Lezione 4
Scelta dell’impresa di come produrre

ultimo aggiornamento 6 aprile 2011
1
Sommario
Indice della lezione

forma giuridica di una impresa

bilancio di una impresa

tecnologia e funzione di produzione

minimizzazione dei costi nel breve e nel lungo
periodo
2
La forma giuridica di una impresa
 La produzione è realizzata dalle imprese, cioè
da una organizzazione finalizzata all’offerta di
un bene o un servizio a degli acquirenti

Le sue forme giuridiche principali sono:


l’impresa individuale, in cui proprietà e gestione
fanno capo ad un’unica persona che risponde
personalmente e illimitatamente di eventuali perdite
con il proprio patrimonio
la società di persone, la cui proprietà è condivisa tra
più soci, alcuni dei quali possono dedicarsi alla
gestione, mentre altri possono limitarsi ad apportare
capitale. I soci rispondono illimitatamene e
solidalmente di eventuali perdite
3
La forma giuridica di una impresa


la società di capitali, la cui proprietà è distribuita fra
più soci che apportano unicamente capitale. La
responsabilità dei soci in caso di perdite è limitato al
reddito conferito alla società per acquistare la propria
quota societaria
La proprietà delle società di capitali è spesso
diffusa tra molti soci che hanno la possibilità di
acquista e rivendere le proprie quote sotto
forma di azioni in appositi mercati finanziari

gli azionisti ottengono un reddito sia sotto forma di
dividendo che di guadagno di capitale derivante da
un aumento del prezzo di mercato dei titoli azionari
4
La forma giuridica di una impresa

Nelle società di capitali si realizza, di solito, la
separazione tra proprietà e gestione



ciò pone rilevanti problemi di controllo e di conflitto di
interessi tra proprietari e gestori
l’articolazione della struttura di governo delle
imprese e le specifiche contrattuali con le quali
vengono stabiliti obblighi e compensi dei gestori
sono gli strumenti tramite i quali si cerca di risolvere
problemi di controllo e conflitto di interesse
la massimizzazione del profitto può essere
considerata comunque una buona approssimazione
dell’obiettivo di qualunque azienda
5
Il bilancio di una impresa
 Il bilancio è il principale documento tramite il
quale l’impresa comunica a tutti coloro che
sono coinvolti e interessati nell’attività
dell’impresa i risultati della gestione

I due principali prospetti di un bilancio sono il
conto profitti e perdite e lo stato patrimoniale

nel conto profitti e perdite vengono registrate le
principali variabili di flusso dell’impresa in un
determinato periodo: ricavi, costi, profitti

nello stato patrimoniale vengono registrate le
principali variabili di stock, cioè i fondi, alla fine del
periodo in considerazione: attività, passività, crediti,
debiti
6
Il bilancio di una impresa

Le variabili di flusso possono essere misurate
solo in riferimento ad un arco temporale, ad un
intervallo


i ricavi e i costi in un trimestre, oppure in un giorno
Le variabili di stock, o fondi, possono essere
misurate in un dato istante di tempo

i debiti verso terzi all’inizio dell’anno, oppure alla fine
dell’anno
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Il conto dei profitti e delle perdite

Il profitto di una impresa è la differenza tra ricavi
e costi
P = RT – CT = P·Q – CT

I profitti non coincidono necessariamente con
quanto entrato in cassa nel periodo di
riferimento

il flusso di cassa registra la differenza tra incassi e
pagamenti effettivamente effettuati

un posponimento di incassi o pagamenti, e quindi
l’esistenza di crediti o debiti commerciali, possono
creare differenze tra profitti e flusso di cassa
8
Il conto dei profitti e delle perdite

Il profitto viene calcolato in base al criterio di
competenza


registra i ricavi e i cosi relativi al periodo di
riferimento, indipendentemente dal momento
dell’effettivo incasso o esborso
Il profitto risultante dal bilancio, cioè il profitto
contabile, non coincide sempre con il profitto
economico, cioè quello preso a riferimento dalla
teoria economica

nell’approccio economico i costi comprendono non
solo le voci contabili che si riferiscono a esborsi ma
anche i costi opportunità
9
Il conto dei profitti e delle perdite


per ottenere il profitto economico al conto profitti e
perdite vanno aggiunti i costi figurativi relativi a
mancati guadagni derivanti dal potenziale utilizzo
alternativo di risorse aziendali: tempo di lavoro del
proprietario gestore, affitto a terzi di locali o mezzi
produttivi
Nel conto profitti e perdite va inserito anche il
costo d’uso del capitale



il capitale si consuma e perde di valore
il suo costo d’uso è misurato tramite il
deprezzamento
il deprezzamento può derivare sia da usura che da
obsolescenza tecnica
10
Il conto dei profitti e delle perdite


