Il percorso delle donne
per il diritto di voto
Le lotte delle donne per rivendicare gli stessi diritti degli uomini iniziano nel 1700.
1792: durante gli anni della Rivoluzione Francese, Olympe de Gouges redige la
Dichiarazione delle donne e delle cittadine, che ricalca la Dichiarazione
dell'uomo e del cittadino dei rivoluzionari del 1789.
Con la rivoluzione industriale le donne iniziano a
lavorare fuori casa e iniziano prime battaglie per
rivendicare il diritto di voto e l'accesso alle libere
professioni (es. suffragette inglesi).
Il diritto di voto
Il primo Stato al mondo a concedere il diritto di voto alle donne fu il
Wyoming negli Stati Uniti, nel 1869, ma solo nel 1920 tutte le donne
statunitensi poterono votare.
Allo scoppio della prima guerra mondiale (1915), il suffragio femminile
era riconosciuto a livello nazionale solo in Nuova Zelanda (1893),
Australia (1903), Finlandia (1907 primo Paese europeo), Danimarca
(1908), Norvegia (1910-1912).
Nel 1918 la Gran Bretagna estendeva il diritto di voto alle
donne sopra i 30 anni che percepissero un reddito e nel 1928 le
inglesi avrebbero potuto votare a 21 anni.
In Francia, nonostante le rivendicazioni femminili che si
intensificarono dopo il riconoscimento del suffragio universale
maschile, le donne ottennero il voto solo nel 1944.
Il percorso verso l’uguaglianza
in Italia
In Italia: la lotta per l'uguaglianza tra uomo e donna inizia più tardi rispetto al resto
d'Europa
1902: prima legge a tutela delle lavoratrici: max 12 ore di lavoro, no ai lavori
sotterranei, no al lavoro notturno per età inferiore 15 anni
1914-18: inizia la guerra, gli uomini partono e le donne ricoprono i lavori lasciati liberi.
Sperimentano l'indipendenza economica e l'autonomia personale e prendono
maggiore coscienza e consapevolezza dei propri diritti.
Alla fine della guerra, tornano i reduci e le donne rientrano tra le mure domestiche,
ma più combattive → 1919 legge che abolisce autorizzazione maritale, necessaria
fino ad allora per qualsiasi atto, le donne sono ammesse all'esercizio di tutte le
professioni e a molti impieghi pubblici.
Con il fascismo le donne sono solo mogli e madri. Divieto di insegnare lettere
classiche, storia e filosofia superiori, per le bambine tasse più alte per le scuole
medie, nel 1927 i salari donne vengono dimezzati per decreto.
Il percorso delle donne
per il diritto di voto
Il percorso delle donne
per il diritto di voto
In questo il clima di difficoltà e di forte ritardo
culturale in tema di diritti della donna, si arriva
alla stesura della Costituzione, e al 1° febbraio
1945 con decreto viene riconosciuto il diritto di
voto alle donne, ma non il diritto di essere elette
(elettorato passivo). Si rimedierà solo l’anno
dopo.
1946: diritto di voto per le donne
Decreto legislativo luogotenenziale 1°
febbraio 1945, n. 237
Decreto legislativo luogotenenziale
10 marzo 1946, N. 74
“IN ITALIA SI VOTA CASTELGANDOLFO – Per la prima volta dopo
ventiquattro anni si sono avute libere elezioni in Italia. Tanto nelle città
come nei piccoli centri tutti hanno votato in un ambiente assolutamente
calmo. In molti casi le donne, specialmente le contadine, sono state le
prime a recarsi alle urne”.
L’Europeo, 25 marzo 1946
L’Assemblea Costituente
All’Assemblea Costituente viene candidato il 7% di donne: partecipa l'89% delle
donne aventi diritto e risultano elette in 21 su 556 membri.
A lavorare alla sua stesura 556 deputati eletti, per la prima volta da italiani e
italiane, passati alla storia come padri costituenti. Ma la Carta fondamentale ebbe
anche anche 21 "madri".
Alcune di loro divennero personaggi noti, come Nilde lotti, prima donna a
diventare Presidente della Camera dei Deputati, altre rimasero a lungo nelle aule
parlamentari o tornarono, prima o dopo, alle proprie occupazioni.
