Alessandra e Maurizio
A
prima vista sembra chiedere le ragioni di
un insegnamento morale
 Ha significato di una contestazione.
 In realtà è un’affermazione che vuol dire:
-in questo non ci vedo niente di male,
-non faccio male a nessuno,
-queste cose non sono peccato.


Ciò che è bene o male in campo morale non
può essere determinato o deciso
autoritariamente, ma deve essere dimostrato,
deve convincere
Un comportamento è peccaminoso o proibito
solo se appare chiaramente:





negativo,
sbagliato,
ingiusto,
dannoso.
Il compito di questa determinazione tocca alla
coscienza personale di ognuno e non può
essere delegato a nessun altro
 Formulate
così, queste domande sono male
impostate.
 Fanno pensare alla morale come a un codice
di proibizioni, magari arbitrarie o
riformabilissime.
 "Perché è proibito?" significa in pratica: "Ma
chi lo proibisce?".
 Naturalmente
Dio e la Chiesa.
 Letto così l’impegno morale si riduce a un
atto di sottomissione a Dio, a un atto di
obbedienza cieca, profondamente ripugnante
ad ogni uomo, giustamente fiero della sua
dignità di essere libero e intelligente.
 Il
Dio che si è rivelato in Cristo come Padre ci
chiama al compito di amministratori
responsabili del mondo e della storia, anzi ci
eleva alla dignità di figli nella sua casa, e
quindi a un impegno morale assolutamente
libero da ogni servilismo alienante, pieno di
dignità e di ragionevolezza.
 Avete anche inteso che fu detto agli antichi:
“Non giurerai il falso…. Ma io vi dico: non
giurate affatto. Sia invece il vostro parlare:
“sì, sì”, “no, no”.
 Nella
morale cristiana ci sono anche delle
proibizioni, ma esse non contengono nulla di
arbitrario: non sono un’imposizione, ma un
appello alla ragione.
 Sotto l’apparenza della proibizione si
nasconde in realtà un avvertimento
premuroso o una valutazione oggettiva che
chiede di essere ragionata e capita.
 Il
"progetto uomo" è radicalmente diverso da
ogni altro progetto creato. Esso è uscito dalle
mani di Dio appena abbozzato. La sua
realizzazione finale è affidata all’uomo
stesso, alle sue libere scelte.
 La sua vita esce dalla sua intelligenza e dalla
sua libertà: è lui che la inventa e la realizza.
 Ma ci sono delle linee della sua
autorealizzazione che non dipendono da lui,
che sono sottratte alla sua creatività.
 Il
comandamento di Dio è lì per avvertirlo.
 Il comandamento di Dio non dice soltanto:
questo è bene, questo è male.
 Dice: questo ti realizza e questo ti distrugge
come uomo. Certe scelte ti realizzano, altre
ti impoveriscono e ti degradano.
 Tanti
sono delusi dall’insegnamento della
Chiesa sulla famiglia ,si aspetterebbero
qualcosa di nuovo, di più permissivo a
proposito della morale coniugale e familiare.
 Altri contestano il diritto e la competenza
della Chiesa in questa materia, accusandola
spesso di fare violenza alla loro coscienza,
unica responsabile davanti a se stessa e
davanti a Dio.
 Molti
credono che sia la Chiesa a creare le
norme morali e a definire arbitrariamente i
doveri e i diritti della coppia davanti a Dio.
 La Chiesa non proibisce e non comanda nulla.
Essa si limita a insegnare la verità morale
che ha ricevuto da Cristo e di cui non è
padrona.
 Nel
sacramento del matrimonio l’amore
umano, diventa un’immagine e una
partecipazione dell’amore di Dio per
l’umanità e di Cristo per la sua Chiesa.
 UNICO,
 INDISSOLUBILE,

FECONDO
 Il
matrimonio è unico perché fedele,
quindi…. per sempre
 L’amore diventa pienamente se stesso


Quando giunge ad esprimersi in una decisione
spirituale di donazione e di appartenenza
reciproca, incondizionata e definitiva.
Quando sarà capace di dire con assoluta verità:
sono tuo per sempre ed esclusivamente.
 Dio
non viene mai meno, non si stanca mai di
noi ne si riprende i doni che ci ha elargito.
 Per questo il sacramento chiesto si fronte a
Lui non potrà essere mai sciolto
 L’unica strada percorribile dal punto di vista
cristiano è provare la riconciliazione
 La
stabiltà del rapporto crea fiducia
nell’altro , in questo modo si arriva a rivelare
completamente se stessi senza il timore di
essere abbandonati quando emergeranno i
nostri limiti ed errori.
 il
coniuge cristiano non può mai sentirsi
sciolto dal vincolo coniugale perché non può
mai ritenersi sciolto dall’impegno di amare
con un amore che sa sempre ricominciare,
che sa diventare anche perdono e
redenzione.
Per coltivare quel sì pronunciato il giorno del
matrimonio in cui è presente un anelito di
eternità è necessario
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

