Un dialogo mai concluso:
la letteratura antica e la letteratura moderna.
Il mito di Bellerofonte
Francesca D’Alfonso
P. Oxy. 69 (Obbink 2005)
P. Oxy. 3965 (Parsons 1992)
Hom. Il. 6, 144-149
E parlò pure il figlio luminoso di Ippoloco:
Titide magnanimo, perché mi domandi la stirpe?
Come stirpi di foglie, così le stirpi degli uomini;
le foglie, alcune ne getta il vento a terra, altre la selva
fiorente le nutre al tempo di primavera;
così le stirpi degli uomini: nasce una , l'altra dilegua.
Hom. Il. 21, 461-467
E gli rispose il sire preservatore Apollo:
Ennosìgeo, tu sano cervello non mi diresti
se combattessi con te per dei mortali
meschini, simili a foglie, che adesso
crescono in pieno splendore, mangiando il frutto del campo,
e fra poco imputridiscono esanimi. Presto,
lasciamo la lotta: combattano soli!
Verg. Aen. 6, 305-312
Ed una folla intera piombava a queste rive,
madri, mariti, corpi senza vita
di grandi eroi, ragazzi, giovinette non sposate,
giovani cremati davanti ai genitori;
quante nel bosco le foglie al rinfrescare d'autunno
cadono ondulando, o quanti uccelli da lontani mari
s'affollano alla costa, quando la stagione fredda
li stana da oltremare, li guida alle solari terre.
Dante, Inferno III, 112-117
Come d'autunno si levan le foglie
l'una appresso dell'altra, fin che 'l ramo
vede a la terra tutte le sue spoglie
similemente il mal seme d'Adamo
gittansi di quel lito ad una ad una
per cenni come augel per suo richiamo.
P.B. Shelley, Ode to the West Wind
1819
Fa di me la tua cetra, come lo è la foresta:
sono cadenti le mie foglie, come le sue. E allora?
Il tumulto delle tue armonie possenti
trarrà da entrambi una profonda nota d'autunno,
dolce nella sua malinconia. Sii tu, spirito fiero,
il mio spirito! Sii tu me, mio impetuoso!
Guida i miei pensieri morti oltre l'universo,
come foglie patite, per accelerare un nascere novello!
E grazie all'incantesimo di questo verso
sventaglia come da fornace sempreviva
-ceneri e lapilli- le mie parole all'Uomo!
Tramite le mie labbra, sii per l'assopita terra
la tromba di una profezia! O Vento
se l'Inverno arriva, può essere lontana la Primavera?
G. Ungaretti
Soldati
Bosco di Courton luglio 1918
Si sta come
d'autunno
sugli alberi
le foglie
Ghiannis Ritsos
Durata
La notte ci guarda tra il fogliame delle stelle.
Bella notte silenziosa. Verrà una notte
in cui non ci saremo. E anche allora
il granturco canterà le sue canzoni antiche
le mietitrici s'innamoreranno accanto ai covoni, e tra i nostri versi
dimenticati
come tra le spighe gialle
un viso giovane, illuminato dalla luna,
guarderà, come noi stanotte, quella piccola nube d'argento
che si piega e appoggia la fronte sulla spalla dell'altura.
Pind. Ol. 13, 88-92
Con lui sterminò delle Amazzoni
il popolo arciere, muliebre, colpendo
dai gelidi seni del cielo deserto,
Atene, VI sec. a.C.
New York Metropolitan Museum
e Chimera soffio di fuoco e i Solimi.
Io tacerò il suo destino.
Pegaso in Olimpo accolgono le greppie eterne di Zeus.
Hom. Il. 6, 200-202
Ma quando anch’egli cadde in odio a tutti gli dei
allora nella pianura degli Erranti errava solitario
divorando il suo cuore, fuggendo il cammino degli uomini.
Genesi 4
10 Riprese: “Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me
dal suolo!
11 Ora sii maledetto lungi da quel suolo che per opera della tua mano ha
bevuto il sangue di tuo fratello.
12 Quando lavorerai il suolo, esso non ti darò più i suoi prodotti: ramingo
e fuggiasco sarai sulla terra”.
13 Disse Caino al Signore: “Troppo grande è la mia colpa per ottenere
perdono!
14 Ecco, tu mi scacci oggi da questo suolo e io mi dovrò nascondere
lontano da te; io sarò ramingo e fuggiasco sulla terra e chiunque mi
incontrerà mi potrà uccidere”.
15 Ma il Signore gli disse: “Però chiunque ucciderà Caino subirà la
vendetta sette volte!”. Il Signore impose a Caino un segno, perchè non
lo colpisse chiunque l'avesse incontrato.
16 Caino si allontanò dal Signore e abitò nel paese di Nod, ad oriente di
Eden.
Epopea di Gilgamesh
X, 268ss.:
Tu, [che gli dei hanno creato] con la carne di dei e di uomini;
tu, che gli dei hanno fatto simile a tuo padre e a tua madre,
proprio tu, Gilgamesh, [ti sei ridotto] come un ‘vagabondo’!
[Eppure, per te] un trono è stato deciso nell’assemblea degli dei,
mentre per il vagabondo feccia è stata destinata invece di
ambrosia;
i rifiuti e la spazzatura sono per lui come nettare,
Egli è vestito di stracci, [ ]
come una cintura viene buttato via;
poichè egli non ha se[nno né saggezza],
egli non possiede intendimento [ ]
Pind. Isthm. 7, 39-48
L’invidia divina non crei scompiglio,
perchè seguendo la gioia d’ogni giorno
mi avvio sereno alla vecchiaia ed al tempo
a me destinato. Tutti indistintamente, infatti, moriamo:
la divinità invece è diversa. Chi mira lontano
è troppo limitato per raggiungere la dimora degli dèi
pavimentata di bronzo: Pegaso alato sgroppò
il padrone Bellerofonte che voleva recarsi
nelle sedi del cielo al concilio
di Zeus. Ciò che è dolce
oltre il giusto l’attende una fine amarissima.