il deprezzamento è una ulteriore causa di
scostamento tra profitti e flusso di cassa
La produzione momentaneamente invenduta
alla fine dell’esercizio del bilancio non deve
essere considerata fra i ricavi

va ad incrementare lo stock delle scorte
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Lo stato patrimoniale
 Registra lo stock di attività e passività

le attività sono i crediti e il patrimonio dell’impresa:
liquidità, crediti, scorte, immobili, impianti e
attrezzature

le passività sono i debiti verso fornitori, dipendenti,
banche

la differenza fra crediti e debiti è il capitale netto, cioè
le risorse proprie dell’azienda, le risorse apportate
dai soci

il capitale netto può essere interpretato come un
debito dell’azienda nei confronti dei proprietari

i profitti non distribuiti sotto forma di dividendi
incrementano il capitale netto
12
Ricavi e costi

Per raggiungere l’obiettivo di massimizzare i
profitti l’impresa deve risolvere vari problemi

se e quanto produrre, cioè come fissare Q

a che prezzo produrre, cioè come fissare P

come produrre, cioè come minimizzare i costi per
ogni livello di produzione
CTQ = f(Q)

Per ora ci concentriamo sui costi, cioè per le
spese relative all’utilizzo delle risorse impiegate
nella produzione

le risorse utilizzate vengono dette fattori produttivi
13
I costi


senza perdita di generalità, si suppone che i fattori
produttivi siano due: capitale, K, e lavoro, L
Il costo totale è dato dalla spesa per i fattori
produttivi utilizzati
TCQ = w·LQ + r·KQ


dove w è il costo unitario del lavoro e r il costo d’uso
del capitale
Il costo totale ha quindi due componenti

il prezzo dei fattori, che non dipende di regola dalle
scelte dell’impresa

la quantità dei fattori utilizzati
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I costi

Decidere come produrre significa scegliere una
combinazione di capitale e lavoro che renda
minimi i costi, dati i loro prezzi

La scelta della combinazione produttiva ottimale
è un problema economico

La decisione economica deve tener conto del
vincolo rappresentato dalla tecnologia
disponibile

la tecnologia disponibile è riassunta e rappresentata
dalla funzione di produzione
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La funzione di produzione

La funzione di produzione definisce la massima
quantità di prodotto ottenibile per ogni
combinazione di fattori produttivi
Q = F (K,L)

rappresenta la tecnologia, ovvero l’insieme delle
tecniche di produzione

una singola tecnica produttiva è identificata dal
rapporto tra capitale e lavoro, cioè dall’intensità di
capitale

una certa quantità di prodotto, Q0, è ottenibile con
più tecniche differenti
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La funzione di produzione

L’isoquanto rappresenta tutte le combinazioni di
fattori produttivi che permettono di produrre Q0

La pendenza dell’isoquanto è detto saggio
marginale di sostituzione tecnica

misura quante unità di fattore capitale posso
sostituire incrementando di una unità il fattore lavoro
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La funzione di produzione
K
F(K, L) = Q0
L
18
La minimizzazione dei costi

Per risolvere il problema di come produrre
l’impresa deve trovare, per ogni livello di
prodotto, cioè per ogni isoquanto, la
combinazione dei fattori che minimizza i costi

Graficamente i costi possono essere
rappresentati da rette di isocosto

una retta di isocosto rappresenta le combinazioni di
capitale e lavoro che danno luogo allo stesso costo
totale
C = rK + wL

K = C/r – (w/r) L
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La minimizzazione dei costi
CT = 200, r = 2, w = 4
K = C/r – (w/r) L
20
La minimizzazione dei costi


il valore assoluto della pendenza dell’isocosto (w/r)
misura il prezzo relativo del lavoro rispetto al capitale

per un livello di costo superiore si ottiene un isocosto
parallelo e più esterno

si ha una famiglia di isocosti, così come si aveva una
famiglia di curve di indifferenza nel caso della scelta
del consumo ottimo
Dato un isoquanto, la combinazione dei fattori
che minimizza i costi è quella in corrispondenza
della quale si verifica la tangenza tra isoquanto
e isocosto
21
La minimizzazione dei costi
22
La minimizzazione dei costi

In corrispondenza della combinazione ottimale
dei fattori si verifica l’uguaglianza
SMST = - (w/r)

Questo spiega perché paesi poveri, con un
basso salario, adottino tecnologie ad alto
contenuto di lavoro

Per ogni livello produttivo, Q, è possibile
individuare la combinazione ottimale, dati w e r,
e il costo minimo totale
23
La minimizzazione dei costi
24
La minimizzazione dei costi
25
La funzione di costo totale di lungo periodo

