CANANA' MASSIMILIANO
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Vita e opera. Della vita di Tito Lucrezio Caro rimane poco o nulla: due righe
di san Gerolamo ed un accenno (o forse due) di Cicerone, entrambi
ideologicamente avversi alla dottrina epicurea e, perciò, quantomeno da
considerare con ponderatezza.
Si è solitamente propensi a collocare la sua nascita tra il 98 e il 96 a.C. e la
sua morte nel 55. Il silenzio su questo grande poeta e filosofo, che dovette
provocare comunque un certo scalpore nella Roma di allora, è tuttavia
emblematico della stigmatizzazione che dovette subire il De rerum natura,
lontano com'era sia dagli allora in voga poetae novi di ispirazione
alessandrina, sia dallo stoicismo eclettico di Cicerone, sia dall'esaltazione
della politica attiva o della guerra fatta da Catilina e Cesare.
Va, tuttavia, respinta la teoria di San Girolamo riguardo la presunta follia di L.
causata da un filtro d'amore: si pensa infatti che l'accusa sia nata nel IV
secolo al fine di screditare la polemica antireligiosa del nostro poeta in
ambienti cristiani non propensi ad accettare la teoria materialistica di
Epicuro.
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perché, ricercando il piacere (hedonè, voluptas),
distoglieva i cittadini dall’impegno politico;
perché, negando l’intervento degli dèi nella vita degli
uomini, corrodeva la religio ufficiale, strumento di
potere.
Le classi dirigenti prediligevano lo STOICISMO,
filosofia attenta al senso del dovere verso lo Stato.
È un poema epico-didascalico in esametri,
suddiviso in sei libri, che divulga la filosofia epicurea a
Roma.
Lucrezio vuole educare il proprio lettore-discepolo,
liberandolo dalle paure della religio.
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E’ dedicato all’aristocratico Memmio.
E’ diviso in 6 libri scritti in esametri e uniti in diadi:
- I diade: FISICA (atomi, il clinàmen)
II diade:
ANTROPOLOGIA (l’anima, la
morte, i simulacra, la passione amorosa)
- III diade: COSMOLOGIA (il mondo, la storia
dell’umanità, i fenomeni naturali, la peste di Atene)
-
dalla paura della religio, dalla superstizione che deriva
dall’ignoranza delle leggi scientifiche (es. fulmini e
tuoni);
-
dalla paura degli dèi: vivono negli intermundia e non si
curano degli uomini
- dalla paura della morte: con essa cessa ogni sensibilità
e l’anima, essendo materiale, non sopravvive.
•
Il mondo, in quanto casuale aggregazione di atomi, è
mortale ed è destinato alla distruzione.
•
Nessun dio interviene nella creazione né degli animali,
né degli uomini, né nella loro evoluzione.
•
Il progresso dell’uomo ha portato anche effetti negativi,
come il desiderio di bisogni non naturali e non
necessari (ad es. la cupidigia, la guerra), che devono
essere evitati.
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Uso della POESIA: criticato da Epicuro (è fonte di
emozioni, allontana dalla conoscenza razionale, è
legata al patrimonio mitico), utilizzato da Lucrezio: è
una forma “dolce” per veicolare contenuti “amari” (cfr.
miele intorno al bicchiere per prendere la medicina).
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Mira a convincere, a persuadere il lettore: appelli
all’attenzione, ripetizioni, uso di connettivi (quare,
igitur, ergo).
Mancanza nella lingua latina di un lessico filosofico e
scientifico: perifrasi (es. atomi: primordia rerum..),
coniazioni o calchi semantici.
Ripresa della tradizione arcaica, in particolare enniana:
uso abbondantissimo di figure di suono (allitterazioni,
onomatopee), aggettivi composti, desinenze arcaiche,
ecc.
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Il testo è un poema didascalico, cioè volto ad istruire i lettori.
Presente già nella letteratura greca da Esiodo fino all’età
ellenistica.
Nella letteratura latina fu introdotto da Ennio e poi consacrato
da Lucrezio per raggiungere i massimi vertici con Virgilio “Le
georgiche” e Orazio “ars poetica”.
Fine di Lucrezio è la diffusione della filosofia epicurea in
forma accattivante e piacevole.
Egli si rivolge ad un pubblico scelto con uno stile alto e
ispirato.
Con questo la poesia diventa uno strumento per raggiungere
la verità.
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CARATTERISTICHE DI QUESTO STILE SONO IL GUSTO PER GLI
ARCAISMI
VARIANTI MORFOLOGICHE E ARCAICHE
IL GENITIVO SINGOLARE IN –AI
GENITIVO PLURALE IN –UM ANZICHE’ –ORUM
VERBI DELLA TERZA CONIUGAZIONE CON FORME DELLA
ECONDA
FORME NOMINALI OLLI PER ILLI, ALID PER ALIUD
FORME DEL GERUNDIVO IN –UNDI E DI AGGETTIVI IN –BUNDUS
Sul piano lessicale numerosi termini inventati da Lucrezio con
perifrasi e neologismi.
Tutto questo conduce alla creazione di un lessico filosofico
nuovo per la letteratura latina priva di strumenti efficaci per
spiegare tali argomenti.
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Imita lo stile dell’epica giocando con artifici
fonico timbrici come l’allitterazione,
l’anafora, il chiasmo, le ripetizioni
l’epifonema.
Tutto questo gioco linguistico sarà ripreso
dalla storia della letteratura da Virgilio,
Orazio sino ai poeti del ‘900 in modo
particolare Pascoli che reinventano la lingua
per creare uno spirito nuovo nel tentativo di
rileggere e di dare alla realtà nuovi
strumenti di interpretazione.