Il percorso delle donne
per il diritto di voto
Tratto da: L'altra metà del voto. 1946-2006 Le donne italiane votano da sessant'anni” - Commissione
pari opportunità del Comune di Mirano (VE)6:
I DIRITTI FONDAMENTALI
PREVISTI DALLA COSTITUZIONE
Parità
La Costituzione stabilisce, per la prima volta, l'uguaglianza morale e giuridica tra donna
e uomo. Art. 3: uguaglianza formale e sostanziale → lo scopo è di superare le
secolari disparità.
Famiglia
L'art. 29 della Costituzione stabilisce l'uguaglianza morale e giuridica dei coniugi,
con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità familiare".
Come madre, insieme al padre, la donna ha il diritto-dovere di mantenere, istruire,
educare i figli anche se nati fuori dal matrimonio (art. 30 Cost.).
La riforma del diritto di famiglia
(1975)
Famiglia
L'uguaglianza morale e giuridica dei coniugi, ha trovato piena applicazione nella
riforma del diritto di famiglia (legge 19 maggio 1975, n. 151), dove sono state
introdotte importanti innovazioni ispirate al valore della parità e dell'uguaglianza nei
rapporti tra donna e uomo considerati sotto il duplice ruolo di coniugi e di genitori.
Con il matrimonio i coniugi acquistano gli stessi diritti e assumono gli stessi doveri.
Entrambi sono tenuti a contribuire ai bisogni della famiglia e concordano tra loro
l'indirizzo della vita familiare.
La potestà esercitata sui figli spetta ad entrambi i genitori.
Comunione legale dei beni fra i coniugi -> riconosciuto il contributo della donna
alla famiglia anche con il suo lavoro svolto fra le mura domestiche.
IL LAVORO
Lavoro
La Costituzione afferma l'uguaglianza dei diritti tra uomo e donna e, a parità di
lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore (art. 37).
Il principio della parità ha ispirato la legge n. 903 del 1977 sulla parità di trattamento
fra donne e uomini in materia di lavoro, che ha eliminato una serie di
discriminazioni che limitavano i diritti delle lavoratrici.
La legge vieta qualsiasi discriminazione fondata sul sesso per quanto riguarda
l'accesso al lavoro, indipendentemente dalle modalità di assunzione e qualunque sia
il settore d'attività, vieta discriminazioni nel trattamento retributivo e nelle
attribuzioni di qualifica. E’ vietato il lavoro notturno con alcune eccezioni per
determinate attività.
IL LAVORO
Lavoratrice madre
Legge n.53 del 2000 DISPOSIZIONI PER IL SOSTEGNO DELLA MATERNITA' E
DELLA PATERNITA’
La donna incinta non può essere licenziata nel periodo compreso tra l'inizio della
gravidanza e il compimento del primo anno di età del bambino, salvo che per colpa grave
(ad esempio furto), cessazione dell'azienda, scadenza del contratto a termine.
Dall'inizio della gravidanza fino a sette mesi dopo il parto non può essere adibita al
trasporto e al sollevamento di pesi o a lavori pericolosi.
Le dimissioni volontarie della madre lavoratrice devono essere comunicate all'Ispettore
del lavoro, che deve dare la propria approvazione per renderle efficaci per scoraggiare la
pratica di far firmare alle lavoratrici appena assunte una lettera di dimissioni con la data
in bianco, da utilizzare in caso di maternità.
IL LAVORO
Lavoro
Tutti i cittadini dell'uno e dell'altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle
cariche elettive in condizioni di uguaglianza secondo i requisiti stabiliti dalla legge
(art. 51 Cost.).
Questo principio ha trovato piena attuazione solo con la legge 9 gennaio 1963 n. 7,
che ha aperto alle donne carriere prima precluse, tra cui la carriera diplomatica e la
magistratura (recentemente anche l'ingresso nelle forze armate).
Solo nel 2003 si è aggiunto all'art. 51 della Costituzione: “la Repubblica promuove con
appositi provvedimenti le pari opportunità tra uomini e donne”.
