Appunti dalle lezioni
Louis David e Germano NasiL’industria dei mangimi composti
(Edagricole-1986)
Altre eventuali fonti consigliate durante
il corso
http://www.istat.it/
Assalzoo.it
Conoscenze ed abilità da conseguire
- varie fasi di preparazione di un mangime e relative apparecchiature;
- principali trattamenti tecnologici con relative ricadute nutrizionali;
- ciclo di produzione di alcuni sottoprodotti utilizzati nella produzione
dei mangimi;
- cenni di legislazione sulla produzione e commercializzazione dei
mangimi;
- Esempi di formulazione di un mangime.
Svolgimento del corso
- Lezioni frontali;
- Visite tecniche presso Industrie mangimistiche.
ALCUNE STATISTICHE SULLA CONSISTENZA
DEL PATRIMONIO ZOOTECNICO E SUI PRODOTTI
DI ORIGINE ANIMALE
Il consumo di uova riportato nella slide 14 è riferito alle uova
acquistate direttamente dal consumatore. Quello della slide 17 è
comprensivo anche di quelle consumate con dolci, paste e altri
prodotti trasformati.
ALCUNE STATISTICHE INERENTI
LA PRODUZIONE DI MANGIMI
I dati nelle slides 36 – 38 sono relativi alle ditte associate
ASSALZOO.
Quelli della slide 39 sono relativi a tutte le ditte operanti sul
territorio nazionale.
La voce “Altre specie” deve intendersi riferita agli animali
da compagnia.
MATERIE PRIME
FARINE DI ESTRAZIONE
La disponibilità totale di farine di estrazione che dovrebbe
coincidere con la quantità utilizzata dalle industrie
mangimistiche italiane si ottiene sommando la produzione
italiana alle importazioni.
ANDAMENTO PREZZI ALCUNE
MATERIE PRIME
agric,. biologica
granoturco
agric,. biologica
Frumento nazionale
Frumento duro nazionale
rinfusa
agric,. biologica
rinfusa
f.e.
f.e.
Medica disidr. cubettata
Frumento nazionale – andamento prezzo (borsa merci Bologna)
Granoturco nazionale - andamento prezzo (borsa merci Bologna)
granoturco
Borsa merci Bologna
vendita alla rinfusa – borsa merci Bologna
vendita alla rinfusa – borsa merci Bologna
Soia f.e. 44%
Incidenza delle spese di alimentazione
Uova
Tab. 2
sui costi di produzione
82 %
Pollo (broiler)
70 %
Tacchino
72 %
Suino leggero
62 %
Suino pesante
74 %
Carne vitellone
68 %
Latte
52 %
CLASSIFICAZIONE DEI MANGIMIFICI PER
CAPACITA’ PRODUTTIVA
CAPACITÀ DI PRODUZIONE
-Piccole dimensioni (≤8.000q/mese):
no laboratorio di analisi interno
presente tra le attrezzature vi è la pressa per la produzione di pellet.
-Medie dimensioni (.15.000q/mese):
spesso è presente un laboratorio di analisi interno
oltre alla pressa, vi possono essere essiccatoi e laminatoi.
-Grandi dimensioni (≥30.000q/mese): si tratta di vere e proprie
industrie
laboratori di analisi;
apparecchiature per la lavorazione dei cereali, quali: estrusori,
fioccatori, laminatoi, etc.
La grande capacità produttiva, permette loro di approvvigionarsi di
grandi quantità di materie prime e di ammortizzare le variazioni di
mercato sui prezzi di acquisto.
La qualità del prodotto finito è,comunque, affidata alla serietà ed alle
buone pratiche produttive degli imprenditori coinvolti.
Fasi di lavorazione di un mangime
• Ricezione-Pesata-Prelievi
• Scarico nell’apposita buca
• Trasporto nei silos di stoccaggio, mediante nastri
trasportatori, coclee, elevatori
• Macinazione (di solito molino a martelli)
• Dosaggio ingredienti, previa formulazione
• Miscelazione (miscelatore)
• Miscelatore secondario per premiscele a base di additivi
- pellettatura,
- insacco
- confezionamento
- stoccaggio in silos per vendita come sfuso
• eventuali prelievi per controllo qualità
• commercializzazione
Controlli nutrizionistici-sanitari
Controllo qualità materie prime (ricezione)
Formulazione (dosaggio)
Controllo omogeneità (miscelazione)
Controllo efficacia (trattamenti termici)
Controllo
termici)
eventuali
modifiche
Controllo analitico
Predisposizione cartellino-istruzioni
indotte
(trattamenti
Tipologia dei mangimi
-mangime semplice: alimento costituito da un'unica
materia prima (per es. solo orzo).
-mangime composto: miscela di due o più mangimi semplici.
-mangime completo: deve soddisfare tutti i fabbisogni
nutritivi di un animale in un preciso momento della sua
vita e, se necessario, anche per tutta la durata della stessa.
-mangime complementare: serve di complemento ad una
razione di base per correggerne squilibri e/o carenze ed
adeguarlo ai fabbisogni nutritivi.
-mangime medicato: contiene un farmaco con funzione
profilattica e/o terapeutica. E' indispensabile negli
allevamenti intensivi per il trattamento di patologie di massa;
per il suo impiego è necessaria la prescrizione del medico veterinario.
-mangime dietetico: soddisfa le particolari esigenze nutritive
conseguenti a determinate malattie.
Ricezione materie prime
Trasporto materie prime:
- Rinfusa (cassone ribaltabile, cisterna a
pressione, cisterna per liquidi)
- Sacchi (vario peso)
- Cartoni/scatole
- Bidoni/fusti
- Sacconi (big-bags 600/700kg)
Controllo quanti-qualitativo
•
•
•
•
Pesatura del materiale in arrivo
Prelievi
Analisi in tempo reale (NIRS)
Sonde per i prelievi
1 cm = 10 mm = 10.000 μ = 10.000.000 nm = 107 nm
Spettro visibile: 400 nm - 800nm
VARIABILITÀ DEI NUTRIENTI
• ds del mangime = (IG1*ds1) +(IG2*ds2) +
….. + (IGn*dsn)
• dove:
• IG1, IG2 ..IGn = proporzioni di ciascun
alimento nel mangime
• ds1, ds2 ..dsn = deviazione standard del
nutriente nella corrispondente materia
prima
Scarico
IMMAGAZZINAMENTO
Nella conservazione delle materie prime,
sia in silos che in magazzino, risultano
importanti:
- identificazione
- sistemi di conservazione (es. aggiunta di
conservanti come ac. propionico etc.)
