Giovani e Imprese.
Spunti di riflessione
Leonello Tronti
I giovani e il mercato del lavoro,
Modena – 28 maggio 2012
L’esercizio proposto
 Replicando a distanza il metodo del Town Hall Meeting,
l’Associazione Meucci – Lavoro Nuovo ha rivolto cinque
domande sul rapporto tra giovani e imprese a:

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Quattro imprenditori: Franco Bernardini (AD Baraclit e ex Pres.
Cgii Toscana), Simone Bettini (AD ROSS e Pres. Cgii Firenze),
Maurizio Bottaini (Pres. Doftec) e Simone Pratesi (AD B&C
Speakers).
Tre amministratori locali: Marta Billo (ex assessore di Sesto F. e
amministratore di Quadrifoglio), Simone Gheri (sindaco di
Scandicci), Anna Palazzi (funzionario Comune di Firenze).
Quattro esperti (economisti e statistici del lavoro): Tindara
Addabbo (Università di Modena), Cristina Martelli (Università di
Firenze), Francesco Pastore (Seconda Università di Napoli) e
Andrea Ricci (Isfol).
 Proviamo a sintetizzare qui le loro risposte, mettendole a
confronto, in 20 minuti – una mission impossible!
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Domanda 1
La formazione universitaria
e professionale
produce professionalità giovani
adeguate al mercato del lavoro
e alle esigenze delle imprese?
Se no, le imprese formano all'interno
o evitano di assumere?
E se formano all'interno
quali sono le pratiche più efficaci?
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Università, mercato del lavoro,
imprese
 Tre Imprenditori segnalano che le università italiane non
producono professionalità adeguate al mercato del
lavoro. Sono probabilmente peggiorate, nonostante
l’introduzione dei comitati di indirizzo, formati da
imprenditoria locale e docenti.
 Ma il quarto sostiene che si tratta di una scusa per
evitare il ricambio generazionale necessario a colmare il
gap culturale e tecnico-professionale tra scuola e
impresa.
 Gli Amministratori, dal punto di vista delle PA,
condividono la percezione di un peggioramento
qualitativo delle lauree con l’introduzione del diploma
triennale e segnalano il grande valore dell’esperienza sul
campo (ma lamentano che il turnover è bloccato).
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Formazione e imprese
 Gli Esperti, dati alla mano, segnalano che in Italia si
fa troppo poca formazione e soprattutto troppo
poca alternanza tra formazione e lavoro. E
richiamano la validità del modello tedesco, basato
sull’alternanza e sul ruolo di indirizzo dei partner
sociali; sottolineano che anche in Italia i giovani
che hanno esperienze di alternanza si affermano
prima e meglio.
 I dati indicano poi il netto indebolimento della
posizione di mercato dei giovani laureati (problema
di offerta? Esempio USA) e mettono in luce la
debolezza della domanda di lavoro (imprese troppo
piccole).
Il debole mercato del lavoro dei
laureati
 Tra il 1993 e il 2004 il salario netto di un laureato è
diminuito di oltre il 27% rispetto a quello di un
lavoratore con licenza elementare. Il risultato non può
essere collegato al tipo di specializzazione dei laureati.
 Il salario dei laureati in materie scientifiche
(ingegneri, chimici, fisici, matematici ecc.) è diminuito
di circa il 14%, mentre il salario associato alle lauree
in materie professionali (economia, giurisprudenza,
ecc) si è ridotto del 31% e quello delle lauree in
discipline umanistiche del 30%.
 Si sottolinea l’importanza cruciale di una corretta
comunicazione della domanda di lavoro (in particolare
delle competenze e delle professioni richieste, anche al
di là dei settori di produzione) ai fini dell’orientamento
delle scelte scolastiche e formative.
Le imprese fanno formazione?
 Due Imprenditori dichiarano di fare formazione
nonostante i costi elevati; ma un terzo sostiene che,
nelle piccole imprese, la formazione «è una pura
illusione» e si limita alla formazione obbligatoria.
 Gli Esperti confermano che le imprese italiane fanno
molta meno formazione di quelle europee.
 Gli Amministratori denunciano il taglio del 50% dei fondi
per la formazione professionale nelle PA.
