+
Goffman e il teatro della
vita quotidiana.
Sociologia della Comunicazione
Prof. Vincenzo Romania.
+ Erving Goffman

Goffman è un autore controverso, considerato da alcuni come un
letterato, per l’eclettismo delle sue fonti…

Da altri come una persona che si occupa di truismi…

Da altri come un pre-sociologo che offre intuizioni non verificate..

Goffman resta tuttavia il sociologo con più grande successo di
pubblico.
+ Cosa studia?
 Il
suo focus sono i molteplici modi in cui il
comportamento delle persone verso gli altri, o in
compagnia di altri, è preformulato in termini di struttura
sociale e di interessi individuali.
 Esiste un legame importante con le teorie di Durkheim
sull’ordine sociale e i riti e di Simmel sulle forme
dell’associazione.
 Studia come si intersecano il sé, le relazioni e
interazioni fra individui e l’ordine sociale.
 Lavora all’interno della scuola di Chicago con Park,
Burgess, Worth, Radcliffe-Brown, fondendo prospettive
ecologiche, funzionalismo e antropologia urbana.
+ Esperienze empiriche
 Tesi
di dottorato a Unst (Shetland, UK) 19501953.
 Osservazione partecipante al National Institute
of Mental Health, 1954-57.
 In un grande casinò di Las Vegas nel 1958.
 In reparti chirurgici fino al 1958.
 I risultati empirici non costituiscono un
rapporto ma una risorsa esemplificativa di
teorie precedentemente elaborate.
+ Testi: monografie
La vita quotidiana come rappresentazione, 1959.
Stigma, 1963.
Il comportamento in pubblico, 1963.
Frame analysis, 1975
Gender advertisememts, 1979.
+ Testi: raccolte di saggi
Asylums, 1961.
Il rituale dell’interazione, 1967.
Relazioni in pubblico, 1971.
Forme del parlare, 1981.
Espressione e identità, 1961.
L’interazione strategica, 1969.
+ L’interazione sociale
L’insieme delle azioni reciproche e dirette fatte in
presenza fisica di altri individui o comunque entro il
loro campo visivo o uditivo.
Goffman studia le interazioni faccia a faccia, affermando:
“la maggior parte del lavoro del mondo viene fatto
attraverso l’interazione sociale”.
Le interazioni sociali costituiscono l’incrocio fra le
istituzioni e le decisioni individuali: esse sono lo
specchio delle relazioni, del potere, dell’autorità,
dell’organizzazione.
Le <<osservanze cerimoniali>> costituiscono la forma
più antica di governo.
+ L’interazione sociale
Nell’interazione sociale il materiale di studio di
Goffman è l’osservazione del comportamento,
inteso come l’insieme degli enunciati verbali
degli sguardi, gesti, atteggiamenti con cui gli
individui affrontano una situazione.
Questi comportamenti sono guidati da una sorta
di abilità pratica irriflessa. Gli atti, come fatti
sociali, si impongono agli individui, costituendo
un “ordine dell’interazione”.
Goffman con il suo lavoro intende compilare una
sorta di grammatica dei comportamenti (rif. a
Burke).
+
Symbols of Class Status (1951)

Gli status sono posizioni sociali garantite da sanzioni esterne
ed interne. Essi possono essere classificati su di una scala di
prestigio; mentre l’individuo classifica sé stesso su di una
scala di stima a partire dall’adeguatezza del proprio
comportamento rispetto alle aspettative di ruolo.

I diritti e i doveri legati agli status si adattano alla
comunicazione interpersonale attraverso mezzi di
espressione che mostrano la posizione degli individui.
Questi sono definiti status symbol (294).

La loro funzione è quella di suddividere il mondo in
categorie di persone, aumentando così la solidarietà
intragruppale e il conflitto intergruppale.
+
Symbols of Class Status (1951)

Gli status symbol designano la posizione che un individuo
occupa, non le sue performance di ruolo [es. le medaglie al
valore].

La loro funzione è sia categoriale che espressiva [es. duello
fra nobili].

Servobno non tanto a rappresentare una posizione, quanto ad
influenzare il comportamento altrui sulla base di questa.

