Il Neorealismo
Le motivazioni di una scelta
• Nel corso del Novecento il romanzo, oltre a rappresentare
la dimensione psicologica, sociale ed economica del mondo
borghese, si fa interprete della crisi della modernità. A
partire dagli anni Trenta la produzione dei narratori italiani
si orienta verso il realismo; i primi segnali della nuova
esigenza, manifestata dagli scrittori, di guardare alla ormai
consolidata tradizione realistica (Manzoni e Verga) si
manifestano già negli anni successivi alla Prima Guerra
Mondiale, attraverso le idee che circolano sulla rivista
romana “La Ronda” (1919-1923), sulle cui pagine si
esprime l’istanza di reagire sia al decadentismo sia alla
destrutturazione delle forme narrative tradizionali operata
dalle Avanguardie di inizio secolo.
All’origine della corrente letteraria
• La proliferazione negli anni Trenta di romanzi
di impianto realistico (tra i quali si segnalano i
romanzi storici di Bacchelli, epigono di
Manzoni) sfocia nel secondo dopoguerra nel
Neorealismo, una corrente letteraria e
cinematografica, militante e impegnata sul
fronte dell’emancipazione delle classi
popolari, che ha inteso testimoniare gli anni
della guerra, della Resistenza e della realtà
sociale che ne è scaturita.
I protagonisti del Neorealismo in
ambito letterario
Vasco Pratolini
Alberto Moravia
EElio Vittorini
I protagonisti del Neorealismo in
ambito letterario
Carlo Levi
Cesare Pavese
ECarlo Bernari
I protagonisti del Neorealismo in
ambito letterario
Francesco Iovine
Domenico Rea
I maggiori esponenti del Neorealismo
in campo cinematografico
Roberto Rossellini
 Vittorio De Sica
Luchino Visconti
Cesare Zavattini
 Giuseppe De Santis
 Renato Castellani
 Carlo Lizzani
 Francesco Rosi
Un decennio di letteratura neorealista
• Il Neorealismo viene comunemente circoscritto al decennio compreso tra la
pubblicazione di Conversazione in Sicilia di Elio Vittorini (in rivista nel
1938-39 e in volume nel 1941) e di Paesi tuoi di Cesare Pavese (1941) e
l’Inchiesta sul Neorealismo (1951) di Carlo Bo, il quale traccia un
bilancio del movimento attraverso interviste ai suoi protagonisti. La critica
tende oggi a restringere ulteriormente il Neorealismo agli anni che vanno
dal 1943 al 1948, dall’inizio della Resistenza partigiana alla svolta
moderata segnata dall’ascesa al potere del partito della Democrazia
cristiana. Sono anni in cui è centrale nel dibattito culturale il problema
della responsabilità dell’uomo di fronte alla storia e dell’intellettuale, al
quale spetta il compito di descrivere la realtà e la condizione sociale
delle classi subalterne nei suoi aspetti più crudi e immediati.
Una convergenza di motivazioni
ideologiche
• La poetica del Neorealismo non è nata nell’ambito di
una scuola o di un gruppo di artisti accomunati da un
particolare programma estetico, ma da una convergenza
di motivazioni ideologiche, che si sono orientate verso
una ripresa dei moduli oggettivi del Realismo e del
Verismo. Il Neorealismo è più l’espressione di
un’atmosfera e di uno stato d’animo diffuso, che non un
movimento organizzato; in esso sono confluiti
intellettuali diversi per formazione e per forme
espressive, ma orientati verso il recupero dei modelli
realistici ottocenteschi, che erano stati abbandonati
dalla cultura decadente.
La barbarie del
nazifascismo
Il Neorealismo nasce in un
contesto storico e sociale
segnato dalla barbarie
nazifascista e dalla
guerra, dalla deportazione
e dallo sterminio degli
ebrei, dalla lotta
partigiana e dalla
Liberazione.
Differenze tra Verismo e Neorealismo
• Gli scrittori neorealisti si distinguono da quelli veristi perché
ambientano le loro narrazioni nelle città industrializzate del
Nord più che nel Meridione, per un impegno ideologico e
morale più accentuato, per una maggiore fiducia nelle
possibilità di rinnovamento del Paese, nello sviluppo della
democrazia e nella emancipazione degli strati popolari. Il
romanzo neorealista, animato da una forte tensione critica
nei confronti della realtà sociale esistente, è attento alle
condizioni di vita delle classi più povere e alle ingiustizie da
queste subite: ne deriva una netta contrapposizione tra
personaggi-tipo, quelli totalmente positivi (partigiani,
popolani, operai contadini) e quelli totalmente negativi
(fascisti, nazisti, borghesi).
