LA NARRAZIONE PER LA
FORMAZIONE
Un percorso tra il capire e il sentire
Edi Cecchini
[email protected]
“He (Aaron Eagle) has to work so much harder than the
rest of us..... He has to focus on putting one foot in front
of the other just to climb the stairs every day, yet he
rarely complains or whines about his difficulties”.
Aaron Eagle è costretto a impegnarsi molto
più di tutti noi… Deve concentrarsi nel
mettere un piede di fronte all’altro solo per
salire le scale ogni giorno, eppure si lamenta
raramente delle sue difficoltà.
Tratto da “Down is up for Aaron Eagle” di Vicki Noble
(1993) Ed. HarperSanFrancisco
L’handicap è una risorsa
Tratto da:
Text book of
DEVELOPMENTAL PAEDIATRICS
Margaret Pollack – Longman Group UK Limited, 1993
Sono campione nazionale!!!
“Fortunatamente anche nei periodi
brutti ho avuto accanto delle persone
eccezionali che ci hanno aiutato. Una
di queste è una dottoressa che, a
differenza di come hanno fatto quasi
tutti i medici prima e dopo di lei, al
primo incontro, una volta finito di
visitare Matteo, non è uscita dalla
stanza bensì, è rimasta dentro e da
allora non è più uscita dalla nostra
vita.”
(Roberta, mamma di Matteo)
S.Portelli
La presenza (primavera
2007)
Lieve pioggia d'aprile
sulla terra calda
riarsa dal sole.
La ricompensa
profumo di gratitudine,
di sollievo,
di liberazione,
mentre le crepe
piano piano
spariscono
ed il marrone diventa
vivo
e sorride.
(E. Cecchini)
“…abbiamo parlato anche con gli
occhi e non solo in quell’attimo non
sfuggente che abbiamo trascorso
insieme a fine serata…”
Che cos’è la narrazione?
NELLA VITA È ORA DI CAMBIARE REGISTRO!
La lamentela verso ogni persona o ogni cosa è come l'olio, sempre sopra. Infatti è facile non essere d'accordo
mai; è troppo facile pensar male, è facilissimo criticare solo attraverso le nostre piccole opinioni! Mai si pensa a
quanto di bene, di importante, di bello le persone compiono nei loro piccoli mondi, che sono poi quelli che
costruiscono la nostra società e il nostro Stato, che si è stancato dei continui pianti, delle continue lamentele, del
non va mai bene nulla. E' tempo di riprendere in mano la vita, le sue bellezze, le sue positività, anche quando
qualche cosa va storta. Un po' di sano ottimismo aiuta, abbandoniamo coloro che non vedono altro che orrore e
male, potenziamo il nostro essere insieme, ma senza quelle non benedette opinioni politiche, che mai son vere.
Diamoci da fare per evidenziare e proporre quanto di buono c'è, soccorriamo coloro che pensano solo che tutto
non va mai bene in ogni settore. Forse i problemi di costoro nascono dal loro animo, sempre infelice, dalla loro
relazione familiare difficoltosa, ecc.; per questo aiutiamoli a vivere meglio. Se non si lamenteranno più o meno,
forse anche loro troveranno che poi non tutto è così disastroso e che si apre sempre la via delle speranza di un
oggi e di un domani migliore, non perché cambiano i politici, ma perché cambiano noi!
Il Sileno
MIO MARITO RINASCE … GRAZIE!
Sono una moglie di Creazzo che da 17 anni accudisce il marito costretto su una sedia a rotelle, chiuso in casa ed
impossibilitato a uscire per barriere architettoniche. Quasi 2 anni fa una signora si è presentata con la sua
semplicità e la sua esuberanza, dimostrando disponibilità ad aiutarci. Ha contattato alcuni amici che si sono messi
subito in movimento per offrirmi aiuto, incoraggiamento nei momenti più bui della mia vita.
Gentile direttore colgo l’occasione per ringraziare chi mi ha risollevata dalle tante sofferenze di questi lunghi anni:
Sergio Volpato di Creazzo Presidente dell’ARCI di Vicenza, Calearo Roberto e Edoardo. Ma un particolare “grazie
di cuore” va alla Sig.ra Carmela che per noi è diventata una persona di famiglia, accolta con amore da tutti noi. Lei
ci ha fatto capire che nella vita serve tanta umanità, un semplice sorriso, una parola di incoraggiamento per
alleviare le pene della sofferenza. Adesso ho finalmente la possibilità di far uscire mio marito e di portarlo a
passeggio fra la gente, a cena con i parenti o semplicemente a fare insieme a lui la spesa. Paolo ha manifestato
più tranquillità e serenità assumendo un atteggiamento positivo con tutti e, con il mio amore, gli sarò sempre
vicina come ho fatto in questi lunghi anni. Ancora grazie di cuore a tutti per l’aiuto che mi è stato donato e spero
che la mia gioia possano assaporarla anche altre persone.
La moglie Luciana e tutta la famiglia Colla
Che cos’è la narrazione?
E’ la forma letteraria più semplice
Non è solo cronaca di eventi
È fatta anche di emozioni e sentimenti
che accompagnano il vissuto
NARRARE E’…
NARRARE E’
Rievocare
Raccontare
Esprimere non Pensare
È una forma di comunicazione
non verbale: non è parlare
È entrare in empatia
“He (Aron Eagle) has to work so much harder than the
rest of us..... He has to focus on putting one foot in front
of the other just to climb the stairs every day, yet he
rarely complains or whine about his difficulties”.
