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Sociologia dei processi
culturali
Sociologia della cultura
Prof. Luca Salmieri
Lezione 4
‘La cultura nelle società moderne:
pluralismo, subculture, differenze,
classi, ceti e generazioni’
Pluralismo culturale
•
I tipici fenomeni della società moderna osservati e studiati dalla sociologia industrializzazione, divisione del lavoro, secolarizzazione, classi sociali,
differenze generazionali e politiche - sono alla base della diversità di norme
e valori sociali presenti in tale società che pertanto viene caratterizzata dal
pluralismo culturale.
•
Il pluralismo culturale può essere inteso come la coesistenza di diversi
sistemi simbolici, scarsamente correlati l’uno all’altro (Schutz 1971). Ma è
anche un’ideale della società moderna e contraddistingue la condizione
dell’individuo che è posto di fronte alla possibilità di una pluralità di opzioni
di valore (Weber: politeismo dei valori).
•
Gellner: segmentazione orizzontale delle società pre-industriali; società
industriali caratterizzate dalla complessità sociale.
•
Simmel: aumento numero e varietà degli elementi del sistema (cerchie
sociali concentriche-incrocio di cerchie).
•
Durkheim: moltiplicazione delle relazioni di interdipendenza.
Subculture
• Posizione subalterna, subordinata, delimitata e marginale rispetto alla cultura
più ampia della società.
• Differente, ma non autonoma rispetto alla cultura più ampia che la ingloba.
• Legami ed interazioni sociali in cui è centrale la prossimità e l’identificazione
di gruppo.
•Anni ‘20 e ‘30: Scuola di Chicago. Park devianza giovanile urbana. Cohen
(1955): subcultura delinquente: non si tratta di predisposizioni innate ed
individuali, piuttosto vi sono interazioni tra attori sociali che hanno problemi simili
di adattamento sociale. Soluzione innovativa, di gruppo e alternativa a tali
problemi. Esplorazione reciproca ed elaborazione combinata.
•Anni ‘70: Centre for Contemporary Cultural Studies (Birmingham): R.
Williams, E.P. Thompson, R.Hoggart. (influenza del marxismo continentale via
Gramsci e Althusser). Le culture giovanili mediano tra le origini sociali - classe
operaia - e il panorama dello sviluppo dei consumi giovanili del capitalismo,
producendo forme riuscite o meno di resistenza culturale (simbolica).
Subculture e stili
• Già nel 1950, David Riesman distingue tra una maggioranza che accetta
passivamente stili e significati forniti dalla commercializzazione, e un
'sottocultura' che attivamente cerca uno stile di minoranza …… interpretato in
conformità con i valori sovversivi.
•Nel 1979, Dick Hebdige ha sostenuto che una sottocultura è una sovversione
alla normalità. Le sottoculture sono il risvolto antagonista della cultura a causa
della loro natura di critica alla norme dominanti della società. Hebdige sostiene
che esse riuniscono persone affini che si sentono trascurate dagli standard
della società e che sviluppano un senso di identità:
•uso distintivo e simbolico di uno stile,
•particolare moda,
•particolare linguaggio o gergo,
•particolare frequentazione di luoghi.
Cultura alta, cultura di massa e
popular culture.
Scuola di Francoforte (Adorno, Horkheimer, Marcuse):
Industria culturale: radio, cinema, televisione, stampa, grandi apparati industriali per la
produzione culturale (standardizzazione e omologazione culturale).
Cultura di massa: legata alla produzione industriale di massa, viene definita in termini di
degenerazione e scadimento, standardizzazione e mercificazione. I consumatori sono
passivi, sottomessi alla logica del consumo. La cultura di massa storicamente dipende
dall’avvento della produzione industriale di massa e dai mezzi di comunicazione di massa
(giornale, radio, televisione).
La cultura di massa integra gli elementi della cultura alta e di quella popolare attraverso la
produzione e il consumo di massa che le privano delle funzioni distintive. (semicultura). La
cultura di massa è una definizione descrittiva e valutativa.