- movimentazione (facilità di spostamento)
- tempo di immagazzinamento e di
rotazione (generalmente breve, < ai 30 gg.)
- tipo e modalità di ricezione-scarico (peso
di sacchi, sacconi, etc,)
- sistemi di trasporto interni (pneumatici, a
tazze, tramite coclee, a nastri, etc)
- rischio di segregazione e contaminazione
(silos dedicati, netta separazione MP)
- corretta identificazione delle materie
prime (MP) e presenza umana nei
momenti di scarico-stoccaggio
- possibilità di ispezione delle MP
- prevenzione e lotta contro gli inquinanti (es.
insetti)
- difesa contro incendi ed esplosioni (es.
riduzione della polverosità, messa a terra delle
strutture)
- cali/sprechi
- condizioni microclimatiche (es. umidità,
temperatura)
- operazioni normali e straordinarie di pulizia
- controlli delle temperature dei silos
- operazioni contabili di carico-scarico (gestione
magazzino) ed inventari periodici
TRASPORTO INTERNO
•GRU
•VERRICELLI
•MONTACARICHI
•ELEVATORI A TAZZE E A CATENA
•CARRELLI A PIANALI
•COCLEE
•TUBI TRASPORTATORI
•TRASPORTATORI A NASTRO
•REDLER (TRASPORTATORI A CATENA)
•TRASPORTATORI PNEUMATICI
Tubo trasportatore (con motore vibrante)
verricello
LAVORAZIONE DELLE MATERIE PRIME
(MP)
LA LAVORAZIONE DELLE MP
COMPRENDE:
. ESTRAZIONE DAI SILOS DI
STOCCAGGIO
. MACINAZIONE
. TRATTAMENTI TERMOMECCANICI
. fioccatura
. estrusione
. micronizzazione
SISTEMI DI DOSAGGIO:
- manuale
- automatico
MACINAZIONE
La macinazione è la riduzione, con mezzi meccanici, dei componenti
della formula ad una granulometria desiderata e tendenzialmente omogenea.
In questo modo la miscelazione delle diverse materie prime è più
efficace.
Macchine per la macinazione:
Molini a mole
Molini a cilindri
Molini a martelli
1
2
MOLINO A MOLE: 1 mola rotante,
2 superficie abrasiva
2
SCHEMA DI MULINO A CILINDRI
Materiale da
macinare
cilindri
Materiale a granulometria omogenea
3
1
2
3
4
MOLINO A MARTELLI
1) TRAMOGGIA. 2) MARTELLI 3) ROTORE 4) GRIGLIA
4
I mulini a martelli consistono fondamentalmente di una camera
di macinazione e di un rotore su cui sono montate file di martelli,
o coltelli, snodati il cui movimento rotatorio determina la rottura
della granella. La macinazione avviene per l’azione di tre fattori:
. frantumazione a seguito della enorme differenza di velocità dei
martelli e del materiale che entra nel mulino;
. attrito tra le diverse porzioni della granella;
. urto delle particelle ruvide sulle pareti della camera di
macinazione e sulla superficie forata della griglia.
FATTORI CHE INFLUISCONO SULLA MACINAZIONE
(MOLINI A MARTELLI)
- velocità lineare (compresa tra 80 e 110 m/sec): le velocità
elevate determinano una percussione più energica e quindi una
macinazione piu’ sottile;
- distanza martelli-griglie (compresa tra 6 e 30 mm, in media
20 mm) le piccole distanze forniscono una macinazione più
sottile ma provocano un maggior consumo di energia;
- superficie della griglia: le superfici grandi presentano un
grande rendimento, ma con granulazione più grossa rispetto
alle superfici piccole;
- perforazione della griglia: il rendimento del molino aumenta
in proporzione al diametro dei fori.
usura della griglia: gli spigoli che delimitano i fori della
griglia con l'usura si smussano per cui la maggior parte
delle particelle con le dimensioni adatte non prende
direttamente la via del foro ma rimbalza contro tali spigoli
smussati per subire nuovamente l'azione dei martelli, di
conseguenza la granulazione diviene più sottile e
diminuisce il rendimento
- usura dei martelli: aumenta la finezza della
granulometria e diminuisce il rendimento
- carico del molino: quando il carico si avvicina al
massimo non si realizza il principio del rimbalzo contro le
pareti per cui diminuisce il rendimento
- svuotamento pneumatico: tanto più l'aspirazione è
energica, tanto più il rendimento sarà elevato, mentre la
granulometria sarà più grossolana
- natura del prodotto da macinare: ciascuna materia
prima presenta una propria attitudine a lasciarsi
macinare.
