Storia della
carta
Dal papiro al
pappê...
Dalla Cina all’Italia
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La carta ha origini lontane, non solo nel tempo ma anche
nello spazio. Nel 105 d.C. Ts'ai Lun informa l'imperatore della
Cina di aver fabbricato un nuovo materiale adatto alla
scrittura, usando solo "vecchi stracci, reti da pesca e scorza
d'albero".
La tecnica era davvero rivoluzionaria perché si basava
sull'idea di intrecciare fibre ottenendo così un materiale
leggero, economico e resistente. La scoperta varca ben
presto i confini della Cina: gli scritti buddisti si diffondono in
Giapppne grazie al monaco Dokio, e insieme ai testi si
diffonde anche il nuovo materiale su cui sono scritti; ben
presto i giapponesi diventano essi stessi abili fabbricanti di
carta. Nel 750 d.C. un prigioniero cinese, cartaio di
professione, insegna agli Arabi la tecnica di fabbricazione,
che tramite questo popolo si diffonde in Spagna per poi
arrivare, attorno all'anno 1000, in Italia.
Carta straccia...
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I cinesi riuscivano a fabbricarla in molti modi, partendo sia dagli stracci, sia dalla
scorza degli alberi, sia dai germogli di bambù.
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Nel 751 d.C. ad Atlah, sul fiume Tala's, nel Turkestan, fu combattuta una grande
battaglia tra gli arabi, in movimento espansionistico verso Oriente, e gli abitanti
della regione, sostenuti dai Cinesi. Questa battaglia merita di essere ricordata
perché da un lato dischiuse agli arabi le porte dell'Asia Centrale consentendo loro
di spingersi sino alle frontiere del Celeste Impero e dell'altro dischiuse alla prodigiosa
invenzione di T'sai Lun, attraverso un cartaio cInese catturato sul campo e condotto
prigioniero a Samarcanda, la via del Medio Oriente e, successivamente, del
Mediterraneo e dell'Europa.
Gli Arabi assorbirono e svilupparono il metodo cinese per fabbricare la carta dagli
stracci e lo portarono in Spagna e in Italia, intorno al 1000 d.C. Si dice che gli arabi
usino le bende delle mummie per fabbricare la carta! Con rapidità la fabbricazione
della carta si diffuse nel nostro continente e conobbe progressi tecnici apportati dai
cartai europei. NEI DOCUMENTI NOTARILI SI SCOPRE CHE LA CARTA STRACCIA VIENE
CHIAMATA A GENOVA CARTA PAPYRI... o PAPIRUS o PAPERUS
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In genovese PAPPÊ!
Cartiera e torrente sono
strettamente collegati!
Prima della carta:il papiro
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Prima dell' invenzione della carta molti materiali erano stati usati come
supporto per la scrittura: argilla. legno, osso, bambù. papiro, pergamena. Non
erano però di grande praticità, essendo ingombranti, fragili, difficili da
adoperare e da trasportare.
Il papiro, in particolare, ebbe notevole diffusione tra gli Egizi. Si ricavava dalla
parte interna del fusto di una pianta di papiro: veniva tagliato in strisce sottili
che venivano poi stese verticalmente, una accanto all'altra. Un secondo
strato era poi disposto in modo perpendicolare al precedente. Le fibre così
sovrapposte venivano compresse e seccate e assumevano l'aspetto di un
vero e proprio foglio. I fogli di papiro erano però molto fragili e non potevano
I formare un libro, che si sarebbe rovinato con l'uso.
Amalfi, Venezia, Prato, Cividale del Friuli, Fabriano e Genova sono state le
sedi delle maggiori cartiere, e nei secoli hanno perfezionato la tecnica di
fabbricazione, rendendo la carta più resistente e più bianca. Il nostro
ARCHIVIO NOTARILE a Genova è ricchissimo di importanti atti notarili scritti
sulla carta fatta con gli stracci.
Si abbandona l’uso della pergamena.
La pergamena
 Altro
materiale scrittorio largamente
diffuso nell’antichità fu la pergamena. A
differenza del papiro, di natura vegetale,
la pergamena veniva preparata
utilizzando come materia prima la pelle di
animali.