Per ogni livello di produzione viene quindi
individuato un livello di costo totale minimo di
produzione corrispondente alla combinazione
ottimale

La relazione tra livello di produzione e costo
minimo è detta costo totale di lungo periodo
LTCQ = F(Q, w, r) = w LQ* + r KQ*
dove LQ* e KQ* sono il livello di lavoro e capitale
che garantiscono la tangenza tra isocosto e
isoquanto per ogni livello di prodotto Q
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Costo medio e costo marginale di lungo periodo

Per analizzare le decisioni di se e quanto
produrre è utile ricavare dalla funzione di costo
totale di lungo periodo due altre funzioni

il costo medio di lungo periodo, il costo unitario di
produzione
LACQ = LTCQ / Q

il costo marginale di lungo periodo, il costo
dell’ultima unità prodotta
LMCQ = D LTCQ / D Q
27
Costo medio e costo marginale di lungo periodo


Tra costo medio e costo marginale esiste uno
stretto collegamento

quando costo marginale < costo medio, il costo
medio è decrescente

quando costo marginale > costo medio, il costo
medio è crescente
Questo implica che in corrispondenza della
quantità prodotta per la quale il costo marginale
interseca dal basso il costo medio, il costo
medio raggiunge il suo minimo
28
Costo medio e costo marginale di lungo periodo
29
Costo medio e costo marginale di lungo periodo
AC, MC
Q
30
Costo medio e costo marginale di lungo periodo
= MES
31
Economie e diseconomie di scala

La forma delle funzioni di costo di lungo periodo
dipendono dalle caratteristiche della tecnologia,
ovvero della funzione di produzione

se il costo medio di lungo periodo è decrescente,
allora si dice che la tecnologia mostra economie di
scala

se il costo medio di lungo periodo è crescente, allora
si dice che la tecnologia mostra diseconomie di scala

se il costo medio di lungo periodo è costante, allora
si dice che la tecnologia mostra rendimenti costanti
di scala
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Economie e diseconomie di scala
rendimenti di scala costanti
33
Economie e diseconomie di scala
diseconomie di scala
34
Economie e diseconomie di scala
economie di scala
35
Economie e diseconomie di scala


Le economie di scala derivano da

indivisibilità di alcuni fattori produttivi

specializzazione dei fattori produttivi

costi di costruzione degli impianti crescenti in
maniera meno che proporzionale
Le diseconomie di scala derivano da


costi crescenti di controllo e coordinamento
costi di trasporto crescenti all’aumentare della
dimensione territoriale o geografica dell’impresa
36
Economie e diseconomie di scala

In un settore con tante piccole imprese in
concorrenza tra loro la forma dei costi medi di
lungo periodo è tipicamente a forma di U

Il volume di produzione in corrispondenza del
quale si raggiunge il costo medio minimo viene
chiamato scala minima efficiente, MES
37
Breve e lungo periodo

Finora si è implicitamente assunto che le
imprese fossero libere di scegliere la
combinazione ottimale di capitale e lavoro al
fine di minimizzare i costi

In effetti, modificare la quantità utilizzata di
fattore lavoro è, entro certi limiti, molto più
semplice che modificare la quantità di capitale

il lavoro straordinario può essere un modo di variare
l’utilizzo del fattore lavoro

per aumentare il capitale occorre costruire impianti e
macchinari e questo richiede tempo
38
Breve e lungo periodo

Si introduce la distinzione tra breve e lungo
periodo



nel lungo periodo l’utilizzo di tutti i fattori produttivi
sono liberamente modificabile
nel breve periodo l’impresa può modificare l’utilizzo
soltanto di alcuni fattori, mentre la quantità utilizzata
di altri rimane determinata dalle scelte passate
Non esiste un arco temporale specifico che
separa il breve dal lungo periodo

l’arco temporale di riferimento varia a seconda del
settore produttivo preso in considerazione
39
Costo totale di breve periodo

Finora è stato preso in considerazione solo il
lungo periodo

Vengono presentati ora i costi di breve periodo

Nel breve periodo

il capitale viene considerato un fattore produttivo
fisso, cioè la cui disponibilità non varia ed è
determinata dalle scelte passate

il lavoro viene considerato un fattore variabile e il suo
livello di utilizzo dipende dalla quantità prodotta
40
Costo totale di breve periodo

La funzione dei costi totali di breve periodo
associa ad ogni livello di produzione, Q, e ad
ogni livello del capitale iniziale, K0, un livello dei
costi totali di produzione
STCQ = F(Q, w, r, K0) = w LQ + r K0

La quantità del fattore variabile necessaria per
produrre Q dato K0 è determinata dalla
tecnologia

cioè dalla funzione di produzione
Q = F (K0,L)
41
Costi fissi e costi variabili

I costi totali di breve periodo possono essere
decomposti in costi fissi, che non variano al
variare della quantità prodotta Q e costi variabili,
che sono una funzione di Q
STCQ = SVCQ + SFC0
dove
SVCQ = w LQ
SFC0 = r K0