A partire dagli anni ’40 e ’50, il concetto di cultura di massa e la tesi di un assoluto potere
dell’industria culturale, vennero messe in discussione dai risultati di diverse ricerche,
riconducibili ai lavori di Paul Lazarsfeld e Elihu Katz (1968): pubblicità e propaganda erano
meno efficaci di quello che si riteneva. La ricezione dei contenuti e delle ideologie
conformiste dipendeva in larga misura dal contesto in cui le persone erano situate.
La popular culture risultava più ricca e complessa rispetto a quanto invece indicava il
concetto di cultura di massa (Katz, 1959).
cultura popolare si riferisce al popolo e può essere assimilata alla cultura bassa, in
contrasto con quella alta, intellettuale.
popular culture: insieme di valori, pratiche e oggetti condivisi dalla fetta più ampia di una
popolazione. Include sia le dimensioni popolarizzate di origine elitaria che i tratti popolari
elevati al rango di cultura.
La prospettiva della produzine di
cultura.
Negli anni ’70 il concetto di popular culture si impone anche all’attenzione sociologica.
Nel 1974 Herbert Gans pubblica Popular Culture and High Culture.
• Pone definitivamente fine alla distinzione tra una forma bassa e dozzinale ed una
meritoria ed elevata di cultura.
• Rimarca che il passaggio di un tratto culturale da un gruppo sociale all’altro può
avvenire dall’alto verso il basso, ma anche in senso opposto.
•Richard Peterson nel 1976 pubblica Production of culture.
• Avvia una nuova ondata di ricerche che si muovevano in una duplice direzione:
1) restituire complessità allo studio dell’industria culturale, depoliticizzando l’immagine
della produzione di massa ereditata dalla Scuola di Francoforte;
2) Riarticolare le differenti e spesso contradditore componenti che presiedono alla
produzione di cultura.
La cultura era ora definita come un insieme incoerente di elementi simbolici da trattare
nel quadro del contesto sociale più ampio in cui sono prodotti.
Gli oggetti culturali rientrano nella ricerca sociologica su due piani:
1) i prodotti culturali in senso stretto, ovvero la cosiddetta recorded culture (Crane
1992) e cioè la musica, il cinema, le informazioni, i prodotti televisivi, la letteratura ….
2) i prodotti non direttamente culturali, su cui però tanto i produttori che i consumatori
operano pratiche di segno culturale.
Karl Marx. Pensiero, influenza sociologica e
rapporto tra cultura e classi sociali
Per comprendere il concetto di culture di classe dobbiamo fare molti passi indietro e prendere
in considerazione l’opera di Karl Marx (1818-1883).
Marx non può essere considerato un sociologo perché le sue opere appaiono ben prima della
nascita della sociologia come scienza. Tuttavia, in qualità di filosofo, economista, storico e in
virtù della sua vasta opera politica, ha influenzato direttamente e indirettamente le scienze
sociali.
La sociologia è debitrice alle sue teorie più che a qualsiasi altro corpo di analisi.
L’intento che anima Marx è prima di tutto di fornire una nuova filosofia su cui poggiare la
critica dell’economia politica a lui contemporanea, nell’intento di offrire un fondamento
scientifico alla lotta operaia rivoluzionaria contro il capitalismo.
Tale filosofia è stata battezzata come materialismo storico. «Senza un sistema filosofico non
si può concludere nulla».
L'hegelismo era l'espressione culturale e filosofica allora dominante in Germania.
Interpretazione conservatrice: «destra hegeliana»;
Interpretazione liberale e democratica: «sinistra hegeliana»,
Marx revisiona a filosofia di Hegel in modo radicale e prende le distanze della sinistra
hegeliana (giovani hegeliani): l’aspetto positivo della filosofia hegeliana è la dialettica: tutta la
realtà, anche sociale e politica, è un continuo divenire.
Ma una vera teoria della società è possibile, secondo Marx, solo mettendo da parte ogni idea
di società in generale, analizzando invece la società materialmente determinata.
Karl Marx. Pensiero, influenza sociologica e
rapporto tra cultura e classi sociali
Dialettica, materialismo storico e rapporti sociali.
Per Marx l’uomo è l’artefice di se stesso, non in termini individuali, ma in
termini sociali.
