L'eutanasia è un termine che deriva dal greco, e significa "buona
morte". Quando si parla di eutanasia si parla di quella tecnica che procura
la morte nel modo più rapido e indolore possibile, per porre fine ad una
sofferenza derivata nella maggior parte dei casi da una malattia,
diagnosticata come inguaribile.
Al giorno d'oggi l'eutanasia viene classificata in Attiva, quando la morte
avviene in modo diretto, attraverso, per esempio, la somministrazioni di
sostanze nocive, e Passive, quando invece vengono terminate le cure
possibili. Si ricorda spesso inoltre che l'eutanasia in se è totalmente
volontaria, poichè voluta dal malato.
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L’eutanasia nel passato
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La questione della correttezza morale della somministrazione della morte è un tema controverso
fin dagli albori della medicina. Nel Giuramento di Ippocrate (circa 420 a.C.) si legge: Non
somministrerò ad alcuno, neppure se richiesto, un farmaco mortale, né suggerirò un tale consiglio;
similmente a nessuna donna io darò un medicinale abortivo. D'altra parte, nel mondo classico, in
determinate condizioni, il suicidio (e l'assistenza allo stesso) era spesso considerato con rispetto.
Simili indicazioni etiche e deontologiche si possono rintracciare nel primo corpus legislativo della
storia, il Codice di Hammurrabi. Nel Antico Testamento viene citato il caso di un suicidio assistito:
quello del Saul (I Samuele 31:4): un soldato uccide Saul su sua richiesta; ma David in seguito
condanna quel soldato a morte per omicidio.
L'eutanasia secondo il vangelo.
Volendo rileggere il vangelo alla luce della moderna scienza medica, si può interpretare uno dei
più famosi passi di esso, la Passione, come una forma di eutanasia per mettere fine alla
sofferenza di Gesù crocifisso. In tale ottica Matteo descriverebbe un tentativo di avvelenare Gesù
sul Golgota, col vino mischiato a fiele (anticamente si riteneva che il veleno del serpente, l'aspide,
fosse contenuto nel suo fiele). Luca, che era medico, racconta che i soldati, inzuppata una spugna
nell'aceto e postala in cima a una canna d'issopo, la spinsero sulla bocca di Gesù, che tuttavia
rifiutò di berne. Questo gesto, che viene generalmente interpretato come un atto di disprezzo e di
crudeltà dei soldati verso Gesù (assetato), potrebbe invece essere letto come compassionevole:
l'aceto infatti provoca rapida acidosi metabolica, perdita della coscienza, coma acidosico e morte.
In generale, comunque, il Vangelo non sembra commentare questa vicenda da un punto di vista
morale (né, per altro, quella del suicidio di Giuda Iscariota). Le posizioni etiche di origine cristiana
sul tema dell'eutanasia paiono dunque derivare dall'applicazione di principi e insegnamenti più
generali.
Le opinioni sull'eutanasia sono molte, e normalmente ci si schiera in parti "pro" e "contro".
Le ragioni principali per essere a favore dell'eutanasia.
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Scelta: La scelta è un fondamentale principio democratico ed è la base del sistema di libera
impresa.
Finanza: È un onere finanziario mantenere le persone in vita se non possono più contribuire alla
società. Vedi anche Utilitarismo.
Qualità della vita: Il dolore e la sofferenza che una persona sperimenta durante una malattia può
risultare incomprensibile, anche se trattata con analgesici, ad una persona che non c'è passata
attraverso. Anche senza considerare il dolore fisico, è spesso difficile per i pazienti far fronte alla
sofferenza psichica per aver perso la loro indipendenza. La società non dovrebbe forzarli a
sopportare queste difficoltà.[1] Il governo tedesco degli ultimi anni '30 e primi anni '40 utilizzò
argomenti simili a questi nei termini che i malati di mente vivono senza vivere, benchè i casi siano
diametralmente diversi.
Risorse: Oggi in molti paesi c'è carenza di posto negli ospedali. Inoltre le risorse umane e quelle
dei posti letto potrebbero essere usate per le persone le cui vite possono essere salvate invece di
mantenere in vita quelli che vogliono morire. Questo incrementerebbe la qualità generale delle
cure ed abbrevierebbe le liste d'attesa degli ospedali.
Ragioni contro l'eutanasia volontaria.