La stampa
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L'evoluzione tecnica riceve una forte spinta con l'invenzione della stampa a
caratteri mobili, che richiede quantità di carta sempre maggiori, tanto che in
Italia alla fine del 1600 vengono emanate le prime leggi che vietano
l'esportazione di stracci e di altri materiali utilizzati nella fabbricazione di
questo materiale, ormai considerato prezioso e insostituibile. Prima che il
legno cominci a essere impiegato a questo scopo passeranno però quasi
due secoli. Solo nel 1845 Keller scopre il nuovo ingrediente. La miscela
composta da segatura e pasta di stracci viene perfezionata da Voller
qualche anno più tardi, e finalmente inizia la produzione industriale della
carta. S'inaugura così l'era della produzione in serie del libro, che permette di
stampare un numero elevato di copie a costi contenuti, con grande
vantaggio per la diffusione della cultura. Con il legno si riescono a sfruttare al
meglio le opportunità offerte dalla macchina "continua" inventata già nel
secolo precedente da Louis Robert che, a considerevole velocità e bassi
costi, produce un nastro continuo largo 60 centimetri. Da allora i progressi non
si contano: innovative tecnologie di produzione, migliore qualità, costi sempre
più ridotti e quantitativi di produzione enormi hanno conferito a questo
materiale il ruolo insostituibile che oggi ha nella vita di tutti.
macchine
La carta in Italia
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In Italia si ebbero ben presto numerose cartiere. Famose, tra le altre, quelle di Fabriano,
delle quali si fa menzione per la prima volta in documenti fabrianesi del 1283, scritti su una
carta di fabbricazione locale che testimonia l'elevatissimo livello tecnico già raggiunto in
quel periodo. Cartiere esistevano allora anche a Prato, ad Amalfi, a Venezia, a Cividale del
Friuli eà in altri comuni. Recentemente, come si apprende da una interessante monografia
sulla storia della carta, pubblicata qualche anno fa e curata da Carlo E. Rusconi per le
Cartiere Burgo, il ritrovamento di un documento veneziano del 1292 ha svelato l'esistenza,
prima ignorata di una fabbrica di carta nella città di Modena.
Ai cartai italiani spettano non pochi meriti nel processo di perfezionamento della
produzione. Essi meccanizzarono la molitura degli stracci (che veniva prima eseguita
manualmente), introdussero la collatura dei fogli con gelatina animale (anziché con colle e
succhi vegetali), crearono e regolamentarono i diversi tipi e formati di carta e, infine,
introdussero nella fabbricazione della carta la «filigranatura» dei fogli.
Nella seconda metà del 1200 furono infatti prodotti in Italia, per la prima volta nel mondo,
dei fogli di carta contrassegnati da un ornamento caratteristico, ben visibile soprattutto in
trasparenza: la «marca d'acqua» o « filigrana». Il piano delle «forme » quadrate o
rettangolari, che servivano a trasformare in fogli di carta l'impasto ottenuto a partire dalla
molitura degli stracci, era costituito, presso i carta e italiani, da fili metallici tesi (i cinesi e gli
arabi usavano invece lamelle di legno o di metallo). I cartai poterono osservare che ogni
deformazione di questi fili, accidentale o fatta ad arte veniva fedelmente riprodotta nel
foglio« finito ». Nacquero così, e si diffusero rapidamente in Europa, le «filigrane », che
servivano da contrassegno del fabbricante o del cliente cui la carta era destinata:
troviamo così tra le filigrane stemmi araldici ecclesiastici, emblemi di associazioni di
corporazioni o di imprese com merciali, simboli religiosi e persino amuleti e segni zodiacali,
destinati evidentemente a consumatori superstiziosi.
Cartiera a Mele
Cartiere a Genova
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Non si sa ancora bene come la carta sia stata introdotta in Italia ma possediamo
attestazioni certe della produzione della carta a Genova nel XIII secolo. In un atto notarile
rogato a Genova nel 1235, due liguri proprietari di cartiere assumono un cartaio per i loro
opifici. Nel 1255 un cartaio genovese ed uno milanese costituiscono una società per avviare
la produzione di carta nel milanese.
Le cartiere fiorirono in tutta la Liguria e, per quanto ci riguarda, lungo i torrenti di Pegli, Voltri,
Mele, Acquasanta.
Si dice che la carta sulla quale venne redatta la Magna Charta Libertatum degli Inglesi, con
la quale re Giovanni si trovò costretto a concedere la Costituzione al popolo britannico nel
1215, fosse di fabbricazione genovese.
E' certo che il prodotto cartario genovese fosse così pregiato da poter ottenere tra il Cinque
e Seicento il monopolio sul mercato europeo. La carta fabbricata nel territorio della
Repubblica genovese veniva usata nelle corti e nelle cancellerie di Spagna e Inghilterra,
perchè considerata la più solida e l'unica a resistere ai tarli, un pregio questo che derivava
dal fatto che per la sua produzione venivano usati stracci di lino e di canapa.