Bellerofonte disarcionato da Pegaso - Frammento
del rilievo decorativo centrale di una lampada (II
sec. d.C.) - Museo di Cartagine
Petrarca
Cic. Tusculanae III, 26, 63:
Ex hoc evenit, ut in animi doloribus alii solitudines captent, ut ait Homerus de
Bellerophonte: 'Qui miser in campis maerens errabat Aleis / ipse suum cor edens,
hominum vestigia vitans’.
Petrarca, Secretum, III: "quando ti sorse aborrimento per ogni cosa, l'odio della vita
e il desiderio della morte; e il triste amore della solitudine e il fuggire dagli
uomini; sì che non meno propriamente si poteva dire di te quello che Omero
disse di Bellerofonte "il quale errava triste e piangente per stranieri corpi,
rodendosi il cuore ed evitando le vestigia umane". Di qui il pallore e la
magrezza e il languire anzi tempo del fiore della giovinezza; e allora gli occhi
tristi e perpetuamente umidi; allora la mente ottenebrata e turbata la pace dei
sonni; flebili lamenti se dormivi, voce fioca e roca pel pianto; spezzato e
interrotto il suono delle parole, e quanto di più affannoso e dolente si possa
immaginare.”
Petrarca, Canzoniere, XXXV
Solo et pensoso i più deserti campi
vo mesurando a passi tardi et lenti,
et gli occhi porto per fuggire intenti
ove vestigio human l'arena stampi.
M. J. Lermontov
Il demone (1838)
I, 21-30:
Respinto da remoti tempi, errava
senza asilo nel deserto del mondo:
e i secoli inseguivano i secoli
come un minuto dietro l’altro in una
successione monotona e annoiante;
Signore di una terra miserabile
senza piacere seminava il male.
In nessun luogo trovava la sua arte
una qualche resistenza, e per questo
anche il male gli diventò noioso.
T.S. Eliot
Quattro Quartetti I, 3:
Scendi più giù, scendi soltanto
nel mondo della perpetua solitudine,
mondo non mondo, ma ciò che non è mondo.
Buio interiore, privazione
e spoliazione d’ogni proprietà,
disseccamento del mondo del senso,
evacuazione del mondo della fantasia,
inattività del mondo dello spirito,
questa è una delle due strade, e l’altra
è la stessa cosa, no nel movimento
ma nell’astensione dal movimento, mentre il mondo muove
pieno di voglia, sulle sue strade asfaltate
del tempo passato e del tempo futuro.
Dialoghi con Leucò
(1947)
Bianca Garufi e Cesare Pavese
La Chimera
Ippoloco Eccoti, ragazzo.
Sarpedonte Ho veduto tuo padre, Ippoloco. Non vuol saperne di tornare.
Passeggia brutto e testardo le campagne, e non cura le intemperie, né si lava. E’
vecchio e pezzente, Ippoloco.
Ippoloco Di lui che dicono i villani?
Sarpedonte Il campo Aleio è desolato, zio. Non ci sono che canne e paludi. Sul
Xanto dove ho chiesto di lui, non l'avevano visto da giorni.
[…]
Sarpedonte Dice cose minacciose e terribili. Chiama gli dèi a misurarsi con lui.
Giorno e notte, cammina. Ma non ingiuria né compiange che i morti - o gli dèi.
[…]
Sarpedonte Ascolta, Ippoloco … Anch'io mi son chiesto, vedendo quell'occhio
smarrito, se parlavo con l'uomo che un tempo fu Bellerofonte. A tuo padre è
accaduto qualcosa. Non è vecchio soltanto. Non è soltanto triste e solo. Tuo
padre sconta la Chimera.
La Chimera
Ippoloco Sarpedonte, sei folle?
Sarpedonte Tuo padre accusa l'ingiustizia degli dèi che hanno voluto che uccidesse
la Chimera. […] Anche Sisifo e Glauco mio padre furono giovani e giusti - poi
entrambi invecchiando, gli dèi li tradirono, li lasciarono imbestiarsi e morire. Chi
una volta affrontò la Chimera, come può rassegnarsi a morire?
[…]
Sarpedonte Era giusto e pietoso. Uccideva Chimere. E adesso che è vecchio e che è
stanco, gli dèi l'abbandonano.
[…]
Ippoloco E perché non si uccide, lui che sa queste cose?
Sarpedonte Nessuno si uccide. La morte è destino. Non si può che augurarsela,
Ippoloco.
"Per quanto limitata questa genealogia reale dimostra che
la riuscita eccessiva conduce alla follia e provoca la rovina;
essa rivela una caratteristica permanente della condizione
umana.
Niente di più umano, in effetti, a dispetto della presenza
degli dèi, delle peregrinazioni di Bellerofonte e della sorte
riservata a tutta la sua stirpe.
Collegando i continenti da ovest a est, mescolandosi a tutte
le forme dell'esistenza, la vita di Bellerofonte abbraccia e
delimita l'universo degli uomini, dando fondo a tutte le
possibilità, fino al tentativo ultimo di strappare la vittoria
finale di propria iniziativa"
J. Bollack, La Grecia di nessuno
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Lezione su Bellerofonte