La produzione potenziale di un mulino a martelli
può essere calcolata approssimativamente
utilizzando la formula seguente:
G (kg/h) = kW * D * JkW
Dove:
G = capacità oraria mulino (kg/h)
kW = potenza motore mulino
D = diametro fori griglia (mm)
JkW = coefficiente di macinazione caratteristico
di ogni prodotto
Valori dei coefficienti di alcuni alimenti
Valore basso – alimento più difficile da macinare
Mulini a cilindri
Molto costosi
Onerosa manutenzione
Molto ingombranti
Difficile regolazione dimensioni particelle
Poco rumorosi
Poca produzione polveri
Maggiore uniformità particelle
Minore riscaldamento particelle
Superficie particelle più ruvida
Granulometria particelle inferiore
Buona miscibilità particelle
Riduzione dei fenomeni di separazione e
segregazione
Il prodotto della macinazione (farina) è costituito
da particelle di diverse dimensioni. Al fine di
ottenere un mangime omogeneo e uniforme è
necessario che le particelle dei vari componenti si
distribuiscano in maniera uniforme nelle varie
frazioni granulometriche. Per quanto concerne i
monogastrici, la macinazione fine delle materie
prime produce un aumento della digeribilità
ALIMENTAZIONE DEI MOLINI
1) DISTRIBUTORI CONTINUI A RULLI
2) DISTRIBUTORI DISCONTINUI (rotativi a comparti, a coclea,
oscillanti)
3) DISTRIBUTORI A VIBRAZIONI
DISTRIBUTORI CONTINUI A RULLI
DISTRIBUTORI DISCONTINUI
DISTRIBUTORI A VIBRAZIONI
FORMULAZIONE
SISTEMI DI DOSAGGIO
1) NATURA DEL PRODOTTO DA DOSARE
•MATERIE PRIME DA MACINARE
•PRODOTTI IN FARINA O IN POLVERE
2) PRINCIPIO FISICO DI DOSAGGIO
•VOLUME
•PESO
3) SISTEMA DI FABBRICAZIONE
•DISCONTINUO
•CONTINUO
DOSAGGIO
REGOLE:
1) LA PRECISIONE DEL DOSAGGIO DEVE ESSERE
INVERSAMENTE PROPORZIONALE AL TASSO DI
INCORPORAZIONE
2) NON INCORPORARE DIRETTAMENTE UN ELEMENTO CHE
RAPPRESENTI MENO DELL’1% DELLA MASSA
3) LA GRANULAZIONE DI UN ELEMENTO DOVRA` ESSERE
TANTO PIU` FINE QUANTO PIU` PICCOLO E` IL SUO TASSO DI
INCORPORAZIONE E PIU` GRANDE LA SUA ATTIVITA`
DOSAGGIO
1) ALLA RINFUSA CON BILANCIA MOBILE SOTTO LE
CELLE
2) ALLA RINFUSA CON BILANCIA FISSA SOTTO LE CELLE
3) ALLA RINFUSA CON UNA SERIE DI BENNE PESATRICI A
PRE-REGOLAZIONE E SCATTO SINCRONIZZATO SOTTO
CIASCUNA CELLA
4) SISTEMA “SELECT-O-WEIGH”
5) PESATA CONTINUA
6) CONTINUO VOLUMETRICO
DOSAGGIO ALLA RINFUSA MEDIANTE UNA O PIU’
BASCULE MOBILI SOTTO LE CELLE
DOSAGGIO ALLA RINFUSA MEDIANTE UNA (O PIU`)
BENNE-PESATRICI FISSE SOTTO LE CELLE
1)Celle contenenti le materie prime. 2)Benna-pesatrice. 3)Quadro di
comando a distanza delle saracinesche e degli estrattori. 4) Coclea di
evacuazione
1
3
2
4
DOSAGGIO ALLA RINFUSA MEDIANTE UNA SERIE DI BENNEPESATRICI A PRE-REGOLAZIONE E AVVIAMENTO SINCRONIZZATO
SOTTO OGNI CELLA
1) Celle contenenti le materie prime. 2) Benne-pesatrici pre-regolate alla
percentuale desiderata. 3) Elettromagnete eccitato dalla chiusura del circuito,
quando tutte le bascule hanno raggiunto il peso desiderato. 4) Coclea
d’evacuazione
1
3
2
4
Schema di pesatura continua mediante nastro pesatore
A) Tramoggia vibrante.B)Nastro pesatore C)Bilancia. D)Sistema elettronico di
correzione, mediante vibrazioni continue della portata del distributore
C
A
**
**
D
B
Dosaggio alla rinfusa continuo volumetrico
A)Celle di materie prime. B)Dosatori volumetrici. C) Coclea
D) Serbatoio tampone
A
B
C
D
MISCELAZIONE
OPERAZIONE CHE CONSENTE DI
MESCOLARE GLI INGREDIENTI DELLA
FORMULA PREVENTIVAMENTE DOSATI
CARATTERISTICHE DEGLI INGREDIENTI
DESTINATI ALLA MISCELAZIONE
GRANULAZIONE
PESO SPECIFICO
FORMA
COEFFICIENTE D’ATTRITO
CARATTERISTICHE SPECIALI
(igroscopicità, elettricità statica..)
REGOLE DI MISCELAZIONE
RISPETTARE IL TEMPO DI MISCELAZIONE
COLLEGARE A TERRA IL MISCELATORE
RIDURRE AL MINIMO I MOVIMENTI DELLA
MASSA DOPO LA MISCELAZIONE
NON INSERIRE COMPONENTI IN QUANTITA’
INFERIORI A 1%
MISCELATORE VERTICALE
COCLEA
CAMERA DI
MISCELAZIONE
SCARICO
Miscelatore verticale
Miscelatore orizzontale
MISCELATORE ORIZZONTALE
DOPPIA COCLEA
CAMERA DI
MISCELAZIONE
MISCELATORE AD AZIONI MULTIPLE
COCLEA
CAMERA DI
MISCELAZIONE
PREGI E DIFETTI DEI VARI TIPI DI MISCELATORI
MISCELATORI VERTICALI:
- RICHIEDONO MINOR FORZA MOTRICE
- PREZZO PIU’ BASSO IN FUNZIONE DEL VOLUME
- POSSIBILITA’ DI INSTALLARLI IN PICCOLI
IMPIANTI
- NON CONSENTONO MELASSATURA E
GRASSATURA
- TEMPO DI MISCELAZIONE PIU’ LUNGO
- PULIZIA PIU’ DIFFICILE
PREGI E DIFETTI DEI VARI TIPI DI MISCELATORI
MISCELATORI ORIZZONTALI
- MISCELAZIONE RAPIDA (3’-5’)
-- AZIONE ENERGICA
-- ROBUSTI, SEMPLICI, DI FACILE MANUTENZIONE
-RICHIEDONO PIU’ FORZA MOTRICE
-- LAVORANO PIENI PER IL 40-50% DEL VOLUME
PREGI E DIFETTI DEI VARI TIPI DI MISCELATORI
MISCELATORI AD AZIONI MULTIPLE
-MISCELAZIONE PRECISA E RAPIDA
-- POSSIBILITA’ DI AGGIUNGERE LIQUIDI
-- SCARICO FACILE E COMPLETO
-MAGGIOR COSTO DI IMPIANTO
-- MAGGIORI SPESE DI MANUTENZIONE
TRATTAMENTI TERMOMECCANICI
Calore (secco o umido)
Elevate pressioni
Effetti:
- Amidi (gelatinizzazione, destrinizzazione)
- Proteine (aumento digeribilità, diminuzione
degradabilità ruminale)
- Fattori antinutrizionali (abbattimento)
- Carica batterica (riduzione)
Eccesso di calore:
- Denaturazione vitamine
- Autossidazione e irrancidimento dei grassi
Effetti sugli amidi
Destrinizzazione
L’attacco dell’alfa-amilasi al legame 1-4 alfaglucosidico dell’amido porta ad una miscela di
prodotti a più basso peso molecolare in cui
abbondano legami 1-6 alfa-glucosidici (destrine).