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Giuramento di Ippocrate: Ogni dottore deve giurare su qualche variante di esso, ma la versione
originale esclude esplicitamente l'eutanasia.
Morale: Per alcune persone l'eutanasia di alcuni o di tutti i tipi è moralmente inaccettabile. Questa
visione di solito vede l'eutanasia come un tipo di omicidio e l'eutanasia volontaria come un tipo di
suicidio, la moralità del quale è oggetto di vivo dibattito.
Teologica: Molte religioni e moderne interpretazioni religiose considerano esplicitamente sia
l'eutanasia che il suicidio come atti peccaminosi (vedi Eutanasia e religione).
Piena consapevolezza: L'eutanasia può essere considerata "volontaria" soltanto se il paziente è
pienamente consapevole per prendere la decisione, cioè, se ha una comprensione razionale delle
opzioni e delle loro conseguenze. La piena consapevolezza può essere difficile da determinare o
addirittura da definire.
Necessità: Se c'è qualche ragione per credere che la causa della malattia o della sofferenza di un
paziente è o sarà presto risolvibile, a volte la cosa giusta da fare sembra quella di provare ad
iniziare una nuova cura o dedicarsi a cure palliative.
Desideri della famiglia: I membri della famiglia spesso desiderano passare più tempo possibile coi
loro cari prima che muoiano.
Pressione: Tutti gli argomenti elencati a favore dell'eutanasia volontaria possono essere utilizzati
dal personale ospedaliero per metter su una pressione psicologica terribile e continua sulle
persone per farle acconsentire all'eutanasia volontaria.Nei paesi con un sistema sanitario simile a
quello della Gran Bretagna, il personale ospedaliero avrebbe degli obiettivi da raggiungere.
Alcune persone vedono questa eventualità come una prospettiva terrificante.
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L'eutanasia è oggetto di vivo dibattito e al centro di accese controversie in ambito morale, religioso,
Una prima distinzione di massima si può tracciare tra le seguenti posizioni:
dal punto di vista giuridico, morale e religioso vi è chi tende a considerare l'eutanasia attiva una fattispecie
assimilabile all'omicidio. Anche dal punto di vista della deontologia medica qualche complicazione concettuale
sorge dalla non semplice riconducibilità dell'eutanasia attiva ai concetti fondanti della medicina, diagnosi e terapia;
riguardo all'eutanasia passiva vi è chi pone in evidenza la sostanziale diversità - nel modo "naturale" con cui
avviene la morte - rispetto all'eutanasia attiva (bisogna anche aggiungere, per completezza di trattazione, che
molti tendono a non considerare "eutanasia" quella passiva, consistendo tale pratica - in gran parte dei casi - solo
nell'astensione a praticare terapie nel pieno diritto - sancito dalla legge - da parte del malato di rifiutarle);
anche il dibattito sul c.d. "suicidio assistito" non è esente da distinguo o assimilazioni: mentre, ad esempio, esso
viene considerato da taluni analogo all'eutanasia passiva (in quanto mezzo per procurare la morte), cionondimeno
rimane la sostanziale differenza rispetto all'eutanasia attiva, in quanto non prevede, da parte del soggetto
"assistente", alcuna partecipazione diretta alle azioni che conducono alla morte del richiedente (anche qui varrà la
pena di ricordare che, comunque, la fattispecie può configurare reato, come spiegato più avanti);
appare largamente condivisa, comunque, la discriminante tra la situazione delle persone che chiedono l'eutanasia
in quanto malati terminali rispetto a quelle che, pur non essendo prossime alla morte, richiedono la pratica per
porre fine a sofferenze insostenibili e non sufficientemente trattabili da alcuna terapia del dolore;
altrettanto condivisa - e, in talune forme, anche recepita nella pratica giurisprudenziale e giurisdizionale - appare la
discriminante tra persone che richiedano l'eutanasia in condizioni di piena capacità di intendere e di volere
(indipendentemente dal fatto che abbiano la possibilità materiale di attuare praticamente il proposito, vedi il casoWelby) rispetto a coloro che si trovino in situazioni di incoscienza irreversibile (coma, stato vegetativo persistente)
e, comunque, incapaci di esprimere qualsivoglia volontà;
abbastanza recepita anche nell'attività giurisdizionale appare anche la distinzione circa la preterintenzionalità o
meno dell'azione che causa la morte: per esempio, il decesso sopravvenuto a causa di effetti collaterali (o
sovradosaggio resosi necessario a causa di assuefazione a dosi più basse) di un farmaco, è talora trattato in
maniera differente da quello che fa seguito alla somministrazione di qualsivoglia sostanza allo scopo primario di
procurare la morte; talvolta più dibattuto il caso di sospensione dell'alimentazione che, a seconda degli
orientamenti e dei punti di vista, può essere considerata eutanasia passiva ovvero attiva.