Le operazioni di cui l’uomo è capace non sono date in assoluto dentro di sé o
nella sua natura, ma sono il frutto delle evoluzioni storiche e sociali. Per
uomo, Marx, intende l'essere che si realizza storicamente nel genere di cui
fa parte. Caratteristica del genere umano è il “lavoro”, che lo differenzia
dall'animale, e gli consente di istituire un rapporto con la natura attraverso
cui si appropria della natura stessa. Gli uomini si distinguono dagli animali
non tanto per il pensiero quanto perché sanno prodursi i mezzi di sussistenza
Ciò che l'individuo è, dipende dalle condizioni materiali della sua esistenza.
La base della società civile è economica ed è data dal modo di produzione
attuato in essa.
L'uomo è un “essere naturale”, ma è anche un “essere storico” in quanto
capace di rimuovere l'alienazione. Si avverte l’influenza della tradizione
idealistica tedesca, ma rispetto a questa, Marx compie una rottura radicale,
della storia sociale non esalta la produzione culturale - istituzioni, miti, riti,
credenze, conoscenze, forme di espressione ed estetica - ma gli aspetti che
riguardano la riproduzione dell’esistenza fisica degli uomini, cioè le
condizioni materiali.
Karl Marx. Pensiero, influenza sociologica e
rapporto tra cultura e classi sociali
Dialettica, materialismo storico e rapporti sociali.
In sintesi il materialismo storico riposa su 4 assunti:
1) nell’esistenza umana e nell’organizzazione sociale hanno importanza i
processi relativi alla produzione della vita materiale.
2) i mezzi di produzione hanno un ruolo centrale rispetto ai processi della vita
materiale, soprattutto perché in ogni momento storico recano con sé gli
elementi delle condizioni tecnologiche passate e quelli del futuro.
3) i mezzi di produzione sono sotto il controllo privilegiato di un gruppo
sociale a scapito di altri gruppi sociali.
4) vi è sempre un antagonismo latente o manifesto tra ha il controllo
privilegiato e gli altri gruppi sociali.
classi i gruppi sociali che emergono nel
contesto dei processi di produzione e distribuzione
delle risorse materiali.
Marx definisce
Karl Marx. Pensiero, influenza sociologica e
rapporto tra cultura e classi sociali
Dialettica, materialismo storico e rapporti sociali.
I processi che riguardano il funzionamento e il mantenimento di una
determinata società sono gli stessi che nel lungo periodo producono il
cambiamento.
Marx afferma la continuità degli antagonismi di classe in tutte le società che si
sono storicamente determinate di modo che il motore della storia è la “lotta tra
le classi”, o conflitto di classe. Secondo Marx il motore della storia è dato
dalle disuguaglianze nelle condizioni materiali dell’esistenza sociale.
«La storia di ogni società esistita fino a questo momento, è storia di lotte di
classi. Liberi e schiavi, patrizi e plebei, baroni e servi della gleba, membri delle
corporazioni e garzoni, in breve, oppressori e oppressi, furono continuamente in
reciproco contrasto, e condussero una lotta ininterrotta, ora latente ora aperta;
lotta che ogni volta è finita o con una trasformazione rivoluzionaria di tutta la
società o con la comune rovina delle classi in lotta. Nelle epoche passate della
storia troviamo quasi dappertutto una completa articolazione della società in
differenti ordini, una molteplice graduazione delle posizioni sociali. In Roma
antica abbiamo patrizi, cavalieri, plebei, schiavi; nel Medioevo signori feudali,
vassalli, membri delle corporazioni, garzoni, servi della gleba, e, per di più,
anche particolari graduazioni in quasi ognuna di queste classi [...] La
società civile moderna, sorta dal tramonto della società feudale, non ha
eliminato gli antagonismi fra le classi. Essa ha soltanto sostituito alle antiche,
nuove classi, nuove condizioni di oppressione, nuove forme di lotta».
Karl Marx. Pensiero, influenza sociologica e
rapporto tra cultura e classi sociali
Dialettica, materialismo storico e rapporti sociali.
«Nella produzione sociale della loro esistenza, gli uomini entrano in rapporti
determinati, necessari, indipendenti dalla loro volontà, in rapporti di produzione
che corrispondono a un determinato grado di sviluppo delle loro forze produttive
materiali.
