PRIMA GUERRA MONDIALE (1914-1918)
CARTA DELL’EUROPA PRIMA DELLO SCOPPIO DELLA GUERRA
L’EUROPA DOPO LA PRIMA GUERRA MONDIALE
UNA TRAGEDIA EUROPEA
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La seconda guerra mondiale , cinque volte più distruttiva in termini di vite umane, ed incalcolabilmente
più pesante per i costi economici, fu una diretta conseguenza della prima.
A. Hitler, combattente smobilitato, il 18 settembre 1922, lanciò una sfida alla Germania: «Non è possibile
che due milioni di tedeschi siano caduti invano […] No, noi non perdoniamo, noi chiediamo vendetta!» (A.
Bullock, Hitler, London, 1952, p. 79.)
La prima guerra mondiale inaugurò quella produzione di morte di massa che la seconda portò ad uno
spietato compimento.
Alla fine della guerra si stimarono circa 10 milioni di morti.
L’Europa prebellica, per quanto imperialista fosse, garantiva il rispetto dei principi del costituzionalismo, il
rispetto delle leggi e del governo rappresentativo (era l’Europa razionale e liberale dei Lumi);
Dopo la guerra l’Europa perse velocemente fiducia in tali principi:
1917: rivoluzione bolscevica in Russia
1922: marcia su Roma e inizio del ventennio fascista in Italia
1933: presa del potere di Hitler in Germania
1936: vittoria dei franchisti in Spagna
Meno di vent’anni dopo la fine della grande guerra l’Europa si ritrovò nel pieno di una politica di riarmo
La Seconda guerra mondiale può essere vista come una prosecuzione della prima, che aveva lasciato
sostanzialmente irrisolti i problemi per risolvere i quali era scoppiata.
La belle Époque
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Da cento anni, dalla fine dell’era napoleonica, l’Europa non era teatro di una guerra
continentale.
L’ultima guerra fra due potenze europee si era combattuta nel 1870: l’esercito prussiano, in
due mesi, aveva sconfitto l’esercito francese e occupato Parigi. Il cancellieri Otto Von Bismarck
proclamò la nascita dell’impero tedesco a Versailles il 18 Gennaio 1871.
Alter guerre avevano coinvolto gli Stati europei, ma fuori dal continente (nel 1898 la Spagna
perse le sue colonie in America e nel Pacifico in seguito alla guerra con gli Stati Uniti; fra il 1899
ed il 1902 l’Inghilterra fu coinvolta nella guerra contri i boeri in Sud Africa nel 1904 la Russia fu
sconfitta dal Giappone, nel 1911 l’Italia aveva sconfitto l’impero ottomano e ottenuto la Libia,
ecc).
La lunga pace dell’Europa aveva fatto nascere la speranza che la modernità trionfante della
civiltà europea , guidata dalla fiducia nella ragione e dalla fede nel progresso, sarebbe giunta
un giorno a sconfiggere definitivamente la barbarie della guerra…
14 Aprile 1900, a Parigi: una grande esposizione universale il cui tema dominante fu
l’elettricità, che simboleggiava la vittoria del progresso sulle tenebre e l’avvento di un’umanità
illuminata e pacifica.
I movimenti pacifisti facevano proseliti fra l’opinione pubblica e gli elettori
1899, all’Aja: prima conferenza internazionale della pace, dove i rappresentanti dei 26 Stati
partecipanti si impegnarono a prevenire la guerra o ridurne gli effetti micidiali adottando
regole di condotta sia fra gli Stati belligeranti sia verso i Paesi neutrali.
Cause dello scoppio della guerra
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La pace del continente si reggeva su fragili equilibri derivanti dalla DIVISIONE IN DUE BLOCCHI CONTRAPPOSTI:
TRIPLICE INTESA (1907): Francia, Inghilterra e Russia (dal 1915, anche Italia)
TRIPLICE ALLEANZA (1882; 1887): Austria, Germania, Italia
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Problemi politici e diplomatici:
Prima (1905) e seconda (1911) crisi marocchina: Guglielmo II prende le difese del Marocco contro le mire
imperialistiche della Francia, che alla fine otterrà il protettorato sul Marocco e ripagherà la Germania dandole una
parte del Congo francese.