In Italia, l'eutanasia attiva è assimilabile, in generale, all‘omicidio volontario. In caso di consenso del
malato si configura la fattispecie prevista dall'art. 579 c.p. (Omicidio del consenziente), punito con
rreclusione da 6 a 15 anni. Anche il suicidio assistito è un reato. (Istigazione o aiuto al suicidio).
L'eutanasia passiva è permessa in ambito ospedaliero, nel reparto di rianimazione, solo nei casi di
morte cerebrale; devono essere interpellati i parenti e si richiede la presenza e il permesso scritto
del primario, del medico curante e di un medico legale. In caso di parere discordante fra medici e
parenti, si va in giudizio e in questo caso è il giudice a decidere.
POLITICA
Già nel 1984 il deputato socialista Loris Fortuna - autore nel 1970 della legge sul divorzio - presentò
un progetto di legge al fine di disciplinare l'interruzione delle terapie ai malati terminali.
In seguito, sulla spinta dell'opinione pubblica e dei fatti di cronaca, 16 deputati dell'Ulivo presentarono
nel 1999 un progetto di legge avente come titolo Disposizioni in materia di consenso informato e
di dichiarazioni di volontà anticipate nei trattamenti sanitari. Con analogo titolo fu presentata, nel
giugno 2000, una bozza di legge a cura dei senatori Verdi Manconi, Carella e Pettinato.
Una proposta di legge di iniziativa popolare fu presentata dai Radicali nell'agosto 2001, il cui titolo era
esplicitamente Legalizzazione dell'eutanasia.
Nel corso dell'attuale legislatura sono state promosse varie iniziative legislative: tra le più rilevanti vi
sono il progetto di legge d'iniziativa popolare a cura dell'associazione LiberaUscita, tendente a
ottenere la depenalizzazione dell'eutanasia e l'introduzione del testamento biologico, ed un
documento sull'interruzione delle cure promosso dalla Rosa nel Pugno. Il 19 dicembre 2006 è
stato inoltre presentato dal senatore Villone il disegno di legge dal titolo "Disciplina del rifiuto di
trattamento sanitario in attuazione dell'articolo 32 della Costituzione", ancora in fase di
discussione.
Il dibattito sull'eutanasia si è riproposto, alla fine del 2006, quando il citato Piergiorgio Welby ha
chiesto che gli venisse staccato il respiratore che lo teneva in vita. Welby è morto il 20 dicembre
2006 per insufficienza respiratoria sopravvenuta a seguito del distacco del respiratore a opera del
medico anestesista Mario Riccio, di Cremona. Questi, in una conferenza stampa tenutasi il giorno
dopo, ha confermato le circostanze della morte di Welby e si è autodenunciato. La Procura della
Repubblica presso il tribunale di Roma ha avviato un'indagine sul medico. Nel frattempo, il 1°
febbraio 2007 l'Ordine dei medici di Cremona ha stabilito che la condotta tenuta da Riccio è stata
corretta e non è meritevole di alcuna sanzione[22] sebbene, anche in questa occasione, la notizia
non abbia mancato di suscitare polemiche[23]. Secondo alcune posizioni, espresse soprattutto
nella Chiesa cattolica, in questo caso, si sarebbe impropriamente tirato in ballo l'argomento
"eutanasia", in quanto la questione riguardava solamente se fosse fondata la richiesta di Welby di
sospendere qualsiasi terapia che lo tenesse in vita, incluso il distacco dal respiratore artificiale,
cosa che lui, immobilizzato per via della sclerosi laterale amiotrofica, non poteva fare. Come per il
caso Englaro, il ricorso era motivato dalla lettera del citato articolo 32 Cost.
ITIS “Severi” – 3 anno – Ins. Lorenzo Masiero
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Eutanasia - DIOCESI di Padova