La struttura narrativa
• La struttura narrativa recupera alcuni aspetti del
romanzo realista o verista: la trama, l’ordine
cronologico degli eventi, il ruolo centrale del
narratore (ora esterno, ora io narrante). Il
linguaggio, di tono medio, fonde la lingua
nazionale con moduli stilistici gergali e sembra
tradurre la voce stessa del popolo che racconta gli
avvenimenti di cui è interprete. Di qui l’uso di
forme regionali, popolari o di costrutti sintattici
popolari (come paratassi, ridondanze, iterazioni),
dalla funzione prettamente mimetica, anche per
il largo uso del dialogo.
Il declino
• Verso la metà degli anni Cinquanta, il
Neorealismo iniziò a declinare perché le
speranze di rinnovamento e le illusioni di
poter combattere le sofferenze attraverso
l’impegno letterario si scontrarono con il
boom economico, la ripresa industriale e
l’imporsi della logica del profitto.
Il
fine della letteratura Neorealista
Il fine ultimo degli autori neorealisti è dunque quello di raffigurare la realtà
circostante nella maniera più oggettiva possibile, senza risparmiare al lettore gli
aspetti più scomodi e dolorosi del reale, anzi soffermandosi proprio su questi
ultimi per denunciare - e in tal modo combattere - le ingiustizie sociali del mondo.
Ad accomunare i romanzi del Neorealismo c’è di conseguenza una evidente
consonanza nella scelta dei temi trattati. Dal punto di vista contenutistico tali
opere si configurano infatti come diversi tasselli che contribuiscono a descrivere
un medesimo panorama, costituito dalla condizione delle classi subalterne, dei
deboli.
Scelte narrative, stilistiche, linguistiche
•
•
Ma la peculiarità delle opere del
Neorealismo risiede nelle scelte narrative,
stilistiche e linguistiche che in esse
vengono messe in pratica, attraverso le
quali si tenta di perseguire l’obiettivo della
rappresentazione oggettiva del reale . È dal
punto di vista formale, infatti, che i
romanzi neorealisti mostrano la loro
specificità.
La straordinaria forza della letteratura, e
più in generale delle opere d’arte, è quella
di creare dei mondi che vengono offerti al
lettore quali luoghi in cui entrare; un
romanzo mette in piedi un preciso spaccato
di realtà, costituito da un ambiente - dalle
coordinate spazio-temporali ben definite abitato da diversi personaggi.
Due strade a disposizione dello
scrittore
SOGGETTIVITÀ DELLA
OGGETTIVITÀ DELLA
RAPPRESENTAZIONE
• Un autore che segue
la strada
dell’oggettività della rappresentazione
prova a disegnare la realtà nel modo
più neutro possibile, presentando gli
eventi e i loro protagonisti in maniera
tale che essi risultino un insieme di
fenomeni: in maniera tale, cioè, che il
mondo si configuri come un
agglomerato di oggetti e azioni
frammentari; la realtà, in questo caso,
non è stata pre-interpretata dallo
scrittore, il quale, dunque, non ha
scelto di proporre al lettore la propria
visione del mondo, ma ha tentato di
porlo di fronte a un mondo da
interpretare. Quest’ultima strada è
quella che provano a intraprendere gli
autori neorealisti.
RAPPRESENTAZIONE
•
Un autore, attraverso la propria
opera, spalanca di fronte al suo
pubblico un mondo già interpretato
dal proprio punto di vista: costruisce
cioè una realtà a tutto tondo, chiara,
in cui luoghi, personaggi e situazioni
sono presentati in maniera ben
definita
e
sono,
più
che
comprensibili, già compresi dallo
scrittore, preconfezionati, e dati in
pasto a un lettore che deve limitarsi a
prendere atto, quasi fosse uno
spettatore, del quadro che gli si
mostra davanti, nel quale i rapporti
tra le cose (fatti e personaggi) sono
espliciti.
Un confronto tra due brani per
rendere più chiara la differenza
Approccio soggettivo: P. Levi
•
Il sesto giorno, snervato e inferocito più di
tutti gli altri, Cesare ci piantò. Dichiarò
che ne aveva abbastanza di Curatici, dei
russi, del treno e di noi; che non voleva
diventare matto, e neanche morire di fame
o essere accoppato dai curticesi; che uno,
quando è in gamba, se la cava meglio da
solo. Disse che, se eravamo disposti,
potevamo anche seguirlo: ma patti chiari,
lui era stufo di fare la miseria, era pronto
a correre rischi, ma voleva tagliare corto,
far su quattrini alla svelta, e tornare a
Roma in aeroplano. Nessuno di noi si sentì
di seguirlo, e Cesare se ne andò: prese un
treno per Bucarest, ebbe molte avventure,
e riuscì nel proprio proposito, tornò cioè a
Roma in aereo […]
Approccio oggettivo: E. Vittorini
• La moto li sorpassò, e
subito corse fuori strada,
l’uomo saltò indietro, le
braccia larghe, il casco
sbalzato via.