In relazione agli STC si possono calcolare costi
medi e marginali di breve periodo
42
Costi medi e marginali di breve periodo

Partendo dal costo fisso, dal costo variabile e
dal costo totale è possibile definire altre quattro
categorie di costo di breve periodo:

rK
costo medio fisso SAFC Q  SFC  0
Q
Q

costo medio variabile SAVC Q 

costo medio totale SATCQ 

SCVQ

Q
wLQ  rK 0
wLQ

Q
SVCQ  SFC
Q
Q
 SAVCQ  SAFCQ
costo marginale MCQ 
DSTCQ
DQ

DSVCQ  SFC0 
DQ


DSVCQ
DQ
43
Costi medi e marginali di breve periodo
44
Costi medi e marginali di breve periodo
45
Costi medi e marginali di breve periodo
46
Costi medi e marginali di breve periodo
47
Costi medi e marginali di breve periodo
La differenza verticale tra costo medio totale
e costo medio variabile è pari al costo medio
fisso
 La relazione tra costo medio e marginale di
breve periodo è la stessa che nel lungo
periodo


quando il costo marginale è inferiore al costo medio,
il costo medio si riduce, viceversa aumenta. Quindi, il
costo medio raggiunge il suo minimo nel punto di
intersezione con il costo marginale
48
Costi medi e marginali di breve periodo

Nel lungo periodo il costo medio e marginale
possono avere una forma ad U, ma anche
forme differenti; per esempio:


sempre decrescenti
orizzontali
Nel breve periodo il costo medio totale e
variabile di breve periodo e il costo
marginale hanno sempre forma ad U
 La forma delle curve di breve periodo deriva
dalle caratteristiche della funzione di
produzione nel breve periodo

49
La funzione di produzione di breve periodo

Nel breve periodo la funzione di produzione
diventa
Q = F (K0,L)

per accrescere la quantità prodotta si può
incrementare solo il fattore variabile, il lavoro

essendo la quantità del fattore capitale non
modificabile nel breve periodo, per ogni unità
aggiuntiva di lavoro l’incremento di produzione è via
via inferiore, fino a diventare addirittura negativo

questa caratteristica viene chiamata legge dei
rendimenti decrescenti
50
La funzione di produzione di breve periodo

Il prodotto marginale del lavoro indica la
variazione di prodotto conseguente alla
variazione del lavoro a parità di capitale
Q
MPL 
L


geometricamente corrisponde alla inclinazione della
funzione di produzione

analiticamente ne è la derivata parziale
Il prodotto medio del lavoro è la quantità di
prodotto per ogni unità di fattore utilizzata
Q
APL 
L
51
La funzione di produzione di breve periodo

Fra prodotto medio e prodotto marginale esiste
la stessa relazione che tra costo medio e
marginale



quando il prodotto marginale è maggiore (minore)
del prodotto medio, quest’ultimo è crescente
(decrescente)
il prodotto marginale interseca dall’alto il prodotto
medio in corrispondenza del suo punto di massimo
La legge dei rendimenti decrescenti implica che
la produttività marginale del fattore lavoro sia
decrescente oltre un certo livello di produzione
52
La funzione di produzione di breve periodo
7.0
53
La funzione di produzione di breve periodo
54
Costi di breve periodo e rendimenti decrescenti

L’andamento dei costi medi variabili di breve
periodo e del costo marginale di breve periodo
riflette l’andamento del prodotto medio e del
prodotto marginale del lavoro
SAVC = wL / Q = w / APL
SMC = DwL / DQ = w DL / DQ = w / MPL

La forma a U del costo medio e marginale di
breve periodo deriva dalla forma a U rovesciata
del prodotto medio e marginale del lavoro

è una conseguenza della legge dei rendimenti
decrescenti del fattore variabile nel breve periodo
55
La funzione di produzione di breve periodo
56
Costi di breve e lungo periodo

Esiste una curva di costo di breve periodo per
ogni livello di capitale

Le curve dei costi di breve periodo sono sempre
più alte della curva di costo di lungo periodo
tranne che per il livello di produzione per il
quale il capitale disponibile nel breve periodo è
esattamente quello necessario per minimizzare
il costo di produzione nel lungo periodo

la curva di costo medio di lungo periodo diventa
l’inviluppo delle curve di costo medio di breve
periodo al variare della quantità di capitale
disponibile nel breve periodo
57
Costi di breve e lungo periodo
58
Costi di breve e lungo periodo
59
Costi di breve e lungo periodo
60
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lezione 4 - produzione e costi