L'insieme di questi rapporti di produzione costituisce la struttura economica
della società, ossia la base reale sulla quale si eleva una sovrastruttura giuridica
e politica alla quale corrispondono forme determinate della coscienza sociale. Il
modo di produzione della vita materiale condiziona, in generale, il processo
sociale, politico e spirituale della vita. [...].
A un dato punto del loro sviluppo, le forze produttive materiali della società
entrano in contraddizione con i rapporti di produzione esistenti, cioè con i
rapporti di proprietà (il che è l'equivalente giuridico di tale espressione) entro i
quali queste forze fino ad allora si erano mosse. Questi rapporti, da forme di
sviluppo delle forze produttive, si convertono nelle loro catene. E allora subentra
un'epoca di rivoluzione sociale. Con il cambiamento della base economica si
sconvolge più o meno rapidamente tutta la gigantesca sovrastruttura [...].
Quando si studiano simili sconvolgimenti, è indispensabile distinguere sempre
fra lo sconvolgimento materiale delle condizioni economiche della produzione,
che può essere constatato con la precisione delle scienze naturali, e le forme
giuridiche, politiche, religiose, artistiche o filosofiche, ossia le forme ideologiche,
che permettono agli uomini di concepire questo conflitto e di combatterlo»
Karl Marx. Pensiero, influenza sociologica e
rapporto tra cultura e classi sociali
Dialettica, materialismo storico e rapporti sociali.
Ma se da queste condizioni di oppressione si sviluppa una lotta di classe, come è
possibile che per lunghissimi periodi storici la conflittualità resta potenziale?
Dato che i processi di produzione della vita materiale sono centrali, chi ne detiene
controllo, detiene il controllo di tutto e quindi anche delle sovrastrutture attraverso
cui si spiega il consenso dei gruppi sociali dominati. Gli aspetti della vita sociale che
non riguardano la produzione delle condizioni materiali di vita sono altrettanto
importanti, ma sono legati al tipo di rapporti sociali definiti dai rapporti di produzione.
La classe che controlla i mezzi di produzione influenza la classe o le classi che
non li controllano: permettendo a queste ultime una realizzazione solo parziale dei
propri interessi; reprimendo le istanze di emancipazione; ammantando la realtà sociale
di una falsa concezione del mondo che legittima l’ordine sociale.
Secondo Marx è la divisione del lavoro intellettuale e manuale che produce
all'interno della stessa borghesia i suoi ideologi, gli intellettuali dei “valori” politici,
economici, religiosi, morali, giuridici, elaborati in sistemi che separano tali idee
dominanti dai rapporti che caratterizzano il modo di produzione della società,
diffondendo la falsa teoria del dominio storico delle idee le quali si svilupperebbero
attraverso un loro moto interno e indipendente.
Tali “ideologie”, o “false coscienze”, non possono trasformare la struttura sociale ed
economica, essendo esse stesse il prodotto delle relazioni umane materiali che
giustificano i rapporti di produzione e diventano strumento di conservazione del
dominio di classe.
Karl Marx. Pensiero, influenza sociologica e
rapporto tra cultura e classi sociali
La concezione del sociale
Marx considera il movimento della società come un processo di storia naturale
governato da leggi che non dipendono “soltanto” dalla volontà, dalla coscienza e
dall'intenzione degli uomini ma, al contrario, determinano la loro volontà, la loro
coscienza e le loro intenzioni.
La crescita demografica e la soddisfazione dei bisogni primari genera nuovi bisogni
i quali richiedono una maggior divisione del lavoro. La divisione del lavoro è un
fenomeno storico, quindi dinamico, che ha assunto varie forme tra cui la divisione
tra città (industria e commercio) e campagne (agricoltura).
Con il mutare della divisione del lavoro sono mutate anche le “forme della
proprietà”:
proprietà tribale, fondata su caccia, pesca, pastorizia e raccolta e solo in seguito
sull'agricoltura;
proprietà della comunità antica, in cui ormai c'è lo Stato, la differenziazione del
lavoro prende piede tra città e campagne e la forza produttiva di cui fanno uso i
proprietari sono gli schiavi;
proprietà feudale, in cui domina l'agricoltura e la società è organizzata
gerarchicamente per cui iniziano a formarsi le prime forme di capitale;
proprietà del modo di produzione capitalistico, in cui predomina l'industria e
l'impiego di salariati.