La rottura parziale della struttura dell’amido
provocata dal trattamento termico con la formazione
di prodotti intermedi è un processo simile.
Gelatinizzazione
Quando i granuli intatti di amido sono riscaldati
in acqua si gonfiano, con perdita della struttura interna
e formazione di una sospensione viscosa, che consiste
di granuli intatti fortemente gonfiati dispersi in una
soluzione di molecole libere di amido filtrate dai granuli
durante il rigonfiamento
Ricadute in alimentazione animale
Animali giovani (suinetti, vitelli)
Suini all’ingrasso
Ruminanti
Bovino da carne
+ propionico
+glucosio
+sintesi proteica
ENZIMI IMPLICATI NELLA DIGESTIONE
DELL’AMIDO
-amilasi saliva: attacca i legami glicosidici  1-4 tranne
quelli molto interni e quelli vicini alle ramificazioni;
-amilasi pancreatica: scinde i legami glicosidici 1-4 
interni con produzione di maltosio, maltotriosio
(trisaccaride) ed oligosaccaridi composti da sei/sette
unità e si blocca in prossimità delle ramificazioni;
alfa 1-6 glucosidasi (destrinasi) (mucosa): attacca i
legami 1-6 alfa;
alfa glucosidasi (mucosa): stacca una molecola per volta
di glucosio da oligosaccaridi;
Maltasi (mucosa): scinde il maltosio in due molecole di
glucosio;
Rapporto amilosio / amilopectina nell’amido (Van Soest,
1994) e T( °C) di gelatinizzazione
Cereale Amilosio/Amilopectina T( °C) di gelatiniz.
Orzo
22/78
59-64
Sorgo
25/75
67-77
Frumento
26/74
65-67
Avena
27/73
Mais dentato*
28/72
62-72
1/99
66-69
Mais vitreo
(plata)*
*Differenti forme genetiche presentano differenti rapporti
amilosio/amilopectina
Effetti sulle proteine
• L’azione termica riduce la degradabilità delle
proteine a livello ruminale;
• E’ bene che l’azione termica non si prolunghi molto.
L’ideale è il sistema HTST (High Temperature Short
Time). Un’ eccessiva esposizione darebbe luogo a
processi non desiderati con ricadute negative
sull’utilizzazione delle proteine:
- formazione di complessi Lisina-Alanina poco utilizzati;
- formazione di D-amminoacidi poco utilizzati, in
particolari dai soggetti giovani (il problema ha scarsa
importanza per il ruminante);
- reazione d Maillard (gruppo aldeidico zucchero e gruppo
amminico amminoacido – Lisina).
Effetti sui grassi
-Vengono inattivate le lipasi batteriche con benefiche
ricadute sulla conservabilità dei grassi;
- elevate temperature possono favorire la fuoriuscita di oli
dall’interno della cellula vegetale con il rischio di
fenomeni di ossidazione a carico degli acidi grassi,
soprattutto quelli insaturi.
Il processo di ossidazione può essere distinto in 3 fasi:
Fase iniziale
Per effetto di fattori esterni (luce, calore) ed in presenza
di metalli che fungono da catalizzatori, un atomo di H
viene estratto dalla struttura dell'acido grasso. Si formano
così radicali liberi perossilici, molecole che nell'orbitale
esterno hanno un elettrone spaiato e sono quindi
composti molto instabili e reattivi. Essi tendono a
perdere o ad acquistare un elettrone reagendo con le
molecole vicine per raggiungere la configurazione
elettronica stabile.
Fase di propagazione
Il radicale perossile è in grado di estrarre un atomo
di H da catene di acidi grassi vicine formando idroperossidi
che si decompongono in radicali alcossili o idrossili,
estremamente reattivi, che possono propagare ulteriormente
la reazione di perossidazione.
Fase terminale
In questa fase si formano aldeidi, idrocarburi,
chetoni.
FASE INIZIALE
→
RADICALI LIBERI
FASE DI PROPAGAZIONE → IDROPEROSSIDI
FASE TERMINALE → Aldeidi, idrocarburi, chetoni
Fattori che influenzano l'estensione e la velocità del
processo di degradazione ossidativa.
L’ossidazione dei grassi contenuti nei mangimi può essere
influenzata da diversi fattori:
- qualità delle materie prime utilizzate - in particolare il
processo è favorito dal loro contenuto in ferro e rame;
- composizione del grasso - (il fenomeno dell'ossidazione
coinvolge maggiormente gli acidi grassi insaturi );
- Durata del periodo di immagazzinamento: condizioni di
temperatura, di umidità, di esposizione all'aria e alla luce
- superficie di contatto fra grasso e ossigeno ambientale;
- Concentrazione di antiossidanti
Metodi di valutazione dell’irrancidimento
I metodi per determinare lo stato di conservazione
dei grassi sono numerosi e sono finalizzati ad individuare i
prodotti che si formano a causa dell’irrancidimento
(metilchetoni) oppure il consumo di ossigeno durante la
sua induzione in condizioni controllate.
Determinazione dei perossidi - Si effettua mediante la
misura del numero di perossidi, che indica quanti
perossidi sono presenti, ma non lo stadio di ossidazione;
essi infatti sono presenti sia nella fase di propagazione
che in quella terminale.
Metodo A.O.M. - (Active Oxygen Method) che permette
di determinare la quantità di perossidi che si formano in
un certo periodo in condizioni controllate.
Saggio dell’acido tiobarbiturico (TBA) - Consente la
determinazione delle aldeidi e dei prodotti finali
dell’autossidazione; dà risultati non sempre di facile
interpretazione.
La determinazione dei componenti volatili (aldeidi,
chetoni, acidi grassi..) mediante gas cromatografia è
costosa ed indaginosa.
Il metodo della bomba ad ossigeno - Misura il consumo
di ossigeno durante l’ossidazione in condizioni
standardizzate. E’ semplice, richiede tempi brevi di
esecuzione, consente di individuare i tempi di futura
conservazione dei prodotti analizzati.
Effetti sulle vitamine
Il trattamento con calore potrebbe determinare
perdite limitate di alcune vitamine termolabili (A, B2,
acido folico, niacina, biotina), che può tuttavia essere
contenuta operando sui tempi di esposizione alle alte
temperature.
E’ possibile ricorrere ad un sovradosaggio di questi
nutrienti quando il mangime viene formulato
Si possono utilizzare vitamine protette che resistono
all’azione del calore;
Può essere effettuata un’ulteriore aggiunta a
posteriori, ovvero a trattamento terminato mediante
sprayzzazione dopo l’essiccazione del prodotto.