Crisi dell’impero ottomano con la rivoluzione dei giovani turchi (1908)
1911: occupazione italiana della Libia e sconfitta della Turchia
Prima guerra balcanica (1912-1913): Serbia, Montenegro, Grecia e Bulgaria si alleano contro la Turchia (nasce il
principato di Albania per impedire alla Serbia lo sbocco sul mare)
Seconda guerra balcanica (1913-14): la Bulgaria attacca Grecia e Serbia, a cui si alleano la Romania e la stessa
Turchia
Riarmo navale tedesco, voluto dall’imperatore Guglielmo II (che nel 1890 aveva allontanato il cancelliere Otto von
Bismarck, principale fautore del cosiddetto «concerto europeo») per contrastare la superiorità inglese nel mare
del Nord
Diffusione dei nazionalismi
Tra il 1870 e il 1914 i governi dei principali stati (Germania, Francia, Russia, Austria) organizzarono la
mobilitazione e l’armamento di grandi quantità di coscritti: nascono i moderni eserciti di massa
Crisi dell’Impero austro-ungarico, con la pressione esercitata dalle diverse etnie che lo componevano
1908: l’Austria si annette la Bosnia-Erzegovina aggravando le tensioni sui Balcani con la Serbia e con la Russia (che
difendeva gli slavi ortodossi)
Esasperazione dell’irredentismo serbo (panslavismo): il 28 Giugno1914 a Sarajevo (Bosnia) Gavrilo Princip,
studente bosniaco animato dal nazionalismo serbo (membro della Giovane Bosnia, associazione nazionalista,
armata dalla «mano nera», associazione terroristica antiaustriaca), uccide l’arciduca Francesco Ferdinando (erede
al trono d’Austria) e la moglie
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Cause dello scoppio della guerra
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La Gran Bretagna aveva il più vasto impero coloniale della storia, sul quale «Non tramontava mai il
sole», mentre la Francia possedeva gran parte dell’Africa centro-occidentale e della penisola
indocinese in Asia: entrambe erano decise a difendere ed incrementare i loro imperi coloniali.
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L’impero russo si estendeva dalle ‘Europa orientale al Pacifico e, dopo la sconfitta subita per opera
del Giappone, le sue mire si orientavano verso la penisola balcanica, rivaleggiando con l’AustriaUngheria, che non aveva colonie ed era decisa ad estendere il suo dominio sui Balcani.
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Germania ed Italia potenze di recente formazione, avevano possedimenti coloniali che non
ritenevano adeguati alle loro ambizioni ed al loro rango di grandi potenze.
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Accelerazione della corsa agli armamenti, accompagnata dall’invenzione o dal perfezionamento
di armi sempre più micidiali, come le mitragliatrici con potenza di fuoco fino a 500 colpi al minuto
e l’artiglieria pesante, costituita da mortai, obici e cannoni di grosso calibro e a lunga gittata.
(Alcune di queste armi erano già state sperimentate nella guerra russo-giapponese, nella guerra di
Libia e nelle due guerre balcaniche).
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Dopo l’Intesa fra Francia, Russia ed Inghilterra, la Germania si sentì accerchiata ed esposta al
rischio di essere aggredita su due fronti; fra gli esponenti del militarismo prussiano si fa strada
l’idea di una «guerra preventiva» per liberare la Germania dalla minaccia di essere schiacciata da
un attacco congiunto di Francia e Russia.
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I tre anni precedenti lo scoppio della guerra furono anni di agitazioni sociali e di lotte sindacali
(anche in seguito alle crisi economiche degli anni 1907 e 1913):
In Germania il Partito socialista, nelle elezioni del 1912, divenne il primo partito; in Russia aumentò
l’ostilità verso l’autocrazia zarista, in Italia esplosero le violenze della «settimana rossa», ondate di
scioperi sconvolsero la Francia e l’Inghilterra e l’Irlanda appariva sulla soglia di una guerra civile.
La polveriera d’Europa
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All’inizio del Novecento, la polveriera
che avrebbe potuto far scoppiare una
guerra europea erano i Balcani.
Mosaico di popolazioni differenti per
nazionalità, etnia e religione,
mescolate entro i confini dell’impero
austro-ungarico e degli Stati sorti nel
corso dell’Ottocento dalla rivolta
contro il dominio ottomano (Grecia,
Serbia, Montenegro, Bulgaria,
Romania), i Balcani erano l’aria più
turbolenta del continente europeo,
perché in questa regione si
scontravano le ambizioni egemoniche
dell’Austria, della Russia e degli stati
balcanici che miravano ad ingrandirsi
alle spese dell’impero ottomano.