Karl Marx. Pensiero, influenza sociologica e
rapporto tra cultura e classi sociali
L’economia e i rapporti sociali.
Nella maturità Marx si applica allo studio dell’economia politica, analizzando la merce e il
denaro e teorizzando la creazione del valore di scambio della merce mediante la quantità di
lavoro sociale immesso in essa.
Marx indaga le leggi che regolano il mercato e l'industria: contrariamente a quanto sosteneva
Adam Smith, non vi era proprio nulla di armonico e naturale nei rapporti economici, bensì
l'economia è terreno di conflitti da cui non si può astrarre (come fecero gli economisti classici
considerandoli accidentali).
Marx contesta agli economisti classici di aver occultato e mascherato un certo modo di
produzione, quello capitalista, con leggi ritenute naturali e immutabili considerando un dato di
fatto l'esistenza della proprietà privata.
L'economia politica, per Marx, aveva trascurato il rapporto tra l'operaio, il suo lavoro e la
produzione per celare l'alienazione, caratteristica del lavoro nella società industriale moderna.
L'alienazione, termine che Marx recupera da Hegel, è il «diventare altro», il «cedere ad altri ciò
che è proprio». Nella produzione capitalistica può assumere vari aspetti tra essi legati:
«L'operaio diviene tanto più povero quanto maggiore è la ricchezza che egli
produce [...] l'operaio viene a trovarsi rispetto all'oggetto del suo lavoro come
a un oggetto “estraneo” [...] l'alienazione dell'operaio nel suo prodotto
significa non solo che il suo lavoro diventa un oggetto, qualcosa che esiste
all'esterno”, ma che esso esiste “fuori” di lui, indipendente da lui, a lui
“estraneo”, e diviene di fronte a lui una potenza per sè stante; significa che la
vita che egli ha dato all'oggetto gli si contrappone ostile ed estranea».
Marx attacca tutti coloro si illudevano di trasformare la società limitandosi alla critica.
Karl Marx. Pensiero, influenza sociologica e
rapporto tra cultura e classi sociali
Il valore dell’analisi di Marx per la comprensione della società
capitalista.
La borghesia non può esistere senza rivoluzionare continuamente gli strumenti di
produzione, i rapporti di produzione, dunque tutti i rapporti sociali. Prima condizione di
esistenza di tutte le classi industriali precedenti era invece l'immutato mantenimento del
vecchio sistema di produzione. Il continuo rivoluzionamento della produzione, l'ininterrotto
scuotimento di tutte le situazioni sociali, l'incertezza e il movimento eterni
contraddistinguono l'epoca dei borghesi fra tutte le epoche precedenti.
A differenza degli economisti classici, Marx ritiene, che l'oggetto dell'economia politica non
siano gli individui che producono isolatamente, bensì in società. Il procedimento corretto
nell'analisi dell'economia politica comporterà quindi la sostituzione, a queste categorie
astratte, dei dati storici specifici di ogni società.
Si potrebbe obiettare che le leggi generali dell'economia siano uniche e medesime, sia che
si riferiscano al presente che al passato. Marx nega proprio questo. Per lui le leggi
astratte non esistono: ogni periodo storico ha le sue proprie leggi. Appena la vita
economica passa da un determinato stadio di sviluppo a un altro, comincia a essere retta
da leggi diverse. I rapporti e le leggi che regolano i gradi di sviluppo cambiano con la
differenza di sviluppo delle forze produttive. La spiegazione delle leggi specifiche che
regolano nascita, esistenza, sviluppo, morte di un organismo sociale derivano dalla
dialettica applicata al materialismo storico.
Karl Marx. Pensiero, influenza sociologica e
rapporto tra cultura e classi sociali
Il valore dell’analisi di Marx per la comprensione della società
capitalista.