 Prevale dunque l’affiancamento ai dipendenti più anziani
nella attività pratica. Tuttavia sussistono ancora le
modalità classiche dei corsi di formazione: lezioni e casi
pratici, rapporto teoria/pratica, testimoni d’eccellenza,
ecc.
 Inoltre le normative (Tremonti e Monti) hanno
determinato il blocco di tutte le forme di acquisizione di
professionalità specifiche, tramite sia il reclutamento, sia
le prestazioni professionali.
La migliore modalità di
inserimento dei giovani
 Due Imprenditori sostengono l’utilità degli stage, pre- e
post-laurea che, però, per uno di loro «richiedono
comunque importanti investimenti».
 Un terzo sostiene che «tutoraggio e responsabilità» sono
i criteri più validi per l’inserimento dei neo laureati in
fabbrica.
 Il quarto indica la necessità di una particolare cura
nell’inserimento del giovane, che gli permetta di non
venire “confinato e represso” nelle potenzialità
innovative, ma lo abitui al confronto e ad un lavoro di
gruppo costruttivo, per se stesso e per la struttura in cui
viene inserito.
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L’inserimento
 Gli Amministratori segnalano la necessità di
immergere i giovani nell’operatività quotidiana.
 Gli Esperti segnalano, per i giovani,
l’importanza della formazione d’aula (per
l’occupabilità) oltre a quella sul lavoro (per la
produttività e l’impresa);
 e indicano l’utilità di regole per l’apprendistato,
ma anche per il tirocinio e per le stesse tesi di
laurea, che coniughino in modo organico
formazione e lavoro.
Domanda 2
Quali sono i nodi critici
del ricambio generazionale
in azienda?
Quali i casi di successo?
Cosa si aspetta l'azienda
da un nuovo "leader" giovane?
Cosa teme?
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Il ricambio generazionale
 Per gli Imprenditori, il ricambio è spesso legato alla
parentela più che al merito. Le piccole e medie
aziende, basate sul modello padronale, non riescono a
fare selezione.
 Per gli Esperti, spesso gli imprenditori sono tanto
dotati di un fiuto per gli affari e l’innovazione dei
metodi di produzione quanto avversi all’entrata di
soggetti esterni all’impresa.
 Vedono i giovani come potenziali concorrenti e
instaurano un rapporto di competizione perversa: la
competizione antichissima fra istruzione e
conoscenza teorica dei giovani ed esperienza pratica
degli imprenditori.
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I nodi critici
 I proprietari di piccole e piccolissime aziende
spesso hanno dovuto abbandonare gli studi per
realizzare il sogno di essere imprenditori.
 Sono orgogliosi di essere imprenditori e vivono gli
studi superiori, a volte non solo quelli universitari,
come qualcosa che è irrimediabilmente mancato
loro.
 Può perciò diventare un puntiglio dimostrare che la
loro esperienza in azienda è invariabilmente
superiore alle conoscenze teoriche guadagnate a
scuola e in università.
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Il successo nel ricambio
 Per gli Imprenditori, precondizioni essenziali del
successo sono la disponibilità del successore ad
affrontare con rispetto il passaggio di consegne e la
scelta sincera del succeduto di abbandonare il
timone.
 I casi di successo sono quelli in cui si realizza un
bilanciamento tra le capacità del successore,
l’umiltà e determinazione nell’assumere il nuovo
ruolo e la disponibilità del succeduto a lasciargli
ampia libertà senza soffocarne le capacità
innovative e di confronto, ma senza perdere il
controllo della situazione e accompagnandolo in un
inserimento progressivo e graduale.
Il segreto del successo
 Per gli Amministratori, il segreto sta nella capacità
di coniugare il cambiamento con la tradizione; in
pratica il ricambio si realizza meglio o con la
gestione della progressione verticale e/o per
inserimenti mirati di figure altamente qualificate
dall’esterno.
 Per gli Esperti il successo si assicura anche con una
migliore comunicazione, che porti a sistema il
dialogo fra impresa, mondo dell’istruzione e della
formazione e giovani, ciò che permette alle imprese
di apprezzare meglio la buona volontà dei giovani e
i miglioramenti che questi ultimi possono apportare
alla vita aziendale.