LO SCOPPIO DELLA GUERRA
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23 Luglio 1914: ultimatum dell’Austria alla Serbia
La Serbia non accetta la partecipazione di funzionari austriaci alla repressione del movimento sovversivo in
territorio serbo
28 luglio: l ’Austria dichiara guerra alla Serbia
Scatta il sistema delle alleanze: - mobilitazione russa; 1 Agosto la Germania dichiara guerra alla Russia ed il 3 alla
Francia; la Germania invade il Lussemburgo ed il Belgio (paesi neutrali); il 4 Agosto l’Inghilterra dichiara guerra alla
Germania; il Giappone dichiara guerra alla Germania il 23 Agosto e ne attacca le isole sul Pacifico
Fallimento della Seconda Internazionale (1889-1914): gli interessi nazionali si mostrarono molto più forti dei
legami fra lavoratori (patriottismo, fedeltà alla dinastia e senso del dovere prevalsero sull’internazionalismo e sul
pacifismo)
A favore della guerra: governi (unioni sacre=governi di coalizione), ceti industriali, interessati alla produzione di
armamenti, partiti proletari, con l’eccezione del Partito socialista italiano e dei bolscevichi in Russia; il socialista
francese Jean Jaurès fu assassinato da un nazionalista per le sue posizioni pacifiste
L’annuncio della guerra viene accolto da folle acclamanti nelle capitali delle potenze coinvolte; fotografie filmati
dell’epoca mostrano schiere di fanti che partono per il fronte fra ali di gente festosa, abbracciati da giovani donne
che li salutano lanciando fiori, come fossero in partenza per un viaggio di avventura
L’entusiasmo per la guerra coinvolse prevalentemente il ceto medio urbano e giovani studenti, mentre la maggior
parte dei mobilitati, i contadini, andarono al fronte rassegnati, senza conoscere neppure la causa per cui
dovevano combattere.
I governi dei diversi Stati belligeranti si illusero che la guerra sarebbe stata breve e si sarebbe svolta con le tattiche
tradizionali
L’Italia di fronte allo scoppio della guerra
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Il 2 Agosto: l’Italia dichiara la sua neutralità (visto il carattere difensivo della Triplice alleanza e visto che
né l’Austria né la Germania avevano consultato l’Italia prima di inviare l’ultimatum alla Serbia)
DIBATTITO TRA INTERVENTISTI E NEUTRALISTI:
INTERVENTISTI
NEUTRALISTI
Intellettuali dei movimenti d’avanguardia, come i
Futuristi : ritenevano che la partecipazione dell’Italia alla
guerra fosse un’esperienza collettiva decisiva per
consolidare l’unità politica e morale degli Italiani.
Socialisti: rimanevano fedeli al l’internazionalismo
antimilitarista , giudicando la guerra un conflitto scatenato
da imperialismi antagonisti
Irredentisti e democratici (Leonida Bissolati, Gaetano
Salvemini): si richiamavano alla tradizione mazziniana e
volevano completare l’unificazione nazionale e dare
l’indipendenza a tutte le nazionalità sottomesse
all’impero asburgico
Cattolici (Benedetto XV): la Santa Sede aveva condannato
la guerra non solo per pacifismo cristiano, ma anche
perché temeva di perdere, con la sconfitta dell’Austria,
cattolica e autoritaria, un valido argine contro
l’espansione del panslavismo ortodosso e contro
l’avanzata del la modernità laica, incarnata dalla Francia
repubblicana ed anticlericale.
Liberali conservatori e nazionalisti (Luigi Albertini,
direttore del «Corriere della Sera», Salandra e Sonnino):
volevano completare l’unità nazionale, ampliare i
possedimenti coloniali, rafforzare l’egemonia della destra
liberale.
Liberali giolittiani: Giolitti riteneva che l’Italia fosse
militarmente impreparata a intervenire in una guerra
mondiale che egli prevedeva lunga ed onerosa; Giolitti
scrisse che il governo italiano avrebbe potuto ottenere
«parecchio» trattando con l’Austria la cessione di territori
in cambio della neutralità
Sindacalisti rivoluzionari: consideravano la guerra contro
il militarismo e l’autoritarismo degli imperi centrali l’inizio
di una rivoluzione per accelerare l’emancipazione delle
classi lavoratrici.
Mussolini (che diventerà interventista): come direttore
dell’»Avanti!» si batté per la neutralità assoluta; poi si
convertì all’idea della guerra rivoluzionaria e del
patriottismo; fondò un nuovo giornale, «Il popolo
d’Italia», per sostenere l’intervento e fu espulso dal
IL PIANO SCHLIEFFEN
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Il capo dello Stato maggiore Alfred von
Schieffen aveva dato per scontata
l’eventualità di una guerra su due fronti ( a
causa dell’alleanza franco-russa) e aveva
predisposto un piano che mettesse fuori
combattimento in poche settimane la
Francia per poi concentrare le forze
tedesche contro la Russia. Le truppe
dovevano passare attraverso il Belgio,
nonostante la sua neutralità, per
raggiungere la frontiera francese e
dispiegarsi lungo i fiumi Mosa e Somme;
da qui l’ala destra doveva volgersi a sud,
aggirare Parigi da occidente e schiacciare
l’esercito francese verso l’ala sinistra che
avanzava verso l’Alsazia- Lorena. Una
grande tenaglia avrebbe così incastrato
l’esercito francese, che doveva essere
sconfitto in 40 giorni per poi risalire sui
treni e rivolgersi ad Oriente contro la
Russia.
