aumentare la porosità della cultura, che si trasforma in
relazione ad altri sistemi culturali.
Il mediatore nel settore
scolastico
• Nel settore scolastico i mediatori intervengono per fare
una stima del livello educativo di ciascuno e del tipo di
integrazione di studenti che hanno origine straniera e con
un background familiare che ha vissuto l’esperienza
migratoria. Ancora, stimolano l’apprendimento e
l’insegnamento interculturale, supportano l’aggiornamento
degli insegnanti e del loro livello sulla conoscenza di temi
interculturali. Facilitano il dialogo tra scuola e famiglia e
quello tra famiglie native e famiglie straniere. Incarnano un
valido supporto allo stress psicologico e all’orientamento di
studenti stranieri nella scelta delle loro carriere scolastiche
e si interessano di iniziative interculturali tra scuola e
territorio.
Il mediatore nel settore sanitario
• I mediatori si occupano di fare accoglienza nelle
strutture ospedaliere, facilitano l’accessibilità e
l’usabilità dei servizi sociali e salutari, e costituiscono
un valido supporto alla comunicazione di storie e
diagnosi mediche. Inoltre, traducono i significati
culturali di malattie e trattamenti, al fine di rendere i
pazienti totalmente consapevoli, fornendo loro anche
informazioni che riguardano la prevenzione e i servizi
sanitari. I maggiori campi di lavoro sono ginecologia,
pediatria, lungo degenza, primo soccorso, centri di
salute mentale, consulenza e reparti.
I mediatori nel settore giuridico
•
Accolgono, informano e facilitano il dialogo tra
lo staff della prigione; cercano di agevolare i
contatti con le famiglie e le attività ricreative ed
educative. Anche all’interno di riformatori
riconosciamo la presenza attiva dei mediatori
culturali, che non solo accolgono, informano e
implementano il programma specifico per minori
(gestiscono contatti con educatori, psicologi,
insegnanti, lavoratori sociali e curano le relazioni
con le famiglie), ma si occupano di programmi di
riabilitazione attraverso attività lavorative.
• Abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare
come i pesci, ma non abbiamo imparato l’arte di vivere
come fratelli.
(Martin Luther King)
• Siamo sempre lo straniero di qualcun altro. Imparare a
vivere insieme è lottare contro il razzismo.
(Tahar Ben Jelloun)
• Noi odiamo alcune persone perché non le conosciamo;
e non le conosceremo mai perché le odiamo.
(Charles Caleb Colton)
• Riconoscere la diversità non è razzismo. È un dovere che
abbiamo tutti. Il razzismo però deduce dalla diversità degli
altri uomini la diversità dei diritti. Noi invece pensiamo che i
diritti siano gli stessi per tutti gli uomini.
(Giuseppe Pontiggia)
• Meno è intelligente il bianco, più gli sembra che sia stupido
il negro.
(André Gide)
• Vivere nel mondo di oggi ed essere contro l’uguaglianza per
motivi di razza o colore è come vivere in Alaska ed essere
contro la neve.
(William Faulkner)
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