Monachesimo
eremitico
Indice
Monachesimo eremitico
• Etimologia
• Storia
• Eremo
• Sant’Antonio Abate
• Sant’Antonio nell’arte
Monachesimo eremitico
Etimologia
La parola eremita deriva dal
greco erémités, da érèmos, cioè
solitario. L’eremita è una
persona che vive solitaria in
luoghi nascosti per pregare e
mortificarsi.
Paolo Uccello, Episodi di vite di eremiti (Tebaide)
Storia
Fin dall'inizio del Cristianesimo esistettero cristiani che si
ritiravano in luoghi solitari per dedicarsi interamente alla
contemplazione: questa forma di vita religiosa è testimoniata
per la prima volta in Egitto, nel III secolo, e san Paolo di Tebe è
il più antico eremita finora conosciuto.
Sant'Antonio attirò un grande numero di discepoli nel deserto
dell'Alto Egitto: di qui gli eremiti si diffusero in tutto l'Oriente e
soprattutto in Palestina e in Cappadocia.
Per la loro santità, molti di questi eremiti meritarono il nome di
padri del deserto. A un eremita egiziano, san Pacomio, risale
l'istituzione della vita cenobitica fondata sulla comunità.
Gli eremiti o anacoreti orientali avevano diversi generi di
mortificazione: alcuni, gli stazionari, si condannavano a vivere
sempre in piedi; altri, gli stiliti, vivevano su una colonna (il primo
fu Simeone di Siria del V sec.); vi erano pure, gli erranti o
passanti, che non avevano una dimora fissa.
La vita eremitica si diffuse in Occidente grazie a sant'Atanasio
e a san Girolamo; dal IV secolo troviamo eremiti in Africa e in
Europa, soprattutto nella Gallia, nella Bretagna e nell'Irlanda.
San Simeone Stilita, tavola in pino
Eremo
Eremo
L’eremo è un luogo di difficile
accesso, dove gli eremiti o
anacoreti si ritirano
escludendosi volontariamente
dalla società. In Italia, in
particolar modo in Abruzzo, c’è
un grande numero di eremi.
Eremo delle Carceri, Assisi
Sant’ Antonio Abate
Biografia
Sant’ Antonio Abate fu un eremita egiziano,
considerato il fondatore del monachesimo
cristiano e il primo degli abati.
Antonio nacque a Coma in Egitto intorno al 251,
figlio di agiati agricoltori cristiani. Sentì ben
presto di dover seguire l'esortazione
evangelica, così, distribuiti i beni ai poveri,
seguì la vita solitaria che già altri anacoreti
facevano nei deserti attorno alla sua città,
vivendo in preghiera, povertà e castità.
Condusse da solo una vita ritirata, dove i frutti
del suo lavoro gli servivano per procurarsi il
cibo e per fare carità. Lo consigliarono di
staccarsi ancora più radicalmente dal mondo,
allora si chiuse in una tomba scavata nella
roccia nei pressi del villaggio di Coma.
Visse i suoi ultimi anni nel deserto della Tebaide
dove, pregando e coltivando un piccolo orto per
il proprio sostentamento, morì ultracentenario il
17 gennaio 357. Venne sepolto dai suoi
discepoli in un luogo segreto.
Icona raffigurante Sant’Antonio Abate
Sant’ Antonio nell’arte
La popolarità di sant’Antonio, esempio degli ideali della
vita monastica, spiega il posto centrale che la sua
raffigurazione ha costantemente avuto nell’arte sacra.
A causa della diffusissima venerazione, troviamo
immagini del santo nei codici miniati, nei capitelli, nelle
vetrate (come in quelle del coro della cattedrale
di Chartres), nelle sculture lignee destinate agli altari
ed alle cappelle, negli affreschi, nelle tavole e nelle
pale poste nei luoghi di culto.
Ricordiamo ad esempio la suggestiva tavola
del Pisanello conservata alla National
Gallery di Londra, che raffigura una visione
della Madonna col Bambino che appare ad un rude e
barbuto Sant'Antonio e ad un San
Giorgio elegantemente vestito; ed ancora la tavola con
il nostro santo accovacciato assieme a San Nicola di
fronte alla scena della Visitazione in una tavola
di Piero di Cosimo conservata alla National Gallery of
Art di Washington.
Pisanello, Madonna col Bambino
• Il Monachesimo Stilita
• Simeone Stilita Il Vecchio
Gli stiliti erano monaci cristiani solitari che vivevano
nel Vicino Oriente a partire dal V secolo e avevano la
particolarità di trascorrere la propria vita di preghiera
e penitenza su una piattaforma posta in cima ad una
colonna rimanendoci per molti anni e spesso sino alla
morte.
Questa pratica era una dimostrazione pubblica di fede.
Lo stilita voleva simboleggiare se stesso come un
esempio vivente di vita cristiana. Il termine stilita
deriva dai nomi scolpiti sulle colonne dei cittadini
Ateniesi che avevano tradito la patria o commesso
qualche altro delitto. Ai tempi cristiani si diede questo
nome a certi anacoreti che per la loro penitenza
vivevano sopra una colonna o a un pilastro. Questa era
una pratica molto diffusa in Oriente soprattutto ad
Antiochia e nella Siria. Gli stiliti più ricordati sono:
Simeone Stilita il Vecchio (secolo V) e Simeone Stilita
il Giovane (secolo VI). Il fondatore di questa forma di
ascetismo è San Simeone. I confratelli degli stiliti ,una
volta al giorno, provvedevano a rifornirli di cibo e di
acqua. Non erano avvicinati da altre persone, anche a
causa del fetore provocato dai loro bisogni corporali,
che ricadevano ai piedi della colonna.
Rappresentazione di due
stiliti: Niceta e Simeone
Stilita il Vecchio
Simeone Stilita Il Vecchio
Fu un asceta cristiano, che
visse per 37 anni su di una
piccola piattaforma posta in
cima ad una colonna, nella
zona nord di quella che è oggi
la Siria Simeone nacque nei
pressi di Antiochia nel nord
della Siria, figlio di un
pastore. Allo scopo di isolarsi
dalla massa sempre crescente
di pellegrini che venivano a
trovarlo, Simeone creò una
piccola piattaforma sulla
sommità di un pilastro che
trovò nelle vicinanze, e su
questa decise di vivere per il
resto della sua vita. Simeone
non permetteva alle donne di
avvicinarsi al suo pilastro,
neanche a sua madre, dicendo
loro "se saremo degni, ci
vedremo nella vita a venire".