IL FALLIMENTO DEL PIANO SCHLIEFFEN
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Lo «STUPRO DEL BELGIO»: Nonostante il Belgio fosse una nazione smilitarizzata e la
popolazione non opponesse nessuna resistenza i tedeschi fucilarono innocenti e diedero alle
fiamme interi villaggi.
Sul finire del 1914, al termine della “corsa verso il mare”, la cittadina di Ypres (oggi Ieper),
nelle Fiandre settentrionali, assunse il ruolo di ultimo caposaldo dell’esercito Inglese, prima
della regione prossima alle coste del Belgio, completamente inondata per impedire l’avanzata
tedesca.
Ben tre terrificanti campagne, con il concerto di un clima quasi perennemente piovoso,
ridussero l’intera zona ad un paesaggio lunare e spettrale, dove moltissimi soldati furono
vittima del fango e degli elementi naturali particolarmente avversi, ancor prima delle
mitragliatrici e dei cannoni.
Il 25 Agosto a Lovanio, cittadina universitaria, ricca di tesori architettonici , dopo tre giorni di
incendi e saccheggi, la biblioteca dell’Università Cattolica, che conservava 300.000 volumi e
preziosi manoscritti, fu ridotta in cenere, migliaia di edifici furono rasi al suolo, 248 civili
uccisi e 42.000 abitanti evacuati a forza.
(Emilio Gentile, Storia illustrata della grande guerra, Laterza, Roma-Bari, 2014, pp. 57-58)
Biblioteca Università Cattolica di Lovanio dopo l’incendio (1914)
Il fallimento del piano Schlieffen
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Primi di settembre: I tedeschi ottennero una serie di clamorosi successi iniziali attestandosi lungo il corso
della Marna a poche decine di km da Parigi; qui, però i tedeschi arrivarono esausti e dal 4 al 12 Settembre
dovettero affrontare il contrattacco francese: fu la prima grande battaglia della Grande Guerra
i
tedeschi devono arretrare attestandosi in corrispondenza dei fiumi Aisne e Somme : il «miracolo della
Marna» sancì il fallimento del piano Schlieffen (affidato al generale Von Moltke)
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La fortificazione e difesa dell’Aisne segnano l’inizio della guerra di trincea e l’abbandono della guerra di
movimento (manovra offensiva, spostamento rapido di ingenti masse di uomini in vista di pochi e risolutivi
scontri campali) sostituita da una guerra di logoramento (due schieramenti praticamente immobili che si
affrontano in attacchi sterili e sanguinosi, inframezzati da lunghi periodi di stasi)
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Tra il 21 Ottobre ed il 23 Novembre 1914, nella battaglia presso la città belga di Ypres, inglesi, francesi e
belgi riuscirono a tenere testa ai tedeschi, arrestando la loro «corsa al mare».
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Fine Novembre: gli eserciti si erano attestati in trincee improvvisate su un fronte di 750 km che andava dal
Mare del Nord al confine svizzero.
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La seconda battaglia di Ypres (22 aprile 1915) inaugurò l’uso indiscriminato di gas letali, tra cui il fosgene, il
cloro e il solfuro dicloroetilico: tutte queste miscele letali presero poi il nome identificativo generico di
“Iprite”, dalla stessa cittadina Belga. In seguito i gas verranno utilizzati anche dagli alleati, ma le maschere
antigas presto avrebbero ridotto notevolmente l’effetto mortale dei gas venefici.
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Sulla vita nelle trincee: Emilio Gentile, Storia illustrata della grande guerra, Laterza,
Roma-Bari, 2014, pp. 59- 62
GUERRA DI TRINCEA E NUOVE ARMI NELLA PRIMA GUERRA MONDIALE (J. Keegan, p.p. 204-205)
L’OFFICINA DELLA GUERRA
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P. 48 A. Caracciolo, L’ingresso delle masse sulla scena europea (sulla tragicità del vissuto quotidiano dei
soldati)
P. 49 (sulla rappresentazione idealizzata della guerra e del soldato)
Pp.66- 67: descrizioni della guerra con linguaggio medico; la guerra come esperienza che trasforma e
deforma
Pp. 77-78 sull’intervento coercitivo dello Stato; p. 82 Lo Stato diventa una presenza ineliminabile nella vita
di ciascuno (esperienza moderna dello Stato).
