Il libro cuore
Classi quarte scuola primaria
Anno scolastico 2014-2015
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Distefano Sofia
Il libro “Cuore” è un romanzo per ragazzi e per adulti.
E’ una storia ambientata nel periodo successivo all’Unità
d’Italia e il protagonista è Enrico, un bambino di 10 anni, a
cui viene regalato un diario. Egli annoterà su quel diario
tutto ciò che accadrà durante l’anno scolastico 1881/1882
(dal mese di Ottobre al mese di Luglio)
E’ una storia di vita, dal punto di vista di un
bambino, che osserva i suoi compagni di scuola:
emergono le differenze che intercorrono tra i vari
bambini, soprattutto in relazione alla diversa
provenienza sociale. Nei racconti di Enrico c’è
l’immancabile secchione, il ragazzo astuto,
intelligente, c’è quello burbero che si mette
immancabilmente nei guai, e il bambino che ha un
animo gentile e tende sempre a difendere gli altri,
facendosi da scudo per prendersi cura dei più
deboli.
Lo scrittore mostra nel suo libro un’Italia priva di radici
comuni che cerca, con molta difficoltà, di superare le
differenze di ceto e cultura e che non è ancora del tutto
“Unita”.
Storia di tempi passati e di valori che oggi in certe famiglie
mancano.
Greta Indaco, Lorenzo Verzi
Ogni allievo è stato descritto minuziosamente e l’autore è riuscito a
far notare in maniera molto forte le differenze che intercorrono tra i
vari bambini mettendo in evidenza i ceti sociali e le loro abitudini.
I protagonisti sono tanti e diversi:
Franti, Derossi, Crossi, Muratorino, Garrone, la maestrina dalla
penna rossa, Nelli, con la gobba e gracile, Nobis il signorino
superbo che si crede di essere chi sa chi, il maestro Perboni, che non
ha famiglia e quindi ha soltanto i suoi scolari a cui voler bene.
I luoghi del romanzo sono Torino, Rivoli e Moncalieri.
Protagonista Enrico Bottini che non ha molte occasioni di parlare di
sé stesso ma si capisce che è molto sensibile e attento a tutto ciò che
accade intorno a lui.
Vito Furnari
Giacomo Francesco Di Perna
Greta Indaco
Il piccolo scrivano fiorentino
Il piccolo scrivano fiorentino, uno dei racconti mensili del maestro
Perboni, offre un quadro familiare genuino.
Uniti anche nella disperazione, i componenti della famiglia riescono a
superare le difficoltà finanziarie grazie alla generosità del figlio maggiore
che sostituisce il padre durante la fatica notturna a costo di essere
richiamato dal maestro.
E’ un racconto che suscita sentimenti profondi di amore paterno,
di affetto sincero e gratitudine.
Anch’ io vorrei essere un piccolo scrivano fiorentino, essere
sempre disponibile, utile per la mia famiglia e per gli altri.
Flavio La Piana
Francesca Conti Bellocchi
Francesca
Bellocchi
Francesca
ContiConti
Bellocchi
Protagonista del racconto è uno
scolaro di Firenze, Giulio, che
vive in una famiglia numerosa
e povera.
Il padre, per mantenerla, fa lo
scrivano di giorno e il copiatore
di notte.
Egli ripone grandi speranze nel
figlio, e tiene molto al suo
profitto scolastico,
aspettandosi che, dopo la
scuola, egli trovi un buon
lavoro che gli consenta di
aiutare la famiglia.
Giulio, sentendo il padre
lamentarsi del lavoro
notturno, che non gli
garantisce un guadagno
adeguato a fronte della
sua fatica, si offre di
aiutarlo, ma la sua
proposta non viene
accettata, perché egli
non deve pensare ad
altro che alla scuola.
Francesca Conti Bellocchi
Francesca Conti Bellocchi
Giulio, allora, decide di aiutare suo
padre di nascosto, mettendosi a
scrivere al posto suo quando egli
fosse andato a dormire.
E così fa, notte dopo notte: i
guadagni del padre aumentano, ma
il rendimento scolastico di Giulio,
che
studia
sempre
più
svogliatamente date le poche ore di
sonno, cala sensibilmente.
Il padre, ignaro del vero motivo
della
sua
svogliatezza,
lo
rimprovera, fino alla notte in cui,
risvegliandosi casualmente, lo
trova intento a scrivere al posto
suo. Commosso, lo abbraccia
chiedendogli perdono per i
rimproveri immeritati e lo manda a
dormire.