Un leader giovane: aspettative
e timori della struttura
 Gli Imprenditori si aspettano nuovo slancio, capacità
di ascolto, lavoro di squadra, attenzione ai
cambiamenti. Temono l’arroganza dell’inesperienza.
 Se il giovane leader guarda con interesse e rispetto
alle esperienze del vecchio, comprendendo le ragioni
del suo successo, può giovarsene anche se dovesse
poi cambiare totalmente le scelte gestionali e
strategiche.
 Per gli Amministratori la struttura si aspetta nuove
energie e nuove capacità, e teme però sia che queste
siano minate dall’inesperienza, sia che i colleghi si
arrocchino nella difesa di un micro potere interno alla
struttura.
Domanda 3
Per diverso tempo si è ragionato
di outsourcing
di alcune fasi di processo.
Quali possono rappresentare
un‘opportunità
per la nascita di start-up giovanili?
L'impresa-rete è ancora
un modello da seguire?
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Outsourcing e giovani
 Per gli Imprenditori, l’outsourcing rappresenta
un’opportunità solo se coinvolge altri partner in una
logica di sinergia e complementarità;
 è un serio rischio quando diventa un modo per
abbattere i costi di filiera: per chi lo affida (bassa
qualità) come per chi lo pratica (se produce poco
valore aggiunto è facilmente sostituibile).
 Per gli Amministratori, può essere un’opportunità
per attività di innovazione tecnologica,
reingenerizzazione dei processi, comunicazione.
L’impresa-rete - 1
 Per gli Imprenditori, l’impresa-rete è efficace
per molti settori e per molte imprese. Firenze
ha il primato in Italia, e ha reti in settori sia
tradizionali (ad es. pelletteria), che avanzati
(ad es. biomedicale).
 Ma non può essere un modello per tutte le
imprese e tutti i settori. L’impresa è un insieme
di conoscenze, capacità, esperienze che
generano successo solo se c’è l’imprenditore
che svolge il ruolo del lievito nell’impasto.
Questo è il segreto del successo, non il
modello.
L’impresa-rete - 2
 Un Imprenditore segnala che c’è bisogno di far
crescere l’impresa italiana, e nota come la sua
azienda è cresciuta tenendo dentro tutte le
funzioni, dalla progettazione alla produzione,
alla logistica fino al montaggio finale (affidato
a imprese esterne solo in casi eccezionali).
 Per un altro, l’impresa-rete può essere un
modello da seguire se l’imprenditore riesce a
spogliarsi della cultura padronale e a sposare la
logica manageriale, legata alla conoscenza dei
processi aziendali e del mercato, e animata da
visione e consapevolezza del proprio progetto.
Rete, territorio, conoscenza,
comunità
 Un Esperto si interroga sulle condizioni perché un
insieme di agenti legati tra loro da rapporti
amministrativi, organizzativi e di servizio possano
diventare una rete. Il ruolo primario è quello del
linguaggio e della memoria condivisi all’interno di tutto il
sistema.
 Il punto non è tanto il modello di impresa, ma il fatto che
tutto un territorio possa connotarsi come rete (o
comunità intelligente). La condizione è che sia una rete
governata, i cui comportamenti e processi produttivi e
relazionali siano conosciuti e governati in tempo reale.
 L’aspetto informativo è fondamentale. I dati non ci sono
o sono conseguibili solo attraverso costosi processi di
rilevazione. Occorre perciò che il territorio impari ad
ascoltarsi e a saper riusare i dati che gli attori generano.
L’incontro tra esperienza e
innovazione - 1
 Per un Imprenditore, tradizione ed esperienza
non sono sinonimi di vecchiaia, così come
innovazione non è sinonimo di gioventù: le
persone di esperienza e quelle innovative
devono comporre il giusto mix nella
costruzione dell’impresa.
 Per un altro, l’incontro tra
“tradizione/esperienza e gioventù/innovazione”
è bene che avvenga in azienda e lì metta
radici, cresca e si consolidi. Certo possono
nascere imprese di servizio fatte da giovani,
per innestare su tronchi vecchi conoscenze
nuove: progettuali, gestionali, finanziarie.