Pp. 91-92: parallelo tra il soldato massa e l’operaio – massa di Ford
Pp. 104-105 sul carattere industriale della guerra e angoscia
P. 127 sulle malattie mentali e nervose provocate dalla guerra
Pp. 164-165- 166 sull’artiglieria ed il bombardamento sensoriale proprio delle trincee
Pp. 194-195-196 sul mito della guerra e la celebrazione della morte di massa
LA GUERRA DIVENTA MONDIALE
STATI CHE SI AFFIANCANO ALLA TRIPLICE
INTESA
STATI CHE AFFIACANO LA TRIPLICE ALLEANZA
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Agosto 1914: il Giappone dichiara guerra
alla Germania (per impadronirsi dei
possedimenti tedeschi nel Pacifico)
23 Maggio 1915: l’Italia entra in guerra
contro l’Austria- Ungheria
Portogallo
Romania
Grecia
Aprile 1917: gli Stati Uniti
Cina, Brasile ed altre Repubbliche latinoamericane
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Novembre 1914: la Turchia interviene a
favore degli Imperi centrali
Bulgaria
L’ITALIA ENTRA IN GUERRA
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PATTO DI LONDRA: Salandra (capo del governo) e Sonnino (ministro degli esteri) allacciarono
rapporti segreti con le forze dell’Intesa ed infine decisero, con il solo avvallo del re, di
accettarne le proposte e di firmare il 26 Aprile 1915 il patto di Londra con Francia,
Inghilterra e Russia
L’Italia, in caso di vittoria avrebbe ottenuto: il Trentino, il Sud Tirolo (Alto Adige), la Venezia
Giulia, l’intera penisola istriana (eccetto Fiume) ed una parte della Dalmazia. Nella
concezione diplomatica di Sonnino, il Patto di Londra non prevedeva la disgregazione
dell’impero asburgico, ma solo un suo ridimensionamento a vantaggio dell’Italia
nell’Adriatico.
La volontà neutralista manifestata dal Parlamento italiano fu scavalcata dal re che rifiutò le
dimissioni di Salandra
Radiose giornate di Maggio: appoggio della popolazione, mobilitata dagli interventisti . Roma
divenne teatro di manifestazioni contro Giolitti e contro i parlamentari, accusati di essere
traditori della Patria. D’Annunzio in questa occasione si propose come poeta vate di una
nuova Italia in guerra.
Il 23 Maggio il Governo italiano dichiarò guerra all’Austria
BATTAGLIE DELL’ISONZO (9-11)
1915 – 1916: LA GRANDE STRAGE
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Le forze austro-ungariche si dispongono sulle posizioni difensive più favorevoli: lungo il fiume Isonzo e sulle alture
del Carso; il fronte italiano si estendeva per circa 600 chilometri, dal Passo dello Stelvio al fiume Isonzo, e dalle
Alpi carniche al golfo di Trieste. (E. Gentile, Storia illustrata della grande guerra, p. 85)
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1915: le truppe italiane, guidate da Luigi Cadorna le affrontano in 4 battaglie sanguinose e fallimentari (66.000
morti e 180.ooo feriti senza riportare risultati importanti)
( J. Keegan, La prima guerra mondiale, p. 390)
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Febbraio 1916: le truppe tedesche attaccano i Francesi a Verdun; fu una carneficina per entrambi gli schieramenti
(oltre 600.000 morti, tra tedeschi e francesi, in quattro mesi)
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Sulla Somme (pochi mesi dopo): controffensiva
degli inglesi con introduzione dei tanks (carri armati)
In 6 mesi quasi 1 milione di morti
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Dal 14 Maggio al 2 Giugno 1916: Strafexpedition
(spedizione punitiva contro l’ex alleato traditore);
gli italiani riescono faticosamente ad arrestarla
sugli altipiani di Asiago (E. Gentile, op. cit. , p. 89-90)
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Dimissioni governo Salandra, sostituito da Paolo Boselli
Altre 5 battaglie sull’Isonzo e presa di Gorizia (agosto 1916).
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IL FRONTE ORIENTALE
La guerra sul fronte orientale fu combattuta su una linea molto estesa, dal Baltico al Mar Nero
Agosto e settembre 1914: i tedeschi inflissero due grandi sconfitte ai Russi sul fronte polacco a
Tannenberg e sui Laghi Masuri
Estate del ‘15: i Russi dovettero lasciare gran parte della Polonia
Autunno ‘15: la Serbia viene invasa dagli Austriaci e cancellata di fatto dal novero dei contendenti
Primavera/estate ‘15: visto lo stallo sul fronte occ. Il governo inglese (Churchill) decise di organizzare un
corpo di spedizione anglo-francese, con la partecipazione di truppe australiane e neozelandesi, per
occupare lo stretto dei Dardanelli, mirando alla conquista di Costantinopoli. Lo sbarco avvenne il 25
Aprile sulla penisola di Gallipoli, ma l’esercito turco, coadiuvato dai tedeschi , trincerato sulle colline
sovrastanti la spiaggia, inflisse agli alleati perdite pesantissime fino a costringerli ad abbandonare
l’impresa.