SANITIZZAZIONE
I processi termici e la combinazione dell’alta
temperatura e della forte pressione riducono la
presenza di fattori antinutrizionali e consentono la
inattivazione di micotossine (solo in piccola parte) e
batteri (es.salmonelle). Inoltre la bassa percentuale di
umidità presente nell’alimento trattato coadiuva la
prevenzione delle contaminazioni con batteri e funghi.
Effetti sui fattori antinutrizionali
I fattori antinutrizionali sono definiti sostanze che
direttamente o tramite loro metaboliti interferiscono
con l'utilizzazione degli alimenti, influenzando la
salute animale e le loro produzioni.
Una prima distinzione può permettere di suddividere i
fattori antinutrizionali in intrinseci all'alimento ed in
acquisiti.
Fattori antinutrizionali intrinseci – Sono molecole
naturalmente presenti negli alimenti e sotto controllo
genetico..
Fattori antinutrizionali acquisiti – Possono formarsi
nell’alimento in determinate condizioni.
Essi possono creare situazioni di malnutrizione.
Si possono classificare in quattro gruppi:
Fattori che influenzano l'utilizzazione e la digestione
delle proteine: inibitori delle proteasi, tannini, lectine.
Fattori che influenzano l'utilizzazione dei minerali:
fitati, ossalati, glucosinolati.
Antivitaminici
Fattori con attività varia: micotossine, glucosidi
cianogenetici, nitrati, alcaloidi, fitoestrogeni e saponine.
Inibitori delle proteasi: tripsina, chimotripsina
Si tratta di sostanze che ostacolano la normale
attività degli enzimi specializzati nella degradazione e
scomposizione delle proteine.
L'effetto antinutrizionale comporta una riduzione della
digestione ed una carenza secondaria di aminoacidi
essenziali come la metionina e la lisina.
Si può assistere ad una diminuzione della crescita ed
all'ingrossamento del pancreas.
Sono presenti in alcune verdure fresche: piselli,
fagioli, fagiolini, soia e nelle leguminose in generale,
nonché nella cariosside del frumento, della segale,
dell'orzo e nei semi dei cereali in genere.
Vengono inattivati fino al 95% da trattamenti
con vapore a 100 °C.
Tannini
Sono sostanze aromatiche di natura fenolica dal forte
potere astringente, che formano con proteine,
carboidrati e altri polimeri, dei composti indigeribili.
I tannini si legano, inoltre, agli enzimi digestivi
limitando notevolmente l'assorbimento intestinale di
tutti i nutrienti.
I tannini sono presenti in quantità più o meno
elevata nelle foglie e nei frutti di molte piante,
come ad esempio nei prugnoli, nella pellicola degli
acini e nei semi dell'uva, ma anche nelle leguminose,
in particolare piselli e fagioli, nonché nelle foglie
caduche degli alberi. Essi sono per lo più termostabili.
L'estrusione sembra ridurre il loro contenuto.
Lectine ( emoglutinine )
Si tratta di sostanze che si combinano con i carboidrati
delle membrane cellulari (mucosa gastrica ed
intestinale), ostacolando in tal modo l'assorbimento dei
nutrienti;
le lectine si legano alle cellule del sangue determinando
agglutinazione delle emazie.
Ritroviamo tali antinutrizionali nelle leguminose in
particolare nel fagiolo, pisello, soia e fava.
Le lectine sono termolabili.
Fitati
L'acido fitico è una sostanza contenuta in molte piante.
Esso forma complessi legandosi ad anioni come il calcio,
il manganese, lo zinco ed il rame formando composti
insolubili detti fitati, con conseguente minore
assorbimento dei minerali. I fitati sono contenuti in tutti
i semi di cereali e nelle leguminose come soia, piselli e
fagioli.
Solo il 10% dell'acido fitico viene perso con il
trattamento a caldo. Per ridurre il contenuto di
acido fitico si utilizzano fitasi o microrganismi
con attività fitasica oppure l'immersione in acqua
a determinati pH e temperature per stimolare
l'attività delle fitasi endogene
Ossalati
L’ossalato da luogo alla formazione di un sale
insolubile
con il calcio che viene sottratto
all’assorbimento intestinale. In pratica pur essendo
presenti nella dieta appropriate quantità di calcio,
questo in presenza di ossalati, non può essere utilizzato
dall’animale.
Sono presenti in diverse verdure e vegetali: spinaci,
bietole, pomodoro, melanzana, peperone, sedano, fagioli,
trifoglio, felci, nei funghi, ma soprattutto nei cosiddetti
" spinaci Nuova Zelanda ", nonché nelle graminacee
e nei semi gialli dei cereali.
Gli ossalati vengono dissolti solo in parte in acqua
durante la cottura.
Glucosidi
Possiamo differenziarli in tre gruppi:
- Glucosidi cianogenetici
- Glucosinolati
- Saponine
Si tratta di composti costituiti da uno zucchero legato
ad un altro componente ( aglucone ); essi diventano
tossici dopo l'azione enzimatica (glucosidasi).
I glucosidi cianogenetici dopo idrolisi liberano HCN
(acido cianidrico ), molecola tossica (manioca o
cassava, sorgo);
i glucosinolati deprimono la sintesi e la secrezione
dell'ormone tiroideo (colza);
le saponine possiedono attività emolitica sulle emazie e
provocano alterazione della parete cellulare.
Sono sostanze ad elevato potere schiumogeno che, una
volta ingerite, tendono a formare schiume all'interno
del digerente ostacolando l'eruttazione;
I glucosidi sono presenti nel trifoglio, erba medica,
fagioli, nelle crocifere come il cavolo e cavolfiore,
nelle patate dolci, nelle mandorle, nel mais e nei semi
e noccioli di svariati tipi di frutta.
I glucosidi sono neutralizzati con trattamento termico
ad eccezione delle saponine.
Antivitaminici
Si tratta di sostanze termolabili che distruggono
specifiche vitamine, causandone carenza.
Le leguminose come la soia ed i fagioli
contengono l'antivitamina D; il pisello, l'erba medica ed
il trifoglio, l'antivitamina E; il trifoglio contiene,
inoltre, precursori antivitamina K.
Nitrati
I vegetali di norma non contengono quantità tali di
nitrati da causare danni; il pericolo deriva da ortaggi
fertilizzati con composti azotati, seguendo pratiche
agronomiche volte al raggiungimento di elevate
produzioni mediante alti dosaggi di concimi azotati;
questi trasferiti alle verdure innalzano il contenuto dei
nitrati a livelli dannosi.