I diritti delle donne, oggi
Leggi ordinarie
1991
Approvata la legge sulle azioni positive, che ha lo scopo di superare le
discriminazioni che bloccano o rallentano gli avanzamenti professionali o di carriera
e di inserire le donne, con programmi ad hoc, in attività professionali nelle quali
sono sotto rappresentate.
Le azioni positive consistono in particolari strategie o misure adottate per
valorizzare la differenza positiva di atteggiamenti culturali e di comportamento
delle donne, e per contrastare gli ostacoli che si frappongono ad un'effettiva
eguaglianza tra uomini e donne nella società e nelle opportunità di lavoro.
I diritti delle donne, oggi
Leggi ordinarie
Azioni positive vengono considerate tutte le misure che eliminano le disparità
• nella formazione scolastica e professionale,
• nell’accesso al lavoro,
• nella progressione e nello svolgimento della attività lavorativa.
Azioni positive vengono considerate quelle che favoriscono
• la diversificazione delle scelte professionali delle donne,
• il loro accesso al lavoro autonomo,
• l’inserimento delle donne nelle attività in cui sono meno presenti e ai livelli di
responsabilità
• l’equilibrio fra responsabilità familiari e professionali e una loro migliore
ripartizione fra i sessi.
I diritti delle donne,
oggi
Legislazione
nazionale
La legge 53 dell’8 marzo 2000 sui congedi parentali tenta di anticipare, o meglio
incentivare, un percorso nuovo, che era già iniziato con la legge 903/77, sulla parità
nel lavoro tra uomini e donne anche sul piano della condivisione, principio assai
disatteso nella sua applicazione. Ora i padri, finalmente loro, possono scegliere di
utilizzare un congedo dal lavoro, parzialmente retribuito, per accudire il figlio/a fino al
compimento dell‘ottavo anno. Conciliazione tempi.
Codice per le pari opportunità dlg 198/2006. Art. 1 - Divieto di discriminazione tra
uomo e donna. “Le disposizioni del presente decreto hanno ad oggetto le misure
volte ad eliminare ogni distinzione, esclusione o limitazione basata sul sesso,
che abbia come conseguenza, o come scopo, di compromettere o di impedire il
riconoscimento, il godimento o l'esercizio dei diritti umani e delle libertà
fondamentali in campo politico, economico, sociale, culturale e civile o in ogni altro
campo”.
I diritti delle donne, oggi
Alcuni dati su cui riflettere...
Fonte: “L'Italia in cifre”,
Istat 2008
www.istat.it
I diritti delle donne, oggi
Alcuni dati su cui riflettere...
Indicatori del lavoro per sesso e area geografica - anno 2007, valori %
Fonte: “L'Italia in cifre”,
Istat 2008
www.istat.it
I diritti delle donne, oggi
Alcuni dati su cui riflettere...
Stesso lavoro, stessa qualifica, diverso stipendio* → in media le donne guadagnano circa il 23%
in meno (¾ dello stipendio), sia nel settore pubblico che privato, ad ogni livello. Le differenze
aumentano in caso di donne in carriera (- 37%) ai livelli dirigenziali e lavoratrici autonome.
Il tasso di occupazione delle donne è comunque aumentato negli ultimi anni. Oggi è del 46,6%
(31% al Sud), ma tra i 20 e i 49 anni la % si abbassa in caso di figli, mentre quella degli uomini
aumenta. Le richieste crescenti di flessibilità della manodopera pesano maggiormente sulle donne,
poiché quasi un terzo delle donne lavora a tempo parziale (32,9% nel 2006 rispetto al 7,7% degli
uomini) e il 14,8% ha un contratto a tempo determinato.
L'aumento dell'occupazione femminile, quasi 4 lavoratrici su 10, ha luogo principalmente
nell'amministrazione pubblica**, nell'istruzione, nel settore sanitario e sociale, mentre la metà delle
lavoratrici sono impiegate amministrative, commesse o lavoratrici poco qualificate.
Le differenze si ritrovano anche nell'istruzione: l'insegnamento, le facoltà umanistiche, artistiche e il
settore sanitario concentrano quasi la metà delle laureate, mentre le facoltà scientifiche attirano solo
una donna su dieci.