Lucia Gagliano
Maria Rita D’Urso
OTTOCENTO
1878-1886
E mentre De Amicis scrive “ Cuore” l’Italia si avvia a diventare
una stato moderno, però le dure condizioni di vita costringono gli
italiani ad emigrare verso le Americhe. E’ tanto l’analfabetismo ma
è tanto anche il desiderio di ridurlo. Viene perciò approvata la
Legge Coppino che rende obbligatoria la frequenza del primo
triennio delle elementari , la cui durata è stabilita in cinque anni .
Il volto della scuola italiana comincia a cambiare: si delinea
l’obbligatorietà dell’istruzione e l’importanza della cultura per la
piena maturità della persona. L’ottocento
ha come sfondo
l’intensità romantica delle opere di Giuseppe Verdi e l’umanità delle
novelle verghiane.
Karol Carciola
Ariel Musumeci
Lorenzo Verzi
SOFIA DISTEFANO
Era il 24 luglio del 1848 una famiglia si preparava a scappare dalla
battaglia di Custoza, il padre allarmato disse: - Dov’è il tamburino?
La donna rispose: - Sai com’è fatto, sarà passato avanti! E invece si
sbagliava, qualcuno era rimasto.
Sofia Distefano
Arrivarono i soldati che occuparono la casa circondata dagli
austriaci il tamburino disse: - Io non me ne vado, sono un trovatello
e sono rimasto per vedere la guerra”
E l’ ufficiale rispose:Bravo figliuolo, tu sarai la
nostra
mascotte.
Si
cominciò a sparare dalle
finestre; ci furono feriti e
morti. Ad un certo punto
l’ufficiale
chiese
al
bambino di attraversare le
linee nemiche per chiedere
rinforzi.
Mariarita D’urso
Sofia Distefano
Il piccolo tamburino scappò ma fu ferito ad una gamba e
poi gliela dovettero amputare.
Un paio di giorni dopo il generale lo venne a trovare,
il piccolo si accorse che il generale era ferito a un
braccio il bambino disse: - << Generale ! generale
siete ferito! >>: ma il generale rispose:- << Stà
Giacomo Di Perna
tranquillo è solo un graffio! E tu come stai ?:>> il fanciullo
lentamente alzò il lenzuolo ma era troppo debole il generale
lo aiutò ed ebbe una spiacevole sorpresa, il piccolo aveva
perso una gamba. E qui si conclude questo bellissimo
racconto
Mariarita D’Urso, Gabriele Silvestro
La Maestrina dalla penna rossa fu un personaggio di
fantasia del romanzo per l'infanzia Cuore, scritto da
Edmondo De Amicis.
Pur trattandosi di una figura letteraria,
molte fonti considerano che l'autore si sia
invece ispirato ad un personaggio realmente
esistito, identificabile nella maestra
elementare Eugenia Barruero, vissuta a
Torino in Largo Montebello, 38, dove oggi
una targa la ricorda
Edmondo De Amicis l' aveva presa a modello per la sua
«maestra dalla penna rossa», che, in «Cuore», compare
sotto la data del 17 dicembre, un sabato. Nel diario
immaginario ma non troppo di Enrico, alunno di una
terza classe «d' una scuola municipale d' Italia», Eugenia
veniva raccontata come «la maestrina della prima
inferiore numero tre, quella giovane col viso color di
rosa, che ha due belle pozzette nelle guance, e porta una
gran penna rossa sul cappellino, e una crocetta di vetro
giallo appesa al collo». La maestrina dalla penna rossa
era la personificazione della giovinezza e soprattutto
della missione che lo scrittore d' Oneglia affidava alla
scuola, affinché questa, sulla scorta del monito di
Massimo
D' Azeglio, facesse davvero gli italiani, dopo che era
stata fatta l' Italia, senza distinzioni di censo e di dialetti.
«Sempre allegra», scrisse De Amicis, «tien la
classe allegra, sorride sempre, grida sempre con
la sua voce argentina che par che canti,
picchiando la bacchetta sul tavolino e battendo
le mani per imporre silenzio; poi quando
escono, corre come una bimba dietro all' uno e
all' altro per rimetterli in fila; e a questo tira su
il bavero, a quell' altro abbottona il cappotto
perché non infreddino; li segue fin sulla strada
parchè non s' accapiglino, supplica i parenti che
non li castighino a casa e porta delle pastiglie a
quei che han la tosse».