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La conoscenza dei 37 libri di Epicuro “perì physeos”
Le epistole ad Erodoto
Le massime capitali
Le sentenze della raccolta Gnomologicum Vaticanum.
La conoscenza di Epicuro presuppone anche la conoscenza
dei filosofi naturalisti Empedocle , Democrito ecc.
Inoltre nell’opera di Lucrezio compaiono numerose tecniche
retoriche della scuola cinico-stoica.
La tecnica della diatriba consisteva nell’immaginare una
situazione fittizia su cui esercitare tutte le tecniche di
retorica.
Per gli influssi della letteratura latina rilevante è l’apporto di
Ennio per la metrica e uso di arcaismi e del contemporaneo
Catullo con i poeti neoterici.
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FELICITA’
APONIA
Assenza di dolore
ATARASSIA
Assenza di
preoccupazioni
VITA RITIRATA
DISCIPINA DEI
DESIDERI
QUADRIFARMACO
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NON TEMERE GLI DEI
NON TEMERE LA
MORTE
RAGGIUNGERE
FACILMENTE IL PIACERE
SOPPORTARE IL
DOLORE
EPICURO
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FONTI DI LUCREZIO LO
STORICO TUCIDIDE
GUERRA DEL
PELOPONNESO
I PARTE
SINTOMI, ORIGINE E
DIFFUSIONE
MALATTIA
LA PESTE DI
ATENE DEL 430
A.c.
II PARTE
PSICOLOGIA
DELL’EVENTO GLI
EFFETTI SULLA
POPOLAZIONE
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CI SONO VARIE INTERPRETAZIONI
1. INCOMPIUTEZZA DELL’OPERA
2. VISIONE PESSIMISTICA DEL POETA CAUSATA
DALLA FOLLIA SECONDO SAN GIROLAMO
3. SIMBOLO DELLA VITA PRIVA DELLA
FILOSOFIA EPICUREA
4. MORTE COME ELEMENTO NECESSARIO AL
RINNOVARSI DELLA VITA
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UNICA SPERANZA DI SALVEZZA E’ LA RAGIONE
CONTRO LA SUPERSTIZIONE
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PERCHE’ LA PESTE E’ STATO
SEMPRE NELLA LETTERATURA
DI OGNI TEMPO UN TEMA
AFFRONTATO DA TANTI
SCRITTORI?
PER TROVARE UNA
RISPOSTA CON LA
QUALE RENDERE IL
DOLORE PIU’
SOPPORTABILE AL
MONDO
LA PESTE IN EUROPA
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BIBBIA
APOCALISSE
ILIADE
EDIPO RE SOFOCLE
I PRIMI TESTI ANTICHI
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Esodo cap.9 la peste è un
castigo divino
La peste è castigo di Apollo contro
Agamennone
La peste è una punizione contro
Tebe per l’uccisione di Laio da
parte del figlio Edipo.
LA PESTE COME
PUNIZIONE DIVINA
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TUCIDIDE
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LUCREZIO
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VIRGILIO
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OVIDIO
AUTORI GRECI E LATINI
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GUERRA DEL PELOPONNESO
DESCRIZIONE SCIENTIFICA DEL
FENOMENO
DIMOSTRAZIONE DELL’ABBRUTTIMENTO
DEGLI UOMINI DAVANTI ALLA PAURA
DELLA MORTE
LA PESTE NEL NORICO GEORGICHE II
LIBRO
METAMORFOSI LIBRO VII
TOPOS LETTERARIO
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PAOLO DIACONO
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BOCCACCIO
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STORICO LONGOBARDO DESCRIVE
LA PESTE CHE COLPISCE IL SUO
POPOLO NEL 542 SEGUENDO LE
DESCRIZIONI DI TUCIDIDE
FIRENZE LA PESTE DEL 1348
DIVENTA LA CORNICE DEL
DECAMERONE
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DEFOE
DIARIO DELL’ANNO DELLA
PESTE LONDRA 1664\65
DESCRIZIONE DEL
COMPORTAMENTO MORALE
DEI CITTADINI, INDIFFERENZA
DEI SANI E DESCRIZIONI
REALISTICHE DEL CONTAGGIO
SECONDO LO SPIRITO
ILLUMINISTA
MANZONI
MILANO PESTE DEL 1630
PROMESSI SPOSI
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L'opera è tutta una grandiosa metafora.
Ciò che Camus intende descrivere è in realtà la
reazione umana di fronte ad un male che può cadere
da un momento all'altro, sconvolgendo la vita
quotidiana.
Camus ben conosceva un episodio analogo, quello
dell'invasione nazista della sua Francia, calpestata e
deturpata dalla follia hitleriana, di fronte alla quale
non solo i Francesi, ma l'intera umanità aveva reagito
differentemente. Come gli abitanti di Orano nel
romanzo, alcuni avevano cercato di fuggire, altri di
approfittarsene, altri di aiutare, altri ancora di
nascondersi. Salvo poi trovarsi tutti insieme a
festeggiare la fine del flagello e il ritorno alla
normalità, quella normalità che avrebbe ricondotto
ben presto quegli uomini, in cerca di calore e affetto
umano durante il dramma, a tuffarsi nella routine
ordinaria.
E nella Orano in festa per la fine del morbo e l'apertura
del cordone sanitario, Camus cita un Rieux felice ma
non troppo, consapevole che bacilli patogeni possono
permanere latenti nei tessuti, per poi tornare ad
esplodere in tutto il suo orrore quando meno è atteso.
ALGERIA –ORANO LUOGO DEL MALE
DIVENTA SPECCHIO DELL’UMANITA’ IN
BILICO FRA TERRORE E SOLIDARIETA’
LA PESTE 1947
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