La capitale della fabbricazione della carta su tutto il territorio della Repubblica di
Genova fu per circa tre secoli Voltri e in particolare la zona di Mele e
dell'Acquasanta.
Narra la leggenda che i reggenti di Gran Bretagna preferissero la carta ivi prodotta
alle altre «perché in quella zona l’acqua è molto limpida!!».
Qualche esempio
da
fonti dell’archivio di Stato e
da Briquet e Lopez...
1235, giugno 24, Genova
 Gualterius
Englesius si impegna per un
anno nei confronti di Mensis de Lucha a
lavorare con lui per fabbricare PAPIRUM
(OSSIA CARTA STRACCIA) PER UNO
STIPENDIO MENSILE DI 27 SOLDI GENOVINI
con la promessa di non lavorare con
nessun altro e di non insegnare a nessuno
la suddetta lavorazione fino al termine del
contratto...(Notaio Matteo de Prendono)
1253, marzo 29, Genova
 Simonetto
di Chiavari abitante a san Siro
compra da Fulcone Armanigra TOT
PAPIRUM per lire 26 e 15 genovini pagabili
entro un mese
 ( Notaio Giannino de Prendono)
Ecco un esempio di documento dove un
cartaio compra merce da un drappiere...
Al lavoro...
Dopo la scoperta dell’America
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Dopo la scoperta dell' America, la colonizzazione europea di quel continente estese la fabbricazione della
carta al Nuovo Mondo. Con la fondazione di una prima cartiera nel Messico (1575) ad opera degli
spagnoli e di una seconda in Pennsylvania (1690) ad opera degli olandesi, si conclude il viaggio della
carta attraverso il mondo ed attraverso i secoli. In Europa, frattanto, la produzione cartaria registrava nuovi
progressi tecnici e la carta si affermava ormai sempre più come merce di prima necessità, indispensabile
alla vita e al progresso della società. L'invenzione della stampa a caratteri mobili, verso la fine del 1400,
con il conseguente impulso alla diffusione della cultura, contribuì certo in misura determinante allo
sviluppo tecnico e commerciale della fabbricazione della carta e alla ricerca di nuovi mezzi capaci di
consentire una produzione più elevata, migliore ed a minor costo.
Fino alla fine del 1600, ad esempio, la molitura. degli stracci per la preparazione della pasta da mettere
nelle «forme» venne fatta con batterie di magli. Ma le nuove macchine molitrici a cilindri rotanti muniti di
lame metalliche,le «pile olandesi », così chiamate dalla patria d'origine dell'invenzione, permisero di
migliorare la qualità della pasta, di variarne il grado di raffinazione secondo il tipo di carta da fabbricare e,
soprattutto, di produrne in breve tempo notevoli quantità. Le «pile olandesi» entrarono in funzione per la
prima volta nel 1672 e, nonostante le precauzioni prese delle autorità per conservare il segreto sulle
particolarità tecniche delle nuove macchine, queste si diffusero rapidamente negli altri paesi d'Europa.
Ma il più grosso ostacolo alla produzione «in massa» della carta era rappresentato dalla relativa scarsità
degli stracci e cioè della materia prima. Scarsità che è ben documentata da una legge di Parma (1681)
con la quale si vietava in modo tassativo l'esportazione e l'uscita dal territorio di stracci o di qualsiasi altro
materiale interessante la fabbricazione della carta. Fu soltanto nel 1884, dopo che da più di un secolo si
erano fatti studi sulla possibilità di sfruttare il legno quale materia prima di uso corrente (come del resto
avevano già fatto i Cinesi e i Giapponesi nell'antichità), che Friedrich Keller riuscì ad ottenere la carta di
una miscela contenente il 60 per cento di segatura ed il 40 per cento di pasta di stracci. Il metodo fu
successivamente perfezionato da Voelter (1861). Quasi contemporaneamente era stata isolata dai
vegetali la cellulosa (capace di conferire alla carta, più ancora che non la semplice pasta di legno, una
robustezza ed un candore notevoli), ed erano stati messi a punto i metodi per produrla industrialmente.