L’importanza del pensiero di Marx per la sociologia non risiede tanto nei tentativi di
dimostrare scientificamente come nel capitalismo i rapporti di produzione generino profitto
per i capitalisti attraverso il plusvalore e una sorta di approvazione indebita e per la classe
proletaria un furto di ciò che essa produce.
Questa dimostrazione è estremamente complessa ed è basata su tesi e passaggi ripetuti
in forma diversa in vari punti dell’opera di Marx, tra l’altro non sempre intrinsecamente
validi e accettabili.
L’importanza del pensiero di Marx per la sociologia risiede nella capacità di descrivere la
società moderna in funzione del capitalismo e sulla forza del discorso sulla
riproduzione delle disuguaglianze e del potere.
Le origini del capitalismo si fondano sulla crescente importanza di risorse monetaria
investite in attività commerciali o artigianali rispetto a quelle fondiarie, e modi nuovi di
gestire le proprietà terriere tramite la loro commercializzazione.
La merce, forma elementare della ricchezza nella società capitalistica, ha innanzi tutto un
“valore d'uso”, un valore intrinseco che consente di soddisfare un bisogno e che si
realizza soltanto nel consumo di essa. Ma ogni merce è depositaria anche di un altro
valore che permette il suo scambio con certe quantità di altre merci; il “valore di
scambio”.
Karl Marx. Pensiero, influenza sociologica e
rapporto tra cultura e classi sociali
Il valore dell’analisi di Marx per la comprensione della società
capitalista.
Per Marx, il fattore comune è la “quantità di lavoro” impiegato per produrle, lavoro inteso
indipendentemente dalla sua qualità specifica cioè lavoro come dispendio di energia, il
“lavoro astratto”. Il valore di scambio di una merce è allora determinato dalla quantità di
lavoro astratto racchiuso in essa e la quantità di lavoro è misurabile per “durata temporale”.
Cioè, il tempo di lavoro necessario in media, “socialmente necessario”, per produrre una
certa merce.
In seguito l’economia marginalista ha efficacemente smontato questa spiegazione.
Tuttavia, per l’interpretazione sociologica del funzionamento della società capitalista,
l’analisi di Marx resta illuminante: nel mercato gli scambi delle merci si rifanno ad una
merce che funge da “equivalente generale”, questa merce è il denaro e può esser
equivalente di ogni altra. Il denaro consente di stabilire, tramite la legge della domanda e
dell'offerta, il “prezzo” di un bene sul mercato.
Il nuovo modo di produzione capitalistico si associa alle nuove modalità di rapporto
uomo/natura costituite dall’industria, che a sua volta trova la rappresentazione più
imponente nella grande fabbrica.
Attraverso un processo incessante di distruzione creativa, lo scambio economico punta a
riprodurre capitale, piuttosto che ad assicurare una razionale distribuzione delle merci e
del benessere.
Karl Marx. Pensiero, influenza sociologica e
rapporto tra cultura e classi sociali
Il valore dell’analisi di Marx per la comprensione della società
capitalista.
Nella società capitalista la conversione di merce in denaro e di denaro in merce non è
finalizzata al consumo della merce stessa, ma all'aumento di denaro, ossia al “profitto” o
“plusvalore “. Per Marx la merce dotata della capacità produttiva e dalla quale possa
estrarsi profitto, cioè un guadagno rispetto a quanto speso per acquistarlo, è la “forzalavoro”. La forza-lavoro è venduta, per sopravvivere, dagli individui che non possiedono
altro che loro stessi sul libero mercato, ed è acquistata dal capitalista, il quale detiene
come sua proprietà i “mezzi di produzione”, corrispondendo un “salario”. Come ogni altra
merce, la forza-lavoro, ha un valore di scambio, quindi vale il tempo medio di lavoro
necessario per produrla. Il valore della forza lavoro non è calcolato al suo rendimento, ma
è calcolato sul costo necessario perché possa riprodursi. Il capitalista corrisponderà
all'operaio solo quanto è necessario alla sua sopravvivenza (cioè alla riproduzione di forzalavoro).
Nel mondo capitalistico i rapporti tra produttori e non produttori si configurano come
contrattuali, perché i primi vendono ai secondi la propria forza lavoro a “prezzo di mercato;
ma lo fanno in una condizione oggettiva di inferiorità, in cui la proprietà dei mezzi di
produzione permette ai non produttori di controllarne l’impiego, e questo li mette in grado di
praticare una forma latente di sfruttamento.