I nitrati provocano intossicazione ed alterazioni a carico
del sangue ( metaemoglobinemia ). I vegetali che
accumulano più nitrati sono: gli spinaci, le bietole,
i cavoli, la lattuga, il finocchio ed il trifoglio.
Alcaloidi
La solanina è l'alcaloide antinutrizionale più noto. Essa
inibisce la colinesterasi ( enzima che scinde gli esteri
della colina ). Tale sostanza è presente sotto la buccia
della patata e nei germogli. La molecola è sensibile al
calore
Trattamenti termici a secco
micronizzazione: utilizza una sorgente a raggi
infrarossi che porta la temperatura dell’alimento
trattato anche a 150°C cui può seguire o meno uno
schiacciamento di solito tramite rulli;
microonde: utilizza onde elettromagnetiche in grado
di sollecitare le molecole dell’acqua presente negli
alimenti.
Entrambi i processi sono costosi.
1 cm = 10 mm = 10.000 μ = 10.000.000 nm = 107 nm
Spettro visibile: 400 nm - 800nm
Microonde - Un utilizzo oggi molto diffuso delle microonde è
la cottura dei cibi. Le microonde provocano un aumento dell'energia
associata ai moti delle molecole d'acqua, che rappresenta uno dei
costituenti degli alimenti, aumentandone la temperatura e
portandoli a cottura.
Raggi infrarossi. Radiazioni elettromagnetiche comprese tra
la banda del visibile e quella delle onde radio; si manifestano
sotto forma di calore, utilizzabile per vari scopi.
Trattamente idrotermici
Fioccatura - La fioccatura è un trattamento termomeccanico applicato per lo più ai cereali, talora anche
ad alcune leguminose, che consente di conferire ai semi
una forma particolare ( fiocchi) e di modificarne la
digeribilità.
Il fiocco è la forma fisica che assumono i grani ed i semi,
condizionati o non a vapore, quando vengono pressati
con rulli rigati.
Fasi
della
fioccatura:
decorticazione,
cottura,
schiacciamento, essicazione, confezionamento.
- decorticazione: consiste nel privare il cereale del suo
involucro esterno (cuticola esterna) che è poco digeribile,
inoltre un cereale decorticato si cuoce più facilmente a
vapore. La decorticazione è necessaria per l'avena,
vantaggiosa per l'orzo, superflua per il mais.
- cottura: avviene per iniezione di vapore che arricchisce
il prodotto di umidità e lo rende più facilmente
lavorabile. Una cottura prolungata (15 - 20 min; 80100°C) migliora la qualità dell'alimento rendendolo più
digeribile.
- schiacciamento: il prodotto cotto passa attraverso due
rulli che lo schiacciano, facendogli assumere la forma
caratteristica;
- essicazione: i fiocchi escono dai rulli con il 18 - 20 %
circa di umidità; questo valore dovrà essere ridotto al
13%-14 % (massimo) per ottenere una buona
conservazione. A questo scopo si impiegano essicatoi a
nastri multipli.
- confezionamento: avviene in sacchi per proteggere i
fiocchi che sono particolarmente delicati.
Non è possibile la fioccatura di mangimi completi
perché è necessario partire da materie prime che
abbiano una forma propria come il seme.
Condizionamento a vapore
Schiacciamento
Essicazione
Fiocchi di soia
Estrusione (Pet-Food)
E' un processo che prevede l'azione combinata
dell'elevata temperatura e della forte pressione per
rendere plastiche le materie prime, che vengono forzate
attraverso una filiera per creare una forma particolare.
Una peculiarità dell'estrusione, rispetto alla fioccatura,
consiste nella brevità dei tempi di esposizione alle alte
temperature.
La repentina caduta di pressione all'uscita dalle filiere
permette una vaporizzazione dell'acqua contenuta nel
prodotto e, in pochi secondi, un abbassamento della
temperatura a meno di 100°C. Ne risulta un prodotto
nuovo, completamente ristrutturato e di basso peso
specifico.
DIAGRAMMA COMPLETO DI
PRODUZIONE DI MANGIMI ESTRUSI
RICEZIONE
ACQUISTO MATERIE
PRIME
CONTROLLO DI
LABORATORIO
STOCCAGGIO
LAVORAZIONE
ESTRUSIONE
CONFEZIONAMENTO
MACINAZIONE
DOSAGGIO
MISCELAZIONE
STOCCAGGIO
CONDIZIONAMENTO A VAPORE
EVENTUALE INTRODUZIONE CARNI
COMPRESSIONE
ESPANSIONE
ESSICCAMENTO
GRASSATURA
STOCCAGGIO
- sfarinamento fine: determina la riduzione di tutte le
materie prime nella stessa forma per ottenere un impasto
omogeneo;
- condizionamento a vapore: la farina entra in un
contenitore provvisto di pale in movimento nel quale viene
iniettato vapore (ed eventualmente anche acqua). L'impasto
raggiunge la temperatura di 70°C e un'umidità del 27 - 30
%; in questo modo si effettua la pre-cottura;
- cottura-espansione: l'estrusore è costituito da una vite
senza fine (coclea) che gira all'interno di un tronco di cono
metallico. Il materiale avanza fino all'estremità del tronco
di cono dove è situata una filiera i cui fori possono avere
forme diverse (stella, cuoricino, pesciolino, cerchio ... ).
All'interno dei fori della filiera si creano pressioni
elevatissime che fanno raggiungere temperature di 120170 C° per pochi secondi (11 - 20). Quando il materiale
esce dalla filiera sì espande rapidamente per
decompressione con un aumento di volume pari al 30 –
50%
La decompressione istantanea fa perdere il 12 % di acqua
mentre la rimanente viene persa nella camera di
raffreddamento-essicazione.
Le dimensioni dei preparati dipendono dall'azione dei
coltelli, le cui lame possono variare in base alle esigenze.
La temperatura e le pressioni elevate rompono la
molecola dell'amido (che è formata da amilosio e
amilopectina), facilitando i processi digestivi (azione
dell'amilasi).
- essicazione: è generalmente utilizzato un essicatoio
orizzontale nel quale sono disposti numerosi tappeti mobili
sfasati tra di loro in modo che il prodotto che trasportano
possa cadere sul tappeto sottostante e procedere in un
senso di marcia e poi nell’altro a seconda del nastro che lo
trasporta.