Aron Eagle è costretto a impegnarsi molto
più di tutti noi… Deve concentrarsi nel
mettere un piede di fronte all’altro solo per
salire le scale ogni giorno, eppure si lamenta
raramente delle sue difficoltà.
Tratto da “Down is up for Aron Eagle”, di
Vicki Noble
“la commozione di certi passaggi è
forte perchè sento che quelle parole
sono dette per tutti gli handicap,
calzano a pennello anche per il mio
Emanuele.
Una parola risuona dentro di me "lui
non si lamenta mai!!!" mi ha congelato
il cuore....”
Perché la narrazione ha valenza
formativa?
Perché la narrazione ha valenza
formativa?
È rielaborazione
È riflessione
È informazione
È conoscenza
“Logicoscientific knowledge attempts to illuminate
the universally true by transcending the particular;
narrative knowledge attempts to illuminate the
universally true by revealing the particular” (La
conoscenza logico-scientifica tenta di far luce su
ciò che è universalmente vero trascendendo il
particolare; la conoscenza narrativa lo fa rivelando
il particolare)
(R. Charon, Narrative medicine, JAMA,
October 17 2001, Vol. 286, No 15, pp. 18971902)
Per narrare bisogna essere scrittori?
No, la narrazione è di tutti, un bravo narratore è un
bravo ascoltatore (di se stesso e degli altri)
A 30 anni ho avuto il grande piacere di diventare papà,
un evento atteso da un anno. Arrivato il momento tanto
atteso, era la venuta al mondo di mia figlia Maria
Maddalena. Tanto felice che piansi. Al momento che mi
presentarono mia figlia e mi dissero della sua diversità
non sapevo come farlo presente al mondo intero: quanto
quella bimba fece di me il papà più felice e più fortunato
del mondo. Con l’aiuto degli operatori addetti siamo
riusciti ad avere, con tanto amore, pazienza, difficoltà,
una Maria Maddalena quasi perfetta. Ora ha trent’anni
ed è l’orgoglio di tutti noi, specie degli operatori. Il
metodo è amore e uguaglianza.
I genitori si raccontano
I genitori sono i migliori conoscitori dei propri figli: ne
derivano competenze pedagogiche che si esplicitano
attraverso la narrazione dell’esperienza di vita con i
figli
Le narrazioni dei genitori sono propositive: aiutano a
sviluppare un atteggiamento nuovo, ad identificare il
“disabile” e i suoi familiari non solo come fonte di
sofferenza e di dolore, ma come risorsa
La rielaborazione del proprio vissuto, necessaria per
riuscire a raccontarsi, aiuta a ridimensionare le proprie
ansie e le proprie paure, aiuta a stare meglio
Imparare a raccontarsi ed a condividere le proprie
esperienze rafforza l’autostima
Gli operatori si raccontano
Per le figure professionali che vivono a contatto con la
disabilità, la malattia o il disagio le narrazioni delle
proprie esperienze sono strumenti che aiutano a:
• crescere in umanità
• esercitare l’analisi e l’autocritica
• evitare il rischio che emozioni compresse possano
trasformarsi in un cinico distacco o ricomparire in
futuro sotto forma di frustrazione e stress
Santina Portelli
Genitori e operatori
Il raccontare se stessi aiuta a togliere la
maschera del “ruolo” ed a scoprire la persona
che è nell’altro
lo scambio di esperienze fra operatori e famiglie
è di enorme importanza per facilitare l’istaurarsi
di un rapporto proficuo di collaborazione
“Poi il momento della partenza. Ed eccomi lì, io la donna coraggiosa che ho
sempre creduto di essere, mi sentivo come una vera mamma chioccia. Avrei
voluto dire tante cose ai capi, ma poi ho solo farfugliato -Non vi spaventate se
scoppia a piangere all’improvviso. Probabilmente è solo mal di pancia-. Poi il
momento degli addii. –Non telefonate– ci hanno detto –da ora in poi black-out, se
c’è qualcosa chiamiamo noi–. Mio marito li ha congedati con un sorriso ed un –In
bocca al lupo!–. Un ultimo saluto alla mia “coccinella” che chiacchierava e rideva
con i compagni e via! Sono partiti la domenica. Abbiamo pensato: –Lunedì sera
al massimo chiamano!–”
(Edi Cecchini da “Handicap & Scuola”, Anno XX – gennaio-febbraio 2005 No 119, pp. 1920)
“Poi è arrivato il giorno della partenza: 28 bambini, tante responsabilità e
preoccupazioni, 28 zaini, 56 genitori, 100 raccomandazioni e cose dette
all’ultimo, molto entusiasmo e allegria, qualche lacrima, ed un solo IN BOCCA AL
LUPO. Perché? Cosa voleva dire il papà di Andrea con quella frase? Era una
cosa così difficile gestire Andrea al campo? “Scherzava” ci ripetevamo, ma quella
frase ci è rimasta in testa per tutta la settimana. E’ nostro interesse far crescere le
coccinelle, spronandole a fare sempre del loro meglio, coscienti dei loro limiti, ed
abbiamo fatto lo stesso anche con Andrea. Non l’abbiamo mai trattato in modo
diverso “Se vuoi diventare una coccinella, comportati come tutti gli altri”
consapevoli che con qualcuno ci vuole più pazienza. Le altre coccinelle
seguendo il nostro esempio hanno fatto lo stesso.”
(I capi: Marco, Alessandro, Marta, Ilaria e Laura da “il Punto”, 5 novembre 2005 )
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