(Ogni 25 aprile, anniversario dello sbarco all'Anzac Cove, in Australia e Nuova Zelanda viene celebrato
l'ANZAC Day, (ANZAC: Australia and New Zealand Army Corps, "Corpo d'armata di Australia e Nuova
Zelanda") giornata in cui vengono ricordati i soldati di queste due nazioni caduti in tutte le guerre; forte è
inoltre la carica simbolica associata, che rappresenta il grande contributo dei soldati australiani e
neozelandesi e la crescita del loro patriottismo. Per alcuni la campagna denota anche la nascita di
un'autentica identità nazionale australiana dopo la guerra, strettamente vincolata alla concettualizzazione
popolare delle qualità dei soldati che la combatterono, riassunta nel concetto di "spirito
dell'Anzac».L'enfasi che ancora dopo molti anni ha caratterizzato il ricordo della battaglia spinse nel 1981 il
regista australiano Peter Weir a raccontare la battaglia dal punto di vista dell'ANZAC nel film Gli anni
spezzati.)
Maggio 1915: un sottomarino tedesco affonda il transatlantico inglese Lusitania (che trasportava anche
140 cittadini americani)
Ottobre 1916: gli austro-tedeschi invasero la Romania, che si era unita alla Triplice intesa
31 Maggio 1916: la flotta tedesca viene sconfitta nella battaglia navale dello Jutland, in Danimarca(i
comandanti dovettero ritirare le navi nei porti e rinunciare definitivamente allo scontro in mare aperto)
I tedeschi subivano gli effetti del blocco navale imposto dagli Inglesi nel Mare del Nord, per impedire il
rifornimento di armi, materie prime e prodotti alimentari
MAPPA DEI FRONTI
FRONTE ORIENTALE
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LA MOBILITAZIONE TOTALE E IL «FRONTE INTERNO»
La guerra per la prima volta investe in modo così devastante le popolazioni civili
Tragedia dei profughi (chi abitava in prossimità del fronte doveva abbandonare la propria abitazione e la
propria terra)
Durezza delle occupazioni militari dei territori conquistati
Chi abitava in un paese diverso da quello di origine poteva venire percepito come nemico (confisca dei beni
o, addirittura, internamento)
Minoranze etniche ritenute sospette (sterminio degli Armeni di Turchia nella primavera-estate del 1915)
(Film: La masseria delle allodole dei fratelli Taviani, tratto dal romanzo omonimo di Antonia Arslan)
Fin dall’inizio la guerra si estese anche ai possedimenti coloniali delle potenze europee che arruolarono
truppe indigene: i Francesi arruolarono soprattutto Algerini e senegalesi e gli Inglesi arruolarono circa
870.000 indiani
Imponente sviluppo delle industrie legate alla produzione bellica (industrie siderurgiche, meccaniche e
chimiche)
Intervento dello Stato in ambito economico (economia pianificata in contrasto con i principi del liberismo)
Produzione agricola sottoposta a requisizioni e prezzi controllati
In Germania si parla addirittura di «socialismo di guerra» (sistema gestito da militari ed industriali)
Incremento dell’apparato burocratico
Rafforzamento dell’esecutivo a discapito degli organismi rappresentativi
Strapotere dei militari
Importanza della propaganda a sostegno di una guerra che stava gradualmente perdendo il consenso della
popolazione (manifesti, stampa, manifestazioni, associazioni «per la resistenza interna»)
Uniche voci di dissenso: settembre 1915 e Aprile 1916 Conferenze di Zimmerwald e Kienthal, in Svizzera,
conferenze socialiste internazionali che condannarono la guerra e chiesero una pace «senza annessioni
senza indennità»
Due partiti socialisti più attivi contro la guerra: Spartachisti tedeschi (Lega di Spartaco fondata da Karl
Liebknech e Rosa Luxemberg) e i Bolscevichi russi, guidati da Lenin, staccatesi dalla socialdemocrazia e
divenuti partito autonomo nel 1912.
La mobilitazione totale:
donne in guerra
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In assenza dei mariti chiamati alle armi, le madri assunsero il ruolo di capifamiglia.
Sulle donne, oltre che sui vecchi e sui ragazzi, ricadde tutto il lavoro delle campagne.
Numerose donne lavorarono come impiegate, telefoniste, autiste di trasporti pubblici e, soprattutto, come
operaie nelle fabbriche di armi e munizioni.
Molte donne furono infermiere e ausiliarie nell’opera di assistenza, nella direzione di ospedali militari,
nella guida di ambulanze.
Ci furono anche giornaliste come corrispondenti al fronte e donne che si finsero uomini per essere
arruolate.
In Russia, dopo la rivoluzione di Febbraio 1917, con l’affermazione dell’uguaglianza fra i sessi, il governo
provvisorio fece organizzare battaglioni femminili.