La nuova, larga disponibilità di materia prima portò naturalmente alla ribalta della produzione mondiale i
paesi ricchi di foreste e permise finalmente all'industria di sfruttare appieno le grandi possibilità offerte dalla
cosiddetta «macchina continua » * per la fabbricazione della carta, che era stata inventata dal francese
Louis Robert, collaboratore dei famosi tipografi e cartai Didot. Il primo esemplare di questa macchina è del
1799 e produceva, a velocità notevole e con basso costo d'esercizio, un nastro continuo della larghezza di
60 cm.
Carta straccia...
Tecniche
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La carta si ottiene per feltratura sulla superficie di una filiera o di una rete di una
sospensione acquosa di fibre generalmente vegetali. La rete lascia scolare l’acqua
trattenendo le fibre che si dispongono in maniera casuale o, nel caso delle
moderne macchine continue, orientate preferenzialmente nella direzione del
movimento della rete della macchina continua.
Perché il feltro asciugato abbia le caratteristiche di un foglio di carta occorre che le
fibre di cellulosa siano state preventivamente raffinate. È necessario cioè lavorarle
meccanicamente, in presenza di acqua, fino ad ottenere fibre sufficientemente
idratate, lunghe, morbide e flessibili, capaci, al momento della definitiva
asciugatura del foglio, di legarsi le une alle altre con legami di tipo chimico fisico. La
forza e il numero di tali legami, assieme alla resistenza alla rottura delle singole fibre,
determineranno le caratteristiche di resistenza meccanica del foglio di carta finito.
È evidente che la resistenza alla lacerazione, alla piegatura, allo strappo del foglio
formato, così come la resistenza all’invecchiamento, dipenderà molto dalla qualità
della cellulosa usata come materia prima e dalla tecnica di raffinazione adottata.
Nel periodo arcaico, in estremo oriente, la cellulosa veniva inizialmente ricavata per
macerazione in acqua e successiva battitura a mano, con appositi bastoni, della
corteccia dei rami verdi di alcune piante tra cui principalmente il «morus papirifera
sativa»; in seguito si utilizzarono fibre di canapa, lino, cotone ottenute direttamente
dai vegetali o dalla lavorazione degli stracci bianchi.
Con la scoperta del cloro e la messa a punto delle tecniche di sbianca, sin dalla
fine del secolo diciottesimo si poterono utilizzare, come materie prime da cui
ricavare carta, gli stracci colorati precedentemente non adatti alla preparazione di
carta bianca utile alla scrittura.
Purtroppo però, con la maggiore disponibilità di materie prime, si ebbe
contemporaneamente un primo peggioramento della loro qualità. Il cloro, oltre ad
avere un’azione sbiancante, innescava processi di degradazione ossidativa e
idrolitica della fibra cellulosica con conseguente diminuzione della sua resistenza
meccanica.
Finestre per asciugare
Tecniche medievali
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La carta di stracci veniva fatta nel seguente modo: gli stracci bianchi erano
selezionati e lavati minuziosamente in una tinozza con buchi di drenaggio e poi lasciati
a fermentare per quattro o cinque giorni. In seguito i cenci che si disintegravano
erano tagliati a pezzi e battuti per alcune ore in acqua corrente, lasciati macerare per
una settimana e poi battuti ancora e così via per molte altre volte fino al momento in
cui si trasformavano in una polpa fluida.
Nei pressi dei corsi d’acqua essi venivano battuti da pile azionate dalla ruota del
mulino che riduceva gli stracci in poltiglia che veniva versata in una grande tinozza.
Un telaio di fili, lo stampo, veniva immerso nella vasca e, una volta estratto, tirava su
una «pasta» di fibre bagnate; poi veniva scosso dal cartaio e liberato dalle
sgocciolature e finalmente svuotato su un panno di feltro. Su di esso si poneva un altro
panno di feltro e così ogni foglio umido veniva posizionato all’interno di una struttura
fatta di strati di fogli di carta e di panni feltro alternati. In seguito, questa struttura
multistrato veniva pressata per togliere l’acqua in eccesso ed i fogli di carta rimossi e
posti ad asciugare. Una volta pronti, i fogli venivano immersi in una colla animale
ottenuta dall’ebollizione di scarti di pellame. Infatti i maestri cartai di Fabriano, per
eliminare la causa del facile deterioramento dei fogli sostituirono alle sostanze
amidacee la colla animale, ricavato dal carniccio, scarto delle locali concerie. E
questo fu un passaggio importante, considerato che prima a Fabriano (e non solo)
vigeva il divieto di utilizzare supporti cartacei per la stesura di atti pubblici o notarili, in
virtù della loro facile deperibilità. I fogli venivano poi esposti all'azione di ventilazione
naturale distribuendoli sopra l'erba di un prato o stendendoli sopre corde di canapa in
un locale, "stenditoio" o "stendaggio", con grandi finestre che favorivano la formazione
di correnti d'aria.