L’incontro tra esperienza e
innovazione - 2
 A questo proposito, un altro Imprenditore
indica che la sua società, per quotarsi in borsa,
ha utilizzato un’impresa di servizi professionali
in cui l’età media era molto bassa. E’ questo un
caso dove sono state “tradizione ed
esperienza” si è bene incontrata con “gioventù
e innovazione".
 L’incontro, per alcuni settori e per le piccole
dimensioni, può essere facilitato dalle reti. Ma
le reti poi devono consolidarsi e far crescere le
dimensioni aziendali.
Domanda 4
Quali misure di policy
sono utili per coniugare
inserimento giovanile
e sviluppo delle imprese?
Cosa chiedere ai policy maker?
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Finanziare l’inserimento di
giovani?

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Per un Imprenditore, l’inserimento di una nuova persona o
l’adeguamento formativo di una vecchia sono
esclusivamente legati all’opportunità di crescita del valore
aggiunto che ne può risultare. Il finanziamento legato
all’inserimento di una nuova persona o alla formazione di
una vecchia devono essere visti, esclusivamente, come
funzionali a questi obiettivi.
Per un altro, qualsiasi misura che favorisce tutoraggio e
responsabilità (stage, tirocini, periodi alternati di studio e
lavoro) è ben accetta. Bisogna portare i giovani che escono
dal ciclo scolastico a fare una prima esperienza lavorativa in
azienda, semplificando e incentivando questo passaggio. I
passaggi successivi dipenderanno da tanti elementi, ma
senza questa primo passo sarà tutto più difficile.
Per un Amministratore, favorirebbe i giovani l’eliminazione
delle riserve per gli interni di una quota dei posti messi a
concorso.
Aiutare i giovani a fare impresa

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Per gli Imprenditori, il Paese ha bisogno di misure per evitare
che le tante energie positive presenti non trovino possibilità di
esprimersi e di partecipare alla ripresa. Si deve invertire la
tendenza che mortifica i migliori spingendoli a cercare
all’estero la realizzazione che non trovano qui. Il territorio deve
svolgere un ruolo importante, ricostruendo la fiducia,
rigenerando il tessuto connettivo che permise di realizzare i
distretti, ma su basi nuove, incentivando l’incontro tra nuovi e
vecchi saperi.
Negli anni ‘90 esisteva una misura per promuovere
l’imprenditoria giovanile del Sud. L’impresa nuova veniva
affidata al tutoraggio di un’impresa consolidata. Il principio va
aggiornato, semmai utilizzando il modello a rete e favorendo la
cooperazione tra imprese giovanili di servizio e imprese
industriali. E favorendo il tutoraggio di startups con business
angels per portare l’idea di impresa ad un piano industriale
credibile e misurabile, adeguato alle aspettative di una società
di venture capital.
Giovani e Parchi tecnologici
 Il miglior modello di sviluppo delle imprese e diffusione
dell’innovazione (orizzontale e trasversale) è la creazione
di una piccola/grande serie di Parchi Tecnologici dedicati
all’innovazione e allo scambio di conoscenza, con una
stretta convivenza - anche fisica - fra mondo della
formazione (università e laboratori di ricerca), mondo
finanziario (venture capitalists e fondi di private equity)
e mondo delle imprese (le più rappresentative e con più
predisposizione all’innovazione, non le associazioni di
rappresentanza).
 Questo modello di successo (ad es. la Silicon Valley o il
distretto di Oxford) passa proprio attraverso
l’inserimento (o il finanziamento e tutoraggio) dei
giovani più promettenti.
 La gestione della proprietà intellettuale che nasce
all’interno del parco spesso riesce a finanziarne lo
sviluppo e la crescita.
Una nuova politica industriale
 Per gli Esperti, la valorizzazione del capitale umano,
soprattutto dei giovani, incontra dei vincoli nelle
caratteristiche tecnologiche, proprietarie e organizzative
delle imprese.
 E’ opportuno utilizzare le leve di una politica industriale
(declinata a livello locale) che favorisca la
riorganizzazione del sistema produttivo verso i settori
con maggiori prospettive di crescita produttiva e
occupazionale di buona qualità, ovvero i settori che
valorizzano il capitale umano dei lavoratori come fattore
competitivo strategico.