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Karl Marx. Pensiero, influenza sociologica e
rapporto tra cultura e classi sociali
La cultura nel pensiero di Marx.
Marx distingue tra:
- struttura: i modi di produzione, l'organizzazione economica
- sovrastruttura: produzione delle idee e della cultura.
La realtà strutturale condiziona inevitabilmente la sovrastruttura.
Tutti i processi sociali e culturali che non attengono direttamente alla produzione e alla
distribuzione delle risorse materiali della società rientrano nell’ambito della sovrastruttura e
in quanto tali non possono determinare la reale organizzazione di una società.
L'ideologia per Marx indica la funzione che religione, filosofia e produzioni culturali
in genere possono avere nel giustificare la situazione esistente.
Per comprendere il processo storico, non serve prestare attenzione alle idee, alla cultura,
ma serve prestare attenzione ai modi in cui si produce la vita materiale. Tuttavia, è da
rifiutare ogni interpretazione deterministica del rapporto struttura-sovrastruttura,
ritenendo il fattore economico importante per l'analisi storica, ma non l'unico attraverso cui
leggere la realtà. Certamente i modi di produzione non racchiudono l'intera vita sociale, ma
ne determinano le istituzioni ed i rapporti sociali e politici.
«Cos'altro dimostra la storia delle idee, se non che la produzione intellettuale
si trasforma assieme a quella materiale? Le idee dominanti di un'epoca sono
sempre state soltanto le idee della classe dominante. Si parla di idee che
rivoluzionano un'intera società; con queste parole si esprime semplicemente il
fatto che entro la vecchia società si sono formati gli elementi di una nuova, e che
la dissoluzione delle vecchie idee procede di pari passo con la dissoluzione dei
vecchi rapporti d'esistenza».
Karl Marx. Pensiero, influenza sociologica e
rapporto tra cultura e classi sociali
La cultura nel pensiero di Marx.
Le “ideologie”, o “false coscienze”, non possono trasformare la struttura
sociale ed economica, essendo esse stesse il prodotto delle relazioni umane
materiali che giustificano “spiritualmente” i rapporti di produzione esistenti e
diventano strumento di conservazione del dominio di classe, del potere
politico.
Le forme ideologiche contribuiscono ad affermare la superiorità della classe che
controlla le risorse materiale e la subordinazione di quella che ne è esclusa
oppure contribuiscono a dissimulare o rendere sopportabile tale dominio e tale
subordinazione.
La storia tuttavia mostra cambiamenti strutturali. Ciò è possibile perché
secondo Marx ogni nuova tecnica e quindi ogni nuovo sistema di rapporti sociali
costituisce un’espressione più ampia e matura dell’umana creatività e quindi
dell’evoluzione sociale. Le svolte storiche poggiano sempre su 2 fattori:
1) Deve essere massimo il divario tra la situazione data delle
disuguaglianze e le potenzialità aperte dalle innovazioni produttive.
2) I gruppi che si identificano in tali potenzialità e che al momento dato sono
subordinati devono avere sviluppato una sufficiente coscienza per sé, tale da
poter sfidare l’ordine costituito, proponendo nuovi assetti istituzionali e nuove
prospettive culturali.
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Karl Marx. Pensiero, influenza sociologica e
rapporto tra cultura e classi sociali
La cultura nel pensiero di Marx.
La storia è sempre in movimento anche quando vi sono innovazioni minori e le
sovrastrutture mutano lasciando inalterate o solo leggermente mutate le
condizioni strutturali.
Invece, nel passaggio dal feudalesimo al capitalismo, il sovvertimento dei
rapporti di produzione e lo sviluppo delle forze di produzione da essa
operato ha comportato un radicale mutamento delle sovrastrutture ideologiche
che si accompagnavano ai rapporti di produzione feudali.
Distinzione tra classe in sé e classe per sé.
Se l’evoluzione storica è dettata dalla dialettica prevede che il cambiamento
strutturale giunga di per sé, come spiegare la necessità di un atteggiamento
rivoluzionario basato sulla coscienza di classe?