Sono pertanto soggetti a possibile imbroglio. Per ovviare a
ciò, ogni società impone degli strumenti per limitare la misrappresentazione degli status.
+
Symbols of Class Status (1951)

Questi strumenti sono:
 Le
restrizioni morali (es. le restrizioni religiose al
consumo vistoso);
 Le restrizioni intrinseche e quelle ‘naturali’ legate
alla scarsità di un prodotto (materiali rari, frazioni
di una quantità totale di produzione,
frequentazioni esclusive, performance per
audiences ristrette);
 Restrizioni di socializzazione e di erudizione;
 Restrizioni fisiologiche (cura del corpo).
+
Symbols of Class Status (1951)

La funzione di queste restrizioni ha a che fare con tre
processi legati alla mobilità sociale:
I
movimenti di classe
 Il personale curatore dello stile delle
classi;
 La circolazione dei simboli.
+ On cooling the mark out (1952)

Oggetto: i procedimenti con cui si fa digerire una sconfitta ad un
perdente.

Prospettiva per incongruenza: cercare analogie in campi
apparentemente distantissimi; o dimostrare lo scontato tramite la
sua negazione.

Metodo: osservazione etnografica.

Attori di una truffa: il “pollo” (mark), gli operatori, la giocata, lo
spotter.
+
+ Fasi di una truffa
 Avvicinamento
di uno spotter esterno
 Giocata e vincite iniziale
 Errore, perdita
 Blowoff: sconto iniziale che invita il giocatore a
puntare
 Sconfitta ulteriore
 Cooling out
 La perdita più grande non è quella del denaro
ma quella del ruolo.
+ Possibili perdite di ruolo

Per promozione

Per abdicazione

Per perdita: involontaria o volontaria

Nei casi di perdita volontaria è necessario un processo di cooling
out.

In ogni organizzazione grande si organizza un personale apposito.

Anche nelle interazioni è importante tranquillizzare il perdente.
+ Metodi di cooling out
 Dare
a qualcuno l’incarico: un superiore, un
amico, un dottore, un prete
 Offrire un nuovo status: lavoro alternativo,status
di amico, trasferimento, nuova vita
 Offrire una seconda chance: rivedere
 Offrire possibilità di sfogo
 Offrire la possibilità di non perdere la faccia:
dimissioni preventive, secretazione
Il cooling out che non funziona procura rischi:
fisici, mentali, organizzativi, etc.
+ Conclusioni
“Una persona è un individuo che viene coinvolto
in un valore – di ruolo, status, relazione, ideologia –
il quale reclama pubblicamente di essere definito e
trattato come il possessore del valore in questione.
[..]
Ogni evento che dimostri la falsità di tale istanza,
definendo qualcuno diverso da quello che
realmente è, tende a distruggerlo”.
Se il perdente si fa tranquillizzare l’ordine sociale è
garantito, altrimenti viene sottoposto a morte
sociale ed espulso dai luoghi della vita sociale:
manicomi, carceri, ospizi.
+ La metafora teatrale della vita
quotidiana

Esiste fin dall’antichità

Torna di moda nelle scienze sociali grazie al concetto di “ruolo”

Mauss e i seguaci di Durkheim introducono il concetto di persona
morale.