 Sono necessarie tre linee di intervento: a) un piano
strategico di politica industriale, b) una politica di
accesso al credito per gli investimenti in innovazione e c)
un intervento organico per favorire il rinnovamento della
classe imprenditoriale.
Quattro proposte
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
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Un quadro normativo nazionale e flussi stabili di finanziamento,
entro cui le amministrazioni locali possono intervenire a favore
dell’imprenditoria giovanile e femminile, soprattutto nei settori
della nuova economia (biotecnologie per la salute, nanotecnologie
per le applicazioni industriali, produzioni di beni e servizi per il
risparmio energetico e la qualità dell'ambiente, ecc.), per evitare
interventi locali frammentati, instabili e non organici a una
strategia industriale del Paese.
Incentivazione fiscale, normativa e tecnologica per la realizzazione
di reti di impresa.
Fondo di garanzia pubblica dei finanziamenti bancari per
l'innovazione tecnologica, gestito da una sorta di Agenzia per il
sostegno finanziario all'Innovazione (un venture capitalist con
garanzie pubbliche).
Utilizzo sistematico di voucher formativi per l’imprenditorialità,
eventualmente cofinanziati da centri di ricerca pubblici e privati
nonché dalle istituzioni accademiche. Università e ricerca debbono
svolgere un ruolo di “assistenza tecnologica” alla nuova
imprenditorialità e il venture capitalist pubblico deve sostenere e
coordinare il finanziamento delle nuove iniziative imprenditoriali.
Domanda 5
La Regione Toscana
ha predisposto uno spazio
dedicato ai giovani:
il Progetto GiovaniSì.
Come favorire
l'incontro tra senior e junior?
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GiovaniSì
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

La maggior parte di Imprenditori e di Esperti non conoscono
l’iniziativa. Problemi di comunicazione?
Per un Imprenditore è un’iniziativa interessante. La regione è
la scala territoriale giusta ed è bene che ci sia un coordinatore
istituzionale delle tante attività destinate al lavoro, alla
formazione, all’impresa, alla ricerca. Tanti rivoli che se non
indirizzati verso un fine unico rischiano di disperdersi.
E’ necessario però più coraggio. Ad esempio: al bando per
ottenere il contributo per il tirocinio possono concorrere solo
imprese che hanno almeno un dipendente a tempo
indeterminato. Le start up sono certamente escluse perché non
avranno ancora assunto dipendenti, per di più a tempo
indeterminato.
Confindustria Firenze si è data da fare dallo scorso anno con il
progetto “ Firenze crea impresa”, per favorire la nascita di start
up invitando gli associati a diventare business angels di idee
imprenditoriali raccolte tramite l’Università e gli incubatori. La
risposta è stata positiva. Su queste iniziative bisogna fare rete
e mettere insieme più risorse, pubbliche e private.
Uno Spin off universitario
 Per un Esperto, a Modena si è costituito uno spin off
universitario (Well_B_Lab*) in cui sono presenti sia
docenti che giovani assegnisti di ricerca, e dove si
scambiano conoscenze fra le esperienze di ricerca, le
competenze acquisite in progetti svolti in un centro di
ricerca universitario (dove convivono diverse
generazioni) e l'impresa.
 L'esperienza è appena sorta (ottobre 2011) ma già è
risultato evidente come si possa sperimentare una
stretta collaborazione fra senior/junior in uno scambio
che contribuisce all'innovatività dei servizi offerti.
 Due giovani assegniste hanno già potuto tradurre un'idea
in un’impresa grazie anche alla fruizione di servizi offerti
dalla Regione Emilia Romagna per sostenere la creazione
di impresa.
La proposta dell’Associazione
Meucci – Lavoro Nuovo
 Organizzare a Firenze un Forum annuale di
dibattito e confronto sul lavoro dei giovani e
sulle esperienze di lavoro innovativo tra:
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Giovani
Imprese (di giovani e non)
Mondo finanziario
Partner sociali
Mondo della cultura e della formazione
Istituzioni locali, nazionali e comunitarie.
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Di moda o efficace? Virtù e limiti del benchmarking come strumento