P. Levi, La tregua
• Il primo passo, tratto da La tregua di Primo
Levi, descrive l’abbandono, da parte di
Cesare - uno dei protagonisti del romanzo del gruppo di sopravvissuti che da
Auschwitz sta compiendo il durissimo
viaggio di ritorno in Italia. Dalla lettura del
brano la situazione narrata risulta
rigorosamente chiara. L’autore descrive un
evento (la partenza di Cesare) spiegandone i
motivi (l’insofferenza per le drammatiche
condizioni di viaggio): la realtà è stata già
compresa dallo scrittore che rende espliciti
tutti i nessi di causa-effetto che sottendono
agli avvenimenti. Al lettore non resta che
osservare un mondo preconfezionato
dall’autore.
E. Vittorini, Uomini e no
•
•
•
•
•
Il secondo brano è tratto da Uomini e no di Elio
Vittorini; in esso si racconta dell’uccisione, da
parte di un partigiano a bordo di un camion, di
un soldato tedesco che viaggia in moto. La riga
sopra citata costituisce l’intera descrizione
dell’evento: in essa non è presente il minimo
accenno al gesto con cui il partigiano ha
sparato al tedesco né al fatto che quest’ultimo
sia stato colpito. Vittorini si limita a porgere al
lettore la successione di quattro fenomeni:
- il sorpasso della moto sul camion
- la corsa fuori strada da parte del ciclomotore
- la caduta del soldato
- lo schizzare del suo casco
Differenze tra i brani
• I brani citati non sono stati scelti casualmente: le
opere da cui sono tratti mostrano una somiglianza di
contenuti (la descrizione delle sofferenze umani degli
oppressi). Ciò che fa sì che per Uomini e no, a
differenza di La tregua, possa parlarsi di opera
neorealista è la strategia narrativa oggettiva in esso
utilizzata (laddove invece la strategia utilizzata nel
romanzo di Levi è, come notato, soggettiva).
Cos’è dunque il Neorealismo?
• La realtà descritta è priva della manifestazione esplicita dei
nessi di causa-effetto esistenti tra gli eventi: l’autore non ha
dato al lettore la propria visione della realtà, ma gli ha
descritto, in maniera oggettiva, alcuni fatti: sta al lettore
analizzarli e dare di essi la sua interpretazione. La realtà si
presenta, così, come il luogo in cui sono accostati tra di loro
diversi frammenti di mondo; chi osserva il reale deve
mettere insieme tali “schegge” per dare un senso agli eventi
(nel caso del brano di Uomini e no citato, al lettore spetta il
compito di raccogliere i quattro frammenti sopra individuati
e di combinarli tra loro per comprendere che il soldato è
stato colpito dal proiettile sparato dal partigiano, è stato
sbalzato via dalla propria moto ed è caduto a terra, perdendo
il casco). Un siffatto modo di costruire il mondo è tipico
degli scrittori neorealisti. Essi scelgono la strada
dell’oggettività.
La strategia narrativa dei neorealisti
•
La loro strategia narrativa conferisce al racconto un potentissimo effetto di
realtà. Il modo in cui il lettore osserva e interpreta il mondo letterario a cui i
neorealisti danno vita è infatti identico a quello con cui l’essere umano
percepisce la realtà che lo circonda. Il nostro modo di capire ciò che ci sta
intorno consiste infatti nell’osservare i vari elementi della realtà e nel
combinarli insieme per poter concludere quale sia il luogo in cui ci troviamo o
cosa stia accadendo davanti a noi, attraverso un metodo logico-induttivo. Se
entriamo in una stanza e notiamo una serie di tavoli rettangolari verdi, disposti
in file ordinate, ognuno dei quali è occupato da un ragazzo, seduto su una sedia,
accanto al quale, per terra, è posto uno zaino, e se osserviamo inoltre che di
fronte ai tavoli è posto un tavolo più grande, occupato da un adulto, allora
capiamo di trovarci in un’aula scolastica. Il modo attraverso il quale è stato
descritta la classe risponde all’ordine delle operazioni sensoriali attraverso le
quali una persona percepisce di trovarsi in una classe; tale modo sarebbe quello
scelto da un autore neorealista per descrivere l’aula; egli farebbe “entrare con
sé il lettore nella stanza, gli farebbe aprire la porta e lo condurrebbe dentro”. Al
contrario, uno scrittore che utilizzasse un metodo di descrizione soggettivo,
“farebbe trovare al lettore, sulla porta chiusa della medesima stanza, la scritta:
‘aula scolastica’ ”.
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