L'essicazione avviene tramite un flusso di aria calda (170 180'C) che agisce per il tempo necessario a portare il
tenore di umidità al di sotto del 10%.
- grassatura
raffreddamento:
è
importante,
prima
del
confezionamento del prodotto, per evitarne il
deterioramento. Generalmente viene utilizzato un
raffreddatore orizzontale o a tazze.
ESTRUSIONE
Precottura (vapore, acqua)
Coltelli
Filiera
Estrusore
Essiccazione
Espansione - E' un procedimento simile all'estrusione con
la differenza che può utilizzare una minore quantità di
acqua e vapore.
Si utilizza una macchina costituita da:
- un preparatore (lungo tubo con all'interno una coclea e/o
palette per l'avanzamento del prodotto) dentro il quale il
mangime viene umidificato con acqua e riscaldato con
vapore per prepararlo alla vera e propria "cottura".
- un tubo incamiciato (detto expander) attraverso il quale
transita il prodotto che dovrà passare attraverso una
fessura lasciata aperta dal movimento di un cono che
agisce creando una controspinta al mangime che avanza.
Si viene così a determinare una forte pressione (da 30 a 50
BAR) tra il materiale spinto in avanti nell'expander e il cono
che chiude l'uscita. Questa pressione causa un repentino
innalzamento della temperatura (oltre i 150 °C per un breve
periodo
di
tempo
(pochi
secondi).
All'uscita dalla macchina il prodotto subisce un brusco
abbassamento di pressione (da 40/50 BAR alla pressione
atmosferica) con conseguente diminuzione della temperatura,
evaporazione di una parte dell'acqua contenuta ed espansione
della sua struttura (effetto FLASH).
Il mangime così trattato, all'uscita dall'expander, si
presenta sotto forma di scaglie dalle dimensioni di
qualche cm, leggero, molto pastoso ed elastico, umido e
caldo.
Per stabilizzare il prodotto occorre:
- abbassare di alcuni punti l’umidità (fino a 11-12%);
- raffreddare
- pellettare, per aumentare il peso specifico e contenere i
costi di trasporto.
a
essiccatore-raffreddatore a nastro
ESTRUSIONE
VANTAGGI
- AUMENTO DIGERIBILITA` AMIDI
- DESTRINIZZAZIONE AMIDO
- FORMA E CONSISTENZA GRADITE AGLI ANIMALI
- STERILIZZAZIONE
- CONSERVAZIONE PROLUNGATA
INFLUENZA DELLA ESTRUSIONE SULLA
DIGESTIONE
- AUMENTANO L`APPETIBILITA`
GRASSI E AROMI
- STIMOLANO LA SECREZIONE
GASTRICA
LA NATURA
CROCCANTE
- STIMOLA LA MASTICAZIONE
- GINNASTICA PER LE GENGIVE
INFLUENZA DELLA ESTRUSIONE SULLA
DIGESTIONE
IL POTERE DI
IMBIBIZIONE
-•FAVORISCE IL CONTATTO CON I
SUCCHI DEL DIGERENTE E QUINDI
CON GLI ENZIMI
VENGONO
•BATTERI
INATTIVATI
•SOSTANZE ANTINUTRIZIONALI
PERDITE VITAMINICHE CONSEGUENTI A DIVERSI TIPI DI
TRATTAMENTO TERMICO (%)
*DATI NON RILEVATI
VIT.
CASALINGA
A
10-30
E
0-50
B1
30
B2
15
B12
(*)
AC.FOL 40-50
B6
0-40
AC.PANT. 35
NIACINA 20
BIOTINA (*)
STERILIZ.
(45`,121°C)
7
0
74
0
0
55
0
0
4
0
ESTRUS.
(12”,170°C)
20
0
7
26
0
14
7
9
21
14
DETERMINAZIONE DEL GRADO DI GELATINIZZAZIONE
DELL`AMIDO IN CEREALI SOTTOPOSTI A DIVERSI TIPI
DI TRATTAMENTO
COMPOSTI UTILIZZATI
VALORI OTTENUTI
glucosio-equivalenti mg/g
FARINE:
mais t.q.
orzo t.q.
ESTRUSI:
mais integrale
orzo
rottura riso
50
87
850
850
930
DETERMINAZIONE DEL GRADO DI GELATINIZZAZIONE
DELL`AMIDO
COMPOSTI UTILIZZATI
FIOCCATI:
mais+orzo
orzo decorticato
orzo parzialmente decorticato
VALORI OTTENUTI
glucosio-equivalenti mg/g
502
313
187
Grado di gelatinizzazione dell’amido
▼
glucosio-equivalenti mg/g
Questo modo di esprimere la gelatinizzazione tiene conto del fatto
che a seguito di questo processo si rendono liberi gruppi carbonilici
(H-C=O aldeidico – glucosio) precedentemente impegnati nella
catena polisaccaridica che possono essere determinati e dare una
misura dell’entità della depolimerizzazione dell’amido.
Percentuale di amido modificato nei singoli ingredienti
attraverso espansione HTST
NON ESPANSO
FRUMENTO
ESPANSO
8
45
ORZO
15
51
MAIS
5
41
62
73
TAPIOCA
Piva-1983
NSC (Non Structural Carbohydrates)
▼
NSC=100 - (NDF+PG+EE+Ceneri)
Concettualmente dovrebbero rappresentare tutti i
glucidi che non rientrano nella costituzione della parete,
amido in testa. In realtà la loro determinazione per
differenza porta a un risultato affetto da un errore che è la
somma di tutti gli errori relativi alle varie frazioni
(NDF+PG+EE+Ceneri). Ad esempio nella determinazione
dell’NDF si ha la perdita delle sostanze pectiche, solubili in
acqua calda.
Gli NSP (Polisaccaridi non amilacei – Non Starch
Polysaccharides) costituiscono la parete cellulare
- Pectine
- Emicellulose
- Cellulosa
- Lignina
Pericarpo
Parete cellulare
Proteina
Amido
Endosperma amilaceo
Determinazione dell’amido
- Metodo polarimetrico (idrolasi acida)
(per alimenti ad alto contenuto di amido)
- Metodo enzimatico (pancreatina)
(per alimenti a basso contenuto di amido)
Aminoacidi in commercio
Per incrementare le rese e le performance si trovano in
commercio preparati a base di amminoacidi:
-Lisina HCl Aminoacido concentrato per tutte le specie
animali
L-Treonina Aminoacido concentrato per tutte le specie
animali
DL Metionina Aminoacido concentrato per tutte le specie
animali
L-Triptofano Aminoacido concentrato per tutte le specie
animali
Taurina Aminoacido concentrato dedicato al settore
Petfood
Aminoacidi e Vitamine Protetti
Grazie alla propria tecnologia Nordos produce e
distribuisce localmente, e in tutta Europa, aminoacidi
rumino-protetti e vitamine protette.