Agata Gregalli, Jasmine Coco, Ariel Musumeci
Romanziere e cronista dal vero, anche grazie ai suoi figli ,
De Amicis conosceva molto bene il mondo della scuola,
in particolare quello orbitante nelle elementari di via della
Cittadella. E forse s' era persino innamorato, da lontano,
di quella signorina Eugenia «che ritorna a casa ogni
giorno arruffata e sgolata, tutta ansante e tutta contenta,
con le sue belle pozzette e la sua penna rossa».
Doverosamente, sia pure con qualche decennio di ritardo
Sangue romagnolo
Un bambino di nome Ferruccio una sera torna a casa
dopo aver passato la giornata con una compagnia che
non piace per niente a sua nonna, che lo rimprovera
duramente mettendo perfino in dubbio il suo affetto
per lei. Il resto della famiglia è via fino al giorno
dopo e Ferruccio deve passare la serata con la nonna.
Francesca Conti Bellocchi
A un certo punto irrompono in casa due ladri, che
minacciano la nonna e chiedono dove si trovano i soldi.
Ferruccio glieli indica e i due li lasciano andare e si
preoccupano del bottino
Giacomo Di Perna
Al momento della fuga, però, uno dei due ladri
perde la maschera che gli copriva il volto e viene
così riconosciuto dall’anziana donna; è un
delinquente del posto. Il ladro fa per pugnalarla,
ma Ferruccio si mette davanti alla nonna e
sacrifica così la vita per lei.
Giacomo Di Perna, Paola Sciuto
Dagli Appennini alle Ande
Marco viveva in Italia con la
sua famiglia: il papà, i fratellini,
la mamma però lavorava in
Argentina. Dopo tanto tempo
che la famiglia non riceveva
notizie Marco partì in America.
S’imbarcò da Genova su una
nave e soffrì la fame; nel cuore
aveva tanta nostalgia della
mamma. Arrivato in Argentina,
nessuno capiva l’italiano. Poi
incontrò un amico che capiva la
sua lingua e si mise alla ricerca
della sua mamma.
Sofia Distefano
La famiglia presso cui lavorava la
mamma di Marco si era trasferita, così
Marco si rimise in viaggio verso la
Pampa Argentina con una carovana di
persone che lo trattavano malissimo.
Francesca Conti Bellocchi
Essi lo lasciarono a metà strada. Ma egli non ha desistito
ed ha continuato a piedi il suo viaggio. Intanto la mamma
era malata, aveva bisogno di un’ operazione ma non voleva
operarsi: preferiva morire. Marco riuscì a convincerla, si
abbracciarono fortemente e si ritrovarono.
La mamma fece l’intervento ed ebbe salva la vita.
Sofia Distefano
Commento: è una storia commovente: l’amore per la mamma è così
forte da vincere tutto!!
Autori: Lorenzo Verzì, Flavio La Piana e Vito Furnari
La Scuola ieri
I miei nonni hanno frequentato solo la scuola elementare
ma non tutti hanno avuto questa fortuna.
Molti compagni dei miei nonni non completarono la
quinta elementare perché dovevano lavorare nei campi
per contribuire a mantenere la famiglia
I miei nonni raccontano che scrivevano con il
pennino intinto nell’inchiostro; non avevano
colori, né quaderni, gli zaini erano di stoffa. Le
classi erano numerose spesso i maschi erano
divisi dalle femmine.
Per la legge di Mussolini le bambine vestivano
con la gonna nera, le calze bianche, una
camicetta bianca e le scarpe bianche
è
venivano chiamate” piccole italiane” quando
suonava la campanella e si faceva la fila per
uscire la maestra faceva cantare l’inno d’Italia.
Per la legge di Mussolini le bambine vestivano
con la gonna nera, le calze bianche, una
camicetta bianca e le scarpe bianche e venivano
chiamate «piccole italiane» quando suonava la
campanella e si faceva la fila per uscire la
maestra faceva cantare l’inno d’Italia.
Avevano pochi compiti perché la maestra
sapeva che i bambini dovevano lavorare per
aiutare i genitori
La maestra molto spesso castigava gli alunni: li
mandava dietro alla lavagna oppure li
obbligava a inginocchiarsi per terra sui ceci o
su dei sassolini (questa testimonianza mi ha
lasciato senza fiato)
La maestra non permetteva agli alunni di fare
ricreazione e in bagno si poteva andare solo una
volta. Secondo i miei nonni ai loro tempi, nella
scuola c’era più severità, più rispetto per le
maestre, più senso di responsabilità
Ascoltando il racconto dei miei nonni capisco
che certo per loro non sarà stato facile ma
rimpiangono ancora oggi “la buona scuola di
allora .