Scegliersi ogni giorno
Rifare ogni giorno la stessa scelta
matrimoniale fatta davanti a Dio
Nel corso di tutta la vita, l’amore è
chiamato a rinnovare continuamente il
suo dinamismo, resistendo all’usura del
tempo e riscoprendo sempre nuovi valori
 POVERTA’
 OBBEDIENZA
 CASTITA’
Questi voti-promesse matrimoniali si rifanno a
valori evangelici richiesti a tutti i cristiani
che diversamente vissuti nello stato
religioso sono indispensabili in ogni
matrimonio cristiano
 L’istinto
della proprietà esclusiva dice: è
mio, è tutto mio, decido io ecc..
 La virtù della povertà conduce a spogliarsi
del possesso e condividerlo nel matrimonio
con il coniuge: è di noi due ,d’ora in poi
decidiamo insieme ecc...
 E’ un cammino di distacco dall’egoismo che
continua per comprendere anche i figli e i
famigliari
 La
povertà evangelica spinge ogni cristiano e
quindi ogni famiglia al distacco dalle
ricchezze e all’uso universale dei beni.
 La buona e vera intesa coniugale sazia,
riempie il cuore , rende felici con poco in
Dio.
 l’Obbedienza
a Dio qui viene incarnata nell’
obbedienza alla propria comunità
famigliare.
 A chi obbedisce il coniuge? Alla coppia, alla
decisione di coppia che insieme con
illuminata coscienza si è costruita.
 La “regola” degli sposi è quanto stabilito
dalla coppia stessa … o dalla famiglia.
 Siate
sottomessi gli uni agli altri (Ef 5,21)
 Il marito è capo della moglie come Cristo è
stato capo della Chiesa… egli ha dato se
stesso per lei…. ( Ef 5.23)
È
il retto uso della sessualità, vi sono altri
termini per ulteriori specificazioni come
verginità, astinenza assoluta, celibato,
ognuno con sfumature diverse.
 Castità è la virtù di chi, in qualunque
condizione, sa gestire con verità e amore il
suo corpo e la sua sessualità.
 Il
criterio che ci viene raccomandato non è il
piacere egoistico( io per me , tu per te) ma è
la relazione, il reciproco servizio ( io per te).
 Il corpo non è per l’egoismo ma per l’amore
( il corpo non è per l’impudicizia, ma per il
Signore. 1 Cor 6,13)
 La sessualità senza Amore ( Agàpe=Dio)
appartiene al piano del mondo,quando è in
un contesto di piena relazione e dono
appartiene al piano di Dio.
Amare è dare il tuo corpo e non prendere il
suo, per offrire all’amato più che mille
carezze e folli abbracci, la tua vita intera
raccolta nelle braccia del tuo io.
M. Quoist
Le espressioni del volersi bene: affettuosità,
tenerezze, premure , sguardi,carezze,
amplesso, amore per i figli, perdono,
riprendere una relazione guastata,rinunciare
al proprio egocentrismo, ricerca dell’unità,
esprimono e rafforzano la presenza
dell’Amore di Dio
 Un amore che si vede è un amore che godono
anche gli altri ed è TESTIMONIANZA


Gli atti con i quali i coniugi si uniscono in
casta intimità, sono onorabili e degni e ,
compiuti in modo veramente
umano,favoriscono la mutua donazione che
essi significano e arricchiscono
vicendevolmente gli sposi in gioiosa
gratitudine.
(Gaudium et spes, 49)
 La
convivenza è sinonimo di precarietà. È per
sua stessa natura e anche nelle intenzioni di
chi vi aderisce un momento di prova.
Positivamente si esclude – almeno per il
momento – l’irrevocabilità della donazione.
 Gli atti sessuali di loro natura manifestano la
donazione totale di sé.
Chi li compie in maniera vera si consegna
irrevocabilmente nell’intimo di se stesso
all’altro.
“E i due saranno una carne sola”.
Non ci si dona in totalità perché ci si riserva
di decidere.
 Non ci si dona in totalità perché si è
consapevoli di non appartenere ancora
all’altro in maniera irrevocabile.
 Non ci si dona in totalità perché si fa
contraccezione, e cioé non si vuole dare
all’altro quel tutto di se stessi che include
anche la propria capacità di diventare padre
e madre.

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MORALE SESSUALE E FAMILIARE