Icona del XVI secolo di Simeone
Stilita. Alla base del pilastro è il
corpo della madre. (Museo Storico
a Sanok, Polonia).
La chiesa di San Simeone Stilita è
stata costruita tra il 476 e il 491
attorno alla colonna sopra della
quale, l'asceta, passò la gran
parte della vita.
I resti della chiesa sorgono sulla
vetta di una montagna del
Massiccio Calcareo settentrionale a
circa 40 chilometri a ovest di
Aleppo in prossimità del confine
con la Turchia. Per secoli questa
chiesa fu meta di numerosi
pellegrini. I pelegrinaggi
continuarono anche dopo il
terremoto, nel VI secolo ed il
successivo incendio che inflisse
ingenti danni alla chiesa, e durante
l'occupazione araba del VII
secolo.
Nel X secolo i bizantini lo
riconquistarono e cercarono di
riportare il santuario agli antichi
fasti ma nel 985 il principe
hamdaide lo riconquistò e portò il
santuario al definitivo declino.
Il monachesimo orientale
cenobitico;
San Pacomio e il cenobitismo;
San Basilio;
Le migrazioni dei monaci;
Il monastero.
Il monachesimo
cenobitico.
Si ritiene solitamente che il monachesimo cristiano sia nato in Egitto con
l'anacoreta Antonio (+356) e con il cenobita Pacomio (+346-347): di lì si
sarebbe diffuso con rapidità verso la Palestina, la Siria, la Cappadocia, la
Gallia, Roma, l'Africa. In effetti, si deve credere che sia Antonio che Pacomio
fondarono le proprie esperienze su precedenti manifestazioni di
monachesimo, che con la loro autorità e il loro prestigio contribuirono poi ad
estendere grandemente. Il primato dell'Egitto e della Siria mesopotamica si
limita, quindi, a una certa priorità cronologica: in particolare, però, occorre
dire che l'opera di mediazione e di equilibrio svolta dal grande Atanasio, che
inserì nel corpo vivo della Chiesa l'azione dei Monaci, contribuì senz'altro a
dare forza e solidità a esperienze isolate e spesso senza continuità, facendo
affermare un modello che avrebbe trovato altrove importanti e durature
imitazioni.
C'erano, dunque, forze ascetiche preesistenti al monachesimo orientale, che
possiamo sintetizzare nell'ascetismo del mondo antico in declino e nel
giudaismo, e, nell'ambito più strettamente cristiano, sebbene in forme
eterodosse, nella gnosi, nel manicheismo, nell'encratismo. Non bisogna,
inoltre, dimenticare l'influsso dei fattori economici e sociali. Su questo vasto
patrimonio di esperienze si colloca la figura e l'opera di Antonio.
S. Pacomio e il cenobitismo.
San Pacomio nacque nell'Alto Egitto, l'anno 287, da genitori pagani. Arruolato a forza nell'esercito
imperiale all'età di vent'anni, finì in prigione a Tebe con tutte le reclute.
Tornato in libertà, adempì al voto aggregandosi a una comunità cristiana di un villaggio del sud,
l'attuale Kasr-es-Sayad, dove ebbe l'istruzione necessaria per ricevere il battesimo
Per qualche tempo condusse vita da asceta, dedicandosi al servizio della gente del luogo, poi si mise
per sette anni sotto la guida di un vecchio Monaco, Palamone. Durante una parentesi di solitudine
nel deserto, una voce misteriosa lo invitò a fissare la sua dimora in quel luogo, al quale presto
sarebbero convenuti numerosi discepoli. Alla morte dell'Abate Pacomio, i Monasteri maschili erano
nove, più uno femminile. Del Santo restò sconosciuto il luogo della sepoltura, poiché sul letto di
morte si era fatto promettere dal discepolo Teodoro di nascondere le sue spoglie, per evitare che
sulla tomba erigessero una Chiesa, a imitazione dei «martyria» o cappelle erette sulle tombe dei
martiri.
Pacomio è il primo a dare alla sua comunità una regola, che stabiliva minutamente le norme per la
preghiera e per le pratiche di pietà, per il vestito, per il lavoro manuale e per la disciplina. Il capo
spirituale di una comunità, al quale gli inferiori dovevano obbedienza incondizionata, si chiamava
Abate, cioè padre. Il monachesimo in tal modo si poneva su una via che doveva rivelarsi ricca di
prospettive figure, costituendo per molti secoli il modello essenziale per la vita religiosa.
Nacque a Cesarea di Cappadocia verso il 330, da una famiglia profondamente cristiana. Dopo aver
frequentato le scuole della sua città natale e di Costantinopoli, fu inviato ad Atene nel 351 per
perfezionare i suoi studi di retorica. Tornato a Cesarea verso il 356, dopo aver esercitato per breve
tempo la professione di retore, vi rinunciò per abbracciare la vita monastica. Ricevette il battesimo
e intraprese un viaggio attraverso l'Egitto, la Palestina, la Siria e la Mesopotamia per incontrare gli
asceti che vivevano in quelle regioni. Al ritorno fondò parecchi Monasteri e compose le sue due
famose Regole della vita monastica.
Nel 364 fu ordinato sacerdote e nel 370 divenne vescovo e metropolita della sua città natale. Basilio
seppe creare nella sua vita un meraviglioso equilibrio tra pensiero e azione. Morì nel 379.
San Basilio è il dottore per eccellenza
dell'ascetismo monastico nella Chiesa
d'oriente. Senza voler entrare nel
merito della autenticità delle opere a
lui attribuite fin dall'antichità, Basilio
ripudiò l'anacoretismo e creò il
monachesimo orientale. Le
Costituzioni ascetiche, che si
collocano nel solco della tradizione
basiliana, costituiscono un esempio
della fecondità del suo insegnamento.
Per quanto è possibile il Monaco è
invitato a cercare un lavoro
conciliabile con la sua scelta di vivere
in Monastero, anche se non è del
tutto esclusa la possibilità di un
lavoro all'esterno; del resto,
l'esperienza insegna che anche la vita
in solitudine, nella quiete, non porta
sempre all'intimità con Dio.