Sono aumentate le donne manager, passate dal 18% del 2001 al 32% del 2007, mentre in politica
le quote rosa continuano a scarseggiare
I diritti delle donne, oggi
Alcuni dati su cui riflettere...
Cosa sono le quote rosa?
Una quota di posti riservati alle donne
nelle liste elettorali, ossia almeno un terzo
dei candidati.
La prima introduzione risale al 1993,
provvedimento abrogato nel 1995 da una
sentenza della Corte Costituzionale.
Una legge dell’aprile 2004 ha reintrodotto
le “quote rosa” nell’elezione dei membri del
Parlamento europeo. Nonostante ciò non
esiste ancora, in Italia, una legge che
garantisca una reale uguaglianza
rappresentativa.
Attualmente le donne sono 134 alla
Camera (21,2%) e 59 in Senato (18,3%).
I diritti delle donne, oggi
Alcuni dati su cui riflettere...
Ancora sulle quote rosa
[...] Paradossalmente, il paese con maggiore presenza femminile in parlamento è il Rwanda
con il 48,8% di donne elette (39 su 80 eletti). La nazione africana si aggiudica il podio grazie a
regole rigidissime in fatto di quote rosa.
Seguono a ruota la nordica Svezia (45% di deputate, 157 su 349), mentre al terzo posto della
classifica si colloca un paese sudamericano, il Costa Rica, che vanta un 38,6% di donne
sedute in parlamento superando la Norvegia che ha 'solo' il 37,7% di presenze femminili (64
su 169).
La Spagna è al sesto posto (126 parlamentari donne su 350 totali). Per trovare l'Italia, invece,
bisogna scorrere molti paesi dei più diversi continenti. Persino l'Iraq, percentualmente, sta
meglio di noi con 70 donne elette su 275 seggi disponibili in parlamento (25,5%).
Dopo l'Italia si trovano, invece, abbastanza clamorosamente, i cugini francesi che vantano solo
70 deputate su 577 (12,1%). E questo nonostante una legislazione tesa a penalizzare
finanziariamente i partiti che non garantiscono un equo accesso al parlamento. Dopo, in
classifica, ci sono paesi come il Sudan, l'Ungheria, il Nepal e, ultimo, l'Egitto dove le donne in
parlamento sono 9. Su 454 deputati.
Tratto da: www.repubblica.it articolo di Clotilde Veltri, 6 luglio 2006)
totale
Tratto da: “Il Sole 24 ore” del 21.04.2008
I diritti delle donne, oggi
“Libero non è colui che ha un diritto
astratto senza il potere di esercitarlo, bensì
colui che oltre al diritto ha anche il potere
di esercizio”.
[N.Bobbio – Politica e cultura]
LE DONNE ITALIANE SONO QUELLE CHE LAVORANO DI PIU’: INTESO COME LAVORO FUORI CASA (TRA I
PIU’ BASSI IN EUROPA) PIU' IL LAVORO DI CURA (casa, figli, mariti, anziani) .
E’ QUANTIFICATO NEL 28% IN PIU’ DEGLI UOMINI, IL DATO PIU’ ALTO DEI PAESI INDUSTRIALIZZATI.
L’UGUAGLIANZA, NELLA MENTALITA’ COMUNE, NON E’ ANCORA DEL TUTTO ACCETTATA!
Esempio offerta di lavoro
Nel settore privato
 PROGETTISTA DI AUTOMAZIONE
Cerchiamo un progettista di automazione industriale. Il candidato ideale ha max 35 anni, conosce ed utilizza con una buona
padronanza i linguaggi di programmazione PLC e CNC. E' richiesta la capacità di lavorare per progetti, la conoscenza della lingua
inglese e la disponibilità ad effettuare frequenti trasferte in Italia ed all'estero. Si offre un rapporto di lavoro dipendente con un
inquadramento adeguato al livello di esperienza acquisito. La sede di impiego è Limidi di Soliera (MO).
La ricerca è rivolta ad ambo i sessi - Legge 903/77
Invitiamo chi fosse interessato ad inviare la propria candidatura, autorizzando il trattamento dei dati personali ai sensi del D.Lgs.
196/03 (Legge sulla Privacy), ad uno dei seguenti indirizzi, citando il Rif. PLC/MO: [...]
Nel settore pubblico
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