Io voglio bene la mia scuola di oggi; la mia
maestra mi vuole bene , mi aiuta a superare le
difficoltà che incontro ogni giorno, apprendo
imparo sempre cose nuove.
Una cosa l’ho capita :allora come adesso la
scuola lascia sempre dei bei ricordi.
Giampaolo Buttò
La scuola oggi
Oggi la scuola (o forse gli studenti) è molto diversa da quella che frequentavano i
nostri nonni. Le riforme scolastiche, dalla metà del Novecento ad oggi, sono state
molte.
Quello che è certo è che il livello di analfabetismo ha raggiunto livelli minimi
rispetto a un secolo fa. Tutti, sia maschi che femmine, hanno la possibilità di
seguire il proprio percorso di studio dalle scuole elementari alle università, senza
particolari distinzioni. L'istituzione scolastica si è evoluta, diventando sempre di
più un diritto di tutti. In Italia, il sistema scolastico si divide in: scuola primaria,
della durata di cinque anni, una scuola secondaria di primo grado, della durata di
tre anni, ed una scuola secondaria di secondo grado, della durata di quattro o
cinque anni. Per poi continuare con l'università.
Oggi andiamo a scuola in modo diverso da come facevano
i nostri nonni: noi andiamo a piedi, se abitiamo vicino,
oppure in bicicletta, in macchina o con il pulmino, se
abitiamo più lontani. Non ci alziamo tanto presto (ad
esempio io mi alzo alle 7,00) e se piove ci accompagnano
i nostri genitori. Per noi la scuola inizia alle 8,00 e finisce
alle 13,20 invece, per i nostri nonni non era così.
La differenza di ricchezza nelle famiglie si nota molto tra
ieri e oggi. Ora, noi usiamo degli zaini molto grandi e
capienti e molto spesso anche di marca. Si nota anche nel
materiale per gli alunni.
Oggi, noi abbiamo ed usiamo molti libri e quaderni, inoltre abbiamo a
disposizione molte penne biro di ogni genere, matite, colori,pennelli e
molto altro materiale che i nostri nonni non avevano. A scuola, a
differenza di molti anni fa, noi bambini possiamo indossare quello che
vogliamo o, al massimo il grembiulino blu. Oggi, le classi, non sono
numerose come una volta, ma al massimo, formate da 25 bambini e,
soprattutto miste. Le nostre classi sono accoglienti e ben riscaldate e,
se per qualche motivo i termosifoni si rompono, il comune ci manda
subito gli operai.
Le materie principali erano le stesse di oggi ma, noi facciamo anche:
informatica, musica, inglese, motoria e arte.
Noi a scuola abbiamo cinque insegnanti e spesso lavoriamo in gruppo o
collaboriamo con l'insegnante. Inoltre, prima, i bambini con problemi non
potevano andare a scuola, adesso hanno un'insegnante tutta per loro, in modo tale
da poter imparare a leggere e a scrivere. La scuola di oggi è più impegnativa
nell'orario e nelle attività ma, è più comprensiva e rispettosa verso gli alunni. Ora,
se disturbiamo o non eseguiamo i compiti, le maestre ci riprendono o lo dicono ai
genitori.
Noi bambini preferiamo la scuola ora, perché non abbiamo più castighi fisici ma
soprattutto, perché finalmente dopo tanto tempo veniamo considerati come
persone. La scuola é migliore oggi, rispetto a un tempo, principalmente per il
modo in cui si affronta e si vive la scuola
Alessia Schepis
Riflessioni
E’ un libro educativo, da far leggere ai ragazzi della
nostra età, per rendersi conto dell’importante funzione
educativa che gli adulti hanno nei confronti dei bambini
e dei giovani. E’ un libro che insegna i valori più
importanti per affrontare la vita, le difficoltà e le
delusioni di tutti i giorni. “Tutte le volte che incontri un
vecchio cadente, un povero, una donna con un bimbo in
braccio, o qualcuno in difficoltà , cedi loro il passo con
rispetto: noi dobbiamo rispettare la vecchiaia, la
miseria, l’ amor materno, l’infermità, la fatica, la
morte.” Cuore è una delle parole più belle che abbiamo
nella nostra lingua ed è un titolo splendido per un libro
immortale.
Giuseppe Zappalà
Personalmente tutti noi abbiamo amato leggere il libro
cuore e ci siamo soffermati sull'enorme rispetto riversato
nei confronti dell'insegnante. Questo ci ha fatto pensare a
quanta dedizione, tempo e passione le insegnanti
dedicano al proprio lavoro e agli alunni.
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Libro cuore PPT - I. C. S. Don Bosco