Goffman si basa anche sulla metafora proposta da Burke in A
grammar of motives (1945)
+ Dall’Amleto
“AMLETO: Mi raccomando, recitate la tirata come l’ho detta io,
scandita e in punta di lingua; a urlarla, come usano tanti attori,
sarebbe come affiggere i miei versi a un banditore di piazza. E non
trinciate l’aria con la mano, così; ma siate delicati perché anche nel
turbine, nella tempesta, o, per così dire, nel vortice della passione,
dovete procurarvi una certa dolcezza e misura. Ah! Mi irrita nel più
profondo dell’anima udire un tizio forzuto e imparruccato che fa in
brani una passione, la straccia, per rintronare la platea, che, nella
maggior parte, capisce solo pantomime senza capo né coda e
strepiti: farei frustare un tale individuo per aver esagerato
Termagante; è più erodiano di Erode; vi prego, evitatelo [..]. Ma
non siate nemmeno troppo addomesticati; fatevi guidare dalla
discrezione, accordate il gesto alle parole, la parola al gesto,
avendo cura di non superare la modestia della natura; qualsiasi
cosa in tal misura gonfiata è ben distante dalla recitazione, il cui
fine – ora come ai suoi primordi – è di reggere lo specchio alla
natura, direi: di mostrare alla virtù il suo volto, al disdegno la sua
immagine, e perfino la forma e l’impronta loro, all’età e al corpo
che il momento esige” (Shakespeare, 1598-1601, trad. it. di Eugenio
Montale 1988, pp. 143-145).
+ Definizione di Burke di interazione
“Che cosa intendiamo dire quando diciamo che le persone stanno facendo
questo o quello e perché lo stanno facendo? Questo libro vuole essere una
risposta a tale domanda. Il libro si occupa delle forme di pensiero
fondamentali che, in accordo con la natura del mondo così come tutti gli
uomini di necessità lo esperiscono, sono esemplificate nell’attribuzione di
motivi. Queste forme di pensiero possono realizzarsi in modo profondo o
banale, veridico o falso. Esse sono del pari presenti nelle strutture
metafisiche sistematicamente elaborate, nei giudizi legali, nelle opere
politiche e scientifiche, nei giornali e nei vari pettegolezzi che circolano in
giro. Noi useremo cinque termini che costituiscono il principio generatore
della nostra indagine. Essi sono: <<Act>> (atto), <<Scene>>
(scena), <<Agent>> (agente), <<Agency>> (mezzo),
<<Purpose>> (scopo) …Una completa esposizione dei motivi dovrà
offrire un qualche tipo di risposta a queste cinque domande: che cosa è
stato fatto (scena), chi lo ha fatto (agente), come lo ha fatto (mezzo) e
perché (scopo)” (Burke 1969, XV, cit. in Burns, 1997, p.156).
+ A differenza di Mead e Cooley
 Il
Sé non è un prodotto dei giudizi altrui, “non è
qualcosa di organico che abbia una sua
collocazione specifica, il cui principale destino
sia quello di nascere, maturare e morire; è
piuttosto un effetto drammaturgico che emerge
da una scena che viene rappresentata”.
 Siamo obbligati ad esibire un Sé non perché
davvero l’abbiamo, ma perché la società ci
obbliga a comportarci come se veramente
l’avessimo.
+ Metodo usato da Goffman ne La vita
quotidiana come rappresentazione
“La prospettiva che viene usata in questo lavoro è quella della
rappresentazione teatrale; i principi che ne derivano sono di
tipo drammaturgico. Prenderò in esame il modo in cui
l’individuo, in normali situazioni di lavoro, presenta se stesso e
le sue attività agli altri, il modo in cui guida e controlla le
impressioni che questi ne ricevono, ed il genere di cose che può
o non può fare mentre svolge la sua rappresentazione in loro
presenza…il pubblico costituisce un terzo elemento
nell’interazione: elemento essenziale che, tuttavia, se la
rappresentazione fosse realtà, non avrebbe occasione di
esistere. Nella vita di tutti i giorni i tre elementi si riducono a
due soli; la parte rappresentata da un’individuo è adattata alle
parti rappresentate dagli altri, ma questi, a loro volta,
costituiscono anche il pubblico” [7].
+ Fonti
“Il materiale illustrativo presentato in questo lavoro è di vario tipo:
parte è stato ricavato da ricerche scientifiche; parte da documenti
impressionisitici scritti da gente curiosa; parte sta a metà fra i due
generi. Inoltre mi sono spesso servito di un mio studio su di una
comunità di piccoli coltivatori delle isole Shetland”
+ Definizione della situazione
“Quando un individuo viene a trovarsi alla presenza di
altri, questi, in genere, cercano di avere informazioni sul
suo conto o di servirsi di quanto già sanno di lui. È
probabile che il loro interesse verta sul suo status
socio-economico, sulla concezione che egli ha di sé, sul
suo atteggiamento nei loro confronti, sulle sue capacità,
sulla sua serietà, ecc.[…] le notizie riguardanti
l’individuo aiutano a definire una situazione,
permettendo agli altri di sapere in anticipo che cosa
egli si aspetti da loro e che cosa essi, a loro volta,
possono aspettarsi da lui: tali informazioni indicheranno
come meglio agire per ottenere una sua determinata
reazione”.
+ Definizione della situazione:
attore attivo
Sarà interesse dell’attore controllare la
condotta altrui e il trattamento che gli verrà
usato. “Questo controllo è soprattutto ottenuto
agendo sulla definizione della situazione
formulata dagli altri…in modo tale da dar loro
quella impressione che li indurrà ad agire
volontariamente secondo la sua volontà”.
Un ruolo fondamentale hanno le prime
impressioni.
+ Definizione della situazione
“I presenti possono ricavare informazioni da
diverse fonti e molti indicatori (o <<strumenti
segnici>>) sono disponibili a questo scopo. Se
non conoscono affatto l’individuo, gli
osservatori possono raccogliere indizi dalla sua
condotta e dalla sua apparenza, così da potersi
servire di precedenti esperienze fatte con
persone abbastanza simili all’individuo
presente o, cosa più importante, applicare ad
esso stereotipi non controllati in precedenza. Da
esperienze anteriori si può anche desumere
che in un certo ambito sociale c’è da aspettarsi
di trovare solo un determinato tipo di
individuo”.
+ L’espressione
“L’espressività dell’individuo (e perciò la sua
capacità di far impressione su terzi) sembra
basarsi su due tipi di attività semantica
radicalmente diversi: l’espressione assunta
intenzionalmente e quella <<lasciata
trasparire>>.
Espressione
Comunicazione
volontaria
Informazione
“lasciata
trasparire”
+ Espressione
 La
prima comporta quei simboli verbali, o quei loro