La partecipazione allo sforzo bellico conferiva alle donne una nuova coscienza della propria cittadinanza,
che strideva con l’esclusione dai diritti politici.
Dopo la guerra non mancarono importanti riconoscimenti al contributo che le donne avevano dato alla
patria in guerra: in Gran Bretagna il Parlamento nel Febbraio 1918 aveva già concesso il diritto di voto alle
donne che avessero compiuto 30 anni (limite abolito 10 anni dopo) e nel Novembre riconobbe il loro
diritto all’eleggibilità.
Negli Stati Uniti il suffragio femminile fu approvato nel Giugno 1919 ed entrò in vigore l’anno successivo
In Germania le donne ottennero il diritto di voto attivo e passivo nel 30 Novembre 1918
In Olanda, paese che non aveva partecipato alla guerra, il diritto di voto alle donne fu, comunque
concesso nel 1919.
In Italia e Francia, invece, la parità dei diritti politici continuò ad essere negata alle donne.
La guerra totale:
guerra al nemico interno
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Nel contesto della «guerra totale» la violenza si estese non solo contro la popolazione civile dei paesi
occupati, ma anche contro il «nemico interno», cioè i civili sospettati di agire a favore degli Stati contro i
quali la nazione era in guerra.
Manifestazioni spontanee: episodi di folle isteriche che aggredivano gli oppositori della guerra e i cittadini
di origine straniera, sospettati di essere spie degli stati stranieri
Fiammate di antisemitismo in Germania ed in Russia , che riproponevano lo stereotipo dell’ebreo come un
estraneo alla comunità nazionale, sospettato di tramare contro di essa.
Reclusioni e deportazioni di cittadini originari di Paesi nemici (in Germania furono chiusi nei campi di
concentramento i francesi e i belgi prelevati dalle regioni occupate, in Austria lo furono gli italiani, i serbi
ed i rumeni).
Gli Armeni che vivevano in Turchia all’inizio della guerra erano circa 2 milioni e mezzo, in massima parte
cristiani. Nel 1915 il governo nazionalista turco, deciso ad imporre la «turchizzazione» della penisola
anatolica con l’omogeneità etnica e religiosa, (panturanismo), prese a pretesto alcune ribellioni di
comunità armene, accusate di tramare con la Russia contro la Turchia, specialmente dopo il fallimento
dell’offensiva turca nel Caucaso all’inizio del 1915, per mettere in atto un’operazione di sterminio della
popolazione armena con fucilazioni di massa e con la deportazione forzata di circa 800.00 persone, in
gran parte anziani, donne e bambini, dall’Anatolia verso i deserti della Siria e della Mesopotamia.
Molti Armeni morirono lungo il tragitto per fame, malattie e violenze inflitte dalle truppe che li
scortavano; le donne subivano stupri e sevizie, i bambini morivano di stenti e di fame; chi non continuava
la marcia veniva ucciso o abbandonato a un destino di morte; i sopravvisuti alla «marcia della morte»
furono rinchiusi in campi di concentramento nei deserti della Siria e della Mesopotamia.
Si trattò, come ammisero i Turchi, di un «massacro mascherato, e portato avanti in modo più diabolico, più
calcolato e a sangue freddo». Dallo sterminio si salvarono circa 300.000 armeni che riuscirono a fuggire nei
territori russi, alcune migliaia di fanciulle rinchiuse negli harem, orfani adottati da famiglie musulmane,
che li convertirono all’islam.
1917: La svolta del conflitto
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15 marzo 1917: abdicazione dello zar Nicola II (e successivo arresto di tutta la famiglia reale) in seguito
allo scoppio della rivoluzione russa
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6 Aprile 1917: entrata in guerra degli Sati Uniti contro la Germania a causa della ripresa della guerra
sottomarina indiscriminata da parte dei tedeschi contro tutte le navi dirette verso i paesi dell’Intesa
Gli Stati Uniti entrarono in guerra non come alleati, ma come «potenza associata» all’Intesa alla quale
avevano già fornito aiuti economici e finanziari; il Presidente Wilson volle sottolineare che gli Usa
entravano in guerra senza interessi ed ambizioni di potenza, ma unicamente per la causa della giustizia
internazionale e per contribuire al bene dell’umanità.
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Il crollo del regime zarista fu il preludio della disgregazione dell’esercito russo (J. Keegan, La prima guerra
mondiale , p. 387-388)
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I tedeschi penetrarono in profondità nel territorio russo
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Ripercussioni degli avvenimenti russi sugli orientamenti delle masse lavoratici e sul morale delle truppe al
fronte (scioperi operai ed ammutinamenti dei reparti combattenti)
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6-7 Novembre ‘17: presa del potere dei bolscevichi; Lenin si dichiara disponibile ad una «pace senza
annessioni e senza indennità» e firma l’armistizio con gli imperi centrali
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Estate ‘17: accordo fra Serbi, Croati e Sloveni per la costituzione di uno Stato unitario del sud (futura
Jugoslavia)
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Iniziativa promossa dal papa Benedetto XV che inviò ai governi un appello per porre fine all’ «inutile
strage» e prendere in considerazione una pace senza annessioni.