Il vincolo che unisce i Fratelli nella vita
comune è «indissolubile ed eterno». Il
Monaco resta fedele al Fratello
peccatore, intercede per lui presso il
Signore, continua ad amarlo anche
quando viene osteggiato e odiato.
Il monachesimo eremitico
orientale fece le sue prime
apparizioni nell’estremo sud-Italia
intorno al VII secolo. i Monaci
giunsero in tre ondate
successive, determinate da
necessità storiche e comunque
favorite da affinità morfologiche
tra il nostro territorio e le terre di
provenienza. Un primo
movimento migratorio si verificò
nella prima metà del secolo VII e
richiamò Monaci dalla Siria, dalla
Palestina e dall'Egitto, quando
quelle regioni subirono
l'invasione di Persiani e Arabi.
Una seconda più massiccia
ondata migratoria avvenne
durante la persecuzione
iconoclasta nel periodo tra il 726
e 1'843 d.C.
in seguito alla condanna
dell'iconoclastia, dalla fase
lauritica si sarebbe passati a
quella cenobitica e i Monaci
sarebbero usciti dalla «penombra
mistica delle laure», avrebbero
trasformato gli antri in «decorosi
ipogei» e costruito sulle cripte
Chiese e cenobi.
Una terza immigrazione
monastica proveniente dalla
Sicilia si ebbe infine nei secoli X e
XI, quando l'isola passò sotto il
Contin
..I Monasteri diventarono così centro
di rinascita economica e alimentarono
il sorgere delle grancie o «omas». Si
trattava di piccoli centri eretti nei
possessi di un Monastero, su cui si
estendeva l'autorità giuridica,
religiosa e amministrativa
dell'egumeno, il capo del Monastero
che si occupava dell'osservanza della
regola, impartiva castighi e penitenze
e amministrava il patrimonio. Attorno
ad esso abitavano i contadini e tutti
coloro che abbandonavano la città per
sfuggire al fiscalismo bizantino. I
Monaci spingevano inoltre le
popolazioni locali a formare altri
villaggi, nei territori abbandonati, a
organizzare le proprietà terriere,
introducendo i primi contratti di
enfiteusi e di colonia, ad instaurare,
con notevole anticipo sui comuni
dell'Italia centro-settentrionale,
rapporti reciproci e civili con gli
abitanti rupestri. Questi ultimi,
d'altro canto, non rimanevano
insensibili alla cultura filo-greca che
cercavano di assimilare non solo nella
lingua e nei costumi, ma anche nelle
costruzioni ecclesiastiche.
Monastero di Montecassino
L'abbazia di Montecassino è un celebre monastero
benedettino del Lazio, in provincia di Frosinone, nel
comune di Cassino. Fondata nel 529 da San
Benedetto da Norcia sul luogo di un'antica torre e di
un tempio dedicato ad Apollo ha subito nel corso
della sua storia alterne vicende di distruzioni,
saccheggi, terremoti ed una conseguente
ricostruzione. Nel 584, durante l'invasione dei
Longobardi, il monastero venne distrutto per la prima
volta e la comunità dei monaci, con le spoglie del
Santo fondatore, dovette ripararsi a Roma.
Diffusero,così, il loro modo di vivere in comunità.
Ricostruita intorno al 717 sotto l'impulso di
Petronace di Montecassino, l'abbazia venne distrutta
una seconda volta dai Saraceni nel 883, poi
riedificata per volere di papa Agapito II solo nel 949.
Per tutto il medioevo, l'abbazia fu un centro
vivissimo di cultura attraverso i suoi abati, le sue
biblioteche, i suoi archivi, le scuole scrittorie e
miniaturistiche, che trascrissero e conservarono
molte opere dell'antichità.
Continua..
Il più illustre dei suoi abati fu forse
Desiderio - il futuro Papa Vittore
III - che alla fine dell'XI secolo
fece ricostruire completamente
l'abbazia ed ornò la chiesa di
preziosissimi affreschi e mosaici.
L'abate Desiderio impiegò sforzi
e capitali notevoli per la
ricostruzione della chiesa
abbaziale. La maggior parte delle
decorazioni erano costituite da
pitture, come le Storie
dell'Antico e Nuovo Testamento
nell'atrio. Distrutta da un
terremoto nel 1349 e
nuovamente ricostruita nel 1366,
l'abbazia assunse nel XVII
secolo l'aspetto tipico di un
monumento barocco napoletano,
grazie anche alle decorazioni
pittoriche di numerosi artisti.
~ Monachesimo lauritico ~
Di: Rosettani Marta e Tosoni Federica
"Ammirai la severità della loro vita, la
fermezza nel travaglio, fui stupito della
loro applicazione alla preghiera, del modo in
cui dominavano il sonno e si piegavano di
fronte a nessuna necessità della natura.
Essi serbavano sempre elevati e liberi i
sentimenti dell'anima. Mostravano con gli
atti cosa significhi vivere quaggiù pellegrini
ed avere cittadinanza del cielo. Tutto ciò
attirò la mia ammirazione e stimai beata la
vita di questi uomini".
san Basilio il Grande
Introduzione
Cos’è il monachesimo
Il monachesimo (dal greco monachos,
persona solitaria) è un fenomeno religioso
per cui, nelle maggiori religioni, individui si
allontanano dalla consueta vita sociale, per
realizzare nel modo più completo, in vita
solitaria o da comunità, le norme della fede,
rinunciando agli interessi terreni.
Lo stadio intermedio
Il monachesimo bizantino passa attraverso tre
stadi di sviluppo, il secondo dei quali è
detto lauritico: il monaco vive solo, per lo
più in una grotta, mentre in altre grotte
vicine vivono altri monaci. In alcune
occasioni particolari però, come feste,
uffici e preghiere speciali, tutti si
riuniscono insieme per le celebrazioni ed è
per questo che il monachesimo laurita può
essere visto come lo stadio intermedio tra il
monachesimo eremitico e quello cenobitico,
il monaco vive cioè una vita a metà tra la
completa solitudine e la vita comune.
La giornata di un laurita
I monaci lauriti vivevano sia una vita
comunitaria, sia eremitica; infatti
svolgevano le varie attività come normali
monaci, cioè dedicandosi all’agricoltura, alla
raccolta delle erbe a scopo medico e alla
trascrizione di testi sacri, ma molte volte si
ritiravano nelle laurie per consolidare la loro
fede religiosa attraverso la meditazione,
l’osservanza di una vita in raccoglimento e la
totale solitudine.
Monastero di S. Giovanni Calibita
Caloveto, paesino calabrese carico di storia, nacque nel secolo IX
quando un gruppo di monaci lauriti vi si stabilì scavando nella roccia
una serie di grotte che diventarono
il monastero di San Giovanni
Calibita (in cui venerare il loro
santo), che funge anche da
chiesa e da approvvigionamento
idrico. Col tempo attorno
al monastero si addensò
una piccola comunità agricola
che diede origine a Caloveto.
Monachesimo Cistercense
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La fondazione di Citeaux
La storia del fondatore: Roberto
La storia del Monastero
Sant'Alberico, il secondo Abate
Il terzo Abate: Santo Stefano
Le monache cistercensi
San Bernando
Architettura Cistercense
Abbazia di Fiastra
La fondazione di Citeaux
Nel 21 marzo 1098, 21 Monaci lasciarono il
Monastero di Molesme per fondare, nella
Borgogna francese, un nuovo insediamento
monastico, che fu chiamato «Nuovo
Monastero». A capo dei 21 Monaci c'era l'Abate
di Molesme, Roberto, che aveva avuto in
precedenza l'approvazione del legato del Papa.
Più tardi il monastero verrà chiamato Cistercium.
Indice
La storia del fondatore:
Roberto
Roberto nacque verso il 1028 in un paesino della
Champagne da nobili genitori e presto entrò nell'
Abbazia di Moutier-la-Celle presso Troyes, dove, verso il
1053, divenne priore. Nel 1068 fu eletto Abate di S.
Michel de Tonnerre, poi, per ragioni ignote, ritornò a
Troyes e subito dopo fu eletto priore di S. Ayoul. Nel
1074 realizzò il suo desiderio di vita eremitica ritirandosi
nei boschi di Collan. Presto altri eremiti si raggrupparono
attorno a lui e il gruppo divenne così numeroso da
consigliare la fondazione di un Monastero, Molesme, nel
1075.
Indice
La storia del Monastero
La sua esperienza, la fama della
sua Santità, il desiderio di
riformare la vita monastica
imitando i Padri del deserto,
resero possibile fondare priorati e
abbazie dipendenti; si calcola
fossero una quarantina nel 1100.
Un notevole successo, quindi, ma
ben presto il piccolo numero di
eremiti fondatori si trovò in
minoranza e l'Abbazia divenne in
tutto simile alle tanti esistenti
all'epoca. Non era decadenza, lo
sviluppo lo attesta, ma le
donazioni comportavano privilegi
per i nobili, che venivano almeno
ogni anno con la loro corte; vi
erano servi e contadini; la povertà
e la solitudine erano scomparse,
come la possibilità di seguire
fedelmente la Regola di San
Benedetto. Ecco le ragioni che
spinsero i più fervorosi tra i
Monaci di Molesme a fondare il
Nuovo Monastero.
In Italia e in Francia
nascono vari Monasteri,
ma tutti con le stesse
riforme; tutte o quasi
hanno la stessa
ispirazione: una vita più
semplice e povera, più
solitaria e separata dal
mondo, più vicina al
grande modello dei primi
Monaci. Nascono non in
reazione a un periodo di
crisi, ma sulla spinta di
una crescita spirituale e
materiale. È evidente che
anche i Cistercensi si
inseriscono in questo
movimento e il loro grande
successo è dovuto all'aver
saputo interpretare le
esigenze, le aspirazioni e
la cultura della società di
quel tempo.
I tre fondatori dell'Abbazia di
Cîteaux: Santo Stefano Harding,
San Roberto di Molesme e
Sant‘Alberico di Cîteaux
Indice
Santo Alberico, il secondo Abate
Possiamo riprendere la storia cistercense interrotta
all'inizio della fondazione, storia subito movimentata
perché solo un anno dopo la partenza dei 21 Monaci
fondatori, la situazione a Molesme divenne critica: il
successore di Roberto non aveva un prestigio
paragonabile al suo e la partenza dei Monaci più
fervorosi fece sospettare gravi abusi, con la
conseguente perdita di stima e quindi di sovvenzioni dei
nobili locali. L'unico rimedio sembrò il ritorno di Roberto:
ci si appellò al Papa, il quale decise di accogliere le
richieste di Molesme. Nel 1099 i cistercensi dovettero
eleggere un nuovo Abate nella persona di Sant'Alberico,
uno degli eremiti di Collan, che aveva seguito Roberto a
Molesme e vi era stato nominato priore.
Favorevole a una riforma del suo Monastero, aveva
subìto una vera persecuzione, con ingiurie, prigione e
battiture. Era l'uomo più sicuro per impedire una nuova
rapida decadenza e mantenere lo spirito originale.
Spostò il Monastero in un luogo favorevole, circa 1 km
più a nord. Fece costruire la prima Chiesa di Citeaux,
consacrata nel 1106 e si preoccupò di ottenere dal Papa
un privilegio che metteva il Monastero sotto la protezione
di Roma, sottraendolo alla pressione del vescovo e della
nobiltà locale. In particolare si affermava la scelta della
povertà e di un luogo solitario per il Monastero, l'obbligo
del lavoro manuale per i Monaci, per provvedere al
proprio sostentamento, rifiutando le decime e i benefici
ecclesiastici. Alberico fece appena in tempo a
consolidare la fondazione perché morì nel gennaio 1109,
avendo come priore Stefano, che fu eletto subito Abate.
Indice
Il terzo Abate: Santo Stefano
Stefano Harding era di famiglia nobile inglese ed entrò a
Molesme al ritorno da un viaggio a Roma, attratto dalla
fama di questo Monastero. Si associò ben presto ai più
fervorosi che desideravano una vita più austera e fece
parte dei ventun Monaci che fondarono Citeaux. Ebbe
subito la fiducia dei nobili vicini, che con le loro donazioni
accrebbero la proprietà del Monastero, proprio quando le
vocazioni cominciavano a farsi numerose. Si volle però
premunire dal rischio di ritornare alla situazione di
Molesme e proibì ai donatori di venire a visitare il
Monastero per trattenervisi con la loro corte a scopo
devozionale.
Questa misura radicale,
in contrasto con gli usi del
tempo, non gli alienò la
simpatia e l'aiuto dei
potenti. Stefano era uno
studioso: migliorò la
liturgia facendo anche
ricerche, difficili per quei
tempi, per avere degli inni
autentici di Sant'
Ambrogio; curò le
ricerche accurate dei libri
della Bibbia, anche sui
testi ebraici originali con
l'aiuto di rabbini eruditi e il
risultato fu una preziosa
Bibbia che fece miniare
dallo scriptorium di
Cìteaux e che è giunta
fino a noi.
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Le monache cistercensi
Vi furono anche le monache cistercensi, la cui vita iniziò
successivamente ed ebbe il massimo sviluppo e fulgore un
secolo più tardi, nel XII secolo. Il primo Monastero femminile fu
quello di Tart, nel 1125, 16 km a nord di Citeaux, dove si
raccolsero alcune donne devote, che volevano imitare l’esempio
dei Cistercensi. Dapprima i Monaci non vollero assumere la
responsabilità di questa e altre comunità; fu solo nel 1147 che
Tart venne riconosciuta come fondazione di Citeaux. Il Capitolo
Generale dei Cistercensi cominciò a occuparsi attivamente delle
monache solo verso la fine del secolo, ma già nel 1220 si dovette
proibire l'incorporazione di nuovi Monasteri femminili per l'onere
che ne derivava: cappellani e sostegno economico. Tale
proibizione non fu osservata e dovette essere ripetuta, ma le
monache aggiravano la difficoltà ottenendo un breve papale. Il
risultato fu che i Monasteri femminili divennero più numerosi di
quelli maschili, anche se il computo preciso è difficile.
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San Bernando
Se Roberto, Alberico e Stefano sono all'origine dell'avventura
cistercense, definendone lo spirito e la struttura, l'ordine cistercense
fu segnato dall'influenza geniale di una quarta personalità, divenuta
figura emblematica del suo tempo, Bernardo di Clairvaux. Nato nel
1090, già nel 1110 avrebbe preso in considerazione il progetto di
entrare a Citeaux, progetto che mise in atto nel 1113, arrivando al
Monastero con una trentina di compagni. Il prestigio personale di
Bernardo, il suo potere di convincere fanno, continuamente,
crescere la sua influenza nell'ordine, nella Chiesa e nel mondo.
Questa influenza si esercita seguendo due linee principali: prima di
tutto, il consolidamento dell'ordine cistercense e il riconoscimento
dell'eccellenza della sua osservanza; in seguito, la riforma della
Chiesa. Nel 1115 Bernardo è mandato, con un gruppo di Monaci, a
fondare Clairvaux e vi resta tutta la vita come Abate, rifiutando ogni
altra dignità ecclesiale. Nel IIIS Clairvaux fonda la sua prima casa
figlia. Alla sua morte, nel 1153, l'ordine di Cìteaux conta 345
Monasteri, di cui 167 risalgono a Clairvaux, sia che si tratti di
fondazioni o di Monasteri che chiedono di essere incorporati
nell'ordine.
L'anno 1130 è una data chiave per la vita di
Bernardo: fino ad ora si è unicamente
consacrato alla vita della sua comunità e del
suo ordine, ora entra, in modo attivo e
decisivo, nella vita della Chiesa, aiutando a
risolvere la situazione di crisi che deriva dalla
duplice elezione di Innocenza II e di Anacleto
II, situazione che provoca uno scisma, durato
otto anni, e che diviene l'occasione dei primi
viaggi di Bernardo, in Italia. Durante la sua
permanenza in Italia Bernardo produce
un'attività letteraria considerevole - è il più
grande scrittore del suo tempo - nonostante il
suo stato di salute molto precario, a causa
delle austerità che si impone. È impossibile, in
poche righe, focalizzare l'opera di San
Bernardo e la sua originalità. Diciamo
solamente, che Bernardo, come tutti gli altri
autori cistercensi del suo tempo, ha,
fondamentalmente, cantato l'«amore», l'amore
di Dio per l'uomo, l'amore di un Dio che si è
fatto uomo, e l'amore dell'uomo per Dio. Un
amore che, da solo, è sorgente di vera
conoscenza è su questo punto che egli
diverge con Abelardo e la teologia scolastica
nascente - un amore nuziale tra Dio e colui o
colei che sa essere in suo ascolto. Ed è questo
messaggio che ha parlato al cuore di tanti
uomini e donne del suo secolo e che ha
popolato numerosissimi Monasteri.
Indice
Architettura Cistercense
Un primo periodo romanico dell’architettura cistercense rappresenta,
un nuovo genere architettonico che nel secolo XII diventa
rapidamente familiare in tutta Europa, adattandosi tuttavia alle
correnti stilistiche locali. La semplificazione monumentale, la
sobrietà, il rifiuto dell’eccesiva decorazione in favore della purezza
che si ispira alla vita apostolica, l’uso della pianta basilicale a croce
latina senza deambulatorio per il culto delle reliquie, sono gli
elementi della nuova architettura, che corrisponde alla riforma
religiosa dei Cistercensi nel segno dell’austerità.
Abbazia di Clairvaux 1130
Abbazia di Morimondo
Indice
L’Abbazia di Fiastra
L'Abbazia Cistercense di
S.Maria di Chiaravalle di Fiastra
è considerata la più importante
Abbazia fiorita nel Piceno e
rappresenta uno dei monumenti
più pregevoli e meglio
conservati dell’architettura
cistercense in Italia. La facciata
si presenta semplice con un
avancorpo formato da un portico
a tre campate -rinnovato nel
1904- con volte a crociera che
poggiano su colonne addossate
ai muri. E’ illuminato da quattro
trifore a colonne binate e ha un
bel portale in marmo grigio,
terminante in un arco a tutto
sesto. Vi si accede con tre
gradini dall'ampio piazzale. La
facciata che termina con un
profilo a frontone, è abbellita da
un gran rosone e da una fascia
di archetti.
Indice
Indice
1.
2.
3.
4.
5.
6.
Monachesimo cluniacense
Riforma cluniacense
Abbazia di Cluny
Cluny e le arti
Architettura cluniacense
Varie ricostuzioni
Riforma cluniacense
1.
2.
3.
4.
La riforma cluniacense fu un movimento di riforma ecclesiale
dell'alto medioevo, che ebbe la sua origine nell'abbazia
benedettina di Cluny, in Borgogna, movimento di riforma che
dapprima rinnovò l'ordine benedettino, e che poi s'estese a
tutta la Chiesa.
I fondamenti della riforma erano:
applicazione stretta della regola benedettina
stretta osservanza della celebrazione quotidiana della messa
attenzione alla devozione di ogni singolo monaco
Accanto a questo vi era una riforma dell'organizzazione del
convento e la sottrazione dei conventi dall'autorità dei vescovi. I
conventi e gli ordini vennero resi immediatamente dipendenti dal
pontefice romano. Nella lotta per le investiture Cluny evitò di
prendere esplicitamente partito, ma fu a fianco dei papi
riformatori per quanto riguardava la simonia ed il celibato
sacerdotale
Monachesimo cluniacense
La Congregazione di Cluny, o cluniacense, dell'Ordine di San
Benedetto venne istituita il 2 settembre 909, quando Guglielmo I,
duca d'Aquitania, donò la villa di Cluny a Bernone, abate di Baume,
per fondarci un monastero di dodici monaci sotto la regola di san
Benedetto
L'abate Bernone stabilì nel monastero tale regola secondo la
riforma di Benedetto d'Aniane. Fu però sotto l'abate Odone che la
regola detta cluniacense fu adottata da altri monasteri, che
formarono intorno a Cluny un vero e proprio impero monastico di
priorati autonomi ma sottomessi al governo comune dell'abate di
Cluny.
Il principio gerarchico si affievolì un po' verso il 1075,
quando Cluny accettò nell'ordine delle abbazie, al fine di fare la sua
parte nel vecchio sistema del monachesimo benedettino e di non
dover rinunciare a integrare un certo numero di strutture pronte,
come Vézelay, a passare nell'ordine di Cluny per beneficiare
dell'esenzione ma desiderosi di non cadere al rango di semplici
priorati.
Continua..
L'espansione avanzò sotto gli abati Bernone ,Oddone,
Maiolo, Odilone , Ugo di Semur, Nel XII secolo, quello
che si chiama ordine cluniacense conta circa duemila
priorati, fra cui alcuni che sono fra le maggiori
strutture ecclesiastiche del tempo: La Charité-surLoire, Souvigny, Saint-Martin-des-Champs vicino a
Parigi.Cluny è nell'XI secolo lo strumento efficace del
successo delle istituzioni di pace e della riforma
gregoriana. Molti papi e legati pontifici escono da
Cluny. La rete cluniacense diffonde i principi della
riforma contro i vizi di cui soffre la Chiesa presa dai
collegamenti feudali col mondo laico.Accusato a sua
volta di un esagerato arricchimento e di un potere
temporale eccessivo, l'ordine di Cluny perde di
influenza spirituale alla nascita, alla fine dell'XI
secolo e all'inizio del XII, di nuovi ordini ispirati ad un
ideale di povertà e austerità : l'Ordine Cistercense, i
Premonstratensi, l'Ordine Certosino.
Abbazia di Cluny
L'Abbazia di Cluny fu fondata nell'omonimo paese della Borgogna il 2
settembre 910, quando il duca di Aquitania e Alvernia, Guglielmo I detto il
Pio, fece dono di un grande possesso fondiario a un abate, Bernone, che fu
incaricato di costruirvi un monastero.
Rinunciando a qualsiasi diritto personale sulla nuova istituzione, Guglielmo I
mise il monastero sotto la diretta autorità del Papa. L'abbazia e la sua
costellazione di dipendenze arrivarono presto ad esemplificare il tipo di vita
religiosa nel cuore della pietà dell'XI secolo.Il monastero di Cluny fece parte
dell'Ordine benedettino. L'Ordine di San Benedetto fu una delle istituzioni
della società europea di maggior rilievo nell'Alto Medioevo, tanto che, grazie
anche alla fedele aderenza ad una rinnovata Regola benedettina, Cluny
divenne la guida illuminata del monachesimo occidentale già a partire dal
tardo X secolo. Diversi tra gli abati che si susseguirono a Cluny, molti dei
quali estremamente dotti, divennero anche uomini di stato, noti a livello
internazionale. Lo stesso monastero di Cluny divenne la più famosa,
prestigiosa e sovvenzionata istituzione monastica d'Europa. La maggior
influenza cluniacense si ebbe a partire dalla seconda metà del X secolo fino
ai primi anni del XII.
Continua..
Architettura cluniacense
L'architettura è un'altra affermazione della potenza e
dell'influenza di Cluny. L'architettura cluniacense proseguì il
modello benedettino gettando le basi per quello cistercense,
contribuendo a diffondere il modello architettonico dell'abbazia
ossia un complesso di strutture di cui la chiesa è quella
principale, tutte ruotanti attorno ad un chiostro quadrato o a "T"
come nel caso di Cluny. Le piante caratteristiche
dell'architettura cluniacense furono quelle cosidette "a gradoni"
e "a cappelle radiali".A una chiesa contemporanea alla fondazione
che successe all'abbaziale di Bernone, poi quella degli abati
Aymard e Maiolo detta Saint-Pierre-le-Vieux, di cui la pianta
caratteristica, col suo coro pourvu de collatéraux, è più o meno
riprodotta in tutto un gruppo di chiese monastiche. A questa
succede l'abbaziale dell'abate Ugo, il cui coro è consacrato nel
1095. Cluny fa da modello, anche considerando tre tempi di
costruzione diversi, di cui il terzo e ultimo risale al 1100. Si
ritrova la pianta di Saint-Pierre-le-Vieux in Borgogna, in
Germania, in Svizzera. In Italia si hanno validi esempi ben
conservati come la chiesa lombarda di San Salvatore a Capo di
Ponte in Val Camonica.
In questo senso il movimento cluniacense si poneva nel
solco della tradizione che si era espressa nello PseudoIsidoro, una raccolta di di decreti, decisioni sinodali,
lettere papali, che si proponeva di rafforzare la posizione
dei vescovi soprattutto rispetto al potere secolare,
insistendo sull'idea di un papato forte, nel quale si
vedeva la migliore garanzia in particolare per le diocesi
più piccole.Con il secolo XI, e in particolare sotto l'abate
Odilo, si verificò nella riforma cluniacense una svolta
riguardo alla politica ecclesiastica. Essa ebbe origine
dalla frequente presenza di monaci cluniacensi a Roma,
dove il problema non era tanto l'ingerenza da parte delle
autorità secolari, quanto un papa che, pur capo spirituale
della Chiesa, non era per nulla libero dai
condizionamenti del potere laico: in particolare l'elezione
del papa era, di fatto, in mano all'aristocrazia romana,
oltre ad altre influenze extraecclesiastiche di vario
genere.
Cluny e le arti
A Cluny l'arte centrale era la liturgia stessa che, estensiva e bella in un
contesto fonte d'ispirazione; l'intercessione monastica appariva
indispensabile al raggiungimento di uno stato di grazia ed i potenti facevano
a gara per essere ricordati nelle infinite preghiere del monastero, dando
inizio alle donazioni di terra e ai benefici che resero possibile lo sviluppo di
altre arti. A Cluny III i capitelli più antichi si trovavano nel deambulatorio e
risalgono a prima del 1095. L'ingresso era affiancato da due semicolonne,
che presentavano due capitelli istoriati, uno con il Peccato dei progenitori e
l'altro con il Sacrificio di Isacco. Sugli altri capitelli era raffigurato una sorta
di compendio del sapere medievale, con vari soggetti: un capitello corinzio
che dimostra una notevole comprensione dell'arte antica, uno con atleti, uno
con un apicoltore, una serie con le virtù teologali e cardinali uno con una
raffigurazione della Primavera, uno dell'Estate, uno con i Fiumi del Paradiso
e una serie con gli otto toni del canto gregoriano.La grande varietà di temi
era bilanciata anche dalla notevole varietà degli schemi entro i quali erano
scolpite le raffigurazioni: si va dalle mandorle con figure intere di
personaggi, ad altri dove l'istoriazione non ha soluzione di continuità.
Continua..
Varie Ricostruzioni
Dopo la primitiva chiesa di medie dimensioni (Cluny I), tra il 948 e il
981 fu ricostruita la chiesa principale (Cluny II), oggi conosciuta solo
tramite scavi archeologici. Mostrava un ampio presbiterio, con absidi
anche sul transetto, e un coro allungato, tripartito e con
deambulatorio. Il modello di Cluny II venne per esempio replicato
nella chiesa di Santa Reparata a Firenze.La crescente comunità a
Cluny aveva necessità di costruzioni su larga scala. Nel 1088,
venne fondata la terza chiesa abbaziale (Cluny III), di dimensioni
titaniche: lunga 187 metri, era dotata di nartece ed aveva ben
cinque navate, un coro allungato con deambulatorio e cappelle
radiali, un doppio transetto e cinque torri. Era il più grande edificio
religioso d'Europa prima della ricostruzione della Basilica di San
Pietro a Roma nel XVI secolo. Tra l'altro non venne demolita la
vecchia chiesa abbaziale, ma venne lasciata a fianco della nuova.
Continuna...
La campagna di costruzione fu finanziata dall'annuale census
stabilito da Ferdinando I di León, reggente della Castiglia e Leó in
un periodo fra il 1053 ed il 1065. Per Cluny, la somma equivaleva
semplicemente alla più grande annualità che l'ordine avesse mai
ricevuto da un re o un laico, e non venne mai superata.La
donazione annuale di Enrico I d'Inghilterra, pari a 100 marchi
d'argento (non d'oro), per il 1131, sembra poca cosa al confronto. Il
census alfonsino permise all'abate Ugo di affrontare la costruzione
della terza e imponente chiesa abbaziale. Quando i pagamenti in
monete d'oro islamiche estorte al regno di Castiglia e León vennero
in seguito a mancare, non tardò a manifestarsi una imponente crisi
finanziaria che afflisse i cluniacensi durante il periodo di Pontius.A
Cluny, l'importazione d'oro rese manifeste le ricchezze appena
scoperte dei cristiani spagnoli e portò la Spagna centrale per la
prima volta nella più ampia orbita europea.A cavallo fra il XVIII
secolo e il XIX, venne secolarizzata e, sebbene fosse la più grande
abbazie europea, gradualmente demolita, tanto che oggi rimangono
di essa solo pochi resti della crociera meridionale, della parte
orientale del transetto e di una delle torri, che comunque danno
un'idea delle sue dimensioni impressionanti.
Il monachesimo
francescano
La vita di San Francesco d’
Assisi
San Francesco d'Assisi, nato da Giovanni di Pietro
Bernardone ad Assisi il 26 settembre 1181 e morto
all’età di 45 anni sempre ad Assisi, il 3 ottobre 1226.
Fondatore dell'ordine mendicante che da lui poi prese
il nome, è venerato come santo dalla Chiesa cattolica.
Il 4 ottobre ne viene celebrata la memoria liturgica in
tutta la Chiesa cattolica. È stato proclamato patrono
principale d'Italia il 18 giugno 1939 da papa Pio XII,
che lo definì: "Il più italiano dei Santi, il più Santo
degli Italiani".
Conosciuto anche come "il poverello d'Assisi", la sua
tomba è meta di pellegrinaggio per decine di migliaia
di devoti ogni anno. La città di Assisi, a motivo del
suo illustre cittadino, è stata assunta a simbolo di
La basilica di san Francesco
d’assisi
Iniziata nel 1228, la basilica di assisi venne
consacrata nel1253 e conclusa nel 1280.
Nel 1230 vi fu traslato il corpo di san Francesco.
La basilica è composta da 2 livelli sovrapposti.
La chiesa inferiore ha un’unica navata di 4
campate con volte a crociera ribassate, un
transetto voltato a botte, un’ abside a pianta
semicircolare. L’ambiente si presenta come una
grande cripta per la devozione dei fedeli verso il
santo.
La chiesa superiore, destinata alla
predicazione, è ad aula unica con transetto e
abside poligonale. L’aula illuminata
copiosamente (luce=amore di dio), è
interamente ricoperta di affreschi; i più celebri,
della fine del XIII secolo, narrano, con
linguaggio asciutto e realistico, le storie di san
Francesco e sono opera di Giotto.
La pianta della basilica
Pianta della
basilica
superiore
Pianta
della
basilica
inferiore
“ Fate attenzione a come parlate! Potrebbe essere la profezia della vostra vita”
(celebre frase del santo).
San Francesco d’Assisi, affresco
di Cimabue, nella basilica di Assisi
La storia
L'Ordine francescano fu fondato da San Francesco d'Assisi. Egli
ottenne nel 1209/1210 dal papa Innocenzo III la possibilità di vivere
in modo radicale la povertà evangelica. Questo, infatti, a differenza
degli altri ordini religiosi esistenti, in particolare agostiniani e
benedettini, ebbe il carisma di praticare non solo una vita povera
ma di non possedere beni, quali conventi e terre, conducendo al
contempo una vita mendicante.
Gli ordini mendicanti sono quegli ordini religiosi che, non
vivendo stabilmente con le rendite del lavoro dei campi o del
commercio, vivono di "provvidenza", cioè grazie alle offerte dei
fedeli. Tale scelta, come nel caso dei francescani, comporta la
necessità di vivere nella povertà più radicale.
Una storia complessa
Già alla morte di Francesco, l'ordine da lui fondato si divise tra gli "spirituali"
ed i "conventuali".
Più che per il modo di intendere e praticare la povertà evangelica, i due rami si
distinsero per il "ruolo" che attribuirono all'ordine. Gli spirituali fecero
propria la vita ascetica e mendicante che aveva contraddistinto l'ordine ai suoi
inizi; i secondi, invece, preferirono una vita più conventuale e di cura delle
anime. Tipica figura di frate conventuale fu Antonio di Padova, noto tanto per
la sua povertà radicale, quanto per la sua opera di apostolato. Nella diatriba
sorta si trovarono coinvolti anche i laici aderenti al Terzo Ordine, infatti questi
uomini riuniti in fraternità, pur non aderendo alla vita religiosa vera e propria
con i tre voti di povertà, castità ed obbedienza, e non essendo nemmeno
chierici con facoltà di celebrare la messa e confessare, con il loro modo di
vivere povero, penitenziale ed in soccorso dei deboli e dei malati in ospedali ed
ospizi per pellegrini calcarono l'ideale francescano al punto che videro
l'autorità papale dar loro una regolamentazione con la Bolla Supra montem
del 18 agosto 1289, emanata a Rieti da papa Niccolò IV e diretta ai 'penitenti
lombardi' francescani.
Col passare dei secoli, l'ordine, o meglio gli ordini francescani sono stati oggetto di
continui tentativi di riforma. La più ampia è stata quella avviata dai "cappuccini",
frati che hanno cercato di coniugare vita contemplativa e povertà austera. Questi
frati, caratteristici per le lunghe barbe, hanno preso il nome dal proprio cappuccio,
più lungo di quello degli altri rami francescani.
frati francescani durante una preghiera
L’ordine francescano
L'Ordine francescano
Francesco d'Assisi fondò tre ordini riconosciuti dalla
Chiesa cattolica esistenti tutt'oggi ed aventi
Costituzioni proprie.
Il primo ordine è quello dei frati minori. La loro vita
è ancora oggi ispirata dalla Regola bollata approvata
dal papa Onorio III nel 1223. In seguito di ottocento
anni di una storia molto complessa, al giorno d'oggi
l'originario Ordo Minorum si divide in tre rami
principali: i Frati Minori, i frati minori conventuali e i
frati minori cappuccini. Oltre a questi tre diramazione
storiche, vi sono oggi altre fondazioni minori che si
Il secondo ordine
Il secondo ordine è quello delle Clarisse fondato da Chiara
d'Assisi, la quale ha redatto una Regola propria. È costituito
da suore di clausura ed attualmente è presente in tutto il
mondo. Analogamente al primo ordine, anche le discepole di
santa Chiara hanno subito un percorso storico piuttosto
articolato e oggi i monasteri clariani sono raccolti in diverse
"obbedienze".
Il terzo ordine
Il terzo ordine nacque per i laici, o meglio per i secolari,
cioè coloro che pur non entrando in convento, vivono nelle
loro famiglie la spiritualità francescana. Oggi è chiamato
Ordine Francescano Secolare. Parte integrante di esso è la
Gioventù Francescana: una associazione riconosciuta dalla
Chiesa di giovani cattolici che condividono e vivono il
Vangelo e il loro essere francescani nel mondo di oggi, sul
posto di lavoro o nello studio. Oltre a questi, abbiamo
anche il Terzo Ordine Regolare , costituito - appunto - da
"regolari" cioè religiosi che, nel corso della storia, sono
divenuti tali a partire da fraternità di laici intenzionati a
condurre una vita di consacrazione totale. Mentre nei
primi secoli l'Ordine è fortemente caratterizzato da una
incidenza della fraternità, nei secoli successivi sarà più la
testimonianza di singoli importanti personaggi ad
esprimere il valore del vivere la penitenza nel secolo.
Questo non significa che l'incidenza sia minore; ne è la
I francescani oggi
Papa Leone XIII, alla fine del XIX secolo, ha voluto porre ordine tra i tanti
movimenti nel frattempo nati, e decise di riunirli in quattro ordini, ognuno dei
quali ha il proprio Ministro Generale:
i tre ordini dei Minori:
o
Ordine dei Frati Minori;
o
Ordine dei Frati Minori Conventuali;
o
Ordine dei Frati Minori Cappuccini.
il Terzo Ordine Regolare
Ciò nonostante, nell'ultima metà del XX secolo, sono nate nuove diramazioni: in
Italia i "Fratelli di San Francesco", i "Piccoli Fratelli e Sorelle della Via" e i
"Frati Minori Rinnovati" (che si ripromettono di rivivere l'originaria povertà
francescana non possedendo alcun bene, neanche come ordine), i Frati Minori
Missionari in Brasile, i "Francescani del Rinnovamento" negli USA, ed in
particolare i "Frati Francescani dell'Immacolata", nati dall'Ordine dei Frati
Minori Conventuali, che si dedicano, sull'esempio di San Massimiliano Kolbe,
alle comunicazioni sociali, alla preghiera eucaristica, diffusione della venerazione
alla Vergine Immacolata.
A cura di …
Michele Diomedi
Luca Raffaeli
Alessio Aireti
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Monachesimo eremitico - Comune di Civitanova Marche