Nella gamma di prodotti, fra gli altri:
NorMet50 Metionina protetta
NorLys50 Lisina protetta
NorCol25 Colina protetta
NorVit PP50 Vitamina PP protetta
Barbabietole da zucchero
Barbabietole da zucchero
▼
1- foglie
2- radice
testa o colletto
corpo radicale
Barbabietola da zucchero - Beta vulgaris L. var. saccharifera L.
Composizione a fine stagione (settembre-ottobre) delle
radici (Piccioni)
S.S.
25.0%
PG
1.3%
LG
0.1%
EI
21.4%
FG
1.5%
Ceneri
0.7
Sottoprodotti utilizzati per l’alimentazione del bestiame
1- Sottoprodotti aziendali
foglie e colletti
2- Sottoprodotti industriali
polpe fresche
polpe secche
melasso
Azienda
Barbabietola
▼
Raccolta e scollettatura
▼
-radici sporche
-foglie e colletti
Zuccherificio
Radici sporche
▼
Lavaggio
▼
Radici pulite
▼
Taglio
▼
Fettucce
▼
Diffusione (aria 70°C)
▼
soluzione acqua + zucchero
polpe (5-6% ss)
polpe
▼
prima pressatura
▼
acqua di recupero
polpe umide (10-15% ss)
▼
seconda pressatura
▼
acqua di recupero
polpe pressate (20-22% ss)
▼
essicazione
▼
polpe secche (90% ss)
Soluzione acqua-zucchero
▼
purificazione-concentrazione-cristallizzazione
▼
zucchero
melasso
Composizione chimica melasso (Piccioni)
barbabietola
canna
SS
80.0%
75.0%
PG
8.4%
4.0%
EI
61.5%
63.0%
Ceneri
10.1%
9.5%
UFL/kg
0.74
0.72
Zucch. Riduc.
1.0%
18.0%
La concentrazione di K risulta molto elevata (2-4%):
- rischio di diarrea
- eccesso di potassio > aumenta escrezione sodio >
rischio sodio
Al contenuto di proteina grezza contribuisce in grande
misura l’azoto non proteico tra cui la betaina (ammina);
si tratta pertanto di una forma di azoto di scarso valore.
1 q radici
▼
10-12 kg zucchero raffinato
2.5-3.5 kg melasso
45-50 kg polpe umide
22-25 kg polpe pressate
4.3-4.5 kg polpe secche
MELASSATURA
-Processo attraverso il quale si addiziona melasso ai
mangimi
Dosaggi consigliati
- suinetti fino a 45 kg: 3 %
- suini oltre i 45 kg: 6 % o più
- polli: 3 %
- bovini adulti: 6 - 8 %
- vitelloni: 3 %
Vantaggi della melassatura
a) eliminazione delle polveri nei mangimi sfarinati
b) aumento dell'appetibilità nell'animale
c) apporto di zuccheri facilmente digeribili
Svantaggi della melassatura
a) pericolo di diarree, dovute all’accesso di potassio, che
squilibra l’assetto elettrolitico intestinale in caso di
surdosaggio;
b) problemi di lavorazione (caramellizzazione) se si
adottano temperature troppo elevate;
c) problemi nella miscelazione fra melasso e farine, legati
alla diversa natura fisica dei due elementi.
Problemi inerenti la melassatura:
- la viscosità del melasso è legata alla temperatura
ambientale, diminuisce con il caldo ed aumenta con il
freddo;
- il trasporto avviene per mezzo di autocisterne e lo
scarico può essere eseguito senza riscaldamento
(necessario per aumentare la fluidità) fino a temperatura
ambientale minima di 10° C;
La temperatura ottimale che facilita lo scarico si aggira
intorno a 35 - 38° C.
- per facilitare lo scorrimento del prodotto dai serbatoi verso
l'apparato di melassatura evitando di riscaldare l'intera
massa, si devono porre all'uscita serpentine a vapore;
- la temperatura che facilita lo scarico si aggira intorno
a 35 - 38° C.
Tecniche di melassatura
A) Melassatura diretta a caldo: consente una
lavorazione perfetta, economica e rapida. Il melasso viene
spruzzato sulla farina nella melassatrice (un miscelatore
orizzontale), dopo essere stato riscaldato alla temperatura
di 70° C.
Il prodotto finito viene insaccato ancora caldo, per cui è
necessario che i sacchi siano di materiale adatto,
immagazzinati diritti senza essere sovrapposti in catasta,
fino a che non abbiano raggiunto la temperatura ambiente.
In un secondo tempo possono essere manipolati ed
immagazzinati senza speciali precauzioni.
B) Melassatura diretta a freddo: il melasso viene
spruzzato nel miscelatore senza essere riscaldato. La
melassatrice viene fatta girare a notevole velocità per cui si
sviluppa un certo calore; questa tecnica di lavorazione non
è applicabile con temperature ambientali inferiori ai 10° C.
c) Melassatura tramite supporto: il supporto è una
sostanza di natura vegetale o minerale in cui viene
inserita un’altra sostanza (in questo caso il melasso) per
facilitarne la lavorazione. Questa tecnica viene utilizzata
quando è necessario incorporare tassi molto elevati di
melasso. In tal modo si viene incontro alle esigenze di
piccoli produttori che non vogliono o non possono
sostenere le spese di una installazione a caldo o a freddo.
Per essere ben commercializzabile, il supporto deve
essere un elemento che rientra nella dieta. Per le industrie
piccole, si usa la crusca che viene detta melassata.
Temperature di lavorazione

15° C: scarico facile con pendenza del 30 %; per
temperature inferiori lo scarico è difficoltoso fino a
diventare impossibile.

50 - 60° C: temperatura ideale di lavorazione. (
manipolazione = stato quasi liquido)

70° C: temperatura di iniezione nella melassatrice

> 80° C: rischio di caramellizzazione degli zuccheri
per cui si possono intasare le macchine.
Favino
Scarica

lezioni Tecnica mang.