sostituti, che l’individuo usa deliberatamente e soltanto
per comunicare le informazione che egli stesso e gli
altri convengono di attribuire a tali simboli
 La seconda comprende una vasta gamma di azioni che
gli osservatori possono considerare come sintomatiche
dell’attore
 L’espressione può essere forviante, costituisce per tanto
una promessa.
 Il pubblico tende a valutare le espressioni soprattutto
da ciò che traspare (cena, esame, dichiarazione,
telefonata salute), perché lo ipotizzano involontario.
Definizione della situazione:
consenso operativo
“Assieme, i partecipanti contribuiscono ad un’unica
e generale definizione della situazione che implica
non tanto un vero accordo circa ciò che è, quanto
piuttosto una intesa circa le pretese e gli argomenti
che verranno prese in considerazione in un
determinato momento. Esisterà anche un accordo
effettivo sulla opportunità di evitare un conflitto
aperto fra definizioni contrastanti della situazione.
Indicherò questo tipo di accordo con il termine di
<<consenso operativo>>”.
Una definizione della situazione è un programma.
La definizione della situazione
ha un carattere morale e
istituzionale
“La società è organizzata sul principio che qualsiasi
individuo che possieda certe caratteristiche
sociali ha il diritto morale di pretendere
caratteristiche sociali ha il diritto morale di
pretendere che gli altri lo valutino e lo trattino in
modo appropriato” (23).
La definizione della situazione è perciò una
richiesta morale.
Persona-maschera-non persona: es. razzismo.
Goffman: il mondo della
rappresentazione
 Una
rappresentazione è una richiesta implicita di
fiducia nella buonafede di ciò che si rappresenta.
 Non esistono rappr. in buona o malafede ma un
continuum di variazioni (da cinismo si può passare
a interiorizzazione).
 Sono sanzionate soprattutto le rappresentazioni di
status superiori a quello reale.
 La società permette alcune bugie istituzionalizzate:
politica, pubblicità, etc.-; ed alcune ambiguità che
permettono di non dire la verità
Facciata: definizione
Quella parte della rappresentazione dell’individuo
che di regola funziona in maniera fissa e
generalizzata. È un equipaggiamento espressivo
standardizzato che si usa più o meno
volontariamente durante la rappresentazione.
Facciata
Facciata
personale
Ambientazione
Apparenza
Maniera
Definizioni
 Ambientazione: mobilio, ornamenti,
equipaggiamento fisico: tutti i dettagli di sfondo
che forniscono lo scenario e g li arredi per quelle
azioni che avvengono dentro.
 Facciata personale: equipaggiamento espressivo
che identifichiamo strettamente con l’attore stesso
e che lo seguiranno ovunque: sesso, età, razza,
taglia, aspetto, vestiario, modo di parlare,
espressioni del viso, gesti.
Qualità teatrali
 Per
ogni ruolo rivestito, quando si è in presenza di
terzi, l’individuo puntualizza tipicamente la propria
attività con segni che accentuino in modo teatrale
fatti che altrimenti passerebbero inosservati.
 Nel far ciò opera un forte controllo sugli aspetti
secondari della rappresentazione.
 Il controllo serve anche ad evitare equivoci. A tal
riguardo un distacco forte con il pubblico
consolida la sacralità dell’attore.
Idealizzazione
Il modo in cui una rappresentazione è
<<socializzata>>, plasmata e modificata per
adattarla alla comprensione ed alle aspettative
della società nella quale viene presentata.
La socializzazione ci fornisce una base per agire
adeguatamente in qualsiasi situazione ma anche
una facciata ideale per ogni specifica situazione.
L’idealizzazione è una riconferma delle norme
sociali e degli stereotipi impliciti.
Idealizzazione
 Si
realizza:
 Mostrando al mondo un aspetto migliore del sé a
livello di status (in positivo o negativo)
 Adattandosi agli stereotipi: di genere, di età, di
razza
 Nascondendo aspetti sconvenienti della propria
identità
 Nascondendo le fasi intermedie di un’opera
 Nascondendo il lavoro sporco
 Nascondere comportamenti valoriali contrari al
proprio gruppo
 Segregando il pubblico
Rappresentazioni collettive
Concetto base: è limitante pensare che l’attore reciti
sempre e soltanto per il proprio sé. Spesso si recita
per esprimere il compito svolto, in quanto facente
parte del proprio ruolo nell’organizzazione o
società a cui si appartiene.
Gli attori recitano quindi spesso in equipes di
rappresentazione, che richiedono la cooperazione
di più partecipanti alla definizione di una
situazione.
Le equipe si formano non in relazione a una struttura
ma ad una interazione.
Le equipes fondamentali sono quella di
rappresentazione (gli attori) e il pubblico.
Le equipes
Definizione: “adopererò il termine <<équipe di rappresentazione>>
o più brevemente équipe, per riferirmi a un qualsiasi complesso di
individui che collaborano nell’inscenare una singola routine”.
In ogni équipe è prevista una precisa divisione di ruolo (famiglia,
lavoro, etc.).
Si può passare da una recitazione fra attori a una recitazione fra
équipe.
Équipes e interazioni
Il concetto di équipe di Goffman è una estensione
del concetto di altro generalizzato di Mead. Così
come Mead indicava la presenza dell’altro in ogni
interazione, anche quella fra sé e sé, così Goffman,
afferma di poter riconsiderare sotto il concetto di
interazione fra équipes ogni tipo di interazione
umana.
“Poiché ogni équipe reciterà per l’altra la sua
routine, si può parlare di interazione
drammaturgica, e possiamo vedere l’interazione
non come una fusione di tante voci quanti sono i
partecipanti, ma piuttosto come una specie di
dialogo e di scambio fra due equipes”.
Fra Mead e Goffman
“L’individuo in privato può rispettare certe regole, pur non
credendovi personalmente, perché è fermamente convinto della
presenza di un pubblico invisibile capace di punire le eventuali
deviazioni di tali norme. In altre parole un individuo può costituire
il proprio pubblico o può immaginare la presenza di un pubblico”.
Caratteristiche delle équipe
 Interdipendenza
reciproca: ogni individuo può far
fallire la rappresentazione.
 I membri di una equipe cooperano alla definizione
della situazione, conservando segreti e coprendo
errori altrui e difendendo i propri membri rispetto
al pubblico.
 Le equipe rappresentano una propria
presentazione idealizzata che si basa sul
<<principio di unanimità>>.
 Perché una rappresentazione funzioni è
fondamentale che non si mischino attori e pubblico.
Ruoli fondamentali