Marx, da un lato proclama la dimensione soggettiva della condizione operaia,
contrassegnata dall’alienazione - l’operaio è alienato rispetto a ciò che produce,
alla propria attività, a se stesso e agli altri individui - dall’altro, le pratiche della
stessa borghesia hanno l’effetto indiretto di raggruppare in vasti aggregati urbani
e in unità produttive un numero crescente di proletari, rendendoli capaci di
comunicare, di associarsi e di divenire consapevoli dell’appartenenza di classe e
del ruolo della classe rispetto al cambiamento (condizioni oggettive).
Karl Marx. Pensiero, influenza sociologica e
rapporto tra cultura e classi sociali
La cultura nel pensiero di Marx.
Collocazione oggettiva e collocazione soggettiva.
La crescente maturità e capacità organizzativa della classe operaia
rappresentano l’elemento soggettivo per il cambiamento.
Le crescenti contraddizioni interne al capitalismo che rendono il sistema sempre
più instabile - crisi cicliche, sovrapproduzione, ampliamento delle disuguaglianze
- costituiscono l’aspetto oggettivo dei motivi strutturali di cambiamento.
La cultura si colloca nelle sovrastrutture della società.
Anche se Marx non nomina quasi mai la cultura o quando lo fa non si riferisce al
concetto che essa possiede all’interno della sociologia, egli la considera parte
delle sovrastrutture dei rapporti di produzione.
Tuttavia, nell’analisi della classe borghese e della classe proletaria, Marx
indica una serie di elementi culturali che influenzeranno non poco la sociologia
e indirettamente lo studio della cultura nella società capitaliste.
Innanzitutto distingue tra classe in sé e classe per sé.
La classe in sé descrive la collocazione oggettiva delle persone all’interno dei
rapporti di produzione.
La classe per sé descrive la presa di coscienza degli individui rispetto alla
appartenenza di classe oggettiva
Karl Marx. Pensiero, influenza sociologica e
rapporto tra cultura e classi sociali
La cultura nel pensiero di Marx.
Marx è un attento osservatore delle modalità attraverso cui si dispiegono
tutte le forme del capitalismo, non solo quelle intimamente connesse ai
rapporti di produzione, ma anche a quelle che la sociologia e la sociologia
della cultura hanno in seguito prestato la loro attenzione:
La crescente centralità culturale di nuove forme di sapere, a loro volta prodotte
soprattutto nelle città e fondate sull’alfabetizzazione di massa, sulla diffusione
della stampa, sulla costruzione di nuove istituzioni per l’educazione e la
ricerca, trasmettono progressivamente al resto della società modelli e i valori
della moderna cultura occidentale rendendoli sempre più secolari,
individualistici, competitivi.
Il rapporto tra struttura e sovrastruttura non è deterministico.
Il riconosciuto sviluppo non parallelo di struttura e sovrastruttura è una prova che
non vi è, fra di esse, una ferrea e immediata relazione deterministica.
La produzione artistica come sovrastruttura può in alcuni casi permanere nella
nostra coscienza anche dopo radicali trasformazioni della struttura economica e
sociale. Per l'arte è noto che determinati suoi periodi di fioritura non stanno
assolutamente in rapporto con lo sviluppo generale della società, né quindi con
la base materiale, con l'ossatura, per così dire, della sua organizzazione.
Karl Marx. Pensiero, influenza sociologica e
rapporto tra cultura e classi sociali
Le critiche al marxismo nel campo sociologico.
Nella “Miseria dello storicismo”, del 1944, Popper sostiene che il
marxismo, non tanto quello di Marx, il cui pensiero era influenzato dalla
dialettica hegeliana e dallo scientismo del positivismo imperante, quanto
quello dei suoi epigoni, non abbia validità scientifica perché ipotizza, per
induzione derivante dall'osservazione storica del tramonto delle società
succedutesi nel tempo - le società tribali, schiavistiche e feudali - che
anche il capitalismo subirà
la stessa sorte, ma la verifica di
quest'accadimento, che viene rimandato a un tempo indefinito, non è
verificabile e controllabile.
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lezione 4 2010