Disfatta di Caporetto
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24 ottobre ‘17: le truppe austro-tedesche sfondano le linee italiane nei pressi del
villaggio di Caporetto; solo dopo due settimane un esercito praticamente
dimezzato riusciva ad attestarsi sulla nuova linea difensiva del Piave (E. Gentile, op. cit.,
pp. 137-138)
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Sostituzione del generale Cadorna con Armando Diaz e del governo Boselli con il
governo di coalizione nazionale presieduto da Vittorio Emanuele Orlando, che
fece appello al paese, invocando la difesa della patria invasa dal nemico
Dal 1918: creazione di un servizio P (di propaganda); diffusione dell’idea della
guerra democratica (lotta per un più equo ordine interno ed internazionale)
1918: Ultimo anno di guerra
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3 Marzo 1918: Lenin firma la Pace di Brest-Litovsk (città ai confini con la Polonia) accettando
le dure condizioni imposte dai tedeschi: perdita di circa un quarto dei territori europei
dell’impero russo (Estonia, Lituania, Lettonia, Finlandia, Polonia, Ucraina, granaio dell’impero
zarista). Lenin salva lo Stato socialista e dimostra che era stata realizzata la trasformazione
della guerra imperialista in rivoluzione comunista (opera: L’imperialismo fase suprema del
capitalismo, pubblicata all’inizio del 1917)
Gli Stati dell’Intesa dovettero, di conseguenza, accentuare il carattere ideologico della
guerra, presentandola come una crociata della democrazia contro l’autoritarismo e la difesa
della libertà dei popoli contro l’imperialismo tedesco.
Gennaio 1918: Quattordici punti di Woodrow Wilson (E. Gentile, op. cit., pp 147-148)
8-11 Agosto: i tedeschi subirono la prima grande sconfitta sul fronte occidentale ad Amiens
ed iniziarono ad arretrare lentamente mostrando forti segni di stanchezza
Bulgaria ed Impero turco chiesero l’armistizio, Cecoslovacchi e Slavi del sud proclamarono
l’indipendenza, mentre i soldati abbandonavano il fronte
crisi dell’Impero Austroungarico
24 Ottobre: offensiva degli Italiani sul fronte del Piave e sconfitta degli austriaci nella
battaglia di Vittorio Veneto
3 Novembre: gli Austriaci firmano l’armistizio a Villa Giusti, presso Padova.
1918: Ultimo anno di guerra
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Novembre ‘18: ammutinamento dei marinai di Kiel (dove era concentrato il grosso della flotta
tedesca)
Diffusione di consigli rivoluzionari, ispirati al modello russo, a Berlino ed in Baviera
9 Novembre: il socialdemocratico Friedrich Ebert viene nominato capo del governo, mentre
Guglielmo II fugge in Olanda (seguito poi dall’imperatore d’Austria Carlo I)
11 Novembre: i delegati del governo provvisorio tedesco firmano l’armistizio presso il villaggio
francese di Rethondes (7 mesi prima era morto di tubercolosi, a 23 anni, nella prigione della
fortezza di Terezin, vicino a Praga, Gavrilo Prinzip)
La Grande guerra era finita.
La Germania perde la guerra per fame e per stanchezza, per esaurimento delle forze morali e
materiali, ma senza essere stata schiacciata sul piano militare e senza aver subito alcuna invasione
del suo territorio da parte di eserciti stranieri.
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BILANCIO DELLE PERDITE UMANE CAUSATE DALLA PRIMA GUERRA MONDIALE:
• 8 milioni e mezzo di morti
• Oltre 20 milioni di feriti gravi e mutilati
(«Le classi d’età 1892-1895, uomini che avevano tra i 19 ed i 22 anni quando scoppiò la guerra furono
ridotte del 35/37 per cento. Uno su tre. Non c’è da stupirsi che nel primo dopoguerra si parlasse di una
«generazione perduta»», J. Keegan, La prima guerra mondiale, p. 476)
• Oltre a ciò: drastico ridimensionamento del peso politico del vecchio continente
• I rancori e l’instabilità lasciati dalla prima guerra mondiale ci permettono di considerare la seconda
guerra mondiale come una sua continuazione.
• Per la pace senza pacificazione e i Trattati di pace vedi E. Gentile, op. cit. pp. 157-207
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prima guerra mondiale - Istituto di Istruzione Secondaria Superiore