Il regista: colui che controlla la riuscita della rappresentazione,
rimette a posto i diversi membri, scalda l’ambiente, distribuisce le
parti, è responsabile del successo o insuccesso della
rappresentazione.

Il leader espressivo è colui che costituisce il focus della
rappresentazione.
I territori dell’interazione

Le rappresentazioni avvengono in un territorio limitato sia a livello
spaziale che temporale.

Il territorio è un qualsiasi spazio che sia delimitato da ostacoli alla
percezione.
Ribalta e retroscena
I territori fondamentali per una rappresentazione sono: ribalta e
retroscena.
La ribalta è il luogo ove si svolge la rappresentazione.
Il retroscena il luogo ove viene costruita la rappresentazione.
Ribalta

Quando gli attori sono sulla ribalta trattano il pubblico seguendo il
rituale della cortesia…

E si comportano seguendo le norme di decoro adeguate al
contesto (es. luogo sacro, posto di lavoro
Retroscena
 Il
luogo dove si custodiscono e preparano gli arredi
scenici, gli equipaggiamenti della facciata
personale, ove si prepara e ripassa la parte, dove
l’attore può lasciare la maschera ed uscire dal
ruolo, dove si prendono accordi sulla
rappresentazione.
 È fondamentale per la riuscita di una
rappresentazione che il divisorio sia
sufficientemente forte e che a nessuno sia
permesso di entrare.
 Oltre al retroscena, nessuno dall’esterno deve
poter accedere alla ribalta (segregazione
pubblico).
Retroscena
Divisorio
Ribalta
Pubblico
Attori
Interagisc
ono
Spazio esterno
Repertori

Retroscena: chiamarsi per nome, decidere, imprecare, fare
commenti a sfondo sessuale, mugugnare, fumare, vestire trasandati,
scomporsi, non considerare la presenza del prossimo, etc.

Ribalta: i comportamenti opposti ai precedenti.
La divisione ribalta\retroscena può essere costituita da un tempo
oltre che da uno spazio.
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