La collatura
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Perché il foglio di carta sia adatto a ricevere l’inchiostro, sia cioè adatto alla
scrittura, è necessario che esso sia anche collato. È necessario cioè che sia presente
tra le fibre una qualche sostanza, introdotta nella sospensione acquosa delle fibre
stesse prima della formatura del foglio o stesa sulla superficie del foglio finito, che
impedisca lo spandimento dell’inchiostro. Una carta non collata si comporterebbe
come una carta assorbente su cui non è agevole scrivere con un inchiostro a base
acquosa.
Anche la tecnica della collatura così come quella della raffinazione ha avuto
un’evoluzione nel corso dei secoli. Ancora una volta le innovazioni hanno portato a
produrre carta sempre più economica, ma ancora una volta gli effetti positivi
dell’evoluzione hanno avuto come contropartita gravissimi effetti negativi sulla
stabilità del prodotto.
I collanti utilizzati in Asia nei primi secoli d.C. erano esclusivamente di natura
vegetale. Erano pressoché non influenti sulla stabilità della carta.
Nel periodo in cui la fabbricazione della carta andava diffondendosi in Europa, a
Fabriano si cominciò ad utilizzare la cosiddetta «collatura alla gelatina» o «collatura
con colla animale». Si tratta di sostanze proteiche ottenute per bollitura in acqua di
carniccio, pelle, ossa e altri scarti di origine animale. Con questo tipo di collatura,
molto apprezzato dagli amanuensi, si migliorò nettamente la scrivibilità della carta
senza influire sensibilmente sulla sua stabilità.
cartai
La filigrana
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La filigrana è il marchio di fabbrica
della cartiera produttrice e rappresenta uno
dei riferimenti più importanti per la datazione
e la localizzazione della carta e per la
ricostruzione della storia dei codici manoscritti
o a stampa.
La filigrana, ricavata inserendo un marchio
lavorato nella forma contenente la pasta di
stracci, salvo alcune eccezioni non era
collocata nel mezzo della forma ma al centro
di una delle sue metà.
Cellulosa
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Intorno al 1840 si riuscì a trovare un modo per fabbricare la carta utilizzando
materiali più economici: si utilizzò il processo di sfibratura del legno che
veniva cosi' ridotto in pasta cellulosa.
La materia prima utilizzata oggi per la fabbricazione della carta è la cellulosa,
una sostanza del regno vegetale. Il legno viene ridotto in trucioli ed associato
a sostanze chimiche ottenendo così la pasta di carta.
Questo ammasso molle viene poi appiattito per mezzo di appositi rulli, fino ad
ottenere dei fogli che si fanno essiccare.
Ogni anno per la fabbricazione della carta si utilizzano 40.000 ettari di bosco.
Per produrre 1kg di carta da cellulosa vergine, occorrono circa 440 litri di
acqua e circa 7.6 KW di energia elettrica invece per produrre 1 Kg di carta,
da carta da macero, sono sufficienti solo 1.8 litri di acqua e 2.7 Kw di
elettricità.
Attualmente gli Stati Uniti e il Canada sono i maggiori produttori di carta. Una
quantità considerevole di pasta di legno e di carta da giornale viene
prodotta anche Finlandia, Giappone e Svezia.
Dall’albero alla carta
Sapete quanti fogli di carta si
ricavano da un albero?
Circa 79.000.
Secondo Greenpeace attualmente gli Italiani hanno un consumo di
carta procapite tra i più alti del mondo: circa 200 kilogrammi, cioè
circa 80 risme di A4. Ciò significa che una famiglia di 4 persone
"consuma" 2 alberi ogni anno. La parola d'ordine è perciò riciclare: la
carta che si utilizza comunemente nelle stampanti, una volta riciclata,
ha una resa che varia tra l'80 e il 90%. Ciò significa che 100 fogli di carta
nuova, opportunamente trattata, consente di ottenere 80-90 fogli di
carta riciclata. Tradotto in alberi, ciò significa che 200-220 risme di carta
riciclata equivalgono al salvataggio di una pianta. E allora usiamo la
raccolta differenziata e...ricicliamo!
Cartiera e torrente...
Andiamo ad Acquasanta a
visitare